L’altra faccia della vita umana

pubblicato in: AltroBlog 0

L’altra faccia della vita umana

da sognilucidi.net

Dormiamo, perché?

A questa domanda i ricercatori non hanno ancora dato una risposta precisa, anche se alcuni elementi
ci posso far intravedere una risposta plausibile.
Partiamo da una constatazione di fatto: dormire è un esigenza primaria, senza la quale un essere
vivente può anche morire. Questo spinge a pensare che sia un fenomeno alquanto complesso, con un
ruolo profondo, derivato sicuramente da un’esigenza primaria del cervello stesso. Il sonno è forse
nato come strategia di risparmio e recupero energetico, ma anche come momento di riorganizzazione di
alcuni processi psichici, come memoria ed apprendimento.

Cos’è che ci fa dormire?

Tutti gli esseri viventi possiedono dei cicli che hanno lo scopo di sincronizzare le loro funzioni
biologiche con il periodo di rotazione della terra (24 ore). Anche l’uomo possiede questi orologi
interni e uno di questi è il ritmo “sonno-veglia” che si regola su quello naturale terrestre del
ritmo “notte-giorno”. Questo ciclo circadiano (cioè che ha un ciclo di 1 giorno) modifica i livelli
di vigilanza degli uomini entro l’arco di tempo di 24 ore; ma non solo, influenza anche la
temperatura, le secrezioni ormonali, le variazione del volume del sangue, ecc… Tutto questo
meccanismo viene regolato da un piccolo numero di cellule (poche decine di migliaia) situate nella
zona dell’ipotalamo.
Il dormire comporta l’attivazione di numerosi centri cerebrali che regolano il passaggio degli
impulsi nervosi, quindi si può affermare che mentre si dorme il cervello non riposa o lavora di
meno, ma semplicemente lavora in maniera differente, comunque allo stesso modo attiva e complessa.
Come avviene l’addormentamento?
Semplificando, attraverso due sistemi. Il nucleo soprachiasmatico (situato nell’ipotalamo), in
corrispondenza di una variazione della luce percepita dagli occhi, stimola la produzione di alcuni
ormoni che, insieme ad altri segnali, mettono in moto i meccanismi dell’addormentamento. Un’altra
leva è il debito di sonno accumulato: più è lungo il tempo dell’ultimo sonno, più un soggetto prova
sonnolenza e desiderio di dormire. Si è ipotizzato, a tal proposito, che il cervello durante la
veglia accumuli delle sostanze chimiche che portino, col passare delle ore, un effetto soporifero.

I meccanismi dell’addormentamento.

Stimolato l’ipotalamo, parte un flusso di segnali verso il tronco (una parte primitiva del cervello
che presiede alcune funzioni della sopravvivenza: respirazione, sesso, fame, ecc..). Dal tronco
successivamente vengono inviati due segnali rivolti, uno alla zona che presiede lo stato di veglia,
l’altro al talamo. Il talamo ha la funzione di modulare il passaggio di informazioni da e per la
corteccia cerebrale (che è quel sottile strato esterno del cervello che presiede alle funzioni
“nobili”: linguaggio, logica, immaginazione, ecc…). Il talamo in fase di addormentamento riduce i
segnali tra il resto del cervello (e del corpo) con la corteccia cerebrale.

Con questo accendere e spegnere alcuni interruttori, il cervello si ritrova in una nuova situazione,
dove i centri della veglia sono bloccati e le comunicazioni con l’interno ed esterno dell’organismo
sono attenuate. A questo punto ci si addormenta.
Questo meccanismo è abbastanza delicato e basta poco per disturbarlo portando così ad allungare i
tempi di entrata nel sonno. Basti pensare come sia difficile addormentarsi quando siamo ansiosi,
oppure quando abbiamo sete, fame, freddo, caldo o sentiamo dei rumori fastidiosi.

Le fasi del sonno.

Durante il sonno il cervello attraversa varie fasi che si ripetono ciclicamente. Attraverso dei
macchinari: EEG (elettroencefalogramma) che rileva le onde cerebrali, EOG (elettroculogramma) che
analizza i movimenti oculari, EMG (elettromiogramma) che misura la tensione muscolare, si possono
identificare le varie fasi che attraversa il sognatore durante il sonno. Vediamo in dettaglio queste
cinque fasi:

– Stadio W: Il soggetto è disteso nel letto, rilassato ma ancora vigile e si sta preparando ad
addormentarsi. L’EEG registra in questo periodo onde Alfa mentre l’EOG mostra qualche isolato
movimento oculare, l’EMG indica invece un moderato grado di tensione. Generalmente in questa fase di
veglia si hanno vivaci fantasticherie.
– Stadio 1:
E’ uno stato molto leggero di sonno, caratterizzato da una variazione dell’EEG in cui le onde da
Alfa vengono gradualmente sostituite da quelle a frequenza più bassa. L’EOG in questo caso rileva
lenti movimenti oculari e l’EMG si comporta come nello Stadio W. Essere svegliati in questa fase
porta a ricordare delle immagini “ipnagogiche” anche molto vivide e bizzarre. Lo Stadio 1 dura pochi
minuti e quando si ha un altro cambiamento dell’EEG si entra nell’altro Stadio…
– Stadio 2:
L’EEG inizia a rilevare onde lente, di ampiezza relativamente alta (complessi K) e onde di 12-14 Hz
(fusi del sonno). L’EOG indica in genere piccoli e scarsi movimenti oculari e l’EMG rileva un tono
muscolare più attenuato. In questa fase si hanno dei sogni meno bizzarri del primo Stadio ma anche
molto lunghi.
– Stadio 3:
Quando almeno il 20% dell’EEG è occupato dalle onde Delta (onde di grande ampiezza di 1-2 Hz) si
entra nel terzo Stadio.
– Stadio 4:
Se più del 50% dell’EEG è occupato dale onde Delta si ha il quarto Stadio, il più profondo. Durante
gli Stadi 3 e 4 l’EOG non mostra movimenti oculari, mentre l’EMG rileva tono muscolare basso anche
se può tendere ad aumentare notevolmente. Generalmente il ricordo dei sogni, in caso di risveglio
dopo questo stadio, è scarso e frammentato.
– Sonno REM:
Dopo circa un’ora e mezza, la progressione degli stadi del sonno si rovescia e si ritorna, passando
dallo Stadio 4-3 e 2, allo Stadio 1. Da qui l’EEG rileva un’altra attività, il sonno REM (Rapid Eye
Movements), dominato da movimenti oculari sempre via via più veloci e da un tono muscolare
praticamente assente. La fase REM viene chiamata anche del “sonno attivo”, in contrasto con il
“sonno tranquillo” delle fasi NREM (= Stadio dal 1 al 4). Svegliando un sognatore nella fase REM si
rilevano sogni vivaci e particolareggiati. Il sonno REM è caratterizzato da una certa attività
cerebrale simile alla veglia, il cuore tende a battere più forte e la respirazione si fa irregolare.
Terminato il periodo REM si ritorna a seguire le fasi del sonno dallo Stadio 1 in poi…I periodi di
sonno REM si ripetono in media 4 o 5 volte durante la notte, aumentando la loro lunghezza da 5/15
minuti (all’inizio del sonno) ad oltre 60 minuti (nella parte finale del sonno).

Varia di conseguenza anche il tempo che intercorre tra un sonno REM e l’atro: da 90 a 20 minuti. Con
il trascorrere dei cicli di sonno, gli Stadio 3 e 4 tendono a diminuire, fino a scomparire a notte
fonda. Rimangono così solo lo Stadio 2 e il sonno REM. Come si nota il 50% del periodo di sogno si
concentra soprattutto nelle ultime due ore di sonno; dormendo un’ora in più del dovuto si sognerà
quasi per tutto il periodo in aggiunta.

Le cinque caratteristiche dei sogni.

Anche se può sembrare strano l’attività onirica è stata paragonata ad alcune malattie psichiatriche,
tipo la schizofrenia e la demenza organica. Nel sogno si possono identificare cinque aspetti
caratterizzanti: allucinazione visiva e motoria, accettazione delirante di determinate esperienze
come reali, distorsione spaziale e temporale, intense emozioni, amnesia della produzione onirica.
Le immagini che nascono durante i sogni non sono formate da informazioni sensoriali provenienti
dall’esterno, ma da vivide allucinazioni soprattutto visive ed uditive: il soggetto vede e sente
cose che non esistono. Ma non solo, questi segnali interni spesso sono organizzati in storie molto
fantastiche ed incongruenti, ma il soggetto le percepisce come reali e logiche. Un sorta di delirio
quindi, in cui fatti strani e bizzarri vengono ugualmente considerati veritieri anche se l’evidenza
porta questi fenomeni fuori dall’ordinario. Nel sogno si avverte anche un’intensificazione delle
emozioni tale da sfociare nel sentimento di angoscia, sorpresa, paura o euforia. Questo avviene
perché vengono attivati i centri emotivi che si trovano del tronco cerebrale. I ricordi dei sogni
sono spesso labili perché essi vengono memorizzati temporaneamente nel sistema molto fragile della
memoria a breve termine, solo svegliandosi si ha la possibilità d’imprimere i ricordi onirici dentro
una memoria più stabile e duratura.

Fonte: “I misteri del sonno”, Piero Angela, Mondadori 1994
“Sogni Coscienti”, LaBerge, Armenia Editore

Approfondimento sul sito www.sublimen.com

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *