LA PSICOSOMATICA NELLA LETTERATURA INDOVEDICA (PARTE SECONDA)

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LA PSICOSOMATICA NELLA LETTERATURA INDOVEDICA (PARTE SECONDA)

di Marco Ferrini

IL POTERE DELLA MENTE

Per alcuni potrebbe sembrare incomprensibile come un’immagine formatasi nella mente possa avere
effetto sulle funzioni fisiologiche, arrivando persino ad arrestare malattie tanto gravi come ad
esempio forme tumorali incurabili. Secondo la moderna fisica subatomica, nel cervello umano
l’immagine memorizzata di una cosa può avere altrettanto impatto sui sensi quanto la cosa stessa. In
realtà l’immaginazione è già creazione di una forma, poiché essa implicitamente possiede già in sé
tutti i parametri necessari per metterla in atto(1). Queste recenti acquisizioni scientifiche
confermano il punto di vista della tradizione indovedica, la quale spiega come la genesi dell’azione
vada ricercata in ultima analisi nel desiderio che genera il pensiero, il quale possiede di per sé
un’enorme forza creativa che, se lasciata fluire correttamente, esplicita lungo il suo percorso
tutte le proprie potenzialità, passando dal livello sottile a quello grossolano e arrivando persino
a modificare la realtà delle cose. Dunque immaginazione e realtà, pensiero e azione sono
fondamentalmente inscindibili; non dovremmo perciò sorprenderci che immagini presenti nella mente
possano alla fine manifestarsi come realtà fisica. In altre parole, i nostri corpi rispondono non
alla realtà, bensì a ciò che noi immaginiamo reale.

L’efficacia del placebo è dimostrazione evidente di come psiche e corpo interagiscano in
continuazione e siano troppo interconnessi per essere trattati come entità separate. Secondo Bohm,
il sistema mente-corpo non è fondamentalmente in grado di distinguere la differenza tra gli
ologrammi neuronali che il cervello usa per sperimentare la realtà e quelli che evoca quando
immagina la realtà. In tutti i casi comunque gli elementi che vanno a formare questi ologrammi
neuronali sono molti e molto sottili. Giocano ad esempio un ruolo fondamentale le speranze e le
paure, i pregiudizi e le credenze individuali. L’immaginazione, a seconda della qualità dei suoi
contenuti, può dunque causare malattie oppure curarle. Per mettere in atto quest’ultima benefica
potenzialità è indispensabile attenersi ad una disciplina mentale che permetta al soggetto di
controllare la propria attività psichica (in assenza di ciò i medici debbono ricorrere al placebo
cercando di indurre inconsciamente il paziente ad attingere alle forze guaritrici presenti dentro di
sé). In questo ambito l’importanza dello Yoga è più che mai fondamentale poiché insegna la
disciplina per il dominio della mente e per il pieno e corretto utilizzo di tutte le sue infinite
potenzialità, le quali possono apportare benefici enormi su tutti i piani esistenziali, incluso
quello fisico.

Quando infatti si riescono a penetrare livelli di coscienza elevati, la forza della mente può
arrivare persino a prevalere sui caratteri genetici (cfr. Bruce Lipton “La mente è più forte dei
geni”). Ovviamente quanto più la consapevolezza è profonda, tanto maggiori saranno i cambiamenti che
riusciremo ad attuare sia nei nostri corpi che nella realtà attorno a noi. L’essere umano vive
dunque in un universo nel quale anche un solo cambiamento di attitudine o di modo di pensare può
stabilire la differenza tra la vita e la morte, tra la salute e la malattia, e nel quale le cose
sono così sottilmente interconnesse che anche un sogno o un’immagine possono diventare realtà. I
miracoli accadono non in opposizione alla natura ma in opposizione a ciò che noi conosciamo della
natura, affermava Sant’Agostino.

In definitiva corpo e mente rappresentano due entità solo apparentemente distinte, così come materia
ed energia. Tutto ciò che è fisico, i Veda insegnano ed alcuni esponenti di spicco della fisica
moderna confermano, non è altro che energia mentale cristallizzata. Nella scienza medica
dell’Ayurveda, l’aspetto psicologico e l’aspetto fisiologico, vista la loro stretta connessione, non
vengono trattati separatamente ma studiati e curati di pari passo. Questo perché lo stato di salute
può essere effettivamente ristabilito, con risultati totalmente soddisfacenti e duraturi nel tempo,
solo se la cura è di tipo olistico, se cioè tiene di conto di tutte le diverse componenti che, nel
loro insieme, costituiscono quel micro universo che è l’essere umano: la componente fisica, psichica
e spirituale. Il corpo fisico e quello psichico, cioè il complesso corpo-mente, debbono venir
armonizzati perché, una mente disarmonica rispetto al corpo o un corpo disarmonico rispetto alla
mente, generano sofferenza e di conseguenza malattie e infermità. Niente ha più potere sul corpo
quanto le convinzioni della mente. L’armonia è un assaggio di liberazione; è la chiave per
ripristinare uno stato di salute totale riappropriandosi della propria inesauribile riserva di
energie, indispensabile per scalare le vette della consapevolezza più elevata.

(1) Cfr. Michael Talbot, Tutto è uno, ed. URRA, 1997, p. 103.

da psicologiaespiritualita.blogspot.com/

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