L’energia della parola di Louise L. Hay

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Tratto da:

Louise L- Hay:”Il potere in te” –

LOUISE L. HAY IL POTERE E’ IN TE AMORE, GIOIA, SERENITA’. SCOPRILI DENTRO DI TE PER VIVERE IN
PERFETTA ARMONIA – ARMENIA EDITORE

(seconda parte)

************

CAPITOLO TRE *L’energia della parola*

…………

Ogni giorno dichiara a te stesso che cosa vuoi nella vita. Dichiaralo come se gia’ lo avessi!

………….

*La legge della mente*

Esiste la legge di gravita’, come del resto altre leggi fisiche, di cui, generalmente capisco poco.

Esistono anche leggi spirituali, come quella di causa ed effetto – cio’ che dai ti viene restituito
– e quella della mente: non la conosco esattamente, come non conosco le leggi fisiche; so solo che
quando accendo l’interruttore, la lampadina si illumina immediatamente.

Quando elaboriamo un pensiero, una parola o una frase, questi fuoriescono da noi come legge della
mente e ritornano sotto forma di esperienza.

In questo capitolo trattero’ la correlazione fra mente e fisico, cercando di chiarire il
funzionamento della prima e la creativita’ del pensiero.

I nostri pensieri sono veloci ed e’ difficile inquadrarli prontamente; la nostra bocca e’ piu’
lenta; pertanto, se riusciamo a produrre un discorso ascoltandolo con attenzione e non lasciando che
influenze negative lo permeino, possiamo iniziare a dare forma al pensiero.

La parola ha un potere incredibile che molti di noi sottovalutiamo. Consideriamo le
parole coma la base di quello che creiamo continuamente nella vita; parliamo sempre eppure, in
realta’, biascichiamo pensando raramente a quello che stiamo dicendo o a come lo stiamo
dicendo, prestiamo poca attenzione alla scelta delle parole. La maggior parte di noi, infatti,
parla in termini negativi. Da bambini ci hanno insegnato la grammatica e l’uso dei vocaboli in
base ad essa; ho pero’ notato che, con il passare del tempo, le regole grammaticali cambiano e che
quello che in passato era considerato sbagliato, oggi viene comunemente accettato, o
viceversa.

La grammatica non considera pero’ il significato delle parole ne’ la loro influenza sulla nostra
vita. D’altronde, a scuola non mi fu insegnato che la scelta delle parole condiziona le
esperienze vissute, nessuno mi disse che i pensieri sono creativi e che possono pertanto
plasmare la vita, ne’ tanto meno che cio’ che io davo sotto forma di parola mi veniva restituito
sotto forma di esperienza.

L’obiettivo nella regola d’oro era dimostrarci una semplice legge di vita: “Comportati con
gli altri come ti comporteresti con te stesso”; quello che dai, ti viene restituito, non e’ un
principio finalizzato a creare colpe. Nessuno mi ha spiegato che ero degna di ricevere bene e
affetto e che la vita era pronta ad aiutarmi.

Da bambini eravamo soliti chiamarci con termini forti ed offensivi per sminuirci a vicenda.
Perche’? Dove avevamo appreso questo comportamento? Per rispondere e’ sufficiente considerare la
nostra educazione: i genitori ci ripetevano costantemente che eravamo stupidi, tonti o pigri, che
davamo fastidio e che non eravamo buoni. Talora dicevano anche che avrebbero preferito non
fossimo mai nati; probabilmente, sentendo tali affermazioni, rabbrividivamo, ma non avevamo
certo coscienza di quanto profonde fossero le ferite da loro inferte.

*Cambiare il dialogo con noi stessi*

Troppo spesso, per essere amati, abbiamo accettato indiscriminatamente i messaggi che i genitori ci
inviavano: “Mangia gli spinaci !”, “Metti in ordine la tua camera!”, “Fai il letto!”. Eravamo
convinti che, per poter essere accettati, dovevamo compiere determinate azioni, ovvero che
l’amore fosse strettamente correlato all’accettazione. Tutto cio’ era ovviamente
un’imposizione di idee altrui e non aveva nulla a che vedere con il nostro patrimonio spirituale
interiore: ci era concesso di esistere solo perche’ facevamo cose che compiacevano gli altri. I
primi messaggi assimilati contribuiscono a creare quello che io chiamo il dialogo con noi
stessi: esso e’ molto importante in quanto costituisce la base dei discorsi della vita
quotidiana, influenzando l’atmosfera psichica in cui agiamo e facciamo esperienze. Se ci
denigriamo, la vita significhera’ ben poco per noi, se, viceversa, ci amiamo e stimiamo, essa ci
apparira’ come un dono meraviglioso.

Se siamo infelici e insoddisfatti, e’ facile scaricare cio’ sui genitori dicendo che e’ colpa loro;
se lo facciamo, tuttavia, rimaniamo imprigionati nella nostra condizione di infelicita’, nei
nostri problemi e nelle nostre frustrazioni: incolpare, non incolpare non aiuta a raggiungere la
liberta’. Essere responsabili della propria vita puo’ fare paura; e’ altrettanto vero pero’ che,
volenti o nolenti, lo siamo. E se vogliamo essere responsabili della nostra esistenza dobbiamo
esserlo anche della nostra bocca: parole ed espressioni sono infatti l’estensione del pensiero.

Dobbiamo iniziare ad ascoltare cio’ che diciamo: se ci accorgiamo di utilizzare termini negativi
o dispregiativi, dobbiamo sostituirli. Se mi viene raccontata una storia negativa, non vado in
giro a ripeterla poiche’ ritengo che sia circolata gia’ a sufficienza; se, viceversa, ne sento
una positiva, la riferisco a tutti.

Quando siamo in compagnia, cerchiamo di prestare attenzione a quello che dicono gli altri e a come
lo espongono, valutando se vi sia una correlazione fra i racconti e le esperienze vissute: molti,
infatti, vivono ripetendosi che dovrebbero fare questo o quello. Quante volte ho sentito pronunciare
frasi simili e, ogni volta, avverto un campanello dentro di me. Alcuni arrivano a usare il
condizionale fino a dieci volte in un periodo! E sono gli stessi che si chiedono perche’ non
riescono a cambiare vita e a uscire da una situazione indesiderata; vogliono controllare in
maniera assoluta tutto quanto avviene attorno a loro senza, in realta’, poterlo fare.

I casi sono due: o si incolpano o incolpano gli altri; e poi, continuano a non capire perche’ non
possono vivere liberamente. Potremmo eliminare il verbo dovere dal nostro vocabolario e dalla
nostra mente: cosi’ facendo, ci libereremmo della notevole oppressione creata ogniqualvolta diciamo
“Devo andare al lavoro”, “Devo fare questo. Devo… Devo…” Impariamo invece, a dire : “Scelgo”.
“Scelgo di andare al lavoro per pagare l’affitto”, “Scelgo di dare un nuovo corso alla mia
vita”: tutto quello che facciamo, lo facciamo per scelta anche se, in molti casi, non sembra.

Molti pronunciano spesso anche la parola ma: dapprima fanno un’affermazione e, subito dopo,
aggiungono “ma…”

In questo modo ci inviano messaggi contrastanti disorientandoci.

La prossima volta, prestiamo attenzione all’uso che facciamo di tale congiunzione nei nostri
discorsi.

Vi e’ un’altra espressione da usare con cautela: non dimenticarti. Spesso diciamo: “Non dimenticarti
questo o quello”. E, poi, che cosa succede? Che ci dimentichiamo. Desideriamo ricordare e, invece,
scordiamo di fare quanto volevamo. Suggerirei di sostituire “non dimenticarti” con “per favore,
ricordati”.

Quando ci alziamo al mattino, malediciamo il fatto di dover andare a lavorare? Ci lamentiamo del
tempo? Bofonchiamo che ci fa male la schiena o la testa? Qual’ e’ la seconda o la terza cosa che
pensiamo o diciamo? La maggior parte delle persone dice piu’ o meno le stesse cose ogni mattina.
Quello che diciamo appena alzati influenza la nostra giornata: se si tratta di affermazioni
piacevoli e positive, quest’ultima sara’ soddisfacente; viceversa, se si tratta di frasi lamentose e
colpevolizzanti, essa sara’ fastidiosa e triste. A che cosa pensiamo immediatamente prima di andare
a letto? Sono pensieri che ci rinvigoriscono o che ci immiseriscono? Quando parlo di miseria, non
considero esclusivamente il significato economico del termine; la miseria puo’ infatti essere anche
morale e derivare, ad esempio, da un approccio negativo alla vita. Siamo preoccupati per il giorno
successivo?

Quando mi trovo in tale condizione, prima di dormire leggo qualcosa di positivo nella convinzione
che, durante il sonno, la lettura mi depurera’ dai pensieri negativi preparandomi ad affrontare la
giornata seguente.

Personalmente, mi e’ di aiuto scaricare problemi ed interrogativi ai sogni: questi mi stimolano
infatti a riflettere su cio’ che sta succedendo nella mia vita.

Io sono l’unica persona che puo’ pensare con la mia mente; lo stesso vale per ognuno di noi: nessuno
ci puo’ obbligare a pensare differentemente.

Noi scegliamo i nostri pensieri, che costitituiscono la base del dialogo con noi stessi.

A mano a mano che comprendevo che tale sistema si radicava in me, mettevo sempre piu’ in pratica gli
insegnamenti che davo agli altri: prestavo infatti attenzione alle mie parole e ai miei pensieri
perdonandomi sempre per il fatto di non essere perfetta. Lasciavo che fossi me stessa piuttosto di
cercare di essere una “superdonna” accettabile, forse, solo dagli altri. Quando per la prima volta
diedi fiducia alla vita considerendola “amica”, mi illuminai: diventai meno mordace e piu’ piacevole
cercando di smussare le critiche a me stessa e agli altri e di non raccontare piu’ storie
catastrofiche. Siamo cosi’ abili a diffondere le cattive notizie! Smisi di leggere il
quotidiano e di ascoltare il telegiornale perche’ comunicavano prevalentemente sciagure e
disastri. Ho tuttavia notato che la gente non ama sentire le buone notizie, bensi’ le cattive, per
avere qualcosa di cui lamentarsi.

Troppi di noi amano riciclare le storie negative autoconvincendosi, in tal modo, che nel mondo c’e’
solo il male.

E’ significativo che una stazione radiofonica che trasmetteva solo buone notizie sia fallita in
breve tempo. Quando mi fu diagnosticato il cancro, decisi di smettere di spettegolare e, con mia
grande sorpresa, scoprii di non avere nulla da dire a nessuno: mi resi infatti conto che, ogni volta
che incontravo un amico, non facevo altro che spiattellare le ultime malignita’. Cercai allora di
modificare quest’abitudine: non fu facile ma, alla fine, imparai che esistono altri modi di
comunicare. In ogni caso, se io spettegolavo sul conto degli altri, gli altri lo facevano nei miei
confronti: cio’ che dai ti viene restituito.

A mano a mano che lavoravo a piu’ stretto contatto con le persone, iniziavo ad ascoltare cio’ che
dicevano, facendo attenzione alle singole parole, non solo al significato generale delle frasi: di
solito, dopo dieci minuti di dialogo, ero in grado di capire il problema di un nuovo paziente in
base alle parole che utilizzava.

Le parole infatti contribuiscono a creare i problemi che ci tormentano. Se parliamo negativamente
con gli altri, potra’ essere il dialogo con noi stessi? Indubbiamente influenzato da
quell’atteggiamento di miseria mentale di cui ho parlato in precedenza.

Un sistema utile per studiare il problema e’ posizionare un registratore accanto al telefono
e azionarlo ogniqualvolta facciamo o riceviamo una telefonata: quando la cassetta e’ registrata da
entrambi i lati, riascoltiamola.

Rimarremo probabilmente sorpresi: in questo modo siamo infatti indotti a riflettere sulle parole
utilizzate e sull’inflessione della nostra voce diventandone consapevoli. Se abbiamo ripetuto due o
tre volte alcune parole o espressioni, annotiamole: si tratta di schemi importanti, indicativi di
una positivita’ o di una negativita’ mentali.

*Il potere dell’inconscio*

Alla luce di quanto finora discusso, parleremo ora del potere dell’inconscio. L’inconscio non
giudica, ma accetta tutto quello che diciamo e crea conformemente alle nostre opinioni; in sostanza,
dice sempre si’ e ci ama al punto di darci cio’ che dichiariamo di volere.

Noi, tuttavia, conserviamo la facolta’ di scelta: se optiamo per la negativita’ e la miseria
mentale, significa che le desideriamo e l’inconscio continuera’ quindi a darcele. Cio’ finche’ non
decidiamo di cambiare pensieri, parole, opinioni, cosa che possiamo fare in ogni momento: non siamo
mai condannati a rimanere nella situazione in cui stiamo e abbiamo a disposizione migliaia e
migliaia di pensieri fra cui scegliere.

L’inconscio non distingue il vero dal falso, il giusto dallo sbagliato. Se ci denigriamo dicendo:
“Che stupido sono!”, esso assimila il concetto e, dopo poco, ci sentiremo tali.

Ripetendo piu’ volte affermazioni simili, nel nostro inconscio si forma un’opinione.

L’inconscio non ha senso dell’umorismo: cio’ e’ molto importante.

Non possiamo infatti prenderci in giro pensando che cio’ non abbia alcun peso: anche se scherzosa e
arguta, si tratta sempre di una critica a noi stessi, che l’inconscio recepisce come vera. Nei miei
workshop non permetto ai pazienti di criticare scherzando niente e nessuno. Non prendetevi dunque in
giro e non denigratevi perche’, in questo modo, non farete esperienze positive. E’ inoltre
essenziale evitare di criticare gli altri: l’inconscio non distingue infatti noi dalle altre
persone, sente le parole e ritiene che siano riferite a noi.

Quando desideriamo criticare qualcuno, chiediamoci invece perche’ proviamo tale desiderio: in
effetti vediamo negli altri quello che vediamo in noi stessi.

Invece di criticare, lodiamo chi ci sta vicino: nell’arco di un mese otterremo considerevoli
cambiamenti in noi.

Le parole che usiamo sono realmente frutto del nostro atteggiamento mentale; basta osservare quelle
utilizzate dalle persone che sono infelici, sole, povere e malate. Quali verita’ esse hanno
accettato? Come si descrivono? Come parlano del loro lavoro, della loro vita, delle loro amicizie e
conoscenze? Quali aspettative hanno?

E’ bene prestare attenzione alle loro parole senza pero’ riportarle agli altri, parenti, amici o
estranei che siano, commentando che, comportandosi e parlando cosi’, si stanno rovinando la vita; e’
invece utile confrontarle con le nostre e utilizzarle quale stimolo per cambiare il nostro
atteggiamento e la propria vita.

Un uomo affetto da una malattia grave che continua a ripetersi che deve morire e che la vita non
offre niente di buono, puo’ comunque liberarsi della sua negativita’ iniziando a dire a se stesso
che e’ una persona piacevole, degna di guarire. In tal modo stimola la guarigione fisica: e’ infatti
importante essere consapevoli di desiderare la guarigione e del fatto che essa costituisce un bene,
una sicurezza. Molti si sentono sicuri solo quando stanno male; si tratta quasi sempre di persone
che hanno difficolta’ a dire no e che riescono a dirlo solo indirettamente: “Sto troppo male per
farlo” e’ la loro tipica scusa.

Ricordo una mia paziente, sottoposta a tre interventi chirurgici per cancro, che non riusciva a dire
no a nessuno.

Era figlia di un medico ed era anche la “cocca di papa’”: qualsiasi cosa suo padre dicesse, la
faceva, qualsiasi cosa suo padre chiedesse, rispondeva di si’. Impiegai quattro giorni per farla
letteralmente gridare: “No!” agitando il pugno; una volta imparato a dire no, le piacque moltissimo.
Numerose donne fra quelle che sviluppano un cancro alla mammella non sono capaci di dire di no
sostenendo, in questo modo, tutti tranne che se stesse.

A loro, in particolare, raccomando di imparare a dire: “No, non voglio!”: dopo due o tre mesi
qualcosa cambia indubbiamente. E’ importante infatti che queste pazienti si sostengano dicendosi:
“Questo e’ quello che io voglio, non quello che tu vuoi farmi fare!”.

Quando ricevevo i miei pazienti privatamente, li sentivo spesso discutere animatamente sui loro
limiti e chiedermi perche’ non riuscivano a uscire da situazioni sgradite. Ebbene, se riteniamo e
accettiamo di essere imprigionati, lo rimaniamo: cio’ grazie ai nostri pensieri negativi che, in
questo modo, vengono soddisfatti. In casi simili e’ invece indispensabile che ci concentriamo sulla
nostra forza.

Numerose persone mi hanno confessato che i miei nastri le hanno salvate: nessun libro e nessun
nastro puo’ salvarci, a salvarci sara’ il modo in cui utilizzeremo le informazioni in essi
contenute. Posso suggerire molte idee, ma questo non conta: conta cio’ che ne facciamo.

Se consiglio di ascoltare un determinato nastro per un mese o piu’ in modo che le idee in esso
raccolte diventino un nuovo modo di vita, non sono per questo una salvatrice, ne’ una guaritrice:
solo ognuno di noi puo’ attuare i cambiamenti che desidera.

Ora, quali sono i messaggi che vogliamo ascoltare? So di averlo gia’ ripetuto molte volte: amare noi
stessi e’ la cosa piu’ importante poiche’, se ci amiamo, non faremo del male, ne’ a noi ne’ agli
altri. Se io non vi faccio del male e voi nemmeno, come potranno scoppiare le guerre?

Quante piu’ persone si convinceranno di cio’, tanto migliore sara’ la vita sul nostro pianeta.
Iniziamo a essere consapevoli di quello che succede ascoltando le parole che rivolgiamo a noi stessi
e agli altri; successivamente, potremo operare quei cambiamenti che ci porteranno a guarire e a
migliorare l’umanità.

CAPITOLO QUATTRO

*Riprogrammare i vecchi nastri*

Non avere paura di fare il primo passo, anche se piccolo. Concentrati sul fatto che vuoi imparare.
Accadranno veri miracoli.

*Le affermazioni hanno il loro potere*

Conoscendo meglio il potere del pensiero e della parola, dobbiamo ora cercare di ristrutturarli
entrambi rendendoli positivi: solo in questo modo, infatti, possiamo ottenere dei benefici. Siamo
disposti a rendere positivo il dialogo con noi stessi? E’ sempre bene ricordare che, ogniqualvolta
pensiamo e parliamo, facciamo delle affermazioni. L’affermazione E’ il punto di partenza, il primo
passo che apre la via al cambiamento. Facendo affermazioni, diciamo all’inconscio che ci stiamo
responsabilizzando, che possiamo fare qualcosa per cambiare. Per fare affermazioni intendo scegliere
consapevolmente frasi e termini che aiutano a eliminare qualcosa di negativo o a creare qualcosa di
nuovo e positivo. Se diciamo: “Non voglio piU’ stare male” l’inconscio recepisce solo stare male;
dovete, invece, parlargli chiaramente esprimendo i vostri desideri senza ambiguitA’

: “Mi sento stupendamente bene. Sprizzo salute da tutti i pori!”

L’inconscio E’ molto diretto: non ha strategie, nE’ obiettivi da perseguire, fa in sostanza quello
che sente. Se diciamo: “Odio questa macchina”, non ci fornisce un’automobile nuova perchE’ non
capisce quello che vogliamo. Ed E’ probabile che, anche se comperiamo una macchina nuova, finiremo
per detestarla come la precedente poiche’ abbiamo fatto quell’affermazione: l’inconscio recepisce
infatti unicamente “odio questa macchina.”

Pure in questo caso e’ indispensabile chiarire i propri desideri dicendo, ad esempio: “Ho una
bellissima macchina nuova che soddisfa pienamente le mie esigenze”.

Se c’e’ qualcosa nella nostra vita che detestiamo, esiste un metodo rapido per allontanarla o
eliminarla: benedirla con amore. “Ti benedico con amore e ti libero, ti lascio andare”. La tecnica
funziona per persone, situazioni, oggetti e ambienti di vita e potrebbe essere utilizzata anche per
abitudini di cui vogliamo liberarci. Un mio paziente che desiderava smettere di fumare diceva ad
ogni sigaretta fumata: “Ti benedico con amore e ti libero dalla mia vita”; dopo alcuni giorni la
voglia di fumare era diminuita, dopo alcune settimane, scomparsa.

*Meritiamo il bene*

Pensiamo un istante: che cosa desideriamo esattamente in questo momento? Riflettiamoci con
attenzione e, alla fine, diciamoci:”Accetto” specificando quello che desideriamo. E’ qui che, a mio
avviso, molti si bloccano.

Alla radice del problema sta il fatto che riteniamo di non meritare quello che desideriamo. Il
nostro potere personale dipende dal modo con cui percepiamo di essere o meno meritevoli di qualcosa,
fattore questo influenzato dai messaggi ricevuti durante l’infanzia.

Anche in questo caso e’ sbagliato ritenere di non poter cambiare a causa di tali messaggi; molto
spesso mi sento dire: “Louise, le affermazioni non funzionano”. In realta’, la questione non sta
nelle affermazioni, ma nel fatto che non pensiamo di meritare il bene.

Per poter capire se siamo convinti di meritare qualcosa, e’ sufficiente fare un’affermazione e
valutare i pensieri che essa suscita in noi; a tal fine e’ utile scrivere quanto pensiamo per
chiarirci ancora meglio le idee. L’unico fattore che ci impedisce di meritare qualcosa o di amare
noi stessi sono le opinioni altrui, che abbiamo accettato come verita’. Quando riteniamo di non
meritare il bene, viviamo nel caos, perdiamo oggetti, ci facciamo male, tendiamo a cadere e ad avere
incidenti: in questo caso e’ necessario iniziare a pensare che meritiamo tutto il bene che la vita
puo’ offrire. Per riprogrammare i pensieri negativi, che cosa dobbiamo dunque fare? Quale e’ la
prima pietra da porre alla base del nuovo modo di pensare? Che cosa e’ necessario conoscere a tal
fine di noi? Credere? Accettare?

E’, ad esempio, utile ripetere le seguenti affermazioni:

“..Sono degno; Sono meritevole; Mi voglio bene; Lascio che la vita mi appaghi…”

Tali concetti formano la base dei nuovi pensieri sui quali operare e a cui e’ possibile ispirarci
per fare ulteriori affermazioni e creare quello che desideriamo.

Spesso capita che, dopo una mia conferenza, qualcuno mi dica o mi scriva che e’ guarito mentre
ascoltava le mie parole; talora si tratta di casi lievi, talora di gravi. Un giorno una donna con
una piccola massa alla mammella mi racconto’ che questa era scomparsa durante la mia conferenza:
aveva semplicemente sentito qualcosa che si muoveva dentro una mammella e aveva deciso di lasciare
che questo qualcosa abbandonasse il suo corpo. Cio’ dimostra pienamente il nostro potere: quando,
infatti, non siamo pronti a liberarci di qualcosa, significa che vogliamo trattenerla perche’ in
qualche modo ci serve.

In questo caso non c’e’ nulla da fare: la tecnica non funziona. Quando, invece, siamo pronti a
liberarcene, anche la situazione piu’ banale puo’ aiutarci a farlo. Se abbiamo ancora un’abitudine
che vorremmo abbandonare, chiediamoci a che cosa ci serve, che cosa ne ricaviamo:

se non siamo in grado di rispondere, proviamo in un altro modo. “Se non avessi piu’ quest’abitudine,
che cosa succederebbe?” Frequentemente, la risposta e’: “La mia vita migliorerebbe.” Anche qui
emerge il fatto di ritenere di non meritare una vita piu’ soddisfacente.

*La Cucina Cosmica*

Quando facciamo un’affermazione per la prima volta, puo’ non sembrarci vera; le affermazioni sono
tuttavia come i semi piantati nel terreno: hanno bisogno di tempo per germogliare e trasformarsi in
piante.

Dobbiamo essere pazienti nella fase di crescita; continuando a ripetere l’affermazione, riusciremo a
liberarci di quanto desideriamo, ad accettare l’affermazione stessa come vera, oppure a trovare una
nuova strada da percorrere.

Potrebbe anche accadere di avere un’idea brillante o che un amico telefoni dicendo: “Hai provato
questo?”; in tal modo saremmo indotti a fare il passo successivo. E’ bene fare ogni affermazione
usando il tempo presente, cantandola o canticchiandola a guisa di ritornello per assimilarla con
maggiore facilita’. In proposito va sempre ricordato, tuttavia, che non e’ possibile influenzare le
azioni di una persona con le proprie affermazioni. Dire che: “Giovanni e’ innamorato di me” e’ una
forma di manipolazione, un tentativo di controllare la vita altrui che ha, tra l’altro, un effetto
boomerang. Non ottenendo pertanto quello che desideriamo, diventiamo infelici. E’ invece opportuno
affermare di essere amati da una persona meravigliosa elencandone le doti: solo in questo modo
consentiamo all’Energia interiore di avvicinarci ad essa.

Non conosciamo la dimensione spirituale altrui e non abbiamo alcun diritto di interferirvi; anche
noi, del resto, non vorremmo che qualcun altro lo facesse nei nostri confronti. Se qualcuno e’
ammalato, benediciamolo augurandogli amore e pace, non chiediamo che guarisca.

Mi piace paragonare il fatto di fare affermazioni a quello di ordinare alla cucina cosmica: al
ristorante, dopo aver ordinato le pietanze al cameriere, non ci dirigiamo in cucina per verificare
se l’ordinazione viene riferita al cuoco o per vedere come quest’ultimo prepara i cibi. Sediamo
tranquillamente al tavolo chiacchierando con il nostro amico o la nostra amica, sorseggiando
qualcosa o mangiando un po’ di pane nella convinzione che i piatti ordinati verranno serviti non
appena pronti.

Lo stesso avviene quando iniziamo a fare affermazioni. Facendo un’ordinazione alla cucina cosmica,
lo chef, l’Energia Superiore, si mette subito al lavoro: noi, intanto, proseguiamo la nostra vita
sapendo che quanto ordinato e’ in fase di preparazione.

Se ci viene servito quello che non abbiamo ordinato e se abbiamo stima di noi stessi, lo rimandiamo
indietro; in caso contrario, lo accettiamo.

Possiamo comportarci analogamente anche al “ristorante” cucina cosmica: se non riceviamo quello che
desideriamo, possiamo rifiutarlo. Cio’ avviene generalmente quando non siamo sufficientemente
chiari nell’ordinazione.

In questo caso, si adotta la tecnica della liberazione. Al termine delle mie sedute e delle mie
meditazioni dico sempre:”E cosi’ sia”.

E’ in sostanza un modo per confermarmi che l’Energia Superiore e’ nelle mie mani e che la libero
verso gli altri. Le tecniche terapeutiche della Scienza della Mente sono molto efficaci; maggiori
informazioni possono essere ottenute nelle varie sedi e attraverso le pubblicazioni di Ernest
Holmes.

*Riprogrammare l’inconscio*

I pensieri si accumulano; quando meno ce l’aspettiamo, quelli vecchi riaffiorano. Quando
riprogrammiamo la nostra mente, e’ normale e del tutto naturale fare un passo avanti e uno indietro,
per poi proseguire ancora in avanti. Non credo che possiamo apprendere nulla perfettamente in venti
minuti: ci vuole pratica.

Basta pensare alle frustrazioni provate quando si impara a usare un computer! Per adoperarlo con
sicurezza, e’ necessario conoscere il suo funzionamento e le sue regole d’uso, fatto che richiede un
certo tempo e una certa esperienza. Chiamai il mio primo computer “il Mio Mago”: dopo che imparai a
usarlo infatti, produceva quello che, ai miei occhi, appariva come una magia. A volte, tuttavia,
sbagliavo e il Mio Mago, per indicarmelo, mi divorava pagine e pagine dei testi che vi immettevo
obbligandomi a rifare gran parte del lavoro; a forza di errori, appresi pero’ a utilizzarlo alla
perfezione.

Per utilizzare a perfezione la Vita, e’ importante ricordare che l’inconscio e’ come un computer:
immettendo ciarpame, ne esce ciarpame, immettendo pensieri negativi, ne escono esperienze negative.

Apprendere nuovi modi di pensiero richiede indubbiamente tempo e molta pratica: l’importante e’
essere pazienti. Quando impariamo qualcosa di nuovo e i vecchi schemi riaffiorano, non diciamoci:
“Non ho appreso nulla”, bensi’ ” Va bene, riproviamoci!” Chiarita una questione, non e’ detto che
non dovremo piu’ confrontarci con essa.

Come facciamo a sapere se la difficolta’ e’ superata se non ci mettiamo alla prova? A questo scopo
e’ bene riaffrontare il problerna valutando le nostre reazioni: se ci ritraiamo spaventati come in
passato, significa che la lezione non e’ servita e che dobbiamo impegnarci ulteriormente. Tutto qui:
si tratta solo di un piccolo test che ci indica il punto in cui siamo arrivati.

Continuando a ripetere le affermazioni, abbiamo l’opportunita’ di reagire differentemente a
qualsiasi problema, di salute, finanziario o interpersonale, di superarlo.

Dobbiamo operare gradatamente, salendo un gradino per volta; se, raggiunto un determinato
livello, pensiamo di avercela fatta, possiamo rimanere delusi: i vecchi problemi possono infatti
riaffiorare e farci ancora del male, se non vi siano ancora modifiche e cambiamenti da effettuare.

Non pensiamo mai di non essere in grado di fare nulla perche’ qualcosa che abbiamo tentato di
rimuovere ci crea nuovi problemi.

Quando, confrontata con una vecchia questione, mi resi conto di non essere una persona
spregevole, trovai la determinazione per andare avanti. A tal fine mi ripetevo
continuamente:”Louise, stai facendo progressi. Guarda quanta strada hai percorso; devi solo
esercitarti un po di piu’. E, soprattutto, ti vuoi bene.”

Ognuno di noi decide di nascere in un momento e in un posto precisi scegliendo di venire su questo
pianeta per imparare a sviluppare la propria dimensione spirituale, contribuendo, di conseguenza,
all’evoluzione dell’umanita’. Uno dei modi per consentire alla vita di offrirci i suoi beni e’
dichiarare le nostre verita’ sradicando le convinzioni che ci impediscono di ottenere quanto
desideriamo. Dobbiamo dichiarare, in sostanza, che tutti i pensieri negativi, tutte le paure e tutti
i problemi verranno rimossi dalla nostra mente. Per molto tempo ho fatto mie le seguenti idee
traendone notevole beneficio :

Tutto quello che ho bisogno di sapere mi viene rivelato Tutto quello di cui ho bisogno mi viene dato
al momento giusto e nel posto giusto. La vita e’ gioia e amore. Sono una persona piacevole, amabile
e amata. Sono sana e piena di energia. Ho successo in ogni campo. Sono disposta a cambiare e a
crescere. Nel mio mondo tutto va bene.

Ho imparato che non riusciamo a essere positivi in ogni occasione; ciononostante, mi sforzo sempre
di considerare la vita un’esperienza meravigliosa e di ritenermi protetta. Questa convinzione e’
diventata per me una vera e propria legge.

Ritengo che tutto quello che ho bisogno di sapere mi venga rivelato e, per tale motivo, tengo occhi
e orecchie bene aperti. Quando scoprii di avere un cancro, pensai che uno specialista di
riflessologia plantare potesse essermi d’aiuto; una sera mi recai a una conferenza tenuta da un
riflessologo e, non avendo potuto sedermi in prima fila come sempre faccio per avere un contatto
piu’ diretto con l’oratore, mi accomodai nell’ultima.

Subito dopo che mi fui seduta, un riflessologo si accomodo’ accanto a me ed iniziammo a parlare; mi
disse che faceva persino visite domiciliari. Non dovetti nemmeno chiamarlo: venne lui da me.

Credo anche che tutto cio’ di cui ho bisogno mi venga dato al momento giusto e nel posto giusto.
Quando qualcosa mi va male, inizio subito a pensare: “Va tutto bene, tutto e’ sotto controllo. E’
una lezione, un’esperienza che superero’ e che mi portera’ al benessere. Respira. Va bene”.

Cerco di fare il possibile per tranquillizzarmi e, a tale scopo, razionalizzo quanto succede,
riflettendo su ogni dettaglio.

Cio’ puo’ richiedere molto tempo; tuttavia, molto spesso i fatti che appaiono inizialmente come una
catastrofe si rivelano in seguito molto meno gravi o, addirittura, positivi. Ogni evento e’
un’occasione per apprendere. La mattina, a mezzogiorno e la sera dialogo con me stessa ripetendomi
affermazioni positive; mi esercito a volere bene a me e agli altri. Il mio amore si irradia
costantemente; quello che faccio ora e’ molto di piu’ di quello che facevo sei mesi o un anno fa. E
so anche che, fra un anno, la mia coscienza e il mio cuore avranno fatto ulteriori progressi e che
quello che penso di me stessa risulta vero: per questo motivo penso sempre a cose meravigliose. Un
tempo non lo facevo; ora, tuttavia, sono cresciuta e continuo a lavorare su me stessa.

Credo nella meditazione: per me meditare significa sedersi e arrestare il dialogo con noi stessi in
modo da poter ascoltare la nostra saggezza. Quando medito chiudo di solito gli occhi, inspiro
profondamente e mi chiedo: “Che cosa ho bisogno di sapere?”

Mi siedo ed ascolto. In alternativa, mi domando:”Che cosa ho bisogno di imparare?” o, anche,”
Qual’ e’ la lezione che devo trarre da cio’ ?” Talora riteniamo di dover risolvere ogni caso
nella vita e, viceversa dobbiamo solo imparare qualcosa da quello che succede. Quando iniziai le
meditazioni, per le prime tre settimane ebbi cefalee violente: questa pratica mi era del tutto nuova
e non certo familiare. Ciononostante, perseverai e le cefalee scomparvero.

Se, meditando, ci troviamo ad affrontare una considerevole negativita’, significa probabilmente che
cosi’ deve essere: quando ci tranquillizziamo, essa affiora gradatamente in superficie. In questa
fase non bisogna fare altro che liberarla. Non combattiamola mai: continuiamo a farla affiorare il
piu’ a lungo possibile. Se, meditando, ci addormentiamo, non ci sono problemi: e’ infatti importante
lasciare fare al corpo quello che desidera in modo che, con il tempo, trovi un suo equilibrio.

Riprogrammare i pensieri negativi e’ una tecnica molto efficace, a tale scopo e’ utile registrare un
nastro incidendo la nostra voce, le nostre affermazioni, ed ascoltarlo andando a letto. L’effetto
ottenuto e’ straordinario poiche’ riascoltiamo la nostra voce e potrebbe esserlo ancora di piu’ se,
al posto di quest’ultima, registrassimo la voce di nostra madre mentre afferma che siamo persone
meravigliose e che ci vuole molto bene. Preparato il nastro, e’ bene rilassarsi prima di
iniziare la programmazione; alcuni iniziano dalle dita dei piedi procedendo verso il capo
contraendosi, dapprima, per poi rilassarsi. Al di la’ della tecnica utilizzata, e’ importante
liberarsi di ogni tensione sfogando le emozioni e ponendosi in uno stato di disponibilita’ e
ricettivita’.

Quanto piu’ rilassati siamo, tanto piu’ facilmente riceveremo le nuove informazioni; e’ inoltre
opportuno ricordare che siamo sempre responsabili e sicuri. E’ meraviglioso ascoltare i nastri,
leggere i libri che aiutano ad acquisire la consapevolezza di se stessi e a fare affermazioni
positive. Ma che cosa facciamo nelle altre 23 ore e 30 minuti della giornata? Ed e’ questo che
conta; conta se,dopo la meditazione, corriamo al lavoro e litighiamo con il collega.

La meditazione e le affermazioni sono ottime, ma anche quello che facciamo negli altri momenti della
nostra vita ha la sua importanza.

*Consideriamo i dubbi come un monito amichevole*

Mi viene chiesto spesso se determinate affermazioni sono corrette o scorrette o se hanno veramente
effetto. Vorrei che il dubbio venisse considerato sotto una luce diversa da quella in cui
abitualmente lo recepiamo: credo, infatti, che l’inconscio risieda nell’area del plesso solare del
corpo da cui originano i sentimenti istintivi.

Quando accade qualcosa all’improvviso non sentiamo forse immediatamente una stretta a livello
addominale? In questa sede assimiliamo e accumuliamo le sensazioni.

Fin da quando eravamo bambini messaggi, azioni, esperienze e affermazioni si sono raccolti nell’area
del plesso solare. A mio avviso, e’ come se esistessero piccoli messaggeri che, quando pensiamo o
facciamo un’esperienza, entrano in tale area e schedano quanto avvenuto nell’archivio adeguato.
Molti di noi hanno archivi denominati: “Non sono all’altezza. Non ce la faro’ mai. Non agisco nel
modo corretto”, dai quali sono letteralmente schiacciati. Se, all’improvviso, affermano: “Sono una
persona meravigliosa e mi voglio bene”, i messaggeri raccolgono l’affermazione esclamando: “Che
cos’e’? Dove la schediamo? Non ne abbiamo mai raccolte di simili!”

I messaggeri la classificano quindi come Dubbio. “Dubbio! Vieni qui e valuta quello che succede!”
Ed il Dubbio raccoglie il messaggio chiedendo alla mente conscia: “Che cos’e’? Hai sempre detto
cose diverse.”

A livello cosciente possiamo reagire in due modi dicendo:

“Oh, hai ragione, sono terribile, scusami, mi sono sbagliato” e ritornando alle nostre vecchie
affermazioni, oppure: “E’ un messaggio nuovo. Di quelli vecchi non ho piu’ bisogno.” E’ importante,
in questi casi, dire al Dubbio di aprire un nuovo archivio perche’ arriveranno presto altri nuovi
messaggi e imparare a trattarlo come un amico, non come un nemico, ringraziandolo per il suo
operato.

Non importa quello che facciamo su questo pianeta, non importa se siamo presidenti di una banca o
lavapiatti, casalinghe o marinai: ognuno di noi ha infatti una saggezza interiore correlata alla
Verita’ Universale. Quando siamo disposti a guardare dentro noi stessi e a porci domande semplici
come:”Che cosa mi puo’ insegnare questa esperienza?”, otteniamo certo risposta. Molti pero’ sono
cosi’ affaccendati a correre di qua e di la’, creando la soap opera che sostituisce la loro vita che
non sono capaci di prestare ascolto a nulla. Non permettiamo che la nostra energia venga imbrigliata
nelle concezioni altrui di giusto e sbagliato: gli altri hanno infatti il potere su di noi solo
quando glielo permettiamo noi, fatto questo che avviene presso numerose culture. Le donne lo
cedono agli uomini quando affermano che: “Mio marito non me lo permette.”

Cosi’ facendo, ci imprigioniamo in una condizione in cui non possiamo agire se non dopo aver
ricevuto l’autorizzazoine altrui. Quanto piu’ e’ aperta la nostra mentalita’, tanto piu’ pronti
siamo ad apprendere, crescere e cambiare. Una paziente mi rivelo’ un giorno che, quando si era
sposata, aveva un atteggiamento consenziente perche’ cosi’ era stata educata a comportarsi; ebbe
bisogno di anni per capire che tale atteggiamento l’aveva relegata a una condizione di prigionia.
Incolpava tutti, suo marito, le cognate, scaricando su di loro i suoi problemi; decise di divorziare
e, nonostante cio’, continuo’ a biasimare il marito per tutto quello che, nella vita non le andava
bene. Solo dopo dieci anni riusci’ a ristrutturare gli schemi mentali riacquistando, in tal modo, la
sua energia.

Con il senno di poi si rese conto che era lei responsabile per non aver mai detto o fatto nulla per
cambiare la sua vita; non il marito o le cognate. Questi ultimi erano solamente lo specchio del suo
stato interiore, della sua inettitudine.

Non dobbiamo mai cedere la nostra energia, nemmeno in base a quanto leggiamo; ricordo di aver letto,
tempo fa, alcuni articoli di una rivista molto famosa di cui conoscevo a sufficienza gli argomenti.
La trattazione dei problemi era, a mio avviso, completamente fuorviante: da quel momento in poi la
rivista perse ogni credibilita’ per me e smisi di leggerla per numerosi anni. Noi abbiamo il potere
decisionale: non dobbiamo mai pensare che, perche’ qualcosa e’ stato scritto e pubblicato, sia
sempre vero.

Il predicatore Terry Cole-Whittaker scrisse un libro stupendo intitolato “Quello che pensi di me,
non mi riguarda”.

E’ vero: quello che pensi di me non mi riguarda, riguarda solo te. Dopotutto, quello che pensiamo
degli altri scaturisce da noi stessi sotto forma di vibrazioni e ritorna a noi.

Quando abbiamo un’illuminazione, quando diveniamo coscienti di quello che facciamo, possiamo
iniziare a cambiare la nostra esistenza. La vita e’ veramente pronta per noi, dobbiamo solo
chiedere, dirle quello che desideriamo e consentirle di offrirci ogni cosa buona.

(continua)

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