Le leggi ed i poteri della concentrazione yoga – di Swami Sivananda

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Le leggi ed i poteri della concentrazione yoga

Tratto da:

CONCENTRAZIONE E MEDITAZIONE

(di SWAMI SIVANANDA SARASVATI)

EDIZIONI MEDITERRANEE RISTAMPA 1985

– TITOLO ORIGINALE DELL’OPERA:

(LA PRATIQUE DE LA MEDITATION)

– La pratica della concentrazione –

1. L’attenzione

Dovete avere interesse per la concentrazione. Allora soltanto tutta la vostra attenzione si
rivolgerà sull’oggetto di essa. Non ci può essere vera concentrazione se il praticante non fa mostra
di un notevole grado l’interesse e d’attenzione. Dovete dunque sapere cosa significano queste due
parole.

L’attenzione è una ferma applicazione della mente. È la concentrazione della coscienza sull’oggetto
scelto. Mediante l’attenzione potete sviluppare le vostre facoltà e le vostre attitudini mentali.
Dove c’è attenzione, c’è anche concentrazione. L’attenzione dovrebbe essere coltivata
progressivamente; non c’è un procedimento speciale, è semplicemente la completa progressione mentale
sotto uno dei suoi angoli.

La percezione implica sempre l’attenzione; percepire vuol dire essere attenti. Con l’attenzione
otterrete una chiara e distinta visione degli oggetti. Tutta l’energia è centrata sull’oggetto che
attira l’attenzione. Ci si guadagna un’informazione perfetta e completa. Durante l’applicazione
dell’attenzione, tutti i raggi dispersi della mente si riuniscono.

Nell’attenzione c’è sforzo e lotta; grazie ad essa, le cose producono un’impressione più profonda
nella mente. Se la vostra attenzione è ferma, potete fissarvi esclusivamente sull’oggetto esaminato.
Un uomo attento ha buona memoria; è vigile e circospetto. È vivace e sveglio.

L’attenzione ha un grande ruolo nella concentrazione. Essa è la base della volontà. Essa analizza la
mente e vi illumina su di una gran quantità di fenomeni sorprendenti, quando è convenientemente
guidata verso il mondo interiore col fine dell’introspezione.

L’attenzione (avadhana) centra la vostra coscienza; essa ha un ruolo preminente nella
concentrazione; è un sintomo di volontà allenata; la si trova negli uomini che hanno una forte
mentalità. È una facoltà rara.

La castità (brahmacharya) sviluppa sorprendentemente questo potere. Lo yogi che possiede questa
facoltà può persino fissare la sua mente e per un lungo tempo, su di un oggetto piacevole.
L’attenzione può essere coltivata e sviluppata mediante una pratica continua. Tutti i grandi uomini
del mondo, tutti quelli che hanno realizzato delle grandi imprese, si sono elevati grazie unicamente
a questa facoltà.

Proiettate tutta la vostra attenzione sulla cosa che state facendo in questo momento, qualunque essa
sia.

Se analizzate con cura le funzioni, o operazioni, della mente, nessun impulso può essere isolato e
chiamato attenzione. È impossibile fare dell’attenzione una funzione distinta. Osservate qualche
cosa, di conseguenza siete attento.

L’attenzione appartiene ad ogni stato di coscienza ed è presente in ogni ambito della coscienza. Un
candidato attento, sul sentiero spirituale, può praticare l’audizione (shravana) dei Shrutis (libri
sacri), in maniera efficace. L’ufficiale dice: “Attenti!” e il soldato è pronto ad eseguire gli
ordini. Solo un soldato attento può far centro nel tiro al bersaglio.

Nessuno può, senza attenzione, giungere al successo nelle sue ricerche spirituali o temporali.

Vi sono degli yogin che possono fare otto, o dieci ,od anche cento cose nello stesso momento; ciò
non ha niente di strano; tutto il segreto sta nel fatto che essi hanno sviluppato la loro attenzione
ad un livello notevole. Tutti i grandi uomini del mondo possiedono, in gradi diversi, questa
facoltà.

L’attenzione è di due tipi: esterna ed interna. Quando è attirata verso gli oggetti esterni è
chiamata esterna. Quando è diretta verso l’interno, sulla mente o sulle cose astratte, è conosciuta
come attenzione interna.

Vi sono anche due forme d’attenzione: attenzione volontaria e attenzione involontaria. Quando
l’attenzione è orientata verso qualche oggetto esterno con uno sforzo della volontà, è detta
volontaria. Se avete la manifesta volontà di occuparvi di questo o di quello si tratta di attenzione
volontaria: L’uomo capisce per quale ragione percepisce; vi è inclusa in un modo definito,
l’intenzione deliberata, stimolante un fine o un proposito. L’attenzione volontaria comporta uno
sforzo della volontà, la determinazione e una certa pratica mentale; ciò si coltiva con
l’allenamento della perseveranza. I benefici ricavati da questo allenamento sono incalcolabili.

L’attenzione involontaria è molto comune; non richiede nessun esercizio; non c’è sforzo della
volontà. L’attenzione è sollecitata dalla natura bella e attraente dell’oggetto. Gli individui
percepiscono senza sapere perché e senza alcun insegnamento. I bambini possiedono questo potere di
attenzione involontaria ad un livello maggiore delle persone adulte.

Se non si osserva, non si è attenti. Se si osserva qualche cosa si dice che si è attenti.

L’intenzione, il progetto, la speranza, l’attesa, il desiderio, la fede, la conoscenza, lo scopo, il
bisogno servono a determinare l’attenzione. Dovrete osservare con cura il grado, la durata, la
portata, le forme, le fluttuazioni e i conflitti dell’attenzione.

Se l’oggetto è gradevole, c’è grande attenzione. Dovete creare l’interesse; allora vi sarà
attenzione. Se essa tende a diminuire, dirigete la vostra attenzione su di un altro oggetto
piacevole. Con un paziente allenamento potrete attirare la mente anche su delle cose sgradite,
creando un interesse. Così accrescerete la vostra forza.

Se vi sorvegliate di continuo noterete che osservate diversi oggetti in momenti diversi. Questa
percezione, ora di un oggetto ora di un altro, è conosciuta come fluttuazione dell’attenzione.
L’attenzione è mutevole. Gli stessi oggetti cambiano, ma nell’osservatore, non c’è alcuna
fluttuazione. La mente non è stata allenata a sostenere una prolungata attenzione.

La monotonia le pesa e sente il bisogno di rivolgersi a qualche altro oggetto gradevole. Potete
benissimo dirvi: “Mi limiterò ad un cosa soltanto “, ma vi accorgete ben presto che malgrado un
serio tentativo state improvvisamente percependo tutt’altra cosa.

Quando un professore insegna e il soggetto è astratto o metafisico, si vedono molti ascoltatori
abbandonare discretamente la sala, non potendo fissarsi su di un argomento che non è interessante.
Ma se questo stesso professore si mette a cantare o a raccontare qualche storia appassionante,
allora gli ascoltatori lo seguono con attenzione rapita. C’è un profondo silenzio. I conferenzieri
dovrebbero conoscere l’arte di attirare la mente dei loro uditori.

Devono cambiare tono, parlare con forza e convinzione. Devono sorvegliare il loro auditorio e notare
se è attento o no. Devono cambiare momentaneamente soggetto, raccontare aneddoti piacevoli,
presentare delle illustrazioni appropriate. Devono guardare i loro uditori negli occhi. Quante cose
sono necessarie per diventare un buon conferenziere e conquistare l’attenzione dell’uditorio!

Napoleone, Gladstone, Arjuna e Jnanadeva avevano tutti un meraviglioso potere d’attenzione. Potevano
fissare la loro mente su qualsiasi oggetto. Gli scienziati e gli occultisti sono rimarcabilmente
attenti. Arrivano ad esserlo con una pratica paziente, regolare e sistematica.

Un giudice, un chirurgo, non possono giungere al successo nelle loro professioni rispettive se non
sono dotati di un grande potere d’attenzione.

Quando eseguite un lavoro, immergetevi in esso; dimenticate voi stessi, perdete il vostro io.

Concentratevi sul lavoro; eliminate ogni altro pensiero. Quando fate una cosa, non pensate a niente
altro. Quando leggete un libro non pensate a niente altro. Fissate fermamente la vostra mente come
il fabbricante di frecce, che non aveva più coscienza di ciò che lo circondava.

Degli scienziati eminenti sono talmente occupati ed attenti nelle loro esperienze e ricerche di
laboratorio da dimenticare di mangiare per giorni interi. Si racconta che uno scienziato era una
volta molto assorto nel suo esperimento. Sua moglie, che si trovava in un altro luogo, fu vittima di
una grande disgrazia. Ella si precipitò, piangente, al laboratorio. Cosa strana, il sapiente non ne
fu neanche scosso. Era così preso dal suo lavoro che aveva dimenticato ch’ella fosse sua moglie; le
rispose: – Signora, piangete ancora un poco, in modo che io possa fare l’analisi delle vostre
lacrime.

Una volta, un uomo onorevole invitò a cena Isacco Newton; costui si recò dal suo ospite e si sedette
nel salone. Ma l’ospite, che aveva dimenticato il suo invitato, cenò da solo e si rimise al lavoro.
Newton per tutto questo tempo era immerso in qualche problema scientifico importante, e non si era
mosso. Egli dimenticò la sua cena e restò a lungo seduto immobile come una statua. L’indomani
mattina, l’ospite si accorse di Newton seduto nel suo salone e si ricordò dell’invito. Confuso della
sua dimenticanza, si profuse in scuse. Quale meravigliosa potenza d’attenzione, in lui! Tutti i geni
posseggono questo potere fino ad un grado infinito.

Con una pratica costante ed uno sforzo d’attenzione sempre rinnovato, un argomento, che era
all’inizio arido e senza interesse, può diventare molto interessante quando ne siete padrone e ne
avete appreso lo scopo ed il significato. La capacità di concentrare la vostra attenzione può
diventare sempre più grande.

Quando una grande disgrazia vi ha colpito, o quando riesaminate i vostri gesti e le vostre parole
per scoprire i motivi del vostro insuccesso, potete esserne talmente assorti che nessuno sforzo può
impedirvi di pensarci. Se c’è un articolo da scrivere, un libro in preparazione, si fa il lavoro,
anche se si perde il sonno, e diventate incapace di distaccarvene; l’attenzione, all’inizio
volontaria, si è impadronita di tutto l’ambito della coscienza.

Se avete una grande potenza d’attenzione, qualunque sia la cosa percepita dallo spirito, essa vi si
stamperà con forza. Soltanto un uomo attento può sviluppare la sua volontà. Un insieme d’attenzione
di applicazione e di volontà possono compiere meraviglie, non c’è dubbio. Un uomo d’intelligenza
ordinaria e con una attenzione molto sviluppata produrrà un lavoro molto maggiore d’un altro più
sviluppato intellettualmente ma con una debole attenzione.

In ogni campo. l’insuccesso è dovuto principalmente alla mancanza d’attenzione. Se vi dedicate ad un
solo oggetto per volta, ne percepirete profondamente i diversi aspetti. L’uomo comune non allenato,
si dedica a parecchie cose contemporaneamente. Permette a molte cose di attraversare le porte del
suo laboratorio mentale.

Questa è la ragione per la quale costui è nebuloso e vago, non ha chiarezza nel suo pensiero. Non
può fare analisi o sintesi; è disorientato; non può esprimere chiaramente le proprie idee, mentre
l’uomo disciplinato si trattiene su di un argomento tanto quanto gli sembra opportuno. Ne ricava
delle informazioni complete e dettagliate; solo in seguito si dedica ad altro.

L’attenzione è una facoltà importante per lo yogin.

Non potete occuparvi di due cose contemporaneamente. La mente può farne una sola. Pensate che
abbracci in un solo colpo parecchi argomenti, perché si sposta con una fantastica velocità, sia che
avanzi, sia che arretri. Non potete vedere, o ascoltare che una cosa per volta. Ma questa legge non
è applicabile ad un yogin compiuto; egli può eseguire diverse cose nello stesso tempo, perché la sua
volontà non è distinta dalla Volontà cosmica, che è onnipotente.

Fissate la vostra mente su qualcosa interna al corpo, od esterna. Mantenetecela fermamente per un
certo tempo; questo è concentrazione; dovrete praticarla ogni giorno.

Chi ha una postura costante ed ha purificato i suoi nervi ed i suoi organi vitali mediante il
controllo del respiro, sarà capace di concentrarsi facilmente. La concentrazione sarà intensa se
allontanerete ogni distrazione. Chi vive realmente nella castità, ed ha conservato le sue energie,
avrà una concentrazione ammirevole.

Dovete riuscire a percepire chiaramente l’oggetto della vostra concentrazione anche in sua assenza.
Dovete poter evocare istantaneamente qualsiasi immagine mentale. Se possedete la concentrazione,
potete farlo senza difficoltà.

Se volete aumentare le vostre capacità di concentrazione, dovrete limitare le vostre attività
quotidiane. Dovrete osservare il voto di silenzio per due, o più ore, al giorno.

Praticate la concentrazione fino a che la mente non si sia ben stabilizzata sul suo oggetto. Se per
caso se ne allontana dovrete riportarcela.

Quando la concentrazione è profonda ed intensa, gli altri sensi non possono agire. Otterrà degli
straordinari poteri psichici chi pratica la concentrazione tre ore al giorno. Egli avrà anche una
straordinaria forza di volontà.

2. La concentrazione nelle differenti strade della vita

La concentrazione è un eccellente tirocinio per chi debutta nella via spirituale. E non è richiesta
solo qui, ma anche in tutte le altre strade della vita. Un uomo, senza concentrazione nella vita, è
un fallito.

Concentrazione, nel senso spirituale, significa fissità della mente su un solo punto. È la fissità
sulla divinità scelta (ishta-devata). Per arrivarci dovete scacciare tutti i vani pensieri di questo
mondo. Dovete esservi completamente liberato da ogni spregevole desiderio di natura terrestre che
dovrete sostituire con dei pensieri divini.

La meditazione segue la concentrazione. Il samadhi segue la meditazione. Si raggiunge in seguito lo
stato di ” vivente liberato ” (jivanmukta), o nirvikalpa-samadhi, che è libero da ogni idea di
dualità. Lo stato di jivanmukta fa definitivamente sfuggire all’alternarsi di morti e resurrezioni.
Quindi, la concentrazione è la prima e la più importante qualità che l’aspirante deve acquistare
sulla strada della vita spirituale (sadhak).

Ogni più piccola azione esige concentrazione ed una totale attenzione. Se volete far passare un filo
per la cruna di un ago dovete togliere le fibre isolate. Per di più dovete fare un’unica fibra e
passarla per la cruna mettendoci tutta la vostra attenzione.

Quando scalate una montagna, o scendete per una ripida scarpata, voi prendete tutte le precauzioni
possibili, altrimenti potreste con un passo falso cadere nel precipizio. Se, per strada, andate in
bicicletta parlando con un amico può sopraggiungere un’automobile ed investirvi. Se siete anche solo
un poco assorto mentre camminate potete urtare in una pietra e cadere. Un barbiere distratto
taglierà il suo cliente, e la lavandaia noncurante brucerà la biancheria. Un aspirante insonnolito
batterà la testa contro un muro e crollerà per terra. Di conseguenza dovete coltivare l’attenzione;
è lei che vi condurrà alla concentrazione. Fissate la mente sul vostro attuale lavoro. Fosse anche
una cosa insignificante, come, per esempio, sbucciare una banana o spremere un limone, applicate
completamente il vostro cuore e la vostra anima. Non fate mai nulla con negligenza; non mangiate in
fretta. Siate calmo e paziente in ognuna delle vostre azioni. Evitate le conclusioni affrettate; non
fate nulla in fretta. Nessun lavoro può riuscire senza calma e concentrazione. Quelli che sono
giunti al successo e sono pervenuti alla grandezza hanno tutti posseduto questa indispensabile
virtù.

Se potrete sempre agire con attenzione e concentrazione, avrete successo in ogni tentativo; non
conoscerete mai il fallimento. Se vi mettete a pregare e meditare, non pensate mai al lavoro.

Quando prendete un bagno, non pensate al gioco. Quando siete a tavola, dimenticate cosa vi aspetta
sul lavoro. Dovete allenarvi ad essere assorbito da ciò che state facendo, con una fissità perfetta
su questa cosa soltanto. Potete sviluppare con facilità la vostra forza di volontà ed anche la
vostra memoria. La concentrazione è la chiave principale che apre le porte della vittoria.
Diventerete in tal modo un uomo potente.

Dovete conoscere l’arte di rilassare la mente; dovete essere capace di scacciarne i pensieri; dovete
“immaginarvi in riposo”; dovreste considerarvi come morto. Ripetete mentalmente il nome del Signore
e pensate all’aspetto beatificante dei suoi attributi. Non avrete più sogni; riposerete in un sonno
felice. Vi sentirete facilmente rinvigorito, anche se il vostro sonno è durato solo due ore.

3. L’essenziale dello yoga di concentrazione

È difficile dire dove finisce la concentrazione’ e dove comincia la meditazione; questa segue
quella. Prima purificate la mente col praticare la purificazione interiore preparatoria (yama) e le
osservanze regolari (niyama). E dopo passate a fissare il vostro spirito su un punto a piacere
(dharana).

Alcuni apprendisti yogin, pieni d’impazienza, vorrebbero giungere di primo acchito a quella fissità
dello spirito, senza sottomettersi ad un preliminare allenamento morale. Essi vogliono fare dei gran
salti, ma si rompono le gambe nella caduta. È una grande sciocchezza. La perfezione etica è della
massima importanza..

La concentrazione è fermezza della mente. Se allontanate tutti i motivi di distrazione, aumenterete
il vostro potere di concentrazione. Una persona veramente casta (brahmacharin) che ha preservato la
sua virilità (virya) godrà di una concentrazione ammirevole.

Chi è riuscito a praticare l’astrazione (pratyahara), ritirando gli organi dei sensi (indriyas) dai
loro diversi soggetti, avrà una buona concentrazione. Dovrete progredire sulla strada spirituale
passo a passo, grado per grado. Per cominciare, posate delle buone fondamenta, con una retta
condotta (yama), le regolari osservanze (niyama), una postura bene scelta (asana), il controllo
della respirazione (pranayama), e la fissità della mente (pratyahara). Soltanto su tali fondamenta
potrete edificare la concentrazione (dharana), la meditazione (dhyana), ed infine l’estasi ( samadhi
j.

La postura (asana) è un’ascesi esteriore (bahiranga-sadhana); la meditazione (dhyana) è un’ascesi
interiore (antaranga-sadhana). Ma, paragonata con la meditazione (dhyana) e l’estasi (samadhi), la
concentrazione in se stessa non è altro che un’ascesi esteriore. Chi ha una postura bene stabilita
(asana), si concentrerà facilmente, avendo purificato i suoi canali fluidici (yoga-nadis) ed il suo
involucro vitale col controllo del respiro (pranayama). Potete concentrarvi interiormente su un
qualunque plesso (chakras), o centro d’energia spirituale; e cioè su: muladhara (alla base della
colonna vertebrale) svadhisthana (situato tra quello ed il seguente), manipura (sulla colonna
vertebrale, all’altezza dell’ombelico), anahata (sulla colonna certebrale, all’altezza del cuore),
vishuddha (sulla parte posteriore della gola), ajna (tra le due sopracciglia) e sahasrara (sulla
sommità del capo).

Potete concentrarvi anche esteriormente sull’immagine di una divinità come Hari, Hara, Krishna, o
Levi. La concentrazione ha bisogno d’un oggetto che serva di supporto alla mente; essa deve posarsi
facilmente su di una cosa gradita, ad esempio un fiore di mango, di gelsomino, o di arancio, o sul
volto di un amico caro. È difficile, all’inizio, posarsi su un oggetto spiacevole, come un cobra, un
nemico, un brutto viso, ecc… Praticate la concentrazione fino a che la mente sia ben stabilizzata
sul suo oggetto. Se la mente se ne allontana, riportatela ogni volta sul suo punto di
concentrazione.

Il Signore Krishna, nella Gita, così si esprime: – Tutte le volte che la mente instabile e
fluttuante vi sfugge, imbrigliandola immediatamente, riportatela sotto il controllo dell’Io.”

L’uomo dalla mente piena di passioni e di desideri bizzarri può difficilmente concentrarsi su
qualcosa, anche per un solo secondo. La sua mente rimbalza come una palla. Regolate e dominate la
vostra respirazione; sottomettete i sensi e fissate la mente su qualche cosa di piacevole,
associandovi delle idee di purezza e di santità.

Potete concentrarvi sullo spazio tra le due sopracciglia; potete anche concentrarvi sui suoni
mistici che sentite con l’orecchio destro. Potete concentrarvi sulla rappresentazione grafica della
sillaba OM. L’immagine del Signore Krishna col suo flauto, od anche del Signore Vishnù con la conca,
il disco, la mazza, ed il lotus, sono ottime per concentrarsi. Potete utilizzare anche l’immagine
del vostro guru, o di un santo. I vedantisti cercano di fissare il proprio spirito sull’Atman, l’Io
interiore.

La concentrazione (dharana) è il sesto stadio (o elemento) dello ” yoga in otto parti ” (ashtanga o
Raja-yoga) di Patanjali. Con la concentrazione, avrete nel vostro lago mentale una sola onda mentale
(vritti) per volta; esso prenderà la forma d’un solo oggetto per volta, essendosi ormai fermate
tutte le sue altre operazioni. Chi potrà praticare una vera concentrazione per mezz’ora, o un’ora,
otterrà dei formidabili poteri psichici e potrà diventare onnipotente.

Quando gli hatha-yogin concentrano la mente sui sei punti d’appoggio (shad-adhara), o centri
d’energia spirituale (shadchakras), fissano la loro mente sulle sei divinità corrispondenti, e cioè:
Ganesha, Brahma, Vishnù, Rudra, Ishvara e Sadashiva. Controllate il vostro respiro per mezzo del
pranayama. Sottomettete gli organi dei sensi (indriyas) frenando la loro tendenza
all’esteriorizzazione (pratyahara). Fissate poi la vostra mente sul Brahman con, o senza, attributi
(saguna o nirguna).

Ritiratevi in una stanza tranquilla; mettetevi nella postura del lotus (padmasana). Chiudete gli
occhi. Notate cosa succede quando vi concentrate su di una mela: potete considerarne il colore, la
forma, la misura, le sue diverse parti, come la buccia, la polpa, i semi, ecc…

Potete pensare ai luoghi dai quali proviene (Australia, Cachemire, ecc…); potete anche richiamare
alla mente il suo sapore dolce o acido, i suoi effetti sulla digestione, sul sangue.

Per legge associativa, possono cercare d’intromettersi delle idee relative ad altra frutta; la mente
può trattenere qualche immagine estranea e cominciare a vagabondare. Può pensare a quell’amico che
dobbiamo incontrare alle 4 alla stazione; od anche a comprare un tessuto, una scatola di biscotti o
di tè. Può riflettere su questo, o quell’avvenimento fastidioso, successo la sera prima.

Dovete cercare d’avere un pensiero definito ed impedire l’ingresso a ciò che non ha rapporto con
l’argomento considerato. Dovrete lottare duramente per ottenere un successo in questo senso. La
mente farà di tutto per piombare nei vecchi canali, per riconquistare la strada familiare, il suo
sentiero battuto per tanto tempo. L’impresa assomiglia in qualche modo ad una ascensione in
montagna. Se otterrete qualche successo nella meditazione, ne sarete felice. Come le leggi della
gravitazione, relatività, coesione, ecc… si applicano sul piano fisico, così le precise leggi del
pensiero: associazione, relazione, continuità ecc…, operano sul piano della mente, o mondo del
pensiero. Quelli che praticano la concentrazione dovrebbero conoscere perfettamente queste leggi.
Quando la mente pensa ad un oggetto deve anche vederne le qualità e le parti. Così quando pensa ad
una causa, deve anche vederne l’effetto.

Se leggete attentamente con concentrazione e per parecchie volte la Bhagavad-Gita, il Ramayana, o
l’undicesimo capitolo (skanda) del Bhagavata-Purana, ne ricaverete ogni volta nuove idee.

Mediante la concentrazione il vostro sguardo interiore diventerà penetrante. Dei sottili significati
esoterici vi illumineranno, come dei lampi, in tutta la vostra coscienza mentale.

Comprenderete le profondità più intime del senso filosofico.

Quando vi concentrate, non lottate con la vostra mente; evitate ogni tensione, sia nel corpo che
nello spirito. Pensate tranquillamente al vostro oggetto e non permettete alla mente di vagabondare.

Se vi turbano delle emozioni durante la vostra concentrazione, non fateci caso; esse spariranno
presto. Se cercate di sviarle, sarete obbligato di mettere le vostre forze alla prova. È preferibile
mantenere un atteggiamento indifferente. Il vedantista per allontanare le sue emozioni, usa questa
formula: – Non me ne curo, sparite! Io sono il testimonio delle modificazioni della mente
(sakshin) – . Quanto al mistico (bhakta), prega semplicemente e Dio gli viene in aiuto.

Allenate la mente a concentrarsi sui soggetti più svariati, grossolani, o acuti, di varie
dimensioni, piccoli, medi o grandi. Col passare del tempo, si formerà una forte abitudine alla
concentrazione. Nell’istante stesso in cui vi sederete per la concentrazione, vi verrà lo stato di
spirito appropriato.

Quando leggete un libro dovete farlo con concentrazione. Sfogliarlo in fretta, non serve a nulla.
Leggete una pagina della Gita e chiudete il libro; concentratevi su ciò che avete letto; scoprite le
similitudini ed i contrasti con il Mahabharata, le Upanishad e il Bhagavata-Purana.

Per un neofito agli inizi, la pratica della concentrazione è fastidiosa e stancante. Egli deve
aprire delle nuove strade nella mente e nel cervello. Dopo qualche mese avrà un grande interesse per
la concentrazione e godrà di una nuova forma di felicità, o ananda. Perderà anche il sonno, se gli
verrà a mancare anche per un solo giorno, questa nuova felicità. La concentrazione è l’unico mezzo
per sbarazzarsi delle miserie e delle tribolazioni di questo mondo; il vostro unico dovere è quello
di praticarla. È per questo che avete assunto questo corpo fisico, per giungere, mediante la
concentrazione, a realizzare l’Io. La carità, il sacrifizio più solenne (rajasuyayajna), non sono
nulla al suo confronto: semplici giochi.

I raggi dispersi di una mente vagante saranno progressivamente riuniti, mediante la rinuncia
(vairagya), la disciplina della mente (pratyahara) e la pratica della concentrazione. Una pratica
continua conferirà loro l’attitudine a fissarsi su di un solo punto. Lo yogin che arriva a questo
risultato è felice: egli può compiere delle grandi imprese in un batter d’occhio.

Quelli che praticano solo saltuariamente, solo eccezionalmente avranno una mente stabile.

Talvolta questa si mette a vagare, totalmente incapace di concentrarsi. Dovete avere una mente
adatta in ogni istante all’obbedienza e all’esecuzione nel modo migliore dei vostri ordini. Una
pratica costante e metodica del Raja-Yoga renderà la mente obbediente e fedele.

I raggi dispersi della mente sono riuniti mediante una pratica costante e graduale della
concentrazione quotidiana, la mente ne guadagna in fissità; in seguito, convenientemente
ammorbidita, è sottomessa al controllo.

Se l’aspirante persegue un fine non confacente, il suo progresso è lento e penoso. Mentre chi
cammina sulla buona strada fa dei facili progressi ed acquista una vivace intuizione.-

Progredirà solo a fatica chi non riporta dalle sue vite anteriori delle buone disposizioni o
impressioni spirituali (samskaras). Invece chi è nella situazione contraria avanzerà rapidamente Chi
ha una natura attualmente corrotta e poche facoltà di padroneggiarsi, avrà un progresso penoso ed
una lenta intuizione. Ma chi ha, invece, delle pronte facoltà di controllo, avrà un progresso rapido
ed una vivace intuizione.

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