Meditate, mentre lavorate – di Swami Ashokananda – Terza parte

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Swami Ashokananda
MEDITATE, MENTRE LAVORATE

(3° Parte)

Una nuova via per la nuova era

Estratto dal Libro:”Meditazione, estasi ed illuminazione, Advaita Ashrama,
Calcutta. Swami Ashokananda (1893-1969) fu discepolo di Swami Shivananda, il
secondo Presidente dell’Ordine di Ramakrishna. Fu, dal 1932 al suo decesso,
lo Swami responsabile della Vedanta Society of Northen California, a San
Francesco (fondata da Swami Vivekananda nel 1900)

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Ricordatevi di questa verità: mentre estendiamo la nostra statura
interiore, le nostre responsabilita’ non diminuiscono; anzi, aumentano.
Avete mai conosciuto una grande anima che non si sentisse responsabile di
piu’ cose e di piu’ persone, in una maniera che fosse ben diversa dal
comportamento di una persona ordinaria, o di un ignorante?

Infatti, mentre siamo avvinti alle vicende della nostra terra, noi
avvertiamo soltanto una responsabilita’ diretta verso quei pochi individui
che ci sono uniti attraverso i legami di questo mondo sociale. Tuttavia,
quando la forza dello Spirito ci investe, ecco che cominciamo a sentirci
responsabili nei riguardi di ogni uomo. Ecco, la differenza. Siamo un
aspetto dell’Uno.

Pensate di potere evitare questo dato di fatto? No, non potete. Inoltre, ci
troviamo nell’era in cui la maggioranza delle persone dovranno occuparsi del
prossimo.

Se assumete un punto di vista maturo nei confronti della situazione, non vi
sfuggira’ il fatto che incombe su voi il dovere di donare gran parte del
vostro tempo ad altri esseri umani.V’e’ d’obbligo farlo, in un modo o in un
altro. E voi lo fate, sia a partire dalla profondita’ della vostra
consapevolezza spirituale, sia sotto la costrizione della legge.

Il vostro mondo e’ strettamente connesso. Voi non desiderate, di sicuro, che
i vostri figli non crescano impegnati verso i loro simili. E dovete inserire
nel loro spirito, man mano che si fanno grandi, che essi hanno dei precisi
doveri verso i loro vicini.

Potreste chiamare questo concetto:” rapporto di buon vicinato”; ma il
termine “vicinato” e’, spesso, interpretato in senso cosi’ aperto, che perde
ogni significato specifico, ed arriva a indicare tutta l’umanita’; anche
degli esseri estraterrestri, che si suppone vengano ad importunarci con i
loro dischi volanti e cose simili.

Vedete, il termine “buon vicinato” si e’ esteso sino ad assumere tali
significati. Potreste mai immaginare uomini e donne della nostra era che
dicano:” Oh, dimenticate tutto, andate semplicemente a contemplare ed a
meditare, e non preoccupatevi del prossimo”?

Si potrebbe consigliare questo metodo a qualche persona; non certo
all’umanita’ in generale. No, avremo un enorme lavoro da affrontare in
questa era. Un enorme lavoro! La domanda conseguente e’: con quale spirito
assolveremo il nostro compito?

Ecco, allora, l’insegnamento di Sri Krishna, nella Gita. Un insegnamento
molto profondo: il karma yoga, la pratica del distacco. Ed ecco, anche,
quello di Swami Vivekananda: l’adorazione dell’uomo, visto come Dio.

“Dio medesimo e’ apparso come un uomo; prosternatevi davanti a Lui ed
offritegli la vostra adorazione”.

Di conseguenza, ogni nostra azione dovra’ nascere come una forma di
adorazione. E’ proprio questa la natura dell’insegnamento al quale penso
quando affermo:” Meditate, mentre lavorate”.

Difatti, cari amici, se realmente volete fare qualche cosa in tal senso
dovrete sostenere una continua meditazione sulla vostra verita’ individuale
e sulla verita’ altrui. Solo quando ho ben presente in me la coscienza della
mia reale natura – che non e’ il corpo, ne’ la mente, ma lo spirito
infinito, eterno – solo allora io posso riconoscervi come Spirito.

Non appena m’ identifico al corpo, io vi considero corpo. Se mi identifico
alla mente, vi scambio per mente; ed ecco che inizio ad affermare:

“Oh! Che persona dall’animo ottuso! Oh! Che persona intelligente!”

Vedete, e’ cosi’ che nasce il male. Non dimenticatelo. La forma del mondo
esterno e’ il riflesso del vostro pensiero soggettivo.

Swami Vivekananda diceva:” Il mondo consiste semplicemente in voi stessi,
riflessi in uno specchio. La vostra immagine in uno specchio: e’ tutto qui”.

Se piangete, il mondo piange; se sorridete, il mondo sorride. Se siete
malvagi, il mondo vi apparira’ malvagio; se siete puri, il mondo sara’
puro.. Questa e’ la verità. Io non sarei capace di riconoscervi come Spirito
e di servirvi come tale se non avessi la consapevolezza che altro non esiste
al di fuori dello Spirito.

Voi siete lo Spirito; io sono lo Spirito; questa coscienza deve sempre
essere presente in noi. Ecco cosa voglio significare, affermandovi di
meditare quando lavorate.

Certuni hanno detto:” E’ molto facile affermare – Io sono Brahman, lo
Spirito -, ma risulta poi difficile conservarne la consapevolezza, a meno di
non passare ore ed ore in profonda meditazione su Dio”.

Ebbene, non credete assolutamente a queste persone. Non hanno mai
sperimentato quel che dicono; ecco perche’ parlano cosi’. Non vi rendete
conto che e’ il vostro pensiero ad avervi costruito come siete?

Continuate a dire di sentire la paura. E perche’ mai avete paura? ” Ho avuto
paura per tutta la mia vita. Anche da piccolo subivo il senso della paura”.
Mutate il corso dei vostri pensieri. Se, durante la vostra fanciullezza, vi
avessero insegnato a non aver paura, a non temere le cose dell’esistenza,
voi, oggi, non soffrireste affatto di questa sensazione.

Osservate coloro che hanno fatto crescere con la certezza di essere dei
maestri; posseggono un modo di agire da maestro.

Cio’ e’ permesso da un giusto pensiero. Devono, forse, venire formati da
un’assidua meditazione per provare questi sentimenti? No.

A volte, io rimango ad osservare delle immagini di cuccioli di leone. Anche
in quanto tali, esprimono una certa ferocia. Sarete d’accordo che, se fate
gli idioti con un cucciolo di leone, puo’ guardarvi dritto in faccia e
dire:” Ricordatelo: io sono un leone!”.

Ecco: siate un leone. Ruggite!

Conoscerete la storia dell’agnello-leone; il leoncino che aveva vissuto con
dei montoni.

Esso venne condotto davanti ad uno stagno da un altro leone. Questi, gli
evidenzio’ la sua immagine, riflessa nell’acqua, e disse:” Guardati. Ed
osserva anche il mio riflesso. Non siamo identici?”. Il leoncino dovette
ammetterlo: era cosi’. L’altro leone gli mise, allora, un pezzo di carne
sanguinante nella bocca:” Ora, mangiala!” Il leoncino la divoro’, e si
lecco’ i baffi. ” Ti piace?” ” Certo che mi piace”. “Ora, ruggisci!”. Il
leoncino ruggi’, e divenne un vero leone.

Amici, imparate a ruggire e diverrete dei leoni. Parlate, pensate, agite
come lo Spirito, e diverrete lo Spirito, con o senza meditazione.

I ricercatori spirituali vi diranno che, se volete meditare con successo,
dovrete conservare uno spirito meditativo durante l’intero corso della
giornata.

Chi e’ colui che puo’ riuscire ad adorare Dio in modo reale?

Colui che lo adora anche al di fuori delle ore dedicate al suo culto
formale.

La sua intera anima resta continuamente prostrata ai piedi del Signore, in
spirito adorante. Di conseguenza, quando va davanti all’altare e adora il
Signore, questa si esprime come una vera adorazione. Ma, se negli altri
momenti si occupa di cose diverse, e, al sopraggiungere dell’ora della
preghiera, egli si comporta da bravo ragazzo, suona la campanellina e fa
bruciare l’incenso, pensate proprio che esista molto spirito adorante in
lui?

Dobbiamo mantenere simili attitudini. E’ allora che esse divengono reali.
Non che l’uomo vada sempre a lavorare. La mia personale regola e’, quando
apro gli occhi, di potere riuscire a vedere Dio ovunque; e quando li chiudo,
di poterlo vedere in me stesso.

Se voi non state facendo nulla, chiudete, allora, gli occhi e lasciate
scivolare immediatamente i vostri pensieri verso Dio.

Se parlate con qualcuno, che le vostre parole si indirizzino a Dio e non
all’uomo.

Perche’ mai pensate che quando Swami Vivekananda parlava con qualcuno, egli
ne cambiasse il corso della vita, anche pronunciando solo una fortuita
parola?

Una volta, egli era ospite di qualcuno, nel Bihar. Ando’, una mattina, a
passeggiare ed incontro’ un ragazzo, anche lui intento a camminare. Ne
guardo’ i piedi ed osservo’ che i lacci delle sue scarpe non erano bene
avvinti.

Swami Vievkananda si inginocchio’ e glieli sistemo’, dicendo:” Ragazzo mio,
non devi essere cosi’ negligente” – e continuò a passeggiare.

Il giovane non dimentico’ mai tale episodio, che cambio’ la sua vita. Solo
per un fortuito incontro, accaduto quella volta li’.

Esiste una generale testimonianza sul fatto che chiunque si avvicinasse a
Swami Vivekananda sentiva che quanto esisteva di meglio in lui emergeva alla
superficie della propria coscienza. Sentiva di essere qualcuno, di avere una
missione nella vita, di potere divenire grande.

In sua presenza tutti provavano indistintamente queste cose. Quanto di
meglio riuscivano ad esprimere, in un lampo balenava nel loro spirito.

E perche’ pensate avvenisse questo?

Perché Swami Vivekananda vedeva quanto di piu’ profondo esisteva in ogni
cosa.

Vedeva Brahman in tutto.

Ed e’ cio’ che, in maniera misurata, dovremmo fare noi. Se egli celava la
luce di molti soli nella propria mano, noi dovremmo essere capaci di
sostenere almeno qualche candela; ma, dovremmo portare, comunque, luce.
Dovremo vedere proprio come egli riusciva a fare; allora, ogni cosa si
trasformera’ ai nostri occhi.

(continua)

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