CONCENTRAZIONE E MEDITAZIONE 7 di Swami Sivananda

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CONCENTRAZIONE E MEDITAZIONE

SWAMI SIVANANDA SARASVATI

EDIZIONI MEDITERRANEE RISTAMPA 1985
TITOLO ORIGINALE DELL’OPERA: LA PRATIQUE DE LA MEDITATION

(Parte settima)

– I preliminari della meditazione –

1. Che cos’è la meditazione?

“Dhyanam nirvishayam manas “: lo stato della mente in cui non esistono più pensieri provenienti dai
sensi è meditazione.

“Tatram pratyayaikatanata dhyanam “: un flusso continuo di percezione o di pensiero, questa è
dhyana; come l’acqua che scorre nel fiume, si produce una corrente continua verso un oggetto
(pravaha). Nella mente non c’è più neanche un increspamento, o un’onda (vritti) E questo si chiama
ekarupa-vritti-pravaha.

La meditazione è il fluire di un flusso continuo di coscienza divina. È la corrente continua del
pensiero verso un unico oggetto: Dio o Atman; corrente simile al filo d’olio simbolico che senza
rumore cola da un recipiente nell’altro (taila-dharavat).

Dalla mente riempita, saturata di pensiero divino, di gloria divina, di presenza divina sono esclusi
tutti i pensieri mondani. La meditazione è lo scorrere regolare del pensiero verso l’oggetto della
concentrazione; la meditazione segue la concentrazione. La meditazione è il settimo gradino, o
stadio della scala yoga; gli yogin la chiamano dhyana, gli jnanins (che si consacrano alla
conoscenza pura) si servono del termine ” nidhi-dhyasana”; per i mistici o bhaktas è il bhajan.

Il Signore Gesù dice: – Svuotati di te stesso ed io ti riempirò – ; ciò corrisponde
all’insegnamento di Patanjali ” yogashchitta-vritti-nirodhah “: lo yoga è l’annullamento di tutte le
funzioni mentali. L’atto di svuotare la mente e di renderla un foglio bianco è senza alcun dubbio
una dura disciplina; ma una pratica continua e fatta con grande intensità, condurrà al successo. Non
c’è più alcun dubbio.

2. La necessità di meditare

La meditazione è la sola via che porta all’immortalità alla felicità eterna. Coloro che non
praticano, né la concentrazione, né la meditazione sono dei veri assassini dell’Atman (Isha-
Upanishad, 3° mantra). Sono, in effetti, dei cadaveri viventi, degli infelici. Essi sono dei
poveracci ed allo stesso tempo degli inguaribili avari.

Il saggio taglia il nodo dell’egoismo con la spada affilata della meditazione costante. In seguito,
viene l’alba della suprema conoscenza dell’Io, o pura illuminazione interiore, o Realizzazione. Il
saggio liberato non conosce più, né il dubbio, né l’illusione. Tutti i legami del karma sono
spezzati. Perciò, siate sempre dediti alla meditazione; è la chiave principale che apre il reame
della felicità eterna.

I grandi sapienti di una volta o rishis, come Yajnavalkya Uddalaka, ecc, acquistarono la conoscenza
dell’Io, che assicura la comunione suprema mediante un’intensa meditazione.

Così come avete bisogno di nutrimento per i vostri corpi, così le vostre anime reclamano il
nutrimento sotto forma di preghiere, di ripetizioni della parola consacrata (japa), di riunioni
religiose (kirtanas), di meditazione, eccetera.

Come vi sentite agitati quando il vostro cibo non è pronto al momento desiderato, così proverete una
certa agitazione se non pregherete mattina e sera, alle ore propizie, o se abbandonerete per un
certo tempo la pratica della preghiera, o del japa. Il nutrimento dell’anima è più necessario di
quello del corpo. Dedicatevi dunque, regolarmente alla preghiera, al japa ed alla meditazione.

Così come fate crescere nel vostro giardino gelsomini, rose e gigli, così dovreste coltivare i fiori
rappresentati dai pensieri di pace, d’amore, di bontà, di purezza, ecc. nel vasto giardino del
vostro intimo (antahkarana). Innaffierete questo giardino mentale con la vostra introspezione, con
la vostra meditazione ed i vostri pensieri sublimi; ne allontanerete le cattive erbe rappresentate
dai pensieri inutili o discordanti.

Se vedete dei fiori su di un mango, pensate che ci saranno presto dei manghi. Allo stesso modo se
avete la pace interiore (shanti) siate sicuri che giungerete presto ad una buona meditazione e che
coglierete il frutto della conoscenza ( jnana).

Il simile attira il simile; è una grande legge. Coltivate dei buoni pensieri, meditate.

Attirerete a voi i saggi e gli asceti (sadhus, yogin, siddhas). Le loro vibrazioni saranno benefiche
per voi e le vostre eserciteranno su di essi una forza di attrazione.

3. I frutti della meditazione

Lo stesso Indra, Signore dei deva, che nuota nella sua ricchezza, non può godere della felicità
trovata dal saggio dalla mente ben concentrata, libera da ogni desiderio, che riposa in piena
coscienza (svarupa) e che porta su ogni cosa lo stesso sguardo.

Imparate l’autodisciplina, acquistate una mente stabile mediante la costante pratica della
meditazione. Fissate la vostra mente su Dio; giungerete così alla via divina. La luce brillerà e il
flusso degli attributi divini vi penetrerà. Svaniranno tutte le tendenze negative; saranno
conciliate tutte le forze contraddittorie e voi godrete della perfetta armonia, della felicità senza
uguale, della pace definitiva.

La meditazione è la sola vera via regale che porta alla salvezza. Essa mette fine alle pene, alle
sofferenze, alle amarezze perché ne distrugge le cause. La meditazione procura la visione
dell’unità, il sentimento dell’Uno senza secondo. Essa è il pallone, il paracadute e l’aeroplano che
permette all’aspirante di prendere il volo verso il regno della felicità eterna, della pace duratura
e della gioia immortale.

La meditazione è la strada che bisogna seguire per raggiungere la divinità; essa porta l’aspirante
direttamente alla coscienza divina, essa è la scala mistica che va dalla terra al cielo, la scala
divina degli yogin che li conduce sulle cime della coscienza superiore (asamprajnata-samadhi). È la
scala che permette di elevarsi fino al cielo della pura coscienza (chidakasha), fino alla nozione di
pura unità (advaita) e al dissolversi in questa pura unità (nishtha), la perfetta liberazione
(mukti) dei vedantisti. Senza essa non è possibile nessun progresso spirituale; è il traghetto
grazie al quale l’adoratore scivola facilmente verso l’altra riva, quella del più elevato grado di
estasi (bhava-samadhi) in cui beve il miele dell’amore divino (prema), nettare d’immortalità.

Una meditazione regolare apre la strada alla conoscenza intuitiva, rende la mente calma e stabile,
sveglia i sentimenti di estasi e mette l’aspirante yogin in contatto con la sorgente suprema, con
l’anima universale (Purusha). Quando camminate sicuri sulla strada della meditazione (dhyana-yoga) i
dubbi svaniscono da soli. Troverete da voi dove posare i piedi sui gradini della scala spirituale;
una misteriosa voce interiore vi guiderà. Ascoltatela molto attentamente!

Se alla sera caricate l’orologio, esso camminerà regolarmente per ventiquattro ore. Così se meditate
a lungo, nel momento più favorevole (brahma-muhurta), potrete operare in pace per tutto il giorno.
L’intero organismo sarà caricato di vibrazioni spirituali, di onde divine.

Molti dubbi si risolveranno da soli durante la meditazione; ciò non avverrà immediatamente, in
qualche caso; per quanto il vostro maestro vi spieghi, vi sono cose che non potete capire agli
inizi; dovrete maturare un poco e quando vi sarete evoluti, i dubbi, che qualche anno prima vi
tormentavano, saranno dissipati.

Quando si forma un grosso ascesso, o in caso di colica o di appendicite, potete provare un acuto
dolore. Ma quando dormite non sentite nulla; lo stesso avviene quando siete anestetizzato. Solo
quando la mente è in connessione con il corpo, si manifesta la sofferenza. Se potete eliminare tale
connessione tra la mente ed il corpo, il dolore sparirà. L’Atman è la felicità che ha preso forma
(ananda-ghana). Tutte le vostre pene termineranno se ritirate la vostra mente dal corpo e dagli
oggetti esteriori per fissarla sull’Atman mediante una costante meditazione.

La meditazione è il solo modo di stornare tutte le miserie umane. Non ce n’è un altro.

Il vero riposo si ottiene durante la meditazione, quando la mente è mantenuta nell’Atman. Il
cambiamento di occupazione può costituire un riposo; il fatto di restare oziosi e di permettere alla
mente di vagabondare senza freno, come un elefante in amore o di compiacersi in vane fantasticherie,
non può portare riposo.

L’uomo incapace di fissare la propria mente nella meditazione non può avere nessuna conoscenza
dell’Io. L’uomo incostante è inadatto alla meditazione; egli non può, né venerare, né conoscere
l’Io, né può provare un bruciante desiderio di liberazione (moksha); non può avere la pace della
mente. E come potrebbe esserci felicità per coloro che non sono in pace?

Comincerete così ad esercitare un controllo graduale anche nel regno dei sogni. Quando la vostra
mente commetterà una cattiva azione la fermerete. Durante il sogno vi aiuterà la forza della
disciplina spirituale (sadhana) praticata con vigilanza; sarà il segnale di un progresso spirituale.
Fate molta attenzione ai vostri sogni.

Questo mondo è pieno di miserie e di sofferenze. Se volete sbarazzarvi delle pene e delle afflizioni
inerenti al susseguirsi di morti e di rinascite (samsara), dovete dedicarvi alla meditazione. È il
sentiero che porta alla divinità; è la via regale che conduce al regno di Brahman; è la scala
misteriosa che va dalla terra al cielo, dall’errore alla verità, dalle tenebre alla luce, dal dolore
alla gioia, dall’inquietudine alla pace, dall’ignoranza alla conoscenza, dalla morte
all’immortalità. La meditazione ci dirige verso la conoscenza dell’Io, cioè verso la pace eterna e
la suprema felicità. Essa ci prepara all’esperienza integrale, detta anche conoscenza intuitiva
diretta.

La verità è Brahman; la verità è Atman; essa è semplice e pura. Non potete giungere alla verità
senza riflessione e senza meditazione.

Osserva il silenzio; conosci te stesso; conosci Questo. Immergiti in Questo!

Senza l’aiuto della meditazione non riuscirete a conoscere l’Io, non avanzerete verso lo stato
divino; non vi libererete dagli ostacoli della mente, non entrerete nell’immortalità.

Senza la meditazione non conoscerete mai il supremo splendore, le glorie immortali dell’Atman.

Strappate il velo che ricopre l’anima praticando una regolare meditazione; per mezzo suo liberatevi
dei cinque involucri (koshas) che nascondono l’Atman e giungerete alla beatitudine finale della
vita.

Il fuoco della meditazione distrugge le impurità causate dal vizio. Dopo interviene bruscamente la
conoscenza della saggezza divina, che conduce alla liberazione finale (mukti).

Esistono parecchi metodi efficaci di allenamento mentale, essenziali per la cultura della mente, in
special modo per l’educazione della memoria, della riflessione, del discernimento, la ricerca della
sua vera identità mediante la domanda chi sono io? (vichara). La pratica della meditazione è in sé
un potente metodo per chiarificare la memoria. L’allenamento della memoria contribuisce potentemente
ad accedere alla meditazione.

La meditazione è un tonico energico, sia per il corpo che per la mente. Le sacre vibrazioni
penetrano in tutte le cellule del corpo e ne guariscono le malattie. Quelli che meditano non hanno
spese mediche. Le onde potenti e mitiganti che si alzano durante la meditazione esercitano la loro
benefica influenza sulla mente, sul sistema nervoso, sugli organi e le cellule del corpo.

L’energia divina fluisce liberamente, come l’olio che cola senza rumore da un recipiente nell’altro
(taila-dhara) dai piedi del Signore fino all’organismo dell’aspirante (sadhak).

Se potete meditare per mezz’ora di seguito, sarete capaci di sostenere, pieni di pace e di forza
spirituale, la lotta della vita per tutta una settimana. Tale è il benefico effetto della
meditazione. Poiché dovete trattare con menti diverse nella vita quotidiana, trovate nella
meditazione la forza e la pace che vi risparmieranno disordini e tormenti.

Uno yogin che medita regolarmente ha un fascino magnetico. Quelli che l’avvicinano subiscono
l’influenza della sua voce dolce, della sua forte parola, dei suoi occhi luminosi, del suo colorito
brillante, della sua buona salute, del suo buon comportamento, delle sue virtù, della sua natura
divina. Come un granello di sale buttato in un vaso pieno d’acqua si scioglie e si diffonde per
tutto il liquido, come il dolce profumo del gelsomino pervade l’atmosfera, così l’aura,
l’irraggiamento spirituale s’infiltra nella mente degli altri; costoro ne ricavano gioia pace e
forza per sé. Si trovano ispirati dalla parola dello yogin e la loro mente si eleva al suo contatto.

La meditazione apre la porta della mente alla conoscenza intuitiva e ha più di un potere.

Meditate, meditate! Non perdete un solo minuto. La meditazione allontanerà da voi le miserie della
vita; essa è la sola via. La meditazione è nemica della mente, finisce con l’annientarla
(mano-nasha).

II

Il mahatma, la “grande anima ” che medita in una grotta solitaria dell’Himalaia aiuta il mondo con
le sue vibrazioni spirituali, più di quanto lo aiuti il sant’uomo (sadhu) che predica dall’alto del
pulpito. Come le vibrazioni sonore attraversano l’etere, così le vibrazioni spirituali di chi medita
si propagano a lunga distanza e portano a migliaia di uomini pace e forza.

Quando il meditante è divenuto privo di mente, penetra ed attraversa il mondo intero. Gli ignoranti
lanciano una falsa accusa, quando tacciano d’egoismo i sadhus che meditano in una grotta.

Costruite, attraverso una regolare meditazione, una solida fortezza spirituale, create intorno a voi
un’aura magnetica impenetrabile ai più potenti messaggeri di Maya o di Satana!

La concentrazione della mente di Dio, dopo la purificazione, può portarvi la conoscenza vera e la
vera felicità. Voi siete trascinato verso le cose esteriori dall’attaccamento (raga) e l’illusione
(moha).

Concentratevi su Dio nel vostro cuore. Tuffatevi profondamente e restate immerso.

Sarete ispirato durante la meditazione quando la vostra mente è sattvica, cioè fissata ad un alto
livello spirituale. Comporrete dei bei poemi e risolverete i più complessi problemi della vita.
Dovrete eliminare anche quei movimenti sattvici che, a loro volta, dissipano l’energia mentale.
Dovrete elevarvi sempre più in alto, fino all’Uno senza secondi (Atman).

Se non vi tuffate profondamente, se non vi immergete nella meditazione silenziosa, non arriverete
alla piena felicità (ananda) della gloria divina. Non potrete gustare completamente la pace e la
felicità, fino a quando vi manterrete sui limiti della divinità, e resterete sulla soglia divina.

Durante la meditazione, alcune visioni non sono altro che la materializzazione dei vostri propri
pensieri; mentre, certe altre, al contrario, hanno una realtà oggettiva.

Soltanto quando le impressioni subcoscienti (vasanas) sono cancellate e i desideri (sankalpas)
totalmente spenti, si manifestano la vera pace e la vera ananda. Se fissate la vostra mente, anche
solo per cinque minuti, sul Signore Krishna, su Shiva o sull’Atman, la disposizione superiore della
vostra mente (sattva guna) la impregna totalmente, e siete per quei cinque minuti nella pace e nella
felicità. Per mezzo della vostra più elevata attitudine alla saggezza (buddhi), potete paragonare la
beatitudine (ananda) che deriva dalla meditazione ai piaceri effimeri dei sensi, e troverete che
quella è un milione di volte superiore agli altri. Meditate e provate questo ananda; solo così ne
riconoscerete il reale valore.

Se, per esempio, un aspirante, che si trova nel Cachemire, medita sul suo guru, o guida spirituale,
che è invece nell’Himalaia, tra i due si stabilisce un legame definito. Il guru emette delle
radiazioni di potenza, di pace, di gioia, di felicità, indirizzate all’aspirante, in risposta ai
suoi pensieri; costui è immerso in questa corrente d’energia magnetica. La corrente d’elettricità
spirituale scorre con movimento uniforme dal maestro al discepolo, come l’olio che si versa da un
recipiente in un altro. L’allievo può impregnarsene o, al contrario, allontanarsene in proporzione
al suo grado di fede. In qualunque momento il discepolo mediti sinceramente sul suo maestro, questi
sente immediatamente che gli arriva una corrente di preghiere, o di pensieri elevati, e ciò lo
commuove. Chi possiede la vista astrale interiore può vedere chiaramente una sottile linea luminosa
che congiunge il discepolo al maestro creata dal movimento vibratorio dei pensieri sattvici che
attraversano l’oceano della mente (chitta).

Un impulso improvviso d’illuminazione mistica mette fine all’esistenza empirica, e sparisce del
tutto anche l’idea di ricordarsi di qualcosa, che sia l’universo od anche solo la stretta
individualità d’uno spirito di questo mondo.

Quando lo yogin è giunto all’ultimo stadio della meditazione e del samadhi, tutti i residui delle
sue azioni sono interamente consumati. Egli giunge alla liberazione in questa stessa vita. È un vivo
liberato (jivanmukta).

La meditazione procura una gran quantità di forza spirituale, di pace, un vigore ed una vitalità
nuove; è il miglior tonico della mente. Il meditante che si irrita spesso dimostrerebbe che non si
dedica ad una buona meditazione ininterrotta e che c’è qualche cosa di manchevole nella sua
disciplina (sadhana).

La meditazione sviluppa pensieri forti e puri. Le immagini mentali sono chiaramente disegnate e ben
particolareggiate. I buoni pensieri hanno una solida base; ogni confusione svanisce con la
chiarificazione delle idee.

Come un bastoncino d’incenso emana di continuo un delicato profumo così dal viso d’un aspirante che
si dedica ad una regolare meditazione si sprigionano in continuazione un dolce odore, una divina
luminosità (brahma-varchasa) ed un’aura brahmica magnetica (tejas). Coloro che sono dei praticanti
regolari avranno un viso calmo, sereno, gradevole, una voce dolce e gli occhi luminosi.

Come la coltura è assolutamente inutile in un terreno duro, o in una terra satura di sale, così
resta senza frutto la meditazione senza rinuncia (vairagya).

Il fuoco della meditazione consuma tutte le turpitudini dei vizi. Ed improvvisamente sopraggiungono
una conoscenza e una saggezza divine che conducono direttamente alla liberazione finale (mukti).

Durante la contemplazione siete in contatto spirituale con la Luce immobile. Siete sbarazzati di
ogni vostra impurità. L’anima che tocca questa luce ne è mondata. Quando una lente è posta alla luce
del sole brucia la paglia che si trova nel suo raggio. Allo stesso modo se il vostro cuore, nel
vostro intimo più profondo, è aperto con fervore e diretto verso Dio, la Luce di purezza e d’amore,
che illumina la vostra anima, consumerà ogni vostra imperfezione col fuoco dell’amore divino. La
luce arreca una maggiore energia ed un grande benessere.

Tutte le cose visibili sono Maya. E Maya svanirà grazie alla conoscenza (jnana) e alla meditazione
sull’Atman. Bisogna esercitarsi nella eliminazione di Maya, che provoca distruzione per mezzo della
mente. Distruggere la mente significa dunque annullare Maya. La meditazione sull’Atman
(nidhi-dhyasana), è il solo modo per riuscirci. Il Signore Buddha, il re Bhartrihari, Dattatreya
hanno tutti vinto Maya e la loro mente con la sola grazia di una profonda meditazione. Entrate nel
silenzio; meditate; meditate!

Coloro che praticano la meditazione si accorgono d’avere più sensibilità di coloro che non meditano;
perciò lo sforzo fisico imposto al corpo è enorme.

Talvolta anche gli aspiranti già progrediti, cominciano a pensare. – Cosa può essere dunque questo
stadio di realizzazione divina? Come mi apparirà Dio? Quale aspetto avrà nella mia visione? – La
realizzazione suprema sorpassa ogni descrizione; non c’è la più piccola possibilità di descriverne
un’immagine. Essa è pace perfetta, felicità ineffabile, silenzio profondo. Mentre la mente,
l’intelletto cessano di funzionare, si leva la conoscenza spirituale. C’è esperienza intuitiva
interna. È tutto ciò che vi si può dire e dovrete farne l’esperienza voi stessi nel samadhi o stato
di sopracoscienza.

Il vagabondaggio mentale si arresterà progressivamente grazie ad una regolare meditazione, che
allontanerà ogni irritabilità ed aumenterà sensibilmente la pace della vostra mente.

In inverno, non è necessario prendere un bagno freddo; sarà sufficiente un bagno mentale. Immaginate
e sentite realisticamente questo: – In questo momento io prendo un bagno freddo nel grande
confluente Prayag o nel sacro bacino di Benares – . Ricordate il puro Atman. Ripetete la formula: –
Io sono sempre Anima pura – . È il più efficace bagno di saggezza, nel Gange della pura conoscenza
(jnana-ganga); è la più alta purificazione, essa consuma i peccati. Fate ciò di cui la natura ha
bisogno; lavate rapidamente i denti, non perdete troppo tempo in questi dettagli. Fatevi premura e
siate pronti in fretta; l’ora di Brahman passa in fretta. Consacrerete questo tempo prezioso al japa
(ripetizione d’una formula sacra) ed alla meditazione.

Lavatevi rapidamente il viso, le mani, i piedi, spruzzate dell’acqua fredda sulla sommità del capo;
ciò vi rinfrescherà il cervello e gli occhi. Sedetevi nella postura preferita e cercate d’innalzarvi
fino alla suprema altezza di Brahman, fino alla vetta della gloria e dello splendore divini.

Se non siete abituati a svegliarvi di buon’ora, servitevi d’una sveglia. Una volta presa
l’abitudine, non avrete più difficoltà. La mente subcosciente diventerà il vostro devoto servitore
per svegliarvi al momento giusto.

Se andate soggetti alla costipazione, subito dopo esservi lavati i denti, prendete un bicchiere
colmo d’acqua fredda, o tiepida. È ciò che, nella scienza dello Hatha-yoga, si chiama ushapana; vi
farà bene.

Abituatevi a soddisfare i bisogni della natura appena svegli; se soffrite d’una vecchia costipazione
ribelle, dovuta ai vostri precedenti peccati, meditate subito dopo esservi alzati.

E dopo aver bevuto una tazza di latte caldissimo, soddisferete i vostri bisogni naturali.

Appena vi siete alzato, dedicatevi al japa ed alla meditazione, è molto importante. Dopodiché
potrete mettervi a praticare la postura (asana), la disciplina del respiro (pranayama) ed a studiare
la Gita o altri libri religiosi.

Anche l’ora crepuscolare è altrettanto favorevole alla meditazione. Durante l’ora di Brahman e al
crepuscolo, il canale fluidico è sgombro. In questo caso entrate senza difficoltà in meditazione e
in samadhi. È per questa ragione che i rishis, gli yogin e le Scritture dicono tutto il bene
possibile di questi due momenti della giornata. Quando si effettua la respirazione con le due
narici, sappiate che sushumna è in azione; mettetevi in meditazione in quel momento e godete della
pace interiore dell’Atman, dell’Anima universale.

Prima di cominciare il japa, o la meditazione, ripetete qualche versetto divino (stotras), o degli
inni in onore del guru, o modulate dodici volte la sillaba sacra OM, od ancora partecipate a dei
canti di fedeli (kirtana) per cinque anni. Ciò eleverà rapidamente la vostra mente e scaccerà la
pigrizia e la sonnolenza.

Uomini! Ecco l’ora di Brahman! Non restate a ronfare nel vostro letto. Gettate via le coperte. In
piedi! Mettetevi a meditare con energia e gioite dell’eterna felicità dell’Io interiore!

5. La stanza di meditazione

Per meditare, bisogna avere una stanza separata che si chiude a chiave. È una condizione ” sine qua
non “. Trasformate una camera in ” foresta ” e non permettete a nessuno di entrarvi. Conservatela in
stato di santità. Se non avete i mezzi per riservarvi una stanza intera, convertite in luogo di
meditazione un angolo della stanza, circondatelo con una tenda, o uno schermo. Alla mattina e alla
sera bruciatevi incenso, o bastoncini di profumo o canfora. Ponetevi l’immagine del Signore Krishna,
di Shiva, Rama, Devi, Gayatri, o del guru, od anche del Signore Gesù, o di Buddha. Mettete la sedia
davanti all’immagine. Lasciate nella stanza qualche libro come la Gita, il Ramayana, le Upanishad,
il Vivekacudamani, lo Yoga, Vasishtha, la Bibbia, il Corano, eccetera.

Decorate questa stanza con i ritratti dei grandi santi, dei saggi, dei profeti, degli educatori.
Prima d’entrarvi, prendete un bagno; o, almeno, lavatevi il viso, le mani, le gambe.

Mettetevi nella vostra posizione davanti alla Divinità. Cantate degli inni sacri e ripetete le
strofe consacrate al guru. In seguito dedicatevi al japa, alla concentrazione, alla meditazione.

La stanza di meditazione dovrebbe essere considerata come un tempio. Non vi si dovrebbe mai tenere
una conversazione profana, non vi si dovrebbe formulare nessun pensiero vizioso di gelosia, o di
avarizia. Nessuno dovrebbe entrarvi se non con una mente piena di reverenza e pietà. Perché tutto
ciò che si dice, o si pensa lascia la sua impronta nell’etere della stanza e, se non ci si fa caso,
esercita la sua influenza sulla mente dell’aspirante rendendola restia, o perversa, incapace
d’abbandonarsi alla devozione. Le parole pronunciate, i pensieri cullati, gli atti compiuti non sono
dispersi; essi si ripercuotono negli strati sottili dell’etere dell’ambiente e colpiscono
invariabilmente la mente. Per quanto è possibile ci si dovrebbe sforzare di vincerli; questo
soltanto per qualche mese, perché quando le abitudini saranno cambiate, tutto andrà per il meglio .

Quando ripetete il mantra, o il nome del Signore, delle vibrazioni potenti rimangono nell’etere
della stanza. Fino a sei mesi dopo proverete la pace e la purezza dell’atmosfera. Se la vostra mente
è turbata dall’influenza del mondo, sedetevi in questo luogo e ripetete, per una mezz’ora, il nome
del Signore. Proverete, allora, un totale cambiamento nella mente. Praticate e provate voi stesso le
influenze spirituali calmanti. Troverete, così, nella vostra stessa casa un luogo di pellegrinaggio,
senza aver bisogno di recarvi lontano per cambiare atmosfera. Niente vale quanto la disciplina
spirituale (sadhana) e la pratica dello yoga.

6. I luoghi di meditazione

La meditazione e la concentrazione yoga dovrebbero essere compiute in un luogo ben spianato, senza
pietre, senza fuoco, né vento, né polvere, né umidità, lontano da ogni rumore importuno, dove il
paesaggio è piacevole ed amabile per l’occhio, dove c’è dell’ombra, delle grotte e della buone
sorgenti d’acqua, che aiutano nella pratica della concentrazione. (Shvetashvatara-Upanishad, II, 10)

Mentre progredite sul sentiero spirituale, il ” mondo” non conviene alla vostra meditazione. Esso
racchiude delle cause di turbamento; l’ambiente non ne è esaltante; in questo momento, i vostri
amici sono i vostri peggiori nemici. Vi fanno perdere tempo in vane discussioni; ed è una cosa
inevitabile.

Siete perplessi e tormentati. Allora cercate di allontanarvi dalle vostre amicizie. Per evitare
perdite sia di tempo che di quattrini ed anche in ricerche, dovete trovare un buon luogo di
meditazione. Vi deve essere un clima temperato e deve essere soddisfacente sia durante l’estate che
durante la stagione delle piogge e in inverno. Con ferma determinazione, dovete stabilirvi in un
posto per tre anni.

Poiché ogni luogo ha i suoi vantaggi ed i suoi inconvenienti dovrete fare una scelta giudiziosa;
perché tutto è relativo, a questo mondo, e potreste viaggiare da un polo all’altro senza trovare un
posto che vi convenga sotto ogni punto di vista. Dovrete creare da voi la vostra atmosfera
spirituale con la meditazione, il japa, la preghiera. Dato che il luogo ideale non esiste, non
cambiate se incontrate qualche inconveniente; dovete adattarvi. Non c’è nessun vantaggio negli
spostamenti frequenti. Non fate paragoni tra un luogo ed un altro, Maya vi tenta in vari modi; usate
la ragione ed il discernimento (viveka). Non credete più, né alla vostra mente, né ai vostri sensi:
basta ai loro artifizi! State in guardia contro ogni tentazione ed ogni delusione.

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