Lo scienziato che affrontò il cancro con yoga e dieta

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Lo scienziato che affrontò il cancro con yoga e dieta

E’ morto David Servan- Schreiber, lo scienziato che credeva nelle cure alternative

Il noto scrittore e divulgatore David Servan-Schreiber è morto domenica scorsa all’età di 50 anni.
Si era ammalato 19 anni fa di un cancro al cervello e una ricaduta ora gli è stata fatale.

Schreiber era psichiatra e ricercatore scientifico. Nel pieno della sua carriera scoprì,
sottoponendosi ad una TAC per un esperimento di una sua ricerca, di avere un tumore al cervello. Gli
furono diagnosticati, 19 anni fa, sei mesi di vita.

Servan-Schreiber fece di se stesso – come ha più volte detto nei suoi libri – il laboratorio della
sua ricerca. La prima osservazione che fece fu che la diagnosi dei medici che lo seguivano, che gli
prospettavano solo 6 mesi di vita faceva riferimento ad una media: in questa media, vi era un numero
di persone che era sopravvisuto degli anni. Perché e che caratteristiche aveva questo manipolo di
“resilienti”?

Queste riflessioni, che aprono il suo Bestseller, Anticancro, sono state illuminanti per migliaia di
malati che hanno potuto così cambiare la loro relazione con la propria malattia.

Schreiber ha subito due interventi al cervello e due trattamenti chemioterapici, infatti nel 2000 il
cancro è riapparso in una recidiva. I suoi libri infatti non rinnegavano la medicina tradizionale,
ma invitavano (e invitano) a integrarla con altri approcci teraputici. Nei suoi saggi, Schreiber
sottolinea l’importanza dell’alimentazione, suggerendo, attraverso citazioni di studi scientifici,
quali sono gli alimenti che più aiutano il nostro corpo a rimanere in equilibrio.

E ancora, Schreiber proponeva un approccio che guarda alla qualità del respiro, attraverso una
terapia che recupera il rapporto dell’assistito con se stesso, con la propria malattia e il proprio
dolore, anche con la pratica dello yoga e delle arti marziali orientali.

Infine Schreber proponeva anche un approcio psicoterapeutico: a volta risolvere dei conflitti
interiori aiuta la persona a reagire con più forza alla malattia.

Alla fine ha vinto la malattia e non potrà che essere così per ognuno di noi. Ma Servan-Schreiber
resta testimone, attraverso i suoi scritti, del fatto che la malattia può essere vissuta in modi
molto diversi: come evento che può insegnarci qualcosa o come disgrazia che ci porta via tutto, da
reprimere e asportare come il negativo che sempre meno riusciamo a tollerare ma che,
inevitabilmente, fa parte del “sistema vita”.

da gaianews.it

Affrontò il cancro con yoga e dieta. E conquistò i lettori

Medicina Malato dal 1992, propose un modello di cure integrative. Suscitando molte polemiche

PARIGI – Il neuropsichiatra francese David Servan-Schreiber, divenuto celebre raccomandando l’
utilizzo di metodi alternativi contro depressione e cancro, è morto domenica sera a 50 anni, in
seguito alla ricaduta di un tumore al cervello apparso per la prima volta nel 1992. David
Servan-Schreiber «si è spento in pace e serenamente», presso l’ ospedale di Fécamp, nel Nord-Ovest
della Francia, attorniato dai familiari. Suo fratello Franklin ha precisato che si trovava «da tre
giorni in uno stato di semi-coma». Aveva conosciuto un enorme successo con i libri Guarire nel 2003
e Anticancro nel 2007, tradotti e venduti in oltre un milione di copie in tutto il mondo.
Soprannominato talvolta in Francia «profeta del benessere», con il suo sorriso aperto e i modi
comunque lontani dai guru new age californiani, Servan-Schreiber era discendente di una grande
famiglia di imprenditori, tra i quali il famoso padre Jean-Jacques Servan-Schreiber, che dopo aver
prestato servizio come pilota durante la Seconda guerra mondiale si era dedicato al giornalismo.

Nel dopoguerra la famiglia Servan-Schreiber possedeva «Les Echos», il principale quotidiano
economico francese. E nel 1953 JJSS, come siglava i suoi articoli, fondò insieme con Françoise
Giroud il settimanale «L’ Express», modello dei newsmagazine europei. Il figlio David
Servan-Schreiber nacque il 21 aprile 1961 a Neuilly, entrò alla facoltà di medicina Necker-Enfants
malades nel 1978, e continuò gli studi all’ università Laval nel Québec. Si ammalò di un tumore al
cervello nel 1992, a soli 31 anni. La prognosi dei medici gli dava solo mesi di vita, ma lui reagì
con immensa forza di volontà, sicuro che l’ essere umano avesse risorse e capacità nascoste grazie
alle quali poteva almeno combattere, se non sconfiggere definitivamente, il male, senza affidarsi
totalmente ai farmaci e alla medicina. Guarire affrontava il tema della depressione, dello stress e
dell’ ansia, che a giudizio di Servan-Schreiber si potevano affrontare con un approccio naturale,
«senza medicine né psicoanalisi», ma grazie allo yoga e alla meditazione. In quel libro
Servan-Schreiber criticava la tradizione intellettualistica di Freud e Cartesio, sostenendo che
anche il corpo ha forza ed esigenze ed enunciò i pilastri per riconquistare la salute dell’ anima;
nel secondo libro Anticancro (2007) – pubblicato in seguito a una prima ricaduta del male –
inneggiava alle «difese naturali» dell’ uomo per prevenire e lottare contro i tumori. Secondo lui i
metodi non convenzionali, come l’ attività fisica, la meditazione, la dieta, possono rafforzare le
terapie classiche aumentando il potenziale di difese naturali. Pur non parlando mai di queste cure
come sostitutive della medicina tradizionale, ma «integrative», molti medici lo hanno accusato di
proporre «regole semplicistiche, senza fondamento scientifico». Ma la sua formazione tradizionale
gli ha sempre impedito di trascendere nella promessa di guarigioni miracolose.

I suoi libri, scritti da un uomo di scienza, hanno ampliato gli orizzonti della medicina. In seguito
a un’ altra grave ricaduta, il neuropsichiatra ha pubblicato poche settimane fa il suo ultimo libro,
Ho vissuto più di un addio , che uscirà dopo l’ estate in Italia da Sperling & Kupfer, nel quale
ribadiva che «non esistono cure miracolose contro il cancro, nessuna guarigione è al 100%, ma si può
lottare fino all’ ultimo». «Presto o tardi, sarebbe tornato. Conoscevo la prognosi del mio cancro.
Potevo ritardare la scadenza, guadagnare degli anni, quasi dimenticarlo, ma questa volta sarebbe
stato the Big One , come dicono i californiani che temono l’ arrivo di un terremoto devastante – si
legge nel libro -. Questa ricaduta mi ha spinto a pormi le domande più serie, forse le più
importanti, di tutta la mia vita: se sono inseguito dalla malattia anche quando penso, mangio, mi
muovo, respiro e vivo seguendo la filosofia anticancro, allora che cosa resta di Anticancro ? È per
rispondere a questa domanda che oggi mi ritrovo a scrivere. Qualsiasi cosa succeda, ho la ferma
speranza che questo addio non sarà l’ ultimo. Ci si può dire addio tante volte».

**** Testimone L’ ultimo lavoro di David Servan -Schreiber, «Ho vissuto più di un addio», uscirà in
Italia da Sperling & Kupfer dopo l’ estate

Montefiori Stefano

da archiviostorico.corriere.it

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