Il ruolo della mente nelle malattie autoimmuni

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Il ruolo della mente nelle malattie autoimmuni

Le malattie autoimmuni continuano a essere un mistero per la scienza. Per adesso, si conoscono i
loro sintomi e il loro sviluppo, ma se ne ignora la causa. La maggior parte di queste malattie,
inoltre, può essere sottoposta a trattamento, ma non vi è cura. Esistono diverse ipotesi in materia,
ma nessuna di queste è stata verificata al 100%. Ciò che, invece, si sa con certezza, è che la mente
gioca un ruolo importante quando si ha a che vedere con queste patologie.

Esistono malattie autoimmuni piuttosto diffuse come l’artrite reumatoide, la fibromialgia, il
diabete di tipo 1 e la sclerosi multipla. Altre, invece, sono meno comuni, come il lupus eritematoso
sistemico, la tiroidite cronica autoimmune o la sindrome di Guillain-Barré.

“Nella mente non vi è nulla che non sia già stato nei sensi”
-Aristotele-

La caratteristica più sconcertante delle malattie autoimmuni è che sono il risultato di un attacco
del corpo contro se stesso. L’organismo si comporta come se i propri antigeni fossero dei virus
invasori e, quindi, li attacca. In altre parole, si tratta di un malfunzionamento del sistema che
riconosce ciò che è proprio dell’organismo e ciò che gli è estraneo. Ciò accade nelle persone che
sono perfettamente sane e la medicina ancora non sa spiegare il perché.
Le malattie autoimmuni e i meccanismi psicosomatici

Secondo la scienza, le malattie autoimmuni sono il risultato di molteplici fattori e tra questi la
genetica ha un ruolo importante. Nonostante ciò, fino ad ora non esistono prove certe che dimostrino
questa teoria. È invece stato dimostrato che la mente ha un ruolo decisivo in queste patologie,
soprattutto per quanto riguarda l’esperienza soggettiva vissuta a causa delle stesse.

Oggigiorno, le malattie autoimmuni vengono considerate dalla maggior parte dei professionisti
malattie psicosomatiche. Ciò significa che si tratta di patologie che nascono nella mente e che si
manifestano attraverso il corpo.

Esistono diversi punti di vista a riguardo. Alcuni sostengono che si tratti di un’incapacità
fondamentale di verbalizzare le proprie emozioni. Altri, invece, suggeriscono che si tratta di una
risposta difensiva alla disintegrazione emotiva. Vengono trattate anche come “deliri corporei”, il
cui precedente è la depressione, o come una risposta a un conflitto irrisolvibile.

Indipendentemente dalla visione che si vuole adottare, quel che è certo è che il punto in comune di
tutte queste patologie dimostra che nella mente delle persone esistono delle realtà che trovano un
modo di manifestarsi attraverso le malattie fisiche.

Gli affetti e le malattie autoimmuni

Le malattie autoimmuni mettono in moto un meccanismo di autodistruzione. È il corpo stesso che
smette di riconoscere gli antigeni che gli appartengono e inizia ad auto-attaccarsi, come se ciò che
ha dentro fosse una minaccia o un pericolo.

Le mente è talmente importante in questo processo, che è persino nata una nuova disciplina che si
occupa di trattare queste malattie, conosciuta con il nome di psiconeuroimmunologia. Ciò significa
che le mattie autoimmuni non solo sono spesso croniche, ma sono anche invalidanti per il paziente e
possono persino portare alla morte.

Gli studi condotti finora suggeriscono che chi soffre di queste malattie, di solito. presenta anche
alti livelli di depressione, anche se non è sempre evidente. In altre parole, può benissimo
trattarsi di una persona spensierata e piena di vita, ma che dentro porta una grande insoddisfazione
che, spesso, neppure lei sa di avere.

Un’altra delle caratteristiche frequenti delle patologie autoimmuni è una certa incapacità di
riconoscere le emozioni. Può essere dovuto ad una strategia tramite la quale affrontare le diverse
situazioni in modo troppo intellettuale o razionale oppure può trattarsi di una persona che vuole
avere tutto sotto controllo e che vede gli affetti come una minaccia contro la propria autonomia.
Verso una soluzione…

Le malattie autoimmuni sono insidiose e danneggiano in modo notevole la qualità di vita del
paziente. Sono dolorose e difficili da accettare e non sono accompagnate da molta speranza. La cosa
peggiore è che chi ne soffre si reca dal proprio medico in cerca di risposte, ma di solito riceve
solo silenzi e trattamenti per ridurne i sintomi non sono sempre efficaci.

Anche se viene spesso rimesso in discussione, il mondo occidentale ha imposto l’idea che la mente e
il corpo siano due realtà sconnesse e, a volte, persino contrapposte. È invece sempre più chiaro che
la salute e il benessere sono concetti complementari, dove ha tanta importanza sia il piano fisico
sia quello mentale.

La soluzione per un paziente che soffre di una malattia autoimmune è proprio smettere di credere che
una pillola, una vitamina o un medico “miracoloso” riusciranno a rimetterlo in salute. Non vuol dire
certo che non debba fare ricorso a queste soluzioni, ma semplicemente che nel trattamento di base
deve esserci anche l’intervento di un esperto di salute mentale.

Tutte le patologie implicano componenti emotivi e mentali, ma nelle malattie autoimmuni quest’ultimo
fattore è del tutto decisivo. Il volersi opporre a trattare la malattia come un problema relazionato
anche alla psiche è, di sicuro, uno dei motivi per cui questi pazienti non trovano sollievo dalle
proprie sofferenze fisiche.

Una resistenza che nasce dall’idea sbagliata secondo la quale chi soffre di una malattia con una
base mentale non sia abbastanza forte; il tutto sostenuto da un’idea ancora più sbagliata: il dolore
è un’invenzione del paziente.

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