Il valore delle relazioni di Shriman Matsyavatara Prabhu

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Il valore delle relazioni

di Shriman Matsyavatara Prabhu

La qualità delle relazioni è garantita solo se sappiamo apprezzare il valore e le qualità degli
altri e della relazione in sé. La carenza o addirittura la mancanza di tale apprezzamento produce un
deserto relazionale. Per ovviare a ciò, primo passo indispensabile è imparare a riconoscere i pregi
a chi li ha. Cosa dire, quando, quanto e a chi non è sempre facile da capire o da intuire: le
relazioni umane sono un universo complesso. A volte mettiamo il cuore in una relazione, cerchiamo di
svilupparla al meglio delle nostre possibilità, eppure non riusciamo a costruire con l’altro quel
che era nelle nostre intenzioni. A noi spetta impegnarci e fare il massimo, con intento evolutivo,
con gioia e desiderio di crescere assieme ma senza aspettative, sempre aperti alla risposta
dell’altro, rispettando l’altrui libertà. Se davvero desideriamo imparare ad amare gli altri, non ci
adageremo passivamente sulle persone sviluppando con loro relazioni morbose, di dipendenza,
caricandole delle nostre aspettative e pretese egoiche e con queste soffocando la possibilità di
interagire ed operare favorevolmente per il bene comune. Chi non riesce a mettere in pratica questo
basilare principio, crolla con il crollare della relazione: perde quota e cade al suolo senza
neanche aver avuto il tempo di accorgersene. Investiamo nelle relazioni le nostre migliori energie,
tutta l’intelligenza e il cuore, ma facciamolo senza ammalarci di perfezionismo, essendo umilmente
consapevoli degli umani limiti, nostri e altrui. Anche ciò ci aiuterà ad apprezzare il valore di ciò
che stiamo costruendo. Per edificare una relazione, che sia di coppia, amicale, parentale o di
Guru-discepolo, tenete di conto dei tre principi fondamentali che Vitruvio stabilì come prioritari
per l’edificazione delle costruzioni:

1) Stabilità
2) Funzionalità
3) Bellezza

Un edificio deve essere stabile, solido, capace di reggere agli urti del tempo e degli elementi
della natura, e così una relazione. Non si può costruire su di un terreno fragile che non regge: si
debbono necessariamente scegliere terreni solidi. Se abbiamo a che fare con un terreno fragile,
occorre prima di tutto iniziare un lavoro di consolidamento del terreno stesso, prima di cominciarvi
a costruire. Non si può consolidare il terreno e nel frattempo iniziare a costruirvi sopra: non
funzionerà, per certo l’edificio non potrà reggere, così come una relazione non potrà reggere agli
urti del tempo e alle sfide della vita se non è stata ben impostata, ben preparata, coltivata,
rafforzata, maturata. Affinché si manifestino i propri ed altrui talenti e qualità, affinché si
sviluppino le siddhi, ovvero le perfezioni nella relazione, e diventino sempre più fulgenti, in
tutta la loro potenzialità espressa, occorre costruire su basi solide e per far ciò occorre operare
con continuità, senza intermittenza, senza distrazioni o dispersioni di energie, viceversa le nostre
possibilità di sviluppo e di realizzazione rimarranno incompiute, flebili come piccole lucciole che
si accendono e spengono nel buio della notte. La discontinuità, e i conseguenti sbalzi di umore,
rovinano le relazioni e ogni cosa che si fa: sono il minotauro che si deve prendere per le corna e
vincere, se vogliamo portare a compimento le nostre imprese.

Oltre ad operare con continuità per favorire il vigore, la tenuta e la stabilità delle relazioni,
occorre impostare i nostri rapporti in base a ciò che è più funzionale. Funzionale a cosa? Alla
nostra e altrui evoluzione. Una relazione può essere di per sé stabile e bella, ma se non è
funzionale all’alto scopo che ci siamo prefissi, quale sarà il suo valore? Per imparare ad impostare
le relazioni secondo il principio della funzionalità, è importante sviluppare le qualità della
flessibilità, della duttilità, dell’elasticità, che ci permettono di scegliere a seconda della
situazione in cui ci troviamo il comportamento più idoneo – per quel tempo (kala), luogo (desha) e
circostanza (patra) – rispetto ai valori che ci siamo dati o che intendiamo perseguire. Infine,
oltre ad essere stabile e funzionale, una costruzione secondo Vitruvio deve essere anche bella, e
così ugualmente una relazione. Per quanto gli umani si siano sforzati di stabilire dei canoni
estetici, il senso del bello è sempre sfuggito a rigidi schemi o a preimpostate categorizzazioni. La
bellezza è proporzione, armonia, perfezione delle forme, ma anche quel certo “non so che” che
rappresenta il fascino di una certa cosa, persona o relazione: la sua unicità. E così, se affiniamo
lo sguardo, se eleviamo la coscienza, se purifichiamo il sentire, possiamo scoprire fascino e
bellezza in ogni essere, in ogni relazione, realizzando che la bellezza è oltre la mera parvenza
delle forme: corrisponde all’intima essenza di ciò che è. Nella tradizione il bello era infatti
inscindibile dal buono, dalle qualità dell’anima.

Avviare relazioni affettive basandosi su criteri di estetica superficiale, quella ingannevole delle
forme, vuol dire condannarsi a fallimenti sicuri. “Non t’inganni l’ampiezza dell’entrare”, dice
Minosse a Dante, e continua: “Bada di chi te fide”. Ciò è importante per non intraprendere relazioni
frutto di scelte avventate, il cui esito non può essere che frustrazione, sofferenza, tante volte
depressione e disperazione. Impegniamoci ad interagire con gli altri con il costante ed unico
desiderio di beneficarli, di perseguire il loro successo, quello vero, che è di natura puramente
spirituale: ciò rappresenterà la migliore protezione per la nostra vita, per noi stessi, per le
nostre relazioni. Sarà il principio potente, seppur invisibile, che guiderà in senso evolutivo ogni
nostra scelta e ci orienterà sempre nella giusta direzione ad ogni cruciale bivio della vita.
Impariamo a relazionarci sempre lasciando la possibilità agli altri di accogliere o rifiutare la
nostra offerta di amore, perché l’amore vive di libertà. Ascoltiamo la nostra voce interiore quando
agiamo, quando operiamo nel mondo, quando ci relazioniamo; se ci dà degli avvisi, se ci esorta ad
essere cauti, prestiamole attenzione ed agiamo con prudenza, senza lanciarci in situazioni o in
relazioni che potrebbero essere pericolose e che potrebbero danneggiarci e danneggiare più di quanto
il nostro piccolo intelletto possa capire. La gradualità nello stabilire relazioni e nello stringere
rapporti è essenziale per avere successo nella vita, così come è essenziale, una volta fatta una
scelta con ponderatezza e lungimiranza, non cambiare improvvisamente i piani, seguendo acriticamente
gli impulsi di mente e sensi, lasciandosi sopraffare dalla vita istintuale e venendo meno ai
principi basilari della stabilità e della coerenza.

Purtroppo l’impostazione prevalente della società moderna induce ad agire in maniera superficiale ed
avventata, bruciando i tempi ed anche le relazioni, ma se vogliamo costruire rapporti di valore
occorre investimento di tempo e di attenzione, sensibilità, maturità, cura, preoccupazione, senso di
responsabilità, accoglienza, tolleranza, capacità di aprirsi all’altro per comunicare e per
ascoltare profondamente. Evitiamo di coltivare quelle relazioni o azioni che non sono coerenti al
progetto di vita che intendiamo realizzare, perché senza un progetto e senza seguire con continuità
il metodo che ci porta a realizzarlo, non faremmo altro che ripartire ogni volta daccapo, consumando
tempo ed energie e mostrando a noi stessi e agli altri la peggiore versione della nostra
personalità. Elaboriamo un progetto dei nostri prossimi anni di vita come una sorta di carta nautica
su cui meditare. Le cose grandi che si fanno sono tutte frutto di una visualizzazione interiore; per
realizzare occorre saper visualizzare e anche saper correggere in corso d’opera le nostre
visualizzazioni. Impegnarci a fare un progetto della nostra vita e a seguirlo coerentemente,
significa fondare noi stessi e la nostra esistenza su basi solide, resistenti alle tante crisi che
comunque tutti noi dovremo affrontare e che solo in questo modo potranno essere trasformate in
occasioni di elevazione attraverso il riconoscimento e il superamento dei nostri limiti, accelerando
sempre più il nostro cammino verso gli obiettivi che danno valore al nostro percorso nel mondo.

Abbiamo un anno, una vita, un’eternità di fronte. Fare un progetto di vita e lavorarci con
continuità ci stimola a conoscerci profondamente, a discernere tra il nostro io storico e il vero
sé, tra obiettivi illusori e scopi di valore, tra relazioni effimere e relazioni propedeutiche al
risveglio della coscienza, il tutto per favorire il grande viaggio di ogni essere umano verso la più
elevata consapevolezza e la realizzazione del Divino dentro e fuori di sé. In ogni pensiero,
desiderio, parola ed azione possiamo esprimere con intensità e ogni giorno con rinnovata freschezza
la nostra istanza profonda di conoscere e amare noi stessi, gli altri e Dio, amando Dio in ogni
essere e ogni essere in Dio. In questo modo dentro noi e in ogni persona che incontriamo getteremo
semi di amore vero, quel sentimento puro e universale che può appagare completamente l’anima. Per
sviluppare questo supremo amore occorre sviluppare le qualità dell’anima come fedeltà, lealtà,
castità, trasparenza, pulizia, veridicità, senso di responsabilità, affidabilità, compassione,
coraggio, amicizia, determinazione, perseveranza, imprimendole nella mente e soprattutto nel cuore,
non con sterile forza di volontà e freddo raziocinio, che rischiano di sfociare in caparbietà e
durezza, ma con l’impeto vitale dell’anima che rende interiormente forti ma flessibili, determinati
ma dolci, entusiasti e pazienti allo stesso tempo, per la fede realizzata nelle infinite
potenzialità del sé e per quella sviluppata capacità di equilibrio dinamico che ci tiene in piedi
anche quando siamo urtati, anche se qualcuno ci provoca o ci disturba con un comportamento
offensivo.

Se seguissimo gli impulsi della mente reagiremmo con collera, con stizza, tirando fuori il peggio di
noi, ma grazie alla pratica di una disciplina di vita, possiamo riuscire a trasformare queste
pulsioni, canalizzando in modo costruttivo il loro potenziale energetico. La collera viene allora
trasformata in parole che scrollano le persone dall’illusione senza ferirle, senza far perdere la
speranza, ridando loro visione. Questo equilibrio dinamico è indispensabile da svilupparsi, e per
raggiungere tale scopo fino alla più elevata realizzazione spirituale la tradizione indovedica
raccomanda il metodo della sadhana-bhakti, collaudato da millenni, con efficacia sperimentata da
innumerevoli persone. Una disciplina interiore di grande spessore per compiere la più grande delle
imprese nella vita umana, quella dell’auto-realizzazione, che necessita di tutto il nostro impegno e
di un orientamento sicuro, poiché ogni grande impresa è soggetta a grandi sfide. Se desideriamo
relazioni di valore, tanti ci metteranno alla prova, con tentazioni e provocazioni. Ma se manteniamo
salda la rotta, i piaceri fugaci gradualmente perdono di attrazione, le offese ricevute ci appaiono
come grandi occasioni per superare i nostri limiti, e sempre più il Signore del cuore, che dal cuore
parla al nostro cuore, Shri Kamadeva, soddisferà ogni nostro più intimo desiderio dell’anima, ogni
aspirazione, ogni gioia che si desidera offrire al servizio di Dio.

Chi desidera diventare un asceta diventerà un vero asceta, chi aspira ad essere un buon capofamiglia
lo sarà, chi vuole produrre ricchezze a beneficio di tutti svilupperà l’intelligenza e
l’intraprendenza per farlo se si comporta secondo l’ordine cosmo-etico di origine divina che
sostiene ogni essere e l’universo intero, mentre chi arraffa per sé non produrrà mai nulla, né per
sé né per gli altri. Nessuno può essere felice se non è in un trend evolutivo stabile. Per
immetterci in questo trend evolutivo dobbiamo impegnarci a superare i nostri limiti: quelli
strutturatisi geneticamente, quelli che sono conseguenza dell’ambiente in cui si è vissuto e quelli
che sono il risultato di errori compiuti. Possiamo riuscirci se investiamo fiducia in noi stessi,
nelle nostre qualità intrinseche, e in quelle altrui, riscoprendo quel tesoro che giace celato in
ciascuno e che corrisponde alla nostra essenza profonda. I difetti, i condizionamenti, i limiti per
i quali soffriamo sono superfetazioni che coprono la nostra vera identità. Non scoraggiatevi se non
vedete subito i risultati: in realtà essi si stanno già strutturando ad un livello più sottile anche
se voi non li percepite con gli occhi fisici, ma chi è esperto e sa guardare nel cuore li vede.
Poiché tutto nel mondo è inscindibilmente collegato e per la legge universale della reciprocità
tutto quel che è fatto è reso, per valorizzare noi stessi dobbiamo valorizzare gli altri, e lo
possiamo fare se coltiviamo fiducia nelle loro qualità, esprimendo la convinzione che essi possono
fare molto più di quel che credono ed essendo sempre pronti ad offrire loro parole di conforto nei
momenti di bisogno, affinché il nostro ricordo possa aiutarli anche quando noi non ci saremo più o
loro non saranno più con noi.

Che le nostre parole e il nostro esempio di vita aiutino ad affrontare i momenti più duri, le prove
più grandi, offrendo quell’energia e quella fiducia che serve per andare avanti anche se si è in
salita, per poi magari scoprire – dopo la prima curva – che finisce la salita e inizia la discesa.
Tanti di noi avranno già fatto questa confortante esperienza. Ogni individuo può realizzare se
stesso se s’impegna in attività costruttive volte alla realizzazione spirituale, le uniche che
profondamente soddisfano permettendo di esprimere al meglio la propria creatività, e se coltiva
relazioni che hanno scopo evolutivo, le uniche che colmano il cuore di gioia e che possono essere
condivise con tutti, perché l’amore vero non è esclusivo. La relazione con Dio è quella che dovremmo
più di ogni altra privilegiare, ma poiché ogni creatura è espressione del Divino, il rispetto, la
premura, l’apprezzamento e l’affetto dovrebbero scorrere verso ogni essere. Il destino del corpo è
incerto, improvvisamente possiamo morire per una grave malattia, per un incidente o per chissà
cos’altro. Non sappiamo cosa possa succedere a questa struttura della materia nella quale abitiamo,
ma abbiamo una grande certezza: se qui ed ora intraprendiamo il viaggio evolutivo, esso continuerà
anche oltre la dipartita da questo corpo fisico e ciò che abbiamo seminato qui fiorirà altrove
rendendo facile e veloce il nostro progresso.

Rinasceremo in un ambiente favorevole, da genitori che ci educano amorevolmente, incontreremo
persone speciali che orientano il nostro cammino. Cerchiamo di vivere in maniera più umile possibile
impegnando le energie che il Signore ci dà al servizio Suo e per il bene di tutti, senza lamentarci
se siamo chiamati a salire su di un trono o a sederci per terra. Se l’utilità è il principio, e se
l’utilità è funzionale ad uno scopo evolutivo, dobbiamo essere disponibili a fare qualsiasi cosa
siamo chiamati a fare, al di là delle nostre preferenze egoiche. La Katha Upanishad spiega che è dal
dovere che nasce il vero piacere, quello che dura e che appaga completamente. Parlare di temi come
questi con chi ci sta più a cuore, con chi più è ricettivo, significa scambiare parole e gesti di
amore: sono queste le effusioni del vero amore, le espressioni del più nobile tra i sentimenti.
Amate, agite con il cuore, con spirito di gioco a favore del grande progetto evolutivo della vita.
Questa attitudine vi dispenserà ogni gioia, vi permetterà di sviluppare ogni perfezione.

da culturavaishnava.blogspot.com

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