I neuroni che bloccano i ricordi paurosi

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I neuroni che bloccano i ricordi paurosi

03 aprile 2019

I ricordi di eventi paurosi non sono semplicemente dimenticati, ma sono disinnescati da un piccolo
gruppo di neuroni specializzati situato nell’ippocampo, motivo per cui a volte possono
ripresentarsi. La scoperta permetterà di migliorare le tecniche usate per curare il disturbo
post-traumatico da stress, le fobie e altre patologie ansiose

da lescienze.it/mente-e-cervello

Se si riesce a superare una paura legata a un evento traumatico, è grazie all’intervento di un
piccolo gruppo di neuroni dell’ippocampo che ne smorzano il ricordo, o almeno gli effetti emotivi.
Lo ha dimostrato un gruppo di ricercatori dell’Università del Texas ad Austin, che firmano un
articolo su “Nature Neuroscience”.

Le cellule che sopprimono il richiamo di memorie legate a eventi traumatici si trovano
nell’ippocampo (rosso). (Cortesia University of Texas at Austin)
La terapia più efficace per gli stati di paura patologica insorti in seguito a un evento traumatico
si basa sulla cosiddetta terapia dell’estinzione. In questa terapia, il paziente è esposto
ripetutamente a uno stimolo che fa rievocare la minaccia, senza però ripresentarla, che aveva
generato lo stato di paura. In questo modo viene progressivamente creato un nuovo ricordo dello
stimolo, sempre meno collegato al trauma, che si sovrappone al ricordo spaventoso.

Questa terapia, però, non cancella la memoria del brutto evento: lo dimostra il fatto che a volte il
paziente ricade improvvisamente nelle paure che era riuscito a superare, un fenomeno noto come
recupero spontaneo. Finora si supponeva che queste ricadute fossero legate a qualche evento
neurobiologico in atto nell’amigdala, la struttura cerebrale che ha la funzione di “centralina della
paura”, ma i meccanismi sottostanti al recupero spontaneo non erano affatto chiari.

Michael R. Drew e colleghi hanno ora studiato il fenomeno su un gruppo di topi con i metodi
dell’optogenetica; questa tecnica permette di analizzare e intervenire sull’attività di specifici
gruppi di neuroni grazie a un segnale luminoso che viaggia lungo una sottile fibra ottica impiantata
nel cervello degli animali.

Negli esperimenti, i ricercatori hanno messo i topi in una gabbia con caratteristiche particolari,
per poi indurre in essi uno stato di paura con la somministrazione di una debole scossa. In seguito,
quando venivano rimessi in quella stessa gabbia, i topi la riconoscevano e, memori delle scosse,
mostravano un comportamento impaurito, a cui corrispondeva una particolare attivazione di reti di
neuroni, nel giro dentato dell’ippocampo; il ricordo pauroso, hanno dunque dedotto i ricercatori,
era conservato in quell’area del cervello.

A questo punto gli scienziati hanno stimolato gruppi di cellule nelle immediate vicinanze di
quell’area e constatato che l’attivazione di un gruppo di particolari neuroni interrompeva i
comportamenti dettati dalla paura. Ciò indica che, per quanto in generale le reazioni di allarme e
il corrispondente comportamento di paura siano gestiti dall’amigdala, un ulteriore circuito di
controllo si trova nell’ippocampo e riguarda in modo specifico la gestione delle paure apprese.

Per controprova gli scienziati hanno studiato topi che avevano superato il condizionamento alla
paura delle gabbie grazie a una terapia dell’esposizione. Messi di nuovo nella gabbia, gli animali
all’inizio sono rimasti tranquilli, ma appena Drew e colleghi hanno silenziato quella rete di
neuroni nel giro dentato dell’ippocampo identificata in precedenza, i topi hanno cominciato a
manifestare un comportamento impaurito, proprio come se il ricordo pauroso fosse prepotentemente
tornato alla ribalta.

La scoperta potrà aiutare a definire nuove linee guida su tempi e modalità ottimali per la
somministrazione della terapia dell’estinzione a persone colpite dal disturbo post-traumatico da
stress (PTSD), fobie e altre forme ansiose. In una prospettiva più a lungo termine, inoltre, la
scoperta di Drew e colleghi potrebbe anche permettere di individuare farmaci che, stimolando
selettivamente l’attività di quel particolare gruppo di neuroni del giro dentato, blocchino
attivamente il ritorno dei ricordi disturbanti.

dx.doi.org/10.1038/s41593-019-0361-z

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