Ayahuasca: la droga del benessere contro l’alcolismo e la depressione

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Ayahuasca: la droga del benessere contro l’alcolismo e la depressione

di Andrea Centini

La bevanda psichedelica ayahuasca, una droga illegale nel nostro e in molti altri Paesi, potrebbe
essere sfruttata per contrastare la dipendenza da alcol e la depressione. I potenziali effetti
benefici sono emersi grazie a uno studio statistico su oltre 96mila persone.

L’ayahuasca, una droga psichedelica sotto forma di bevanda, migliora il senso generale di benessere
e potrebbe essere utilizzata per trattare l’alcolismo e la depressione. Lo ha determinato un team di
ricerca britannico dell’Università di Exeter e del prestigioso University College London, che ha
analizzato i dati di 96mila persone di tutto il mondo estrapolati dal Global Drug Survey, un
sondaggio online. Dall’elaborazione statistica dei dati è emerso che i consumatori della sostanza,
che contiene dimetiltriptamina (DMT) ed è dunque illegale in molti Paesi (Italia compresa), soffrono
di minore dipendenza da alcol rispetto ai fruitori di funghi allucinogeni o LSD, inoltre manifestano
un maggior livello di benessere rispetto agli altri soggetti coinvolti nell’indagine.

È emerso anche che l’uso a lungo termine di ayahuasca non impatterebbe sulle capacità cognitive, non
provocherebbe dipendenza e non peggiorerebbe i problemi di salute mentale, come indicato dagli
scienziati. “Questi risultati forniscono un certo sostegno alla nozione che l’ayahuasca possa essere
uno strumento importante e potente nel trattamento della depressione e nell’abuso dell’alcool”, ha
sottolineato il dottor Will Lawn, docente presso l’ateneo di Londra e principale autore dello
studio. “Recenti ricerche – ha proseguito lo studioso – hanno dimostrato il potenziale
dell’ayahuasca come medicina psichiatrica, e il nostro attuale studio fornisce ulteriori prove che
possa essere un trattamento sicuro e promettente”. Non a caso la bevanda stupefacente originaria
dell’Amazzonia viene già sfruttata in Brasile – dove è legale – come supporto per contrastare
schizofrenia, depressione, autismo e problemi di dipendenza da alcol e droghe.

Lawn e colleghi tengono comunque a precisare che quello appena effettuato è un semplice studio di
associazione statistica e osservazione, senza rapporti di causa-effetto, ed è dunque doveroso
indagare a fondo sugli effettivi benefici della sostanza. Del resto, sottolineano gli studiosi,
molte delle persone coinvolte ne consumano in quantità tali da poter mettere a repentaglio la
propria salute: l’ayahuasca è nota infatti per provocare diarrea, vomito, allucinazioni e potenziali
effetti psicotici con tendenze omicide o suicide. Delle 96mila persone coinvolte nell’indagine,
inoltre, soltanto in 527 consumavano questa droga, contro i 18mila fruitori di funghi allucinogeni e
LSD e i quasi 80mila consumatori di droghe non psichedeliche. Nei consumatori dei Paesi dove l’uso
della ayahuasca non è tradizionale è emersa anche una maggior incidenza di malattie mentali, dunque
“è fondamentale che i suoi effetti a breve e lungo termine siano indagati e la sicurezza sia
stabilita”, ha sottolineato la coautrice dello studio Cecilia Morgan.

Nonostante i limiti intrinseci dello studio, Lawn e colleghi ritengono importanti i risultati
raggiunti, poiché si è trattato del più ampio studio sugli utilizzatori di ayahuasca mai fatto. I
dettagli della ricerca, basata su sono stati pubblicati sulla rivista Scinetific Reports del
circuito Nature.

scienze.fanpage.it

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