La Particella di DIO

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La Particella di DIO

di Caitanya Carana Dasa

“La particella di Dio prova che Dio non esiste?” Mi chiese un giovane dopo una recente discussione,
con riferimento alla scoperta del bosone di Higgs. “La cosiddetta particella di Dio,” risposi “ha
carica elettrica zero, ha spin pari a zero e una durata di vita prossima allo zero; esiste per meno
di un trilionesimo di secondo. Ti sembra che questo abbia a che fare con Dio?” “No, no davvero,”
rispose chi aveva fatto la domanda, preso alla sprovvista. “Proprio così” dissi. La sua scoperta ha
poco a che fare con l’esistenza di Dio; è solo un passo in avanti per il Modello Standard, che è
soltanto una teoria della fisica quantistica, che è solo un ramo della fisica, che è solo un ramo
della scienza, che è soltanto una parte della conoscenza umana che tratta della natura materiale,
che è solo una parte della realtà.” Avevo previsto domande su questo argomento, perciò ero
preparato. “Vorrei citare il fisico teoretico Michio Kaku, che sul Wall Street Journal scrive un
articolo intitolato La ‘Particella di Dio’ e le Origini dell’Universo:

Il Modello Standard ci dà soltanto un’approssimazione grossolana della grande diversità che si può
trovare nell’universo. Un’omissione imbarazzante è che il Modello Standard non fa menzione della
gravità, anche se essa tiene insieme la Terra e il sole. Infatti il Modello Standard descrive
soltanto il 4% della materia e dell’energia dell’universo (il resto è misteriosa materia oscura e
oscura energia). Da un punto di vista strettamente estetico il Modello Standard è anche piuttosto
brutto. Le varie particelle subatomiche sembra che siano state sbattute insieme a casaccio. È una
teoria che solo una madre può amare e perfino i suoi creatori hanno ammesso che è solo una parte
della vera teoria finale.

“Perciò questa teoria non è né completa né elegante,” aggiunsi. “E se anche la teoria completa non
contiene alcuno degli attributi di Dio, che dire allora di una particella di questa teoria?” Un po’
incerto chiese: “Allora perché questa particella viene chiamata ‘la particella di Dio’?” “Bella
domanda. In verità non c’è niente di divino in questa particella. Questo nome è una definizione
scelta deliberatamente in modo improprio. Dal punto di vista tecnico la particella è conosciuta come
il bosone di Higgs e trae il suo nome da due scienziati: l’inglese Peter Higgs e l’indiano Satyendra
Nath Bose. Peter Higgs è uno dei sei fisici che nel 1964 propose il meccanismo che suggeriva
l’esistenza della particella e il bosone è una categoria di particelle che trae il suo nome da
Satyendra Nath Bose a causa di un suo lavoro sulle particelle che risale al 1920. Quando il fisico
Leon Lederman scrisse un libro sulla particella, il suo editore gli disse che il suo argomento era
troppo esoterico per risultare molto attraente. Perciò, come dottori esperti di movimento rotatorio,
essi proposero un nome che avrebbe attratto l’immaginazione delle persone: ‘la particella di Dio’.

Alla maggior parte degli scienziati non piace questo nome perché sanno che esso enfatizza troppo
l’importanza di questa particella. Lo scrittore scientifico John Horgan evidenzia l’inadeguatezza di
questo nome sul blog Scientific American: “È una montatura scientifica estremamente offensiva. Se
quella di Higgs è la “Particella di Dio”, come dovremmo chiamare una particella ancor più
fondamentale come una stringa? La particella della Persona Suprema? La madre della particella di
Dio?’ “ Sebbene il nome non sia appropriato, ha fatto molta presa sui media. E il nome costituisce
una ragione importante del perché questa scoperta abbia attratto un’attenzione così grande. Non per
svalutare il duro lavoro degli scienziati che hanno fatto la scoperta, ma dobbiamo farci ingannare
dalla pubblicità?” “No,” rispose soddisfatto chi mi aveva fatto la domanda.

La Particella Divina

Successivamente, riflettendo sull’argomento, fui colpito dal pensiero che in realtà qualcosa di
divino poteva essere tratto dalla “particella di Dio”; poteva essere usata per attrarre l’attenzione
sulla vera particella divina, l’anima, che la Bhagavad-gita (15.7) afferma essere un eterno
frammento di Dio. La ricerca nel campo delle particelle infinitesimali quantistiche ha ampi termini
di confronto con quella sulla particella spirituale infinitesimale, l’anima. In effetti, ho notato
che l’intero campo della scienza moderna ha ampie somiglianze con il campo della spiritualità
vedica. Ecco quattro di queste somiglianze:
(1) Le cose non sono come sembrano.
(2) Ciò che non appare è sorprendentemente più importante di quello che appare.
(3) Ciò che non appare non può essere conosciuto con metodi comuni, ma solo con metodi adatti.
(4) I metodi adatti richiedono strumenti e qualifiche.
(1) Le cose non sono come sembrano
Oggi gli scienziati hanno abbandonato, deridendola come realismo naive, l’idea che il mondo sia come
appare. L’occhio scientifico vede le cose in un modo molto diverso dall’occhio comune. Per esempio,
prendiamo in considerazione la scrivania davanti a me. Sembra solida, ma la scienza afferma che per
la maggior parte è spazio vuoto. Appare statica, ma la scienza afferma che è piena di elettroni che
ruotano intorno ai loro nuclei un milione di bilioni di volte ogni secondo. Come i moderni
scienziati, anche gli spiritualisti vedici affermano che tutto non è come sembra. Per esempio,
prendiamo in considerazione il corpo fisico. Esso sembra essere l’origine della vita, ma i saggi
vedici affermano che non è così. LaBhagavad-gita (2.17) afferma che la vita nasce dall’anima, che
invia un flusso di coscienza in tutto il corpo animando in questo modo il suo meccanismo biochimico.

(2) Ciò che non appare è sorprendentemente più importante di ciò che appare.
La scienza sostiene che i livelli di coscienza inaccessibili ai nostri sensi sono molto più
importanti di quelli accessibili. Per esempio, le frequenze visibili comprendono soltanto una
minuscola, ristretta banda all’interno del più grande spettro delle onde elettromagnetiche. Circa
quaranta grammi di acqua versata su un tavolo appare insignificante ai nostri occhi, ma al di là di
ciò che i nostri occhi vedono, questa goccia contiene 6.023×1023 – approssimativamente 600.000
bilioni di bilioni – di molecole. Come la scienza moderna, la spiritualità vedica afferma che ciò
che l’occhio non vede è molto più importante di ciò che vede. Il livello spirituale dell’esistenza è
molto più importante e grande di quello materiale. E la felicità ottenibile a livello spirituale
supera nello stesso modo quella materiale milioni di volte. In effetti, lo Srimad-Bhagavatam afferma
che la felicità spirituale è grande come un oceano, tanto che al confronto il piacere materiale più
intenso sembra insignificante come una pozzanghera.

(3) Ciò che non appare non può essere conosciuto con metodi comuni, ma solo con metodi adatti.
L’adagio “vedere è credere” è stato storicamente popolare come arma polemica tra i nemici della
religione: “Mostrami Dio e l’anima e io ti crederò.” Ma oggi gli scienziati si trovano al terminale
di ricezione di questa stessa vecchia stoccata “Mostrami il bosone di Higgs e ti crederò”. E gli
scienziati sono obbligati a rispondere con gli stessi argomenti che i religiosi hanno sempre usato:
“Non si può vedere con gli occhi, ma può essere percepito solo con metodi adatti.”

(4) I metodi adatti richiedono strumenti e qualifiche:
Nella scienza moderna percepire il bosone di Higgs richiede strumenti ultrasofisticati. Infatti è
necessario il più complesso e costoso strumento del mondo: il Large Hadron Collider da 10.5 bilioni
di dollari, collocato in un tunnel lungo circa trenta chilometri scavato nelle profondità del
sottosuolo nei pressi del confine franco-svizzero. Oltre a questo strumento sono stati necessari
diecimila scienziati impegnati in anni di studio, di approfondimento e di esperienze di laboratorio
per capire il funzionamento e le letture dello strumento. Per una persona qualsiasi priva di queste
qualifiche, gli schemi dei sensori che hanno scoperto il bosone di Higgs sarebbero praticamente
privi di senso. Nello stesso modo, nella spiritualità vedica la percezione dell’anima richiede uno
strumento sofisticato, anche se interno: una coscienza accuratamente sintonizzata che si realizza in
uno stato elevato detto samadhi. Inoltre, distinguere le prove che di volta in volta appaiono sul
sensore della coscienza richiede uno studio sistematico della filosofia spirituale e una pratica
diligente di tecniche meditative. Per una persona qualsiasi, priva di queste qualifiche, i
cambiamenti di coscienza sarebbero praticamente privi di senso. Fissate queste similitudini
sostanziali, è da considerare il fatto che ci vogliono persone intelligenti e intraprendenti per
affrontare la ricerca della particella divina. Infatti, per la ricerca dell’anima ci sono degli
stimoli aggiuntivi che mancano nella ricerca della particella fisica:

1. Nessuna Spesa
La ricerca del bosone di Higgs è supremamente dispendiosa (o scandalosamente tale a seconda del
punto di vista) perché richiede bilioni di dollari. John Horgan, nell’articolo sopracitato afferma
che il governo degli Stati Uniti ha rinunciato ad uno strumento simile in America (il
Superconducting Supercollider) perché “risucchiava i dollari dei contribuenti più velocemente di un
buco nero”. In un contrasto confortante, la ricerca dell’anima non richiede alcuna spesa
significativa. La coscienza di una persona ha solo bisogno di essere purificata con tecniche
meditative tradizionali centrate sul mantra Hare Krishna, che è disponibile gratuitamente.

2. Una Verifica Individuale:
La maggior parte di noi non è specializzata nella verifica delle particelle, quindi non abbiamo la
complessa e dispendiosa educazione scientifica necessaria per verificare di persona l’esistenza del
bosone di Higgs. Dobbiamo accettare la sua esistenza con un atto di fede. Tutti noi però possiamo
individualmente svolgere facili pratiche meditative per verificare con l’esperienza l’esistenza
dell’anima. Questo è il forte approccio con cui la Bhagavad-gita (9.2) c’invita: sebbene
inizialmente l’esistenza dell’anima possa sembrare un fatto di fede, diventa subito una viva realtà.
Infatti, nel corso del tempo realizziamo che l’anima è la più importante di tutte le realtà, la
realtà fondamentale che ci rende capaci di percepire e sperimentare il mondo che siamo abituati ad
onorare con il termine “reale”.

3. Un Arricchimento di significato:
La maggior parte degli scienziati non sono chiari su come la scoperta del bosone di Higgs possa
praticamente beneficiare l’umanità. Suggeriscono che possa presumibilmente condurre a sviluppare
tecnologie più avanzate. Anche se fosse così, non aggiungerebbe niente alla nostra comprensione del
significato, del valore o dello scopo della vita. Infatti, l’intera schiera delle particelle fisiche
è radicalmente distaccata dal mondo in cui viviamo. David Berlinski, nel suo libro The Devil’s
Delusion, lo sottolinea con acutezza:

Là, i campi sono pieni di energia latente, le particelle appaiono e scompaiono … il tempo e lo
spazio si contraggono in una sorta di schiuma quantica in movimento. Niente è continuo. Niente
permane per lungo tempo, ad eccezione degli elettroni che sono tutti identici come soldati di
porcellana cinese. Una frenesia senza scopo prevale ovunque. Qui, lo spazio e il tempo sono stabili
e continui. La materia è ciò che esiste e l’energia è ciò che agisce. Ci sono forme e strutture
solide e durature… I cambiamenti avvengono lentamente, ma anche se rapidi si manifestano con
modelli stabili. C’è un’affascinante varietà ovunque.

Egli conclude il confronto evidenziando che gli scienziati “non hanno assolutamente alcuna idea di
come il mondo ordinato fisico, morale, mentale, estetico e sociale… possa essere derivato dalla
furiosa anarchia delle particelle elementari. È come immaginare che la schiuma del mare si trasformi
nel Partenone.” La scoperta dell’anima può invece dare un grande significato e uno scopo immediato
alla nostra vita. Lo studioso del cervello, Roger Sperry, Premio Nobel, ha indicato: “Le credenze
che riguardano lo scopo finale, il significato della vita e le visioni del mondo che le
accompagnano, forgiando credenze di bene e male, sono notevolmente dipendenti… dai concetti che
riguardano il sé cosciente.” La scoperta dell’anima ci aiuterà a comprendere che non siamo fragili
borse di materia destinate alla distruzione dopo una breve, febbrile agitazione nella minuscola
durata del tempo che ci è destinato nella nostra vita presente.

Comprenderemo che siamo anime indistruttibili destinate alla felicità eterna. Tutti noi possiamo
esigere questo glorioso destino usando con saggezza il tempo della nostra vita attuale per fare
ricerche sull’anima e in questo modo trasformare la durata della nostra vita in una rampa di lancio
da cui decollare verso l’immortalità. Questa realizzazione della nostra identità spirituale può
aiutarci anche in questo mondo. Essa può recuperare un equilibrio sostenibile tra valori materiali e
spirituali nella nostra vita e in questo modo liberarci dall’eccessivo materialismo che oggi mette a
rischio la nostra economia e la nostra ecologia. Può una qualsiasi altra scoperta essere così
significativa?

Caitanya Carana Dasa è discepolo di Sua Santità Radhanatha Swami. È laureato in ingegneria
elettronica e delle telecomunicazioni e fa servizio a tempo pieno al tempio ISKCON di Pune. Ha
scritto dieci libri.

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