IL MAHA MANTRA HARE KRISHNA il supremo canto della liberazione

pubblicato in: AltroBlog 0
IL MAHA MANTRA HARE KRISHNA il supremo canto della liberazione

di Priyavrata das

nama cintamani krishna caitanya-rasa-vigraha
purna suddho nitya-mukto ’bhinnatvan nama-naminoh

Il santo nome del Signore è totalmente identico al Signore, non parzialmente. La parola Purna significa “completo.” Il Signore è onnipotente e onnisciente, allo stesso modo, il Suo nome, forma, qualità, parafernalia e tutto ciò che lo riguarda sono completi, puri, eterni ed esenti da ogni contaminazione materiale. (Padma Purana)

hare krishna hare krishna krishna krishna hare hare
hare rama hare rama rama rama hare hare
iti sodasakam namnam kali-kalmasa-nashanam
natah parataropayah sarva-vedesu driyate

“I sedici nomi del maha-mantra Hare Krishna — Hare Krishna Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare / Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare — distruggono le iniquità dell’era di Kali. Questa è la conclusione definitiva di tutti i Veda.” Kali-santarana Upanisad

kaler dosa-nidhe rajan asti hy eko mahan gunah
kirtanad eva krsnasya mukta-sangah param vrajet

Mio caro re, anche se Kali-yuga è un oceano di difetti, c’è ancora una buona qualità in questa era, semplicemente cantando l’Hare Krishna Mahamantra si può diventare liberi dalla schiavitù materiale e essere promosso al regno trascendentale.” S.Bh.12.3.51 Sukadeva Goswami a Pariksit Maharaja”

krsna-varnam tvisakrsnam sangopangastra-parsadam
yajnaih sankirtana-prayair yajanti hi sumedhasah

“Nell’era di Kali, le persona intelligenti praticano il sankirtana (il canto congregazionale) per adorare l’incarnazione divina che costantemente recita il nome di Krsna. Sebbene la sua carnagione non sia scura, Egli è Krsna stesso. E’ accompagnato dai Suoi associati, servitori, armi e compagni confidenziali.” S.Bh.11.5.32

harer nama harer nama harer namaiva kevalam
kalau nasty eva nasty eva nasty eva gatir anyatha

“In quest’epoca di discordia ed ipocrisia, l’unico modo per liberarsi e’ il canto del santo nome del Signore. Non c’e’ altro modo, non c’e’ altro modo, non c’e’ altro modo”.
(Sri Caitanya Caritamrita, Adi lila 17.21)

tunde tandavini ratim vitanute tundavali-labdhaye
karna-kroda-kadambini ghatayate karnarbudebhyah sprham
cetah-prangana-sangini vijayate sarvendriyanam krtim
no jane janita kiyabdhir amrtaih krsneti varna-dvayi

Io non so quanto nettare abbiano prodotto le due sillabe Krish-na. Quando è cantato, il
Santo Nome di Krishna sembra che danzi in bocca, e allora desideriamo avere molte bocche. Quando quel Nome penetra nell’orecchio, desideriamo avere milioni di orecchie, e quando danza nel cortile del cuore, conquista la mente e rende inerti tutti i sensi.
Vidagdha-madhava I 15 H

evam-vratah sva-priya-nama-kirtya
jatanurago druta-citta uccaih
hasaty atho roditi rauti gayati
unmada-van nrtyati loka-bahyah

Cantando il santo nome del Signore Supremo, si giunge allo stadio di amore per Dio. A questo punto il devoto fa il voto di essere un eterno servitore del Signore, ed egli diventa gradualmente molto attaccato a un particolare nome e forma della Persona Suprema. Il suo cuore si scioglie di amore estatico, a volte ride molto forte o piange. A volte canta e danza come fosse pazzo, incurante di chi lo osserva, perchè è indifferente all’opinione della gente. (Srimad – Bhagavatam 11.2.40)

Preparazione al canto

Prima di impegnarsi nel canto del Santo Nome del Signore si dovrebbe osservare se la propria mente è agitata da turbamenti (offese, incomprensioni, vittimismo, orgolio, comportamento inadeguato, ecc) bisognerebbe allora con mente calma, determinata e fiduciosa cercare di sciogliere questi nodi, almeno per il “momento” nel proprio cuore. Certi della comprensione e compassione del Santo Nome.

Nella Bhagavad-Gita Sri Krishna per due volte ripete ad Arjuna (man-mana – pensa sempre a me) Questa è l’unica volta in tutta la Bhagavad-Gita in cui il Signore Supremo ripete due volte la stessa istruzione, perché? Vuole essere sicuro che Arjuna comprenda l’importanza fondamentale di ciò.
Similmente nella recitazione o canto del Maha Mantra Hare Krishna è assolutamente necessario ascoltare attentamente senza distrazione mentale la pronuncia del Mantra. Avrete notato che se recitando “o cantando” si ascolta attentamente, le attività della mente vengono completamente conquistate (le attività della mente sono: pensare,sentire e volere), cioè offerte nel fuoco del sacrificio per il piacere del Signore. (La mente non può compiere, “con attenzione”, più di una attività per volta) L’intensità e coinvolgimento di un innamorato-a che sussurra parole d’amore all’amata-o sono ineguagliabili. Anche se ancora non possediamo tale sentimento amoroso per il Signore, le scritture e i grandi santi concordano nell’affermare che se offriremo il nostro: pensare, sentire e volere, il Signore stesso si occuperà di conquistare il nostro cuore. Dobbiamo solo crederci e farlo.

Japa, kirtana e sankirtana
Di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati

Il japa vero e proprio è possibile soltanto nella mente. Solo così si potrà ottenere la perfezione desiderata. Il canto compiuto con il movi­mento delle labbra in modo che si possa sentire è detto kirtana; è più efficace del japa e dona il più grande beneficio a colui che l’ascolta. San­kirtana significa “kirtana completo”: eseguendo il sankirtana, non è necessario compiere nessun’altra attività devozionale. Il kirtana parziale o incompleto del santo nome di Sri Krsna non è allo stesso livello del sankirtana. Il canto imperfetto del nome di Krsna non è in grado di determi­nare negli esseri viventi il cambiamento ottimale necessario a dare un’im­pronta spirituale alla loro vita. Questo tipo di canto li indurrà a dubitare dell’efficacia e della potenza del kirtana. Perciò sia vittorioso il perfetto e com­pleto canto del santo nome di Krsna.

Sri Siksastaka
Estratti dall’opera di Srila Bhaktivinoda Thakura

Verso 1
ceto-darpana-marjanam bhava-mahadavagni-nirvapanam
sreyah-kairava-candrika-vitaranam vidya-vadhu jivanam
anandambudhi-vardhanam prati padam purnamrtasvadanam
sarvatma-snapanam param vijayate sri-krsna-sankirtanam

POSSA IL CANTO DEL SANTO NOME DI SRI KRSNA, che può purificare lo specchio del cuore e mettere fine alle sofferenze della foresta in fiamme dell’esistenza materiale, essere vittorioso. Questo canto è la luna crescente che diffonde il loto bianco della fortuna per tutti gli esseri viventi. E’ la vita e l’anima di ogni conoscenza. Il canto del santo nome di Krsna espande il felice oceano della vita trascendentale. Tale canto ha su ognuno un effetto rinfrescante, e permette di gustare fino in fondo il nettare, in ogni istante.

Nella quarta riga di questo primo sloka, la parola param denota il processo del canto del Maha Mantra Hare Krsna, che è infinita­mente purificatore, ed è perciò la forma di benedizione più elevata. Il canto del Maha Mantra Hare Krsna mantiene la sua posizione preminente in tutti i differenti stadi del progresso spirituale, iniziando da sraddha (fede), sadhu sanga (associazione di persone sante), bhajana-kriya (servizio di devozione nella pratica), e così via. Occorre tener presente che il canto condotto in un puro sentimento devozionale non è mai da confondersi con il facile sentimentalismo o con il canto pseudo-devozio­nale.

Lo Srimad Bhagavatam afferma:
“Solamente nell’associazione dei Miei puri devoti le discussioni sulle Mie glorie trascendentali diventano spiritualmente efficaci e fanno nascere nel più profondo del cuore sentimenti di amore devozionale”.
Questa citazione mette in risalto le virtù dell’associazione santa, perchè il santo nome del Signore, la Sua forma, le Sue qualità e le Sue attività sono glorificati in modo perfetto quando siamo circondati della giusta compagnia.

Ascoltate come il canto del Maha Mantra Hare Krsna risulti sempre vittorioso anche nel mondo materiale, creazione dell’energia esterna del Signore. Le scritture enfatizzano l’aspetto assoluto e non-duale della Verità Assoluta. Leggiamo negli sruti-sastra: “Soltanto l’Uno, sostanza non-duale (il Dio supremo) esisteva prima della creazione”. E ancora: “Non esiste alcuna varietà all’infuori del brahman non-duale”. Queste citazioni stabiliscono essenzialmente l’aspetto impersonale, onnipervadente della Verità Assoluta, mentre l’aforisma “tutto è brahman” in realtà sottolinea il principio secondo cui l’eterna e suprema Verità Assoluta è personale e differen­ziata.
Com’è possibile dimostrare ciò? Prendendo in considerazione simultaneamente il concetto del personalismo differenziato e quello dell’impersonalismo non differenziato, risulterà percettibile in misura preminen­te l’aspetto personale, mentre l’aspetto impersonale non può essere percepito a causa della sua natura non differenziata. L’aspetto personale della Verità Assoluta è quindi predominante. L’Uno, la Verità Assoluta, si manifesta eternamente in quattro aspetti: la Sua forma originale trascendentale, la Sua potenza esterna e onnipervadente, gli esseri viventi e come fonte originale di ogni esistenza.

Il verso che inizia con ceto-darpana-marjanam descrive la natura trascendentale e originale della jiva. La jiva è parte integrante, ma infinitesimale della Suprema Verità Assoluta. La sua natura trascen­dentale è caratterizzata da ego puro, anima pura e forma pura. Tale natura, tuttavia, rimane condizzionata dall’ignoranza non appena la jiva si allontana da Dio e prende in considerazione l’eventualità di godere dell’energia materiale. Perciò l’anima è stata paragonata ad uno specchio: proprio come non è possibile osservare il proprio viso su uno specchio ricoperto di polvere, così non è possibile osservare il nostro vero volto sullo specchio della coscienza quando essa è ricoperta dalla polvere dell’ignoranza. Iniziando a compiere il canto e l’ascolto del Maha Mantra Hare Krsna sotto il diretto controllo della Sua potenza di piacere spirituale (hladini), la contaminazione materiale e l’ignoranza vengono completamente sradicati. In tal modo la coscienza pura della jiva, che è una funzione del suo puro ego, può manifestarsi e la jiva sarà in grado di vedere con assoluta chiarezza i cinque principi fondamentali dell’esisten­za riflessi sullo specchio del suo puro ego: il Creatore Supremo, la jiva, prakrti (natura), kala (tempo) e karma (azione e reazione). Il riflesso della propria identità originale potrà essere così osservato sullo specchio della sua pura coscienza senza alcuna distorsione.

A quale stadio evolutivo della coscienza corrisponde l’acquisizione della pura iden­tità spirituale (sva-dharma) da parte di una persona che ha raggiunto il livello della pura devozione? Sri Caitanya Mahaprabhu risponde affermando, vidya-vadhu jivanam, “la vita di ogni conoscenza trascen­dentale”. La sakti del Signore Supremo si presenta in due aspetti: vidya, o conoscenza, e avidya, o ignoranza. La svarupa-sakti di Sri Krsna, o la potenza interna spirituale, è detta vidya, mentre la Sua potenza esterna, maha-maya, è detta avidya. Ed è quest’ultima ad essere incaricata della creazione materiale e che ricopre la svarupa dell’anima. Non appena i primi raggi della pura devozione appaiono infine sull’orizzonte del cuore, il sadhaka che segue sinceramente il metodo del canto e dell’ascolto vedrà la potenza dell’avidya eclissarsi grazie all’intercessione di bhakti-devi, la dea del puro servizio di devozione, la quale sradica ogni desiderio materiale indesiderato. Infondendo la conoscenza spirituale nell’anima, Ella distrugge le coperture grossolane e sottili della jiva, permettendole di manifestare contemporaneamente la propria forma spirituale originale. Ciò dimostra che il nome di Krsna il Maha Mantra è la vita stessa della conoscenza trascendentale, vidya-vadhu jivanam.

Quando il corpo grossolano e sottile delle anime spirituali viene completamente distrutto, la jiva si trova nuovamente situata nella sua purezza originale. Sebbene la jiva sia anu, infinitesimale, la felicità che le è propria non è così ridotta. Per risolvere questo equivoco, Sri Caitanya Mahaprabhu aggiunge: anandambudhi-vardhanam, “un oceano di felicità in continua espansione”. In altre parole, il Maha Mantra espande senza fine la felicità spirituale inerente all’anima, la quale può così stabilirsi in uno dei sentimenti spirituali: dasya, sakhya, vatsalya o madhurya (servizio, amicizia, affetto parentale e amore coniugale). Situata nel suo eterno sentimento spirituale, la jiva inizia ad assaporare nettare, illimitatamente, ad ogni passo della sua relazione trascendentale e dei suoi scambi di emozioni d’amore con il Signore Supremo. L’affascinante bellezza, le qualità divine e i divertimenti sublimi del Signore Supremo Sri Krsna sono eterni ed infinitamente estatici.

La Sri Caitanya Caritamrta afferma (Antya-lila, 20.11-13):
“Col semplice canto del Maha Mantra Hare Krsna ci si può liberare da tutte le abitudini indesiderabili. Questo è il metodo per evocare ogni buona fortuna e dare inizio al flusso delle onde d’amore per Krsna.

Il Caitanya Bhagavata (Madhya 23.76-77) afferma:

hare krsna hare krsna krsna krsna hare hare
hare rama hare rama rama rama hare hare
prabhu kahe – kahilan ei mahamantra
iha japa giya sabe kariya nirbandha
iha haite sarba-siddhi haibe sabara
sarva-ksana bala’ithe bidhi nahi ara

“Sri Caitanya Mahaprabhu disse: “Ora vi do questo maha-mantra: Hare Krsna, Hare Krsna, Krsna Krsna, Hare Hare, Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare. Cantatelo con sincero entusiasmo. Attraverso il canto di questo mantra, otterrete tutte le perfezioni della vita; perciò continuate a cantarlo incessantemente, poichè non vi sono rigide regole per il canto del maha-mantra”.

Verso 2
namnam akari bahudha nija-sarva-saktis
tatrarpita niyamitah smarane na kalah
etadrsi tava krpa bhagavan mamapi
durdaivam idrsam ihajani nanuraga

O MIO SIGNORE, O SUPREMA PERSONALITA’ DI DIO, nel Tuo santo nome è racchiusa ogni fortuna per l’essere individuale, e per questa ragione Tu hai molti nomi, come Krsna e Govinda, attraverso i quali Ti espandi personalmente. Tu hai investito questi nomi di tutte le Tue potenze, e per ricordarli non ci sono rigide e difficili regole. Mio caro Signore, benchè Tu abbia elargito tale misericordia sulle anime cadute condizionate insegnando loro generosamente i Tuoi santi nomi, Io sono così sfortunato che canto il Tuo santo nome in modo offensivo, perciò non provo alcuna attrazione per questo canto.

Il canto del santo nome di Sri Krsna si presenta in quattro aspetti: il nome, la forma, la qualità e i divertimenti. II santo nome di Sri Krsna è il seme di ogni gioia, poichè il santo nome e Colui che possiede il nome non sono differenti. Il canto del santo nome rappresenta, sotto ogni aspetto, il più grande beneficio per tutti gli esseri viventi. Ed è per questo che, Sri Krsna Caitanya, rivela gli attributi eccezionali del santo nome. Sri Caitanya Mahaprabhu prega così per invocare in ognuno di noi la fede sincera nel santo nome: “O Signore! O Personalità più Munifica di Dio! Essendo compassionevole verso la con­dizione miserevole delle anime di questo mondo, Tu hai scelto di manifestare il Tuo santo nome, che non è differente dalla Tua Persona.

“Tu hai investito di tutte le Tue potenze spirituali e di tutte le qualità trascendentali, e al massimo grado, il Tuo santo nome, un fatto con­fermato da innumerevoli citazioni dei Veda.
Il santo nome è dotato di potenze spirituali illimitate. Il compimento del karma, del jnana e dello yoga è sempre legato da specifiche regole e restrizioni, e dai fattori del tempo, del luogo e delle circostanze. Tali considerazioni non si applicano invece nel canto e nel ricordo del nome del Signore, e ciò dimostra la straordinaria misericordia del Signore.

Il fatto di non riuscire a sviluppare nemmeno una goccia di attrazione per il santo nome, deve essere sicuramente motivo di serio e grave rincrescimento. Il termine durdaiva, o sfortuna, è sinonimo di offese al santo nome, o namaparadha.

Nel canto del santo nome vi sono dieci offese:

1 ) Criticare e trovare difetti nei devoti o nei sadhu è una grave offesa nei confronti del santo nome.
2) Coloro che cercano di analizzare argomenti trascendentali ser­vendosi dell’intelligenza materiale concludono, a torto, che il nome, la forma, le qualità e i divertimenti di Sri Visnu sono differenti dal Signore stesso, e cercano di imporre o addossare caratteristiche o concetti materiali nell’ambito di argomenti spirituali, o ritengono erroneamente che gli esseri celesti come Siva, Brahma, ecc. siano situati allo stesso livello della Persona Suprema. Il loro canto è offensivo.
3) Considerare il guru, che è realizzato spiritualmente e ha raggiunto la perfezione nel canto del santo nome, come un essere ordinario, e quindi non seguire le sue istruzioni e mancargli di rispetto.
4) Criticare e trovare errori nelle scritture vediche e nei supplementi ai Veda, come i Purana.
5) Considerare immaginarie o esagerate le glorie del santo nome.
6) Considerare il santo nome un’invenzione o una speculazione.
7) Colui che commette attività peccaminose contando sul canto del santo nome per neutralizzarne le conseguenze non potrà mai essere esonerato da questa offesa.
8) Soltanto una persona situata nell’illusione potrà pensare che le attività rituali mondane, come fare la carità, digiunare, osservare voti, dedicarsi alla rinuncia, all’austerità, ecc. siano situate sullo stesso piano dell’attività trascendentale del canto del santo nome.
9) E’ un’offesa anche parlare delle glorie del santo nome a coloro che non hanno fede e sono ostili all’ascolto del santo nome.
10) Se, dopo aver ascoltato le meravigliose qualità del santo nome, si mantengono ancora attaccamenti materiali, ciò significa che non si è ancora sviluppato attrazione o interesse per il canto.

E’ imperativo evitare queste dieci offese, o namaparadha, nel corso del canto. Colui che s’impegna nel canto non dovrebbe mai cercare di neutralizzare i propri peccati o di acquisire i meriti degli atti pii mediante attività rituali; ciò si spiega con il fatto che in un certo senso, il devoto non ha più il diritto di compiere tali azioni, che d’altronde hanno perso per lui ogni valore e significato. Se un devoto, per cause accidentali, commette namaparadha, allora con il cuore angustiato e sinceramente dispiaciuto dovrebbe rendersi costantemente disponibile al canto, poichè questo è l’unico rimedio in grado di sradicare le offese commesse e di proteggerlo dal pericolo di commetterne altre. Perciò il canto è il migliore rifugio per tutti, poichè rimuove alla radice il desiderio di commettere namaparadha, e consente di elevarsi al più alto livello di krsna prema.

Verso Tre
trnad api sunicena taror iva sahisnuna
amanina manadena kirtaniyah sada harih

CHI SI CONSIDERA INFERIORE ALL’ERBA, chi è più tollerante di un albero e non si aspetta onori personali, ma è sempre pronto a offrire ogni rispetto agli altri, può cantare molto facilmente, e senza interruzione, il santo nome del Signore.

Il devoto che canta il santo nome senza offese si orna di quattro qualità molto particolari: una naturale umiltà e gentilezza generati dal completo distacco dalla materia; una compassione pura, libera dall’invidia; un cuore immacolato, libero dal falso prestigio mondano; e un’at­titudine rispettosa verso ogni entità vivente.

Quando il santo nome, si manifesta nel cuore del devoto, questi viene indotto a rifiutare tutto ciò che possa avere qualche attinenza con la mondanità, ed inizia a pensare: Non ho alcun bisogno della vita materiale! Per il fatto di essermi estraniato dal Signore, mi ritrovo legato alla ruota della nascita e della morte ripetute, soffrendo indicibili miserie. Ma ora, per la grazia del Guru e di tutti i Vaisnava, ho realizzato che soltanto mediante il servizio di devozione al Signore Supremo posso trovare sollievo da questo dilemma e ritornare così alla mia posizione originale, naturale ed eterna nella mia identità spirituale, che conduce all’amore per Dio. Per questa ragione, fino a quando non sarò libero dalle catene della schiavitù materiale per la grazia del Signore, mi limiterò ad utilizzare una quantità di materia strettamente necessaria a mantenere l’anima e il corpo insieme.

La Caitanya-caritamrta (Antya-lila, 20.22­26) afferma:
“Queste sono le caratteristiche di colui che canta il maha-mantra Hare Krsna. Benchè sia molto elevato, si considera inferiore all’erba che spunta dal terreno e, come un albero, tollera ogni cosa in due modi. Quando un albero viene abbattuto, non protesta, e anche quando muore per l’arsura non chiede acqua a nessuno. L’albero distribuisce i suoi fiori, i suoi frutti e tutto ciò che possiede a qualsiasi persona. Tollera il calore torrido e i torrenti di pioggia, eppure dà sempre rifugio agli altri. Il vaisnava è libero dall’orgoglio e offre a tutti il suo rispetto, sapendo che Krsna è presente nel cuore di ognuno. Chi canta il santo nome di Sri Krsna in questo modo risveglierà certamente il suo amore latente per i piedi di loto di Krsna”.

Verso 4
na dhanam na janam na sundarim
kavitam va jagadisa kamaye
mama janmani janmanisvare
bhavatad bhaktir ahaituki tvayi

O SIGNORE DELL’UNIVERSO, NON DESIDERO ricchezze materiali, seguaci materialisti, una bella moglie o il frutto delle attività interessate descritte con un linguaggio fiorito. Tutto ciò che desidero, vita dopo vita, è di servirTi disinteres­satamente, con amore e devozione.

E’ di fondamentale importanza tener presente che sin dall’inizio il sadhaka sincero ascolti attentamente il canto del santo nome dal suo guru, e che successivamente lui stesso canti il santo nome libero da ogni forma di namaparadha. Il processo del canto garantisce che le quattro qualità descritte nello sloka precedente possano sbocciare gradualmente nel suo cuore. Al contrario, l’identità spirituale originale del sadhaka non potrà manifestarsi qualora il suo attaccamento per il piacere sensuale non ven­ga troncato; in tal modo la bhakti, che rappresenta la fragranza intrinseca della potenza hladini del Signore, non potrà essere trasformata in bhava, o sentimento spirituale d’amore.

Le istruzioni di questo sloka hanno lo scopo di dissipare proprio questa ombra della bhakti: “O Signore, non sono alla ricerca di ricchezze (dhanam), seguaci (janam) o versi meravigliosi (sundarim kavitam)”. Qui dhanam si riferisce ai benefici degli atti pii ottenuti seguendo strettamente la via del varnasrama-dharma e le conseguenti attività del karma-kanda. Esso fa riferimento inoltre agli oggetti necessari a soddisfare i propri desideri sensuali in questa vita, e allo sforzo di assicurare ulteriormente il lusso e la sensualità nella prossima vita con una nascita nei pianeti celesti. Janam si riferisce alla moglie, figli, servitori, subordinati, amici e parenti.

Verso 5
ayi nanda-tanuja kinkaram
patitam mam visame bhavambudhau
krpaya tava pada pankaja­sthita-
dhuli-sadrsam vicintaya

O MIO SIGNORE, KRSNA, figlio di Maharaja Nanda, lo sono il Tuo eterno servitore, ma a causa delle Mie attività egoistiche sono caduto in quest’orribile oceano d’ignoranza. Ora, Ti prego, concediMi la Tua misericordia incondiziona­ta. ConsideraMi un granello di polvere ai Tuoi piedi di loto.

Qual’è la validità, per un sadaka che ha preso rifugio nel santo nome, di discutere a riguardo delle miserie della vita materiale che egli dovrà affrontare? Per risolvere questo dubbio, Sri Caitanya Mahaprabhu ha composto questo sloka, la cui essenza si esprime nel modo seguente:
“O Signore Krsna, o figlio di Nanda Maharaja, lo sono il Tuo eterno servitore, ma, per effetto delle mie attività passate, mi trovo ora caduto in questo terribile oceano dell’esistenza materiale. Lussuria, avidità, collera, invidia, ecc. sono i miei avversari, che mi aspettano al varco nelle acque come enormi pesci pronti a divorarmi. Le onde turbolente di vane spe­ranze e di inutili ansietà mi fanno sballottare di qua e di là, rendendo miserabile la mia vita. Sferzanti burrasche di cattive associazioni non fanno che aumentare ancora di più questa sofferenza. Perciò, in una simile condizione, non vedo altri che Te come mio soccorritore. Talvolta si vedono mucchi di alghe che galleggiano sulle acque – sono le erbacce di karma, jnana, yoga, austerità, ecc. E’ mai stato possibile per chiunque attraversare il possente oceano con l’aiuto di simili relitti meschini? Nel tentativo di attraversare quest’oceano, alcuni hanno cercato di aggrapparsi a tali erbacce, ma, sfortunatamente, ogni cosa, compresa la persona, affonda come un peso morto. In realtà posso vedere che, all’infuori della Tua illimitata misericordia, non c’è altra possibilità di salvezza.

Verso 6
nayanam galad-asru-dharaya
vadanam gadgada-ruddhaya-gira
pulakair nicitam vapuh kada
tava nama-grahane bhavisyati

MIO CARO SIGNORE, quando i Miei occhi si orneranno di, un flusso incessante di lacrime recitando il Tuo santo nome? Quando la Mia voce si spezzerà e i peli sul mio corpo si rizzeranno per la gioia trascendentale al canto del Tuo santo nome?

I cinque sloka precedenti hanno esaminato i seguenti argomenti: La vita spirituale comincia con sraddha, o fede sincera, seguita da sadhu-­sanga, compagnia delle persone sante, il processo del servizio devozionale in nove aspetti che inizia con l’ascolto, il canto, il ricordo e così via. L’argomento seguente è la scienza della realizzazione spirituale, che distrugge l’ignoranza e tutti gli ostacoli indesiderati. In seguito, sono stati delineati anche nistha (determinazione), ruci (gusto), asakti (attaccamento) e bhava (emozioni spirituali). E’ stato quindi illustrato in che modo, con l’ausilio della pura bhakti, essenza della hladini-sakti del Signore, l’essere vivente può riacquistare con un proces­so graduale la sua svarupa, o forma spirituale originale. Nel momento in cui la jiva raggiunge lo stadio di bhava, il puro servizio devozionale ha raggiunto il suo apice, poichè si è tramutato in un servizio continuo e inin­terrotto. Bhava è noto anche come rati, o attrazione, e viene descritto come il germoglio che successivamente sboccia nella piena fioritura della prema-bhakti, o pura devozione d’amore. Tra i nove aspetti del servizio di devozione, la cui pratica ha avuto inizio nello stadio di sadhana-bhakti, è il canto del nome di Krsna che si intensifica particolarmente nello stadio di bhava.

Sri Caitanya Mahaprabhu prega: “O Krsna, O figlio di Maharaja Nanda, quando i Miei occhi saranno decorati con lacrime d’amore al canto del Tuo santo nome? Quando la Mia voce si spezzerà con emozioni estatiche? Quando sarò sopraffatto da tremiti e i peli in tutto il mio corpo si rizzeranno? O Signore, sii misericordioso, e fa in modo che questi sintomi di estasi possano decorare il Mio corpo al canto dei Tuoi nomi!”

Verso 7
yugayitam nimesena
caksusa pravrsayitam
sunyayitam jagat sarvam
govinda-virahena me

MIO SIGNORE GOVINDA, anche un solo momento in Tua assenza sembra durare un’eternità. Le lacrime scorrono dai Miei occhi come torrenti di pioggia e tutto il mondo Mi sembra vuoto.

Quando rati-bhakti raggiunge lo stadio di sthayi-bhava, o il livello delle emozioni spirituali costanti, mescolandosi con gli altri quattro bhava – vibhava, anubhava, sattvika e vyabhicari – si trasforma in bhaki-rasa, o il dolce sentimento del servizio devozionale. A questo stadio, i sintomi di anubhava e sattvika-bhava trovano la loro piena espressione. Nella descrizione di prema, Srila Rupa Gosvami scrive nel Bhakti-rasamrta­sindhu:
“Lo stadio di bhava-bhakti che, sin dal suo primo apparire, turba il cuore così tanto da scioglierlo e trasformarlo in un sublime balsamo d’amore, consente di raggiungere molto facilmente i più alti sentimenti di felicità divina, e genera un intenso desiderio di avvicinarsi a Krsna. Le anime perfette definiscono prema questa estasi travolgente”.
Da questa, affermazione risulta evidente che intensa attrazione, pro­fondo affetto e dedizione spontanea per Sri Krsna sono sinonimi di prema, amore per Dio.

La relazione tra visaya, o l’oggetto d’amore (Krsna) e asraya, o la di­mora di tale amore (il devoto), viene scambiata attraverso cinque princi­pali rasa, o sentimenti, ovvero neutrale, di servizio, di amicizia, di affetto parentale e amorosa. Tra questi principali rasa, quello amoroso, o madhurya­rasa, occupa la posizione più eccellente. Man mano che madhurya-rasa aumenta d’intensità, manifesta, uno dopo l’altro, differenti aspetti e meraviglie dell’amore divino.

In questo sloka, Sri Caitanya Mahaprabhu ci ha dato molto succintamente, come l’oceano racchiuso in una bottiglia, un prospetto dell’elaborata dissertazione sulle differenti gradazioni delle più sublimi relazioni d’amore con il Signore Supremo.

Nella Caitanya-caritamrta (Antya-lila, 20.40-41) Sri Caitanya a Mahaprabhu dice:
“In questo stato ansioso le giornate sembrano senza fine, e un secon­do sembra un’eternità. I Miei occhi, che versano lacrime incessanti, sono simili a nuvole nella stagione delle piogge. Per l’assenza di Govinda i tre mondi sono vuoti e desolati, e Mi sento come se bruciassi nel fuoco”.

Verso Otto
aslisya va pada-ratam pinastu mam
adarsanam marma-hatam karotu va
yatha tatha va vidadhatu lampato
mat prana-nathas tu sa eva naparah

POSSA KRSNA STRINGERE A SE’ questa Sua servitrice che si è gettata ai Suoi piedi di loto. Può calpestarMi o spezzarMi il cuore sottraendoSi alla Mia vista. In fin dei conti è un dissoluto, e può fare tutto ciò che vuole, eppure resta sempre il Signore adorato del Mio cuore.

Questo ultimo sloka descrive il livello di coscienza che la jiva può sviluppare quando raggiunge la sublime piattaforma di krsna prema. “Io non conosco nessun altro all’infuori di Krsna ed Egli rimarrà il mio Signore sia che mi avvolga nel suo possente abbraccio o mi spezzi il cuore non apparendo mai davanti a me. Egli è totalmente libero di agire come vuole, ma rimarrà per sempre, incondizionatamente, l’adorabile Signore della mia vita”.

La conclusione è che allo stadio di prema, Krsna diventa la vita, l’anima, e il più grande tesoro del devoto. A questo livello i sublimi scam­bi di amore tra il devoto e il Signore, grazie alla reciproca attrazione, giungono in piena fioritura.

da sabdadarsana.blogspot.it

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *