Il Gayatri Mantra – Raimon Panikkar

pubblicato in: AltroBlog 0

Il Gayatri Mantra

di Raimon Panikkar

Aum Bhur Bhuvah Svah
Tat Savitur Varenyam
Bhargo Devasya Dhimahi
Dhiyo Yo Nah Prachodayat

Il Gayatri Mantra
Il Gayatri é una preghiera rivolta all’ Intelligenza Universale. Il suo scopo é quello di accendere
il potere del discernimento per permettere all’uomo di analizzarsi e di rendersi conto della sua
natura divina. É conservata come reliquia nei “Veda”, le più antiche scritture dell’uomo. “Veda”
significa infatti conoscenza, e la Preghiera alimenta ed aguzza la capacità di accrescimento della
conoscenza. In realtà le quattro “Mahavakyas”, o concetti base racchiusi nei “Quattro Veda”, sono
impliciti in questo Gayatri Mantra.

Agisce come un talismano protettore per coloro che la pronunciano con continuità. Sai Baba ha
affermato che questa preghiera é adatta a qualsiasi credo, perché essa dal Glorioso Potere che
pervade il Sole ed i Tre Mondi (Fisico-Eterico-Causale) invoca la crescita, il risveglio ed il
rinvigorimento dell’ Intelligenza.Il Gayatri Mantra é sinonimo del Divino, é lo stesso suono di Dio,
esso permea tutto il Cosmo manifesto. É la Base, la Realtà che trascende l’Universo soggetto a
conoscenza e a sperimentazione.Il termine “Gayatri” proviene da GAYAntam TRIyate iti, che significa:
“Ciò che preserva, protegge o salva dalla corruttibilità, colui che lo recita”.

GAYA vuol dire Essere e insegna la Verità, il principio della vita.Occorre infatti accostarsi a
questo mantra con dovuta umiltà , reverenza,fede ed amore.La Gayatri ha anche tre nomi: Gayatri,
Savitri e Saraswati. Gayatri rappresenta i sensi, Savitri é l’energia vitale o prana, ed é il
simbolo della verità. Saraswati é la dea del linguaggio e dell’insegnamento, il simbolo della
chiarezza intellettuale.Questi tre aspetti sono presenti in ciascun uomo e simboleggiano la purezza
di pensieri, parole ed azioni, che ogni aspirante deve raggiungere sul sentiero della realizzazione
spirituale. Come si può raggiungere la visione di queste tre divinità nella preghiera? Sai Baba ha
spiegato più volte che il Gayatri Mantra si divide in tre parti: descrizione, meditazione e
preghiera.

Nella prima parte

Om Bhur Bhuvah Suvah

il Divino viene descritto nella Gloria della Luce che illumina i tre Mondi o Regioni dell’
esperienza: Terra, Aria e Cielo.

Nella seconda parte:

Tat Savitur Varenyam Bhargo Devasya Dhimahi

si medita invece sullo Splendore e la Grazia che fluisce da quella Luce: la parola Dhimahi significa
infatti meditazione, e qui rappresenta l’elemento chiave.

La terza parte:

Dhiyo Yo Nah Prachodayat

é una preghiera per ottenere la visione del Divino nella Sua effulgenza e magnificenza, attraverso
il risveglio della coscienza e dell’intelligenza che pervade tutto l’universo.
Con l’unione di questi tre aspetti, ogni devoto realizzerà uno stato di purezza e di coerenza nella
vita quotidiana, e si definirà rinato.

Quando si insegna a recitare infatti questo Mantra, la persona interessata viene denominata “Dvya”,
due volte nato. Chi lo recita si trasforma in un saggio.
Sai Baba ha detto: “Gli occidentali hanno studiato le vibrazioni prodotte dalla Gayatri ed hanno
trovato che quando essa é recitata con esattezza, come é scritto nei Veda, la luminosità viene
emessa in forma circolare.”. La Gayatri é sinonimo di Verità. Le scritture dicono: “La Veritá é Dio,
come la Saggezza é Dio. Esse sono entrambe presenti ovunque, trascendendo il concetto di spazio e di
tempo”.

Perciò quando cercate Dio e volete vederLo, dovreste guardare dentro di voi. Egli non é in un luogo
lontano, ma nel vostro cuore.

La Gayatri é perciò Hridaya (cuore), l’abitante del cuore dove Daya significa compassione. Aprite
dunque il vostro cuore, recitate il mantra quotidianamente e la vostra vita sarà un successo;come il
tronco regge l’albero, così la Gayatri sostiene l’ordinamento umano e senza di Essa l’Albero della
Vita sarebbe senza vitalità.

Bisogna prelevare energia solare per consolidare la visione interiore dell’uomo che é la forza
dell’Anima latente nell’uomo stesso.
Quando si rinvigorisce questa forza dell’anima, l’intelletto, i sensi e le emozioni vengono attivati
e guidati verso direzioni fruttuose.
Può l’oscurità indurre in confusione la mente o nascondere la Verità se splende il Sole? Portá avere
il sopravvento il dolore o l’ignoranza mettere disordine, o l’egoismo accecare, quando la Divinità
che splende come il Sole vi benedice con la Sua luce?

Affidatevi alla Gayatri per raccogliere la fulgida luce del Sole, in modo che essa possa inondare il
proprio intelletto; la Gayatri é un tesoro che vi guida lungo il cammino della vita. Non
dimenticatela mai! Potreste trascurare od ignorare le altre preghiere e gli altri mantra, ma
ricordatevi di recitare la Gayatri almeno due volte al giorno. Essa vi proteggerà da qualsiasi male,
dovunque voi siate:in macchina, in treno, in aereo o in strada. La Gayatri é Annapurna, la Madre, la
Shakti (l’ Energia) che anima ogni cosa.Quando viene recitata l’effulgenza di Dio scende su di voi
ad illuminare i vostri intelletti ed a guidarvi sul sentiero. Perciò non trascuratela!”.
Essa é anche un’ invocazione che si rivolge alla Madre Divina.

O Madre Divina
il nostro cuore é coperto di tenebre
Ti preghiamo
allontana da noi questa oscurità
ed accendi la Luce dentro di noi.

Di solito la Gayatri si recita all’alba, a mezzogiorno ed al tramonto. Ma essendo Dio oltre la
temporalità, possiamo recitare il Mantra in qualsiasi ora e ovunque. Sai Baba ci esorta a recitarlo
la sera prima di andare a dormire e la mattina quando ci svegliamo, ma anche mentre facciamo il
bagno: così che, mentre l’acqua ci purifica il corpo, il Mantra purifica la nostra mente.

Testo:

Om. Bhur Bhuvah swah;
Om tat savitur varenyam
bhargo devasya dhimahi
dhiyo yo nah prachodayat. Om.

Significato:

Meditiamo sul Fulgore Supremo dei tre universi.Che Esso possa illuminare la nostra coscienza.

L’invocazione alla divina Gayatri attraverso la recitazione costante e devota del Mantra, illumina
l’intelletto del praticante, aprendogli le porte della comprensione, della verità dell’umiltà e
della liberazione.La sua potente energia porterà all’adepto salute,radiosità,coraggio,armonia,
conferendogli inoltri i poteri riservati ai saggi e agli illuminati.:il potere di guarire e di
trasmettere il dono spirituale ad altri.Disperde la paura ed elimina disturbi e malattie di pene
conflitti e dolore.Ogniqualvolta il Gayatri viene cantato i demoni che dimorano all’interno
dell’uomo vengono allontanati e dispersi.

TRADUZIONE LETTERALE

OM: IL SUPREMO
BUH: LA TERRA
BHUVAH: L’ATMOSFERA
SVAH: IL CIELO
TAT: COLUI
OM : IL SUPREMO
SAVITUR: IL SOLE(LA DIVINITA’ CHE GENERA E ILLUMINA LA VITA)
VARENYAM: L’ASSOLUTO, IL MIGLIORE TRA I TANTI
BHARGO : QUELLA LUCE SUPREMA CHE DIMORA NEL SOLE E DISTRUGGE I SEMI DEL KARMA
DEVASYA: DELLA DIVINITA’ CHE CAUSA LO SPLENDORE DELL’UNIVERSO
DHI MAHI: MEDITIAMO
DHIYO YO NAH: CHE IL NOSTRO INTELLETTO
PRACHO DAYAT: POSSA INCITARE

Tratto da: Raimon Panikkar – I Veda – Mantramanjari – Testi fondamentali della rivelazione Vedica
BUR Edizioni

Pubblicato su: www.meditare.it

«Non c’è nulla di più sublime della Gàyatri». Esso è il mantra più famoso dei Veda, rivolto al
divino donatore di vita come Dio supremo, simbolizzato in Savitr, il Sole. Per questo motivo la
preghiera si chiama anche Savitr. È recitata ogni giorno al sorgere e al tramontare del sole, di
solito al momento del bagno rituale. Questo mantra deriva il suo nome dal metro in cui è scritto, la
gàyatrì, che è un metro poetico vedico di ventiquattro sillabe, il cui autore, secondo la
tradizione, fu il saggio Visvàmitra.

Per cogliere la rilevanza di questo testo sacro dobbiamo ricordare l’importanza di un mantra,
specialmente nel periodo vedico, anche se il mantra è un fenomeno umano primordiale riscontrabile
praticamente in tutte le tradizioni religiose. I mantra non sono formule magiche, neppure frasi
puramente logiche; essi collegano, in modo molto particolare, gli aspetti oggettivi e soggettivi
della realtà. Per illustrare questa funzione viene spesso usato questo esempio. Un re chiede al suo
ministro, che è molto progredito nella vita spirituale e pratica il japa (la recitazione dei
mantra), di insegnargli il suo mantra. Il ministro si rifiuta ma il re insiste. Il ministro dice a
un paggio che si trova lì vicino di catturare il re, ma nonostante ripeta l’ingiunzione il paggio
non si muove. Infine il re, irritato, dice al paggio di catturare il ministro e il ragazzo ubbidisce
immediatamente. Il ministro scoppia a ridere e spiega al re: i nostri ordini erano gli stessi e
anche colui che li riceveva; eppure in un caso il comando non fu eseguito e nell’altro sì. Nel caso
di un mantra tutto dipende dall’autorità e dalla preparazione spirituale di chi lo pronuncia. La
parola mantra denota ciò che è stato pensato o conosciuto o ciò che viene trasmesso in privato – o
persino in segreto attraverso l’iniziazione (dìksa) – e che possiede il potere di liberare. È parola
sacra, formula sacrificale, consiglio di grande efficacia. La Brhadàranyaka-upanisad spiega come il
mondo abbia avuto origine dall’unione della Mente (manas) con la Parola (vàc). Il mantra non è né un
mero suono né una semplice magia. Le parole non hanno solo un suono ma anche un significato che non
è manifesto a tutti coloro che semplicemente odono il suono. Le parole vive hanno, inoltre, un
potere che trascende il piano puramente mentale. Per acquisire questa energia della parola si deve
cogliere non solo il significato ma anche il suo messaggio o le sue vibrazioni, come sono talvolta
chiamate al fine di sottolineare il legame con lo stesso suono. Fede, comprensione e pronuncia
fisica, così come la continuità fisica (il mantra deve essere trasmesso da un maestro), sono
requisiti essenziali per un mantra autentico. Ogni parola ci congiunge con la fonte di tutte le
parole. Il carattere ultimo della parola, sabdabrahman, è un concetto fondamentale nella
spiritualità indica.

Diversi inni dell”Atharva-veda alludono alla posizione privilegiata occupata dal mantra Gayatri.
Quando il i poeta tenta di definire il Primo Principio, l’Assoluto, e di localizzare il «Non-nato»,
dice, così da offrirci una nozione della sua inaccessibilità, che egli è:

Più alto dell’alta Gàyatrì al di là dell’Immortale egli procedette. Dov’era allora il Non-nato?
Questo neppure i conoscitori della scienza vedica sanno dire.
AV X,8,41

In un altro inno, composto in onore di Rohita, il Sole, che esalta anche la grandezza di un re
terreno, il poeta descrive i sudditi del re riuniti all’alba per offrire il sacrificio; li descrive
in attesa dell’apparizione del Sole che sorge, chiamato in questo passo il «Vitello bronzeo» e di
sua «madre» l’Aurora, qui identificata con la Gàyatrì:

La tua gente, progenie del sacro Fervore,
è venuta al seguito del Vitello e della Gàyatrì.
Possa entrare alla tua presenza con intenzioni di pace,
preceduta dal bronzeo vitello e da sua madre! AV XIII, 1,10

Allo stesso modo un altro verso chiama la Gàyatrì «Madre dei Veda».
La Gàyatrì non è necessariamente collegata a un rito sacrificale; può essere mormorata o ripetuta
senza l’accompagnamento dell’offerta rituale. Subì un processo di sublimazione o interiorizzazione,
ma non sempre con successo.

La Brhadàranyaka-upanisad da una spiegazione simbolica della Gàyatrì molto elaborata, basata sulla
sua composizione poetica, tre piedi di otto sillabe ciascuno: il primo piede è composto dai tre
mondi: la terra, i cieli e il firmamento, o piuttosto la parte in mezzo; il secondo piede è composto
dalla triplice conoscenza, cioè la saggezza dei tre Veda’, il terzo piede è composto dalle tre forze
vitali (pràna, o inspiro, apàna, o espiro, e vyàna, o respiro diffuso, che insieme compongono otto
sillabe). Tutto questo è detto al fine di introdurre il quarto piede, che è reso visibile
precisamente entro e attraverso la Gàyatri, Savitr, il sole «al di sopra dei cieli oscuri».
Attraverso un processo interiore attuato recitando la Gàyatri con consapevolezza, tutta la realtà
viene riflessa e così anche dominata nell’uomo – questo mesocosmo, questo specchio dell’intera
realtà.

Se egli, il conoscitore della Gàyatri riceve questi tre mondi in tutta la loro pienezza, egli
riceverà solo il primo piede della Gàyatri. Se egli riceve tutto quello che è conferito dalla
triplice conoscenza [dei Veda], riceverà solo il secondo piede. Se egli riceve tutto quello che vive
e respira, riceverà solo il terzo piede. Ma il quarto, il piede apparentemente visibile situato al
di sopra dei cieli oscuri, quel [sole] che brilla, non è affatto ottenibile da nessuno. Come
potrebbe qualcuno ricevere tanto? Omaggio alla Gàyatri: O Savitr, tu hai un piede, due piedi, tre
piedi, quattro piedi. Eppure tu non hai piedi perché non inciampi. Salute a te, quarto piede, il
chiaramente visibile, al di là dei cieli oscuri!
BU V, 14,6-7

Inoltre, come dice un altro commentario importante sulla Gàyatri. «La Gàyatri, in verità, è questo
intero universo, tutto ciò che è venuto in essere. E la Parola, in verità, è la Gàyatri, poiché la
Parola canta e protegge questo intero universo che è venuto in essere» CU 111,12,1.

Anche la Maitrì-upanisad (VI,7) fa riferimento alla Gàyatri, spiegando il suo simbolismo verso per
verso:

Quel glorioso splendore di Savitr: il Sole nei cieli è sicuramente Savitr. Egli è colui che deve
essere cercato da chi è desideroso del Sé. Così affermano coloro che svelano la conoscenza di
Brahman per noi.
Meditiamo sul divino Vivificatore: Savitr sicuramente è Dio. Perciò io medito su quello che è
chiamato il suo splendore. Così affermano coloro che svelano la conoscenza di Brahman per noi.
Possa Egli illuminare le nostre menti: Mente sicuramente è intelligenza. Possa Egli insufflarla in
noi. Così affermano coloro che svelano la conoscenza di Brahman per noi.

La stessa Upanisad (VI,34) ci introduce alla presenza di Savitr recitando l’inno seguente:

II Cigno, l’aureo uccello che dimora sia nel cuore che nel Sole, l’uccello-tuffatore di gloriosa
luce -a lui sacrifichiamo in questo fuoco.
La preghiera sarebbe pressoché nulla o semplicemente l’espressione dei nostri desideri rivolti a un
ente più potente che già li conosce, se non consistesse in questo assumere, comprendere, persino
diventare l’intera realtà; è una ricapitolazione, un riassumere tutto ciò che è nella mente e nel
cuore, e anche nel corpo del devoto. La preghiera è partecipazione alla sistole e alla diastole
dell’intero universo.

Ciò che la Gàyatri è, quello invero anche la terra è, poiché è sulla terra che questo intero
universo si fonda; non si estende al di là di essa. Ciò che la terra è, quello invero è anche il
corpo dell’uomo, poiché su di esso questi respiri vitali si fondano, essi non si estendono al di là
di esso. Ciò che il corpo è nell’uomo, quello invero è anche il cuore dentro l’uomo, poiché su di
esso questi respiri vitali si fondano; essi non si estendono al di là di esso. La Gàyatri ha quattro
piedi ed è sestupla. Di questa un verso del Rg-veda dice: «Tale è la misura della sua grandezza, ma
più grande ancora è l’Uomo». Tutti gli esseri formano un quarto di lui, tre quarti – l’immortale nel
ciclo. Ciò che si chiama Brahman, quello invero è anche lo spazio fuori dell’uomo; ciò che è lo
spazio fuori dell’uomo, quello invero è anche lo spazio entro l’uomo; ciò che è lo spazio entro
l’uomo, quello invero è anche lo spazio entro il cuore. Quello è il pieno, l’immutabile. Chiunque
conosca questo ottiene buona sorte, piena e immutabile. CU III, 12,2-9

Una delle parole tradizionali per Tatto fondamentale della preghiera è la concentrazione, e noi
dobbiamo capirla nel modo più preciso. L’uomo di preghiera, entro e attraverso la sua concentrazione
spirituale, veramente concentra sempre più parti della realtà; egli condensa, per così dire, le
particelle meno concentrate dell’universo che fluttuano intorno a lui così da ridurle alla loro
essenza. Egli può farlo perché ha trovato il centro della realtà che gli permette veramente di
concentrarsi, ossia di centrare i suoi mondi in un solo centro. Questo può essere fatto quando i tre
centri, quello della realtà esterna, quello della realtà interna e quello dell’uomo stesso,
coincidono. Il risultato è armonia e pace. La vera preghiera è sempre un atto che abbraccia tutto in
uno, il divino, l’umano e il cosmico, cioè Vàdhidaivika, Yàdhyàtmika e Yàdhibhautika.

Questo è ciò che i differenti testi sulla Gàyatri ci dicono nei loro differenti modi.

La Gàyatri accompagna l’uomo non solo nel suo corso quotidiano, ma anche nei momenti più solenni
della sua vita. Costituisce una parte importante della cerimonia di iniziazione. D’ora innanzi,
avendo ricevuto il mantra dal suo maestro, il giovane avrà il diritto di pronunciarlo e così di
partecipare al mondo spirituale che lo unisce a tutti gli altri che lodano e adorano Dio attraverso
le parole vive di questa preghiera cosmica. Molti sàstra hanno indicato come deve essere recitata la
Gàyatri.. Ogni giorno lo studente della sacra conoscenza dovrebbe alzarsi all’alba e recitare la
Sàvitrì (come è spesso chiamata la Gàyatri) finché vede sorgere il sole e all’imbrunire, seduto,
recitarla finché scorge le stelle. Un altro sàstra aggiunge che, volgendosi a est alla fioca luce
del mattino e a ovest di sera, si può controllare il respiro mentre si recita la Sàvitrì cento
volte. Queste e altre ingiunzioni tendono ad armonizzare cuore e mente con le energie cosmiche. Il
canto della Gàyatn all’alba purifica dai peccati della notte precedente e la preghiera serale del
mantra purifica dai peccati commessi durante quel giorno.
La Gàyatri è un simbolo completo della luce. È certamente molto più dell’epifania della luce; è la
luce stessa quando la recitazione è una vera preghiera, un’assimilazione e un’identificazione con
ciò che si prega. Ogni verso sottolinea un aspetto della luce: lo splendore glorioso dell’Ultimo, la
sua radiosità interna, cioè la luce increata (verso 1); la luce che crea, la luminosità comunicativa
del Sole increato, Savitr, lo splendore del Dio vivente che illumina ogni cosa (verso 2); e, infine,
l’incidenza della luce divina sui nostri esseri, e in particolar modo sulle nostre menti, rendendo
noi stessi rifulgenti e trasmettitori della stessa rifulgenza e convertendoci in luce: luce da luce,
splendore da splendore, uno con la sorgente della luce, non in una pesante identità ontologica, ma
in una “luminosa” identità di luminosità, totalmente trasparente – àtman-brahman (verso 3).

[Abbreviazioni: RV – Rig Veda; av – Atharva Veda; BU – Brhadàranyaka-upanisad; CU – Chanddogya
Upanisad. ]

(ascoltalo, qui, recitato da Sri Sai Sathya Baba:
www.sssct.org/audio/discrse/Aum.mp3 )

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *