arte&scienza

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arte&scienza

di Paolo Manzelli

Alla luce delle nuove scoperte nel campo delle neuroscienze, vedere è un atto emotivo, ovvero
assolutamente soggettivo, e non oggettivo come l’analisi scientifica ufficiale del fenomeno della
vista vorebbe farci credere. Sebbene non tutti siamo armati di un sapere scientifico come quello
dispensato dalle scienze neurologiche, tutti almeno una volta, abbiamo fatto un’esperienza diretta
che potremmo chiamare “esperienza della bellezza”. Tale esperienza può accadere all’improvviso, come
se per la prima volta avessimo aperto gli occhi. Lo stesso albero in giardino, la stessa immagine
sulla parete della stanza, o gli occhi del vicino appaiono soffusi di bellezza. E non abbiamo preso
sostanze psicotrope! Si tratta magari di un attimo di profondo rilassamento e in quel momento è un
altra parte di cervello che si attiva, una parte non affollata da immagini legate alla memoria, ma
trasparente, come la parete di uno specchio. L’immagine artistica può avere la forza di riportarci
in quel battito d’ali del momento quando la percezione non inquinata da memorie del passato si
poggia su ciò che è, così com’è. Ecco come la scienza&l’arte possono esserci d’aiuto, applicate alla
vita di tutti i giorni. Quando ci lamentiamo, sentendoci circondati dalla solita “bruttezza”,
esploriamo con l’obbiettività e l’intento focalizzato di un neuroscienziato la qualità e la sorgente
della nostra percezione. E’ davvero la realtà quella che diciamo di vedere o non è piuttosto la
nostra immagine della realtà?
[Elsa Nityama Masetti]

Come la scienza è capace di previsione cognitiva nell’ ambito del sapere scientifico razionale, così
l’ arte sa esprimere una funzione estetica anticipatrice dei cambiamenti neurologici che modellano
gli archetipi della bellezza. Di conseguenza una fusione tra arte e scienza può generare una
potenzialità evolutiva capace di determinare nuove strategie di sviluppo a lungo termine della
futura società mondiale del sapere.

Questo assunto, parte dalla considerazione che le neuro-scienze ci hanno fatto comprendere che la
visione è un processo attivo, in quanto la costruzione dell’immagine avviene direttamente nel
cervello, mediante una elaborazione che assume la modalità di costruzione di un identikit attivata
in varie aree visive specializzate. La percezione dello spazio e della forma, dipendono
principalmente dalla capacità specifica di cogliere differenze di segnale che sono diretta funzione
della luminosità. Così si può capire come una cellula specializzata per produrre una linea obliqua
verso destra, non sia attiva per generare una linea orientata in modo diverso, e così via fino a
definire lo scenario più adatto alla costruzione complessiva dell’immagine.

La rapidità della percezione è dovuta all’utilizzazione dei processi mnemonici capaci di riconoscere
una delle tante forme che abbiamo cominciato ad immagazzinare fin dalla nascita, agendo in parallelo
per anticipare la effettiva percezione, in modo che al processo di percezione visiva rimane solo il
compito di variare le differenze dando l’ impressione di un flusso continuo delle percezione delle
forme, che in vero viene costruito dai neuroni che si attivano in modo estremamente specializzato.
Questa specializzazione delle varie aree e dei neuroni riguarda anche l’ orientamento delle linee,
la struttura di base delle forme e la direzione del movimento e, ognuna di queste componenti, è
processata in aree cerebrali diverse, separatamente in un continuo processo di confronto ed
interazione.

Il colore viene pre-attribuito per necessità emotive di cui si fa carico la percezione per tramite
dell’attivazione complementare di differenti polarizzazioni delle cellule nella struttura occipitale
del cervello. In sintesi le cellule eccitate dal rosso ovvero dal giallo sono incapaci di percepire
i colori complementari rispettivamente il blu e verde, mentre quelle deputate a percepire la sintesi
additiva (dalla combinazione Rosso Verde e Blu ) vedono il bianco , viceversa quelle deputate a
percepire la sintesi sottrattiva ( Rosso Giallo e Blu) determinano la visione del nero.

Pertanto i colori sono predeterminati ancor prima delle forme e del movimento da una particolare
sensibilità percettiva di indole emotiva, differenziata per ciascuno di noi, che vanno a dipendere
da una assemblaggio cerebrale delle polarizzazioni eccitate in particolari aree cerebrali dagli
stimoli visivi.

Pertanto le immagini che si formano nel nostro cervello non sono affatto una riproduzione
fotografica della realtà, ma un’elaborazione e un’interpretazione fortemente dipendente dalla
informazione genetica umana, in risposta ai differenti impulsi di informazione cangianti a seconda
delle tonalità di luce recepite dai ricettori oculari. (1) ,(2) ,(3)
La neuro-estetica sulla base delle ricerche neurologiche della percezione, diviene quindi una
settore di grande rilievo per la ricerca finalizzata a dare indicazioni scientifiche alla moderna
espressione estetica dell’ arte pittorica, mentre l’ arte può anticipare l’ evoluzione delle
funzioni superiori del cervello non limitandosi all’osservazione del funzionamento dei neuroni e
dell’attivazione della ragnatela delle sinapsi cerebrali. Pertanto la neuro-estetica non sostituirà
l’estetica ma un sistema organico di scienziati e artisti quale quello che si auto-organizza come
Open Network for New Science and ART , potrà indubbiamente dare un notevole contributo alla ricerca
sulla Qualità della Vita nel quadro dello sviluppo della futura società mondiale della conoscenza.

note
(1) Il Cervello e la percezione :
www.geocities.com/ResearchTriangle/Thinktank/4363/il_cervello.htm
(2) Cervello e Memoria : cronologia.leonardo.it/cerv01.htm
(3) Cervello ed anticipazione percettiva : www.edscuola.it/archivio/lre/anticipazione.htm

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