Il grande “inganno-affare” dei virus

pubblicato in: AltroBlog 0
Il grande “inganno-affare” dei virus

10 gennaio 2018

I virus non sono esseri viventi, come possono allora causare malattie? Nell’immaginario collettivo,
il virus è una microscopica forma di vita in grado di infettare altre cellule, e vivere come
parassita fino alla distruzione dell’ospite. Ciò deriva dalle prime teorie di Pasteur.

Ai virus vengono attribuiti comportamenti quali “iniettarsi”, “incubare”, “essere in latenza”,
“invadere”, avere uno “stadio attivo”, “impadronirsi”, “riattivarsi”, “mascherarsi”, “infettare”,
“assediare” ed essere “devastanti” e “mortali”. Tutte azioni che possono essere commesse da un
organismo vivente.

Tuttavia, i virologi ammettono che i virus, pur avendo natura peculiarmente organica, non possiedono
metabolismo, non possono essere replicati in laboratorio e non possiedono in generale alcuna
caratteristica degli esseri viventi e, in realtà, non sono mai stati osservati vivi. I virus
contengono acido nucleico e proteine, ma non possono essere considerati vivi, perché mancano dei
prerequisiti fondamentali, e cioè dei meccanismi di controllo metabolico (che perfino i batteri meno
evoluti possiedono).

Secondo i testi di virologia e microbiologia, i virus presentano le seguenti caratteristiche, che
sono incompatibili con la vita:

1) Non possiedono metabolismo. Non possono elaborare il cibo o il nutrimento e dunque non possiedono
strumenti per formare energia. Sono solo un contenitore, o schema di informazioni, come lo sono i
genomi.
2) Non possiedono alcun tipo di capacità di movimento. Non hanno un sistema nervoso, né un apparato
sensorio, né un’intelligenza che possa in qualche modo coordinare movimenti o “invasioni del corpo”
di qualsiasi natura.
3) Non possono replicarsi: essi dipenderebbero interamente dalla “riproduzione obbligata”, vale a
dire la riproduzione attraverso un organismo ospite, cosa assolutamente inaudita in ogni altro campo
della biologia.

I “virus vivi” sono sempre morti: il termine “virus vivo” indica semplicemente quei virus creati
dalla coltura di tessuti viventi in vitro (cioè in laboratorio), dai quali si possono ottenere
trilioni di virus. Ma proprio qui sta il punto: anche se alcune colture da laboratorio vengono
tenute vive, nel corso del processo si verifica un massiccio ricambio cellulare ed è dalle cellule
morenti che vengono ottenuti i “virus”. Essi sono comunque morti o inattivi: non sono altro che
molecole di DNA e proteine. Poiché dunque i “virus” non sono vivi, essi non possono agire in nessuno
dei modi che vengono loro attribuiti dalle autorità mediche.

– Ma allora cosa sono i virus?

Quando una cellula muore, essa viene disintegrata dai lisosomi, potenti enzimi intracellulari che
frammentano i componenti cellulari in particelle ultra-minute, affinché il corpo possa prontamente
riciclarle o espellerle come scarti.

Ogni giorno, a seconda del nostro livello di tossicità, muore un numero di cellule comprese fra 300
milioni e oltre mezzo trilione di cellule; ognuna di esse contiene in media dai 5.000 ai 20.000
mitocondri. Quando le cellule muoiono esse vengono autodistrutte dai loro stessi lisosomi, ma i
nuclei e i genomi dei mitocondri sono protetti assai meglio rispetto ad altri organelli, perciò
spesso non si decompongono completamente.

Ed è qui che la spiegazione diventa interessante. Secondo il Guyton’s Textbook of Medical
Physiology, un virus può definirsi come una parte minuta di materiale genetico (detto genoma) le cui
dimensioni equivalgono a circa un miliardesimo di quelle della cellula. Il genoma è circondato da
una protettura detta capside, che è di solito una guaina proteica a doppi lipidi ed è composta di
due membrane (quasi identiche alla membrana cellulare) che, per inciso, rappresentano l’ossatura
stessa del nucleo mitocondriale. Questa descrizione di un “virus” è virtualmente identica a quella
di ciò che resta dei genomi dei mitocondri cellulari.

Le fotografie dei presunti virus che “si iniettano” all’interno della cellula, mostrano in realtà la
cellula che letteralmente inghiotte il virus. Si forma allora un’incavatura, e il materiale organico
viene circondato dalla sostanza cellulare che poi si richiude, formando uno “stomaco” improvvisato,
in cui il virus scompare. Lo “stomaco” si riempie allora di potenti enzimi lisosomici che
digeriscono il materiale organico, frammentandolo in amminoacidi o acidi grassi per il riciclaggio o
l’eliminazione: questo è un normale processo della fisiologia cellulare nota come fagocitosi.

I “virus” non sono microrganismi, ma semplici frammenti senza vita di materiale mitocondriale.

I virus non sono altro che materiale organico inerte, completamente privo di qualsiasi
caratteristica di vita e che nessuno ha mai visto in azione.
Per questo motivo i virus non possono provocare malattie. Attribuire ai virus una qualsiasi
attività, è più o meno come attribuire delle azioni alla testa decapitata di un cadavere!

Dunque cosa causa l’influenza, il raffreddore, e le altre malattie “virali”? Quando il corpo genera
o assume più scorie di quanto sia in grado di espellere con le operazioni di norma, genera un
processo per massimizzare questa disintossicazione. E’ cioè il nostro corpo a generare la malattia
nel tentativo di espellere le scorie.

Gli esseri umani sono sempre “infetti” di “virus” e batteri, poiché essi sono presenti nel nostro
corpo in qualsiasi momento. Solo quando le scorie superano una soglia critica, inizia la malattia.

– Il contagio, nelle modalità in cui lo immaginiamo, è un illusione

La gente pensa che specifiche entità patogene, aggressive e maligne, siano in grado di passare da un
ospite all’altro. Il “contagio” è uno dei miti della medicina, poiché le scorie tossiche non possono
essere trasmesse da un corpo all’altro attraverso il normale contatto. Nessuno può passare ad altri
la sua malattia, non più di quanto possa trasmettere la propria salute. Qualcosa di simile al
contagio, sembra avvenire quando una persona in condizioni gravemente tossemiche, viene messa a
contatto con un’altra che si trovi in una situazione similare, attivando in questo modo una crisi
risanante.

Lo scambio di materiale batterico attiva, affretta o sollecita il processo di malattia in coloro che
sono già tossemici. Ma per coloro che non lo sono, il contagio non funziona e non può verificarsi,
finché il corpo si mantiene puro, poiché è la contaminazione del sistema che prepara l’organismo per
le “epidemie”, a causa della nostra incapacità di mantenere fluidi e tessuti corporei puliti e non
inquinati.

In medicina si crede infatti che un’epidemia risulti “contagiosa” solo se l’individuo è
“predisposto”. Questa affermazione medica è in realtà un’ammissione che non sono i germi a provocare
le malattie. Se così fosse, chiunque venisse esposto ad essi si ammalerebbe della stessa malattia.

Una persona “predisposta” è una persona che possiede un alto livello di tossicità dell’organismo,
insieme alla vitalità sufficiente a condurre il processo di malattia/purificazione. Tali individui
possono ammalarsi in qualsiasi momento, che vengano o meno esposti al “contagio”.

Prendiamo come esempio i raffreddori. Come mai i bambini prendono fino a otto raffreddori all’anno,
mentre i genitori molti di meno? Come mai le persone che si trovano isolate negli osservatori al
Polo Nord o Sud “si prendono” lo stesso il raffreddore durante la loro permanenza? Come mai negli
anni 1965-67 i laboratori del National Institute of Health di Bethesda, nel Maryland, condussero
sperimentazioni sulle influenze che non mostrarono alcuna prova che esse fossero dovute a contagio?

Ad alcuni volontari vennero iniettati ogni giorno i presunti “virus” dell’influenza, prelevati a
coloro che ne soffrivano, ma nessuno di essi si ammalò. Ci furono più casi di influenza nel gruppo
di controllo. Contemporaneamente, subito dopo la tradizionale Festa del Ringraziamento, il numero di
ammalati in entrambi i gruppi ebbe un picco improvviso, come è lecito aspettarsi quando vengono
consumati cibi e bevande eccessive, durante una festività.

In Giappone, prostitute “infettate” hanno avuto relazioni sessuali con molti militari senza che
nessuno di essi contraesse la malattia. Allo stesso modo molti individui presentano “infezioni”
nella zona genitale senza mai aver avuto contatti con nessuno (ad esempio nei casi che riguardano i
bambini). Il concetto di “contagio” è medicamente indimostrato, nonostante le apparenze del
contrario.

– Sopprimere la malattia senza eliminare le cause, non risolve il problema

Poiché la malattia è il processo tramite il quale il corpo espelle scorie, sopprimerla senza
eliminare le cause non risolve nulla. Alla luce di questi fatti, è assurdo utilizzare un farmaco per
uccidere virus e batteri: i farmaci uccidono una grande quantità di batteri con cui viviamo in
simbiosi (non i virus, che sono già morti), e sono altrettanto dannosi ad ogni altra forma di vita
metabolica, cellule umane incluse.

L’utilizzo di farmaci ostacola gli sforzi di detossificazione che il corpo conduce, rappresentando
per il sistema un ulteriore problema, oltre alle sostanze nocive che il corpo va espellendo
attraverso il processo di malattia. Eliminare le nuove sostanze dannose che vengono ingerite, assume
la precedenza sull’eliminazione di quelle che stanno alla base della crisi risanante,
interrompendola momentaneamente. E’ in questo modo che i farmaci “funzionano”.

– Ridurre la tossicità dell’organismo

L’unico metodo utile per prevenire le cosiddette “malattie virali”, sta quindi nel ridurre la
tossicità dell’organismo. La tossicità dipende soprattutto dallo stile di vita e dall’alimentazione.
L’alimentazione (oltre al fumo e altre sostanze dannose) è la prima causa di tossicità e quindi di
malattia. Gli unici metodi di cura sono il riposo e pratiche che favoriscano l’eliminazione delle
scorie, lasciando libera la malattia di fare il suo corso.

Un’alimentazione naturale limita drasticamente la quantità di scorie nel nostro organismo,
eliminando completamente ogni forma di influenza o limitandola in forme lievi. Considerando la
febbre per quello che è, ovvero come una geniale risposta del nostro organismo a una situazione di
pericolo, essa non va combattuta, ma anzi analizzata e controllata facendo si che svolga il proprio
compito nel modo migliore.

Se avete un corpo sano… non preoccupatevi del prossimo che vi starnutirà addosso!

Rivisto da fisicaquantistica.it

rivoluzionealimentare.altervista.org

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *