La scienza come strumento d’indagine

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La scienza come strumento d’indagine

di Sabrina Mugnos

Una riflessione di Sabrina Mugnos sul significato e sulle finalità della ricerca scientifica…

Tratto da L’Universo che pensa di Sabrina Mugnos (Macro Edizioni, 2005).

È evidente come ogni interrogativo che si pone intorno al significato della nostra esistenza ruoti
intorno a due punti fondamentali: il meccanismo di origine della vita e la sua ricerca fuori del nostro pianeta.
Ma come compiere questa indagine? E cosa cercare?

Parliamo del mondo, parliamo di scienza.
Essa non è un dogma, non è un atto di fede e neppure unopinione. È uno strumento di indagine
efficiente e affidabile, finalizzato alla ricerca di una verità unica che possa valere per ogni forma vivente che conosciamo.
La scienza è cresciuta con luomo, con le sue inquietudini e la sua curiosità, ma anche con le sue
conquiste, che hanno assunto la forma di un formulario atto a descrivere ed esplorare lambiente
circostante. Naturalmente non è infallibile, ma ciò che enuncia è dimostrabile da chiunque, in
qualunque luogo e momento. Se affermiamo che un oggetto lanciato in aria ricade al suolo attratto da
una forza chiamata gravità, chiunque può constatare il fenomeno ripetendo lesperienza ovunque e in
ogni istante: questo è il punto di forza del metodo scientifico, quello che i ricercatori definiscono procedura sperimentale.

Tuttavia le potenzialità di uno strumento dindagine sono definite proprio dalla presa di coscienza dei suoi limiti. E quali sono questi talloni dAchille?
Innanzitutto la scienza indaga nellambito di un universo costruito sulle percezioni forniteci dai
nostri cinque sensi; nulla si sa, quindi, su ciò che sta realmente al di fuori. Mi spiego:
immaginate, per esempio, di sfregarvi un occhio (anzi lo potete fare allistante). Non una semplice
grattatina, ma quegli interventi possenti, magari dettati dalla smania di un prurito allergico,
quando il dito penetra così tanto nellocchio, che sembra quasi volerlo cavare dallorbita!

Nel momento in cui cominciate a fare le prime pressioni le immagini tendono a sdoppiarsi
sovrapponendosi le une alle altre e, quando finalmente chiudete locchio, appaiono una serie di macchie luminose.
Se ci fermiamo un attimo a riflettere, questo banale gesto presente dei risvolti inquietanti: il
mondo circostante solido, reale, in realtà si è rivelato solo unimmagine ottica fornitaci dal
nostro sistema visivo che, una volta alteratosi momentaneamente, lha distorta. Un massiccio
grattacielo, una lunga file di alberi e perfino le auto in corsa in un istante traballano, si
spostano come unillusione. Un po come guardare un paesaggio riflesso su un lago, pronto a
dissolversi alle prime increspature dellacqua per poi ricomparire al tornare della calma.
Ma allora se la visione che abbiamo delluniverso circostante è solo quella fornitaci dai nostri
sensi, qual è il so volto reale? Quanto ciechi e sordi siamo nei confronti di altri aspetti
dellambiente circostante che la nostra fattezza biologica ci impedisce di percepire?

La storia è testimone di quanto il progresso ci ha permesso di estendere le nostre percezioni sia
verso linfinitamente piccolo che verso linfinitamente grande in ambiti prima interdetti,
mostrandoci un volto insolito delluniverso, fondamentale ai fini della comprensione della sua
dinamica. Ma un binocolo resta sempre un occhio, e unantenna resta sempre un orecchio. Sofisticato
che sia, il progresso rimane un prolungamento della nostra natura, un ampliamento dei confini del nostro territorio dindagine.

E se occhi e orecchi non bastassero per accedere ai quesiti fondamentali della nostra esistenza, come il significato della nostra vita, le sue origini e il suo fine ultimo?

Che ci piaccia o no siamo immersi nel nulla e ignota è la direzione verso la quale ci stiamo
muovendo. Ostinarsi, quindi, ad attribuire al raziocinio più potenzialità e responsabilità di quelle
che effettivamente possiede è renderlo attaccabile da varie forme di mistificazione che si insinuano
sotto forma di para-scienze, alla stregua di parassiti che sfruttano le conquiste scientifiche solo
per avvallare la legittimità del proprio credo, spesso privo del benché minimo fondamento.
Ecco perché deve essere ben evidente il dominio della ricerca scientifica, il cui valore è definito
proprio dalla presa di coscienza delle sue limitazioni. Parlare di misteri non è un tabù, anzi è un
atteggiamento dignitoso e soprattutto scientifico, perché mistero è semplicemente tutto ciò che attualmente esula dalla comprensione dei nostri strumenti dindagine.

Il mondo è letteralmente costellato di enigmi irisolti; alcuni antichi quanto la civiltà umana,
altri fioriti di recente a seguito del potenziamento delle nostre tecniche di ricerca che spesso creano più dubbi di quanti non ne eliminino.
Tutto ciò non è dannoso: è una continua lezione di umiltà, preziosa per imparare ad interpretare
correttamente il nostro passato e costruire le fondamenta della conoscenza futura.

Tratto da L’Universo che pensa di Sabrina Mugnos (Macro Edizioni, 2005).

Sabrina Mugnos
L’Universo che Pensa
Alla ricerca di vita intelligente nel cosmo. Dalle origini dell’uomo alle dimensioni nascoste Macro Edizioni
http://www.macrolibrarsi.it/libri/__luniverso_che_pensa.php?pn=1567

Sabrina Mugnos
I Maya e il 2012
È possibile prevedere la fine del mondo? Un’indagine scientifica. Nuova Edizione Aggiornata Macro Edizioni
http://www.macrolibrarsi.it/libri/__i-maya-e-il-2012.php?pn=1567

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