Come ci apparirebbe l’universo se viaggiassimo piu’ velocemente della luce

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Come ci apparirebbe l’universo se viaggiassimo piu’ velocemente della luce

Superando la velocità della luce un (ipotetico) osservatore vedrebbe l’universo con tre dimensioni
temporali e una spaziale: lo dice un’“estensione” della teoria della relatività

06.01.2023 – Wired.it

Tra le (poche) certezze della fisica, ce n’è una che sembra particolarmente granitica. È “scritta”
nella teoria della relatività di Albert Einstein, e sancisce che niente può muoversi più velocemente
della luce. La teoria del fisico tedesco, in particolare, mostra che man mano che ci si avvicina
alla velocità della luce succedono cose molto strane: la massa tende all’infinito, per esempio, e il
tempo relativo – cioè quello misurato nel sistema di riferimento dell’osservatore che si sta
muovendo – tende a rallentare sempre più. Ancora: la velocità della luce nel vuoto è una costante,
ossia è sempre uguale indipendentemente dal sistema di riferimento in cui la si misura.

Ciò premesso, ci si può allora chiedere, per pura speculazione, cosa accadrebbe a un ipotetico corpo
se viaggiasse più velocemente della luce: ed è proprio quello che ha fatto un’équipe di fisici
dell’università di Varsavia, in Polonia, e della National University di Singapore: in un articolo
pubblicato sulla rivista Classical and Quantum Gravity, gli scienziati hanno provato a “spingere” la
relatività einsteiniana oltre il limite della velocità della luce, arrivando a mettere a punto
un’“estensione” della teoria in cui esistono, udite udite, tre dimensioni temporali e una spaziale.
Un mondo alla rovescia, insomma, dato che nel “nostro” universo le dimensioni spaziali sono tre e
quella temporale è una sola. C’è di più: lo studio, dicono gli autori, rappresenta una possibile
prova del fatto che sarebbe possibile per un oggetto viaggiare più velocemente della luce senza
violare completamente le attuali leggi della fisica. Almeno in linea teorica.

Alla base dello studio appena pubblicato ci sono i risultati di un lavoro precedente, condotto dallo
stesso gruppo di ricercatori nel 2020, che mostrava che l’ipotesi “superluminale” – così sono dette
le particelle che viaggerebbero più veloce della luce – potrebbe aiutare a risolvere uno dei più
grandi problemi aperti della fisica moderna, ossia la conciliazione tra la relatività di Einstein e
la meccanica quantistica: due teorie che separatamente funzionano alla perfezione, ma che finora
nessuno è riuscito a mettere insieme in un unico modello coerente e completo. Com’è facile
immaginare, i dettagli del lavoro sono molto tecnici: l’idea alla base è che gli oggetti
superluminali si comporterebbero come una sorta di bolla che si espande nello spazio “vivendo” in
diverse linee temporali.

In questo modo, i ricercatori hanno mostrato che la velocità della luce nel vuoto rimarrebbe
costante anche per gli osservatori che la superano, il che è coerente con il principio fondamentale
esposto in precedenza: “La nuova definizione di entità superluminali – spiega Andrzej Dragan, uno
degli autori del lavoro – preserva il postulato einsteiniano della costanza della velocità della
luce nel vuoto anche per osservatori superluminali. Pertanto, la nostra relatività ‘estesa’ non è
un’idea così stravagante come potrebbe sembrare”.

Non sarà così stravagante, ma certo non è semplice immaginare un mondo con tre dimensioni temporali
e una spaziale. E prima di provare a incorporare questa ipotesi nei modelli esistenti bisognerebbe
estendere anche la meccanica quantistica in modo analogo, questione che richiederà certamente molto
tempo e molti sforzi, sia teorici che sperimentali. “Speriamo che, nel frattempo, i nostri risultati
possano essere utilizzati anche per altro – conclude Dragan -, per esempio per comprendere il
fenomeno della rottura della simmetria associata alla massa del bosone di Higgs e di altre
particelle del Modello standard, specialmente quelle presenti nei primi momenti di vita
dell’universo”. Ma questa, come si suol dire, è un’altra storia.

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