Coscienza Interagente e preghiera

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Coscienza Interagente e preghiera

di Ervin Laszlo

Esistono ora prove significative che la gamma d’informazioni che raggiungono il nostro cervello e la
nostra coscienza trascendono le informazioni che ci arrivano attraverso gli organi sensoriali. Il
segmento “extrasensoriale” delle informazioni che ci raggiungono ha le migliori chance di emergere
nella coscienza dei cosiddetti “stati alterati (noti ai ricercatori come ASC ” Altered States of
Consciousness”)’ (stati alterati di coscienza) . La coscienza in un ordinario stato di veglia tende
a reprimere le informazioni che non rientrano nella nostra concezione del mondo.
I genitori dicono ai figli non immaginare cose, i maestri insistono che dovrebbero smettere di
sognare e che dovrebbero essere pratici, e i coetanei, perlomeno quelli che hanno già subito il
lavaggio del cervello scherniscono il bambino che persiste.
Il risultato è che la maggior parte delle persone crescono e diventano individui dotati di senso
comune per i quali ogni cosa che non va d’accordo con il concetto corrente sulla natura del mondo e
della mente viene repressa e ignorata.

Ma quando una persona entra in uno stato alterato di coscienza per esempio, durante la meditazione
profonda, durante la preghiera, sotto l’influenza della musica e della danza (e, ahimè, anche di
droghe psichedeliche) questi “censori” non funzionano.
Strani elementi d’informazione entrano nella coscienza di una persona, e non tutto ciò che entra può
essere puramente immaginarlo . La capacità degli stati alterati di fornire informazioni sul mondo
era nota ai popoli tradizionali che apprezzavano e coltivavano questi stati per il potere che
conferivano.
Le culture semitiche facevano uso degli stati alterati di coscienza nella Cabala, gli antichi
egiziani nelle iniziazioni al culto di Iris e Osiride, e i greci classici nei Baccanali e nel riti
di Attis e Adonis, come anche nei misteri eleusini.

Le culture indigene dell’America precolombiana e dell’Africa impiegavano gli stati alterati nelle
procedure sciamaniche, nelle cerimonie di guarigione e nei riti di passaggio, e le alte culture
dell’Asia le applicavano nei vari sistemi di yoga, Vipassana o Buddismo Zen, Vajrayana tibetano,
Taoismo e Sufismo. In Africa, membri della stessa tribù, come i boscimani Kung nel deserto del
Kalahari potevano e tuttora possono entrare in stati alterati tutti allo stesso tempo.
La gente moderna tende a pensare che gli stati alterati di coscienza siano patologici un segno di
malattia di demenza, o prova che chi li vive è sotto l’influenza di droghe.

Solo il sognare , il sognare ad occhi aperti , l’intossicazione alcoolica e l’orgasmo sessuale sono
considerate deviazioni ‘nomali ‘ dalla coscienza in stato dì veglia. Naturalmente, naturopati,
psichiatri e ricercatori sulla coscienza hanno un diverso apprezzamento di simili stati. Lo
psichiatra John Nelson, ad esempio, vede gli stati alterati come fondamentali stati della psiche
umana, con un estremo del suo spettro che sfocia nella follia, e l’altro estremo che raggiunge i
reami più elevati della creatività, dell’intuito e della genialità.

In quarant’anni e passa di esperienza clinica il ricercatore sulla coscienza Stanislav Grof ha
indagato gli stati alterati di coscienza. : La gente riferiva un allentamento e uno scioglimento
dei confini dell’ego corporeo ed un senso di unione con un’altra persona ,essere o cosa nell’unità
e nell’interezza. Certe persone raggiungono un senso di identificazione tale da perdere
momentaneamente coscienza della propria identità. In stati alterati ancora più profondi uno può
espandere la propria coscienza a tal punto da includere la totalità della vita sul pianeta, e può
estendersi all’esterno nel cosmo. Il nostro cervello non solo può comunicare spontaneamente con
altre menti; possiamo anche interagire in questa maniera non sensoriale con altri organismi. Si
stanno accumulando delle prove affidabili che la mente conscia di una persona può produrre effetti
ripetibili e misurabili sul cervello e sul corpo.

Questi effetti sono noti come “telesomatici”.

Uno dei primi esperimenti nell’area della trasmissione con effetto telesomatico è stato intrapreso
dal cardiologo Randolph ßyrd, un tempo professore all’Universìtà della California a Berkeley. Il suo
studio, portato avanti con l’aiuto di computer e durato dieci mesi, riguardava l’anamnesi di
pazienti nel reparto di cura coronariche presso il San Francisco General Hospital.
Byrd ha messo insieme un gruppo di sperimentatori costituito da gente qualsiasi la cui unica
caratteristica comune era l’abitudine di pregare regolarmente in congregazioni cattoliche o
protestanti un po’ dovunque negli Stati Uniti. Alle persone selezionate veniva chiesto di pregare
per la guarigione di un gruppo di 192 pazienti; altri 210 pazienti, per i quali nessuno pregava,
costituivano il gruppo di controllo.
Venivano usati rigidi criteri: la selezione era fatta a caso e l’esperimento era condotto in maniera
doppiamente cieca, per cui né i pazienti né le infermiere sapevano a quale gruppo appartenevano li
pazienti.

Agli sperimentatori venivano dati i nomi dei pazienti, alcune informazioni sulle loro condizioni, e
veniva chiesto di pregare per loro ogni giorno.
Non venne aggiunto altro. Dato che ogni sperimentatore poteva pregare per diversi pazienti, ogni
paziente aveva a disposizione tra cinque e sette persone che pregavano per luì o per lei. In termini
statistici dì probabilità, i risultati erano altamente significativi.
Il gruppo per il quale veniva pregato aveva, a livello di probabilità, cinque volte meno bisogno di
antibiotici rispetto a quelli del gruppo di controllo (tre pazienti contro 16); aveva tre volte meno
probabilità di sviluppare un edema polmonare (6 pazienti contro 18) ; nessuno nel gruppo per il
quale si pregava aveva bisogno d’intubazione endotracheale (mentre 12 pazienti nel gruppo di
controllo ne avevano bisogno); e morirono meno pazienti nel primo gruppo che nel secondo gruppo
(sebbene questo particolare risultato non fosse statisticamente significativo ).
Non aveva importanza quanto vicini o quanto lontani fossero i pazienti dalle persone che pregavano
per loro, né che tipo di preghiera venisse praticata: sembrava contare solo il fatto che la
preghiera fosse concentrata e ripetuta, indipendentemente da a chi venisse indirizzata e dove
avvenisse.

Concreti effetti fisiologici possono venire trasmessi in una varietà di modi.
La forma originale di trasmissione era ben nota agli antropologi: la chiamarono “magia amichevole(
simpatica)”. Gli sciamani, gli stregoni, e coloro che praticano tale magia il vudù, per
esempio agiscono non sulla persona presa di mira, bensì su una sua effigie, come una bambola.
Questa e una pratica diffusa tra i popoli tradizionali; anche i riti degli indigeni nordamericani ne
fanno uso.
Nel suo famoso studio Il ramo d’oro, James Frazer notò che 911 sciamani nativi americani disegnavano
la figura della persona sulla sabbia, nelle ceneri, o nell’argilla, e poi la trafiggevano con un
bastone appuntito o gli procuravano qualche altra lesione. Si credeva che una corrispondente lesione
venisse inflitta alla persona rappresentata dalla figura. Degli osservatori scoprirono che la
persona presa di mira spesso si ammalava, diventava letargica, e a volte addirittura moriva. Dean
Radin e i suoi collaboratori presso l’Università del Nevada hanno deciso di sottoporre a un test la
variante positiva di questo effetto in condizioni di laboratorio controllate.
Negli esperimenti di Radin i soggetti creavano una piccola bambola nella propria immagine, e
formavano vari oggetti (foto, gioielli, un’autobiografia e ricordi personalmente significativi) per
“rappresentarli”. Fornivano anche una lista di ciò che li faceva sentire coccolati e a loro agio.

Questi oggetti e le informazioni che li accompagnavano , venivano usati dal “guaritore” che aveva
una funzione analoga a quella del “trasmettitore” negli esperimenti sul trasferimento di pensiero e
di immagini) per creare una connessione amichevole con il paziente.

Uno dei primi esperimenti nell’area della trasmissione con effetto telesomatico è stato intrapreso
dal cardiologo Randolph ßyrd, un tempo professore all’Universìtà della California a Berkeley. Il suo
studio, portato avanti con l’aiuto di computer e durato dieci mesi, riguardava l’anamnesi di
pazienti nel reparto di cura coronariche presso il San Francisco General Hospital. Byrd ha messo
insieme un gruppo di sperimentatori costituito da gente qualsiasi la cui unica caratteristica comune
era l’abitudine di pregare regolarmente in congregazioni cattoliche o protestanti un po’ dovunque
negli Stati Uniti .Alle persone selezionate veniva chiesto di pregare per la guarigione di un gruppo
di 192 pazienti ;

altri 210 pazienti, per i quali nessuno pregava, costituivano il gruppo di controllo.
Venivano usati rigidi criteri: la selezione era fatta a caso e l’esperimento era condotto in maniera
doppiamente cieca, per cui né i pazienti né le infermiere sapevano a quale gruppo appartenevano li
pazienti.
Agli sperimentatori venivano dati i nomi dei pazienti, alcune informazioni sulle loro condizioni, e
veniva chiesto di pregare per loro ogni giorno.
Non venne aggiunto altro. Dato che ogni sperimentatore poteva pregare per diversi pazienti, ogni
paziente aveva a disposizione tra cinque e sette persone che pregavano per luì o per lei. In termini
statistici dì probabilità, i risultati erano altamente significativi.
Il gruppo per il quale veniva pregato aveva, a livello di probabilità, cinque volte meno bisogno di
antibiotici rispetto a quelli del gruppo di controllo (tre pazienti contro 16); aveva tre volte meno
probabilità di sviluppare un edema polmonare (6 pazienti contro 18) ; nessuno nel gruppo per il
quale si pregava aveva bisogno d’intubazione endotracheale (mentre 12 pazienti nel gruppo di
controllo ne avevano bisogno); e morirono meno pazienti nel primo gruppo che nel secondo gruppo
(sebbene questo particolare risultato non fosse statisticamente significativo ).
Non aveva importanza quanto vicini o quanto lontani fossero i pazienti dalle persone che pregavano
per loro, né che tipo di preghiera venisse praticata: sembrava contare solo il fatto che la
preghiera fosse concentrata e ripetuta, indipendentemente da a chi venisse indirizzata e dove
avvenisse.

A quest’ultimo venivano applicati dei fili per controllare l’attività del suo sistema nervoso
autonomo – attività elettrodermica -, frequenza cardiaca, volume del flusso sanguigno mentre il
guaritore si trovava in una stanza acusticamente ed elettromagneticamente schermata in un edificio
adiacente. Il guaritore posava la bambola ed altri piccoli oggetti su un tavolo di fronte a sé e si
concentrava su di essi mentre inviava in sequenza casuale messaggi di “guarigione attiva” e di
“riposo”.
Risultava che l’attività elettrodermica dei pazienti, insieme alla loro frequenza cardiaca, era
significativamente diversa durante i periodi di guarigione attiva rispetto a quelli di riposo,
mentre il volume del flusso sanguigno era significativo per pochi secondi durante il periodo di
guarigione attiva. Sia la frequenza cardiaca che il flusso sanguigno indicavano una “reazione di
rilassamento.
il che ha un senso visto che il guaritore stava tentando di “guarire attivamente” il soggetto
tramite la bambola.

D’altra parte, un ritmo più alto attività elettrodermica mostrava che ì sistemi nervosi autonomi
dei pazienti cominciavano ad essere stimolati. La ragíone nascosta dietro questo fenomeno era
difficile da comprendere, fin quando gli sperimentatori non si sono resi conto che il guaritore si
prendeva cura dei pazienti massaggiando le spalle delle bambole che li rappresentava, o
accarezzandone i capelli e il volto. Apparentemente, questa azione aveva un effetto di massaggio
remoto” sulla pelle dei pazienti!
Radin e colleghi hanno concluso che le azioni e i pensieri del guaritore vengono mimati dal paziente
a distanza, quasi come se guaritore e paziente fossero uno accanto all’altro.
La distanza fra trasmettitore e ricevitore sembrava aver poca importanza. Ciò è stato confermato in
un vasto numero di prove da parte dei parapsicologi sperimentali ,William Braud e Marylin Schiltz
riguardo all’impatto delle immagini mentali dei trasmettitori sulla fisiologia dei ricevitori.
Braud e Schiltz hanno scoperto che le immagini mentali del trasmettitore potevano superare lo
spazio e indurre dei cambiamenti nella fisiologia del ricevitore distante. Gli effetti erano
paragonabili a quelli che i processi mentali di un individuo producono sul suo corpo.
L’azione “telesomatica” di una persona distante sembra essere effettiva tanto quanto l’influenza
“psicosomatica” dei soggetti stessi.
Gli esperimenti di cui sopra contribuiscono alla formazione di una crescente miniera di prove
accumulate dalla nuova ricerca sulla coscienza.

Nella primavera del 2000 questa miniera fu passata in rassegna e valutata in una raccolta di saggi
pubblicati dalla prestigiosa e solitamente conservatrice American Psychological Association. Curata
da Etzel Cardena, Steven Jay Lynn e Stanley Krippner, Varieties ofAnomalous Experíence: Examíning
the Scientific Evídence (Varietà di esperíenze anomale: un esame prove scientifiche) passò in
rassegna l’intera gamma di quelli che una volta erano considerati fenomeni extra-scientifici,
esoterici, o “paranormali”: esperienze allucinatorie, sinestesia, sogni lucidi, esperienze
extra-corporee, esperienze psi-relative, esperienze di rapimento da parte di extra-terrestri,
esperienze di vite passate, esperienze di quasi morte, esperienze di guarigione anomale, ed
esperienze mistiche.
Gli autori erano d’accordo su un punto: queste esperienze non possono essere accantonate come
illusorie o come segni di psicopatologia. Sono più diffuse di quanto è stato generalmente presunto,
e hanno avuto un reale impatto sulla gente che le ha vissute.
Ma non si riusciva a trovare una spiegazione definitiva.
La domanda da porsi è se le intriganti esperienze che vengono alla luce negli stati alterati di
coscienza abbiano origine all’interno del cervello o fuori dal cervello.
Se sono generate dal cervello e dal sistema nervoso esse indicano modi insoliti di funzionamento
neurale.

Comunque, è anche possibile che le origini di queste esperienze si trovino fuori dal cervello.
Se così è, esperienze extracorporee, mistiche, di vite passate, e altre di natura ,”esoterica” non
sono immaginarie, o perlomeno non interamente: ci dicono qualcosa sul mondo al di la del nostro
organismo.
Esaminando solo il cervello non si giunge ad una risposta come non basta guardare solo un
apparecchio televisivo per decidere quali sono le origini dei segnali che generano le immagini sul
suo schermo.
Se esaminiamo solo l’apparecchio televisivo non c’è modo di sapere se le immagini siano state
prodotte al suo interno forse da una videocassetta o da un DVD , o se siano state originate in uno
studio lontano per poi essere trasmesse all’apparecchio attraverso lo spettro elettromagnetico.
Allo stesso modo, esaminando il nostro cervello non siamo in grado di dire se il tipo non ordinario
di informazioni che occasionalmente si insinuano nella nostra coscienza siano generate all’interno
del cervello, o abbiano origine nel mondo esteriore e vengano solamente trasmesse al nostro cervello
attraverso un campo che trasporta informazioni.

L’ultima ipotesi potrebbe anche essere quella giusta.
Ricercatori all’avanguardia – Roger Penrose, Stuart Hameroff, Glen Rein, e Richard Amoroso tra gli
altri – lavorando con concetti di campi quantistici, con funzioni d’onda, con il coinvolgimento e
con la correlazione, riconducono la coscienza non solo a processi che sì svolgono all’interno del
cervello e del sistema nervoso, ma anche all’interazione tra cervello e sistema nervoso e le forze e
i campi che circondano l’essere umano nel suo ambiente.
La ricerca all’avanguardia nello studio della coscienza, in particolare il campo emergente della
teoria quantistica sul cervello, sta riscoprendo un fatto che era noto grazie all’esperienza di
migliaia di anni: la coscienza si estende al di là del corpo e interagisce con il mondo nel suo
insieme.
E’ possibile che il nostro cervello e il nostro corpo siano connessi con il resto del mondo
attraverso un campo collegante, allo stesso modo in cui le galassie del cosmo, i quanti nel
micromondo, e gli organismi nel mondo degli esseri viventi ? Ed è forse possibile che questo sia lo
stesso identico campo che appare in mondi diversi nei differenti reami ?

tratto da “ OLOS il nuovo mondo della scienza”
ed. RIZA

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