Tecnologia del Mantra

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Tecnologia del Mantra

del prof. Marco Ferrini (Sriman Matsyavatara Prabhu)

tratto dal libro:

Divinita’ Umanita’ e Natura
Il Monoteismo nella Tradizione Vaishnava

pubblicato da Centro Studi Bhaktivedanta – www.c-s-b.org

Tecnologia del santo Nome
e i rapporti tra i vari livelli di psiche e coscienza

Per millenni i saggi indiani hanno portato avanti studi profondi e vasti sul rapporti intrapsichici
dell’essere umano, conseguendo una conoscenza e una specificita’ di linguaggio cosi’ alte, da
permettere loro di sperimentare con successo livelli straordinari di coscienza e di descriverli
compiutamente.

Negli Yogasutra di Patanjali, antico trattato di psicologia del profondo e di realta’ metafisica,
viene descritto un tipo di meditazione denominato sabija samadhi (samadhi[134] con seme o tema).
Esso comporta la visualizzazione e la presa di coscienza di un livello superiore di realta’ ottenuto
medi’ante la meditazione su di un mantra.

Fin dai tempi prestorici delle Samhita vediche i mistici, i saggi e i teologi vaishnava hanno
attribuito immenso valore alla realizzazione spirituale attraverso il suono sacro, Shabda-Brahman,
rappresentato principalmente dalla recitazione e dalla meditazione sui Nomi divini; tale pratica e’
definita Nama-smarana e costituisce, in questa tradizione, l’essenza di tutte le attivita’
religiose, nonche’ l’esercizio spirituale più significativo per il ricercatore spiritualista, il
bhakta. Nella tradizione mistica vaishnava della Caitanya-sampradaya, il bija e’ costituito dal
maha-mantra.

Le esperienze a livello nama, cioe’ a livello della conoscenza verbale, a livello rupa[135] ed al
livello rasika, il livello proprio delle emozioni e dei sentimenti, attivano delle vritti[136] che,
a loro volta, innescano un ricordo costituito da emozioni e pensieri dai quali residua
un’impressione nella memoria, una traccia duratura detta samskara. Questi samskara finiscono negli
archivi della mente, a volte in forma cosciente, altre volte nell’inconscio.

L’intrattenersi con concentrazione deliberata (dharana) nell’Hari-nama e’ il trattenersi nel campo
mentale di una vritti. Sul piano cosciente la vritti crea una configurazione mentale che determina
un complesso di samskara capace di ogni altro di tipo indesiderabile e quindi anche ogni altra
“vritti di ritorno”[137]. La concentrazione sull’Hari-nama potrebbe definirsi concentrazione su una
vritti che, in questo caso, essendo l’Hari-nama costituito di pura energia spirituale,
manifestazione sonora di Dio, modifica positivamente la psiche in quanto la purifica in profondita’
ed ampiezza (tra i vari significati di prasadam spicca quello di ‘grazia divina’, ma anche quello di
‘purificazione’. Il campo coscienziale creato da questa speciale vritti blocca l’affioramento sul
piano mentale non solo delle vritti che scaturiscono direttamente dal sensorio in contatto col
fenomenico esterno, ma anche da quelle “di ritorno” prodotte dai ricordi i quali, affiorando sia
dalla memoria cosciente (smritaya)[138] che da quella inconscia (samskara), provocherebbero
ulteriori viitti che costituirebbero un disturbo per la mente, in quanto modificazioni e quindi
inopportune distrazioni rispetto al tentativo di concentrazione.

Quest’ultima e’ ovviamente essenziale nella pratica del nama smarana. Ma come riuscire a capire
quando la concentrazione e la meditazione hanno avuto successo? Quando vengono meno nella coscienza
tutte le implicazioni con i condizionamenti dell’io storico. Questo e’ un segno importante che
demarca il passaggio dallo sforzo per la concentrazione alla meditazione sulla realta’ trascendente,
ovvero quel “guado coscienziale” che dalla dimensione egocentrica porta a quella teocentrica, dal
monologo porta al dialogo con Dio.

Riassumendo: il samadhi basato sul Nama-smarana potrebbe essere definito una “mono-vritti” dove la
concentrazione ha come unico oggetto il Santo Nome, il bija-mantra o maha-mantra[139], che invade
completamente, dominandoli e purificandoli, il campo della mente e della coscienza. Non si tratta di
un’azione volta all’annullamento dell’ambito psichico e coscienziale, ma di una precisa opera di
eliminazione di tutte quelle scorie che, intasando la mente, precludono alla coscienza di percepirsi
cosi’ com’e’. La coscienza dunque non si svuota, ma assume i caratteri del metafisico.

I1 termine sanscrito mantra significa “ciò che protegge la mente”. La vibrazione sonora del mantra
armonizza la mente e la protegge dal pensieri tossici. Quando si e’ smarriti, negativi, depressi o
comunque emotivamente alterati, cantare o recitare il mantra con sincerita’ può modificare
radicalmente lo stato di coscienza e produrre uno stato di serenita’, gioia, visione e ispirazione.
Il mantra e’ la forma sonora della verita’ (satyarupa) e, nella tradizione vaishnava, il maha-mantra
rappresenta la forma sonora di Dio e possiede le Sue stesse potenze. Ogni sillaba e’ densa di
energia spirituale e può trasformare l’energia psichica, da disecologica in ecologica.

Dopo la purificazione del cristallo mentale, il campo della coscienza può attingere direttamente dal
piano della Realta’ e si popola di immagini, ricordi, visioni, suoni ed emozioni spirituali, cosi’
da consentire la consapevolezza della individualita’ ontologica o nitya svarupa.

[134] Visualizzazíone di un certo livello di realta’ metafisica.

[135] Lett. ‘forma’, non solo grafica.

[136] Lett. ‘Modificazioni mentali’, ‘vibrazioni’, ‘vortici’.

[137] Vibrazioni che partono dai ricordi e impressionano di nuovo la mente.

[138] ‘Ricordo’. Il termine si forma sulla radice sanscrita smri, ‘ricordare’, cui corrisponde
etimologicamente l’italiano ‘memoria’.

[139] Il Mahamantra si compone di tre Nomi divini: Hara, Krishna e Rama, che indicano
rispettivamente l’energia spirituale del Signore, il Suo fascino e la Sua beatitudine. Nel
Mahamantra questi tre Nomi sono declinati al caso vocativo, ad espriamere lo spirito d’invocazione
in cui dovrebbero essere recitati; ecco come si presentano: Hare Krishna Hare Krishna Krishna
Krishna Hare Hare Hare Rama Hare Rama Rama Rama Hare Hare.

Centro Studi Bhaktivedanta – www.c-s-b.org

copyright (2005) Marco Ferrini

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