IL RUOLO DELLA VOLONTA’ NELL’ARMONIZZAZIONE E SVILUPPO DELLA PERSONALITA’

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IL RUOLO DELLA VOLONTA’ NELL’ARMONIZZAZIONE E SVILUPPO DELLA PERSONALITA’:

SVILUPPO DELLA DETERMINAZIONE E DELLA PERSEVERANZA

di Marco Ferrini

Analizzando il rapporto tra il sé e la volontà da una parte e le varie altre funzioni psichiche
dall’altra, possiamo renderci conto di quanto sia stretto, convergente, quasi identificante, il
legame tra la volontà e il sé e quanto attraverso la volontà il sé agisca sulle altre funzioni
psichiche, le governi e le orienti. Il processo inconscio non possiede una propria volontà, è
piuttosto automatico; non possiamo vederlo in movimento con gli occhi né esaminarlo con la mente
razionale, ma possiamo sperimentare che esiste una dinamica per la quale esso agisce spontaneamente
rispondendo agli input che gli abbiamo fornito col pensiero cosciente, con o senza un deliberato
atto volitivo. Il pensiero cosciente sceglie gli scopi, seleziona i dati, calcola, valuta e giunge a
conclusioni e, generalmente senza saperlo, mette in moto il processo inconscio. Attraverso la
volontà – che rappresenta la funzione più immediata e più diretta dell’io – si può produrre
un’immagine mentale dello scopo che si vuole raggiungere, e questa mette in moto nell’inconscio
un’attività diretta a realizzare tale scopo, sebbene noi rimaniamo all’oscuro del modo in cui opera.
Il pensiero cosciente non è, perciò, l’esecutore materiale del risultato, ma colui che ne attiva i
meccanismi(1).

Dunque agire qui ed ora nel modo più eticamente corretto possibile (dharmya) permette poi al
processo inconscio di raggiungere spontaneamente, senza eccessiva fatica, i migliori risultati. Ecco
perché chi si occupa diligentemente e con fiducia del qui ed ora, non ha necessità di preoccuparsi
per il futuro, perché gli obiettivi verranno conseguiti dal processo inconscio che avremo messo in
moto. La volontà è ottimamente usata quando si limita a fornire l’impulso iniziale e lascia che
l’elaborazione inconscia segua naturalmente e spontaneamente. Per avere pieno, soddisfacente e
duraturo successo nell’utilizzo della volontà, dobbiamo dunque operare attraverso di essa, non
direttamente applicata allo scopo finale, bensì alla gestione delle funzioni psichiche. Infatti, il
miglior utilizzo della volontà lo si ottiene quando attraverso di essa si attivano e si dirigono
tutte le forze del mondo psichico. Come nel mondo fisico prima di agire si deve tener conto del
complesso sistema di leggi che lo governa, similmente, prima di dare corso ad un atto volitivo si
debbono considerarare le forze psichiche che tale atto implica e le leggi che lo governano.

Fede, disciplina, coraggio, interesse, ottimismo, tendere ad uno scopo evolutivo e costruttivo,
tutto ciò rafforza la volontà e la vitalità. Futilità, pessimismo, frustrazione, rancore,
risentimento, invidia, gelosia, paure, nostalgie, attivano dinamiche distruttive che riducono la
forza di volontà e la vitalità e di conseguenza anche la prospettiva della vita. Con questo tipo di
attitudine si accelera anche il processo dell’invecchiamento.

Esercizio della determinazione e della perseveranza.
La determinazione è uno stato mentale che può essere coltivato e sviluppato con la giusta
predisposizione. Come tutti gli stati mentali, la determinazione scaturisce da fattori psicoemotivi
e attitudinali ben precisi, tra questi:

1. Desiderio. In presenza di un desiderio intenso e ben definito è più facile sviluppare e mantenere
la determinazione nel perseguire l’obiettivo che ci si è prefissi.

2. Definizione di scopo. Sapere ciò che si vuole è la prima cosa e, forse, la più importante, per
sviluppare la determinazione. Una forte motivazione aiuta a superare difficoltà iniziali e
imprevisti.

3. Fiducia in se stessi. II credere nella propria capacità di poter conseguire un risultato,
incoraggia a seguire il piano con determinazione.

4. Definizione di programmi. Programmi organizzati, sebbene inizialmente non accurati e non ben
centrati, incoraggiano la determinazione e rafforzano la perseveranza.

5. Conoscenza accurata. Sapere che i propri progetti sono saldamente fondati su di una conoscenza
approfondita della realtà e su esperienze di natura evolutiva, favorisce la determinazione. La
«presunzione», al contrario del «sapere», indebolisce la determinazione.

6. Cooperazione. L’empatia, la tolleranza, la comprensione e la cooperazione armonica tra i membri
del gruppo rafforzano la determinazione di ciascun membro o componente di quest’ultimo.

7. Forza di volontà e progettualità. L’esercizio costante di coltivare la volontà e di concentrare i
propri pensieri – in maniera proattiva – sulla definizione di un progetto, al fine di programmare
l’ottenimento degli obiettivi che ci siamo prefissi, sviluppa la determinazione.

8. Abitudine. La determinazione è il diretto risultato della nostra impostazione mentale, di
un’abitudine, ovvero di una deliberata impostazione all’azione adottata come criterio costante di
comportamento consapevole. La nostra conformazione mentale si modifica a seconda delle azioni che
compiamo e che, seppur inconsciamente, influenzano la struttura psichica con modelli comportamentali
che vengono assorbiti e automaticamente riproposti secondo gli schemi adottati ed acquisiti. La
paura, una delle più pericolose e peggiori emozioni distruttive, può essere ad esempio
effettivamente curata dalla ripetizione volontaria e sistematica di atti di coraggio. Ciò è ben noto
a tutti coloro che hanno fatto quest’esperienza.

(1) Cfr. BG. III.27: “Sviato dall’influenza dell’ego, il sé spirituale crede di essere l’autore
delle proprie azioni, che in realtà sono compiute dai guna, [le tre energie archetipe costituenti la
Natura]”.

da psicologiaespiritualita.blogspot.com/

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