Quella sinestesia che si impara da bambini

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Quella sinestesia che si impara da bambini

19 novembre 2013

Nelle persone con la cosiddetta sinestesia grafema-colore, le lettere dell’alfabeto e gli altri
caratteri della lingua scritta sono associati percettivamente a differenti colori. Uno studio ha
scoperto che le associazioni fra un certo carattere e un particolare colore si sviluppano nel corso dell’infanzia attraverso i normali meccanismi di apprendimento (red)

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Alcuni aspetti della sinestesia il singolare fenomeno percettivo per cui uno stimolo sensoriale di
un certo tipo (per esempio uditivo) induce una percezione di tipo differente (per esempio visiva) –
sono frutto di apprendimento. A questa conclusione è giunto uno studio condotto da Michiko Asano
dellla Keio University a Fujisawa, e da Kazuhiko Yokosawa dell’Università di Tokyo, che firmano un articolo pubblicato sullla rivista Frontiers Human Neuroscience.

I due ricercatori hanno studiato la sinestesia grafema-colore, una condizione in cui una lettera o
un carattere visivo (grafema) induce la sensazione di uno specifico colore (per esempio, la lettera
“r” può indurre una sensazione concomitante di “rosso”). La loro attenzione è stata attirata dal
fatto che, per quanto la sinestesia sia un tratto congenito di una persona, diversi studi hanno
segnalato svariate, inaspettate regolarità in questa esperienza, regolarità che vedono associata in
modo sistematico una certa corrispondenza fra grafema e colore a diverse proprietà del grafema
stesso, come la sua forma visiva, il suono o il significato, la frequenza e l’ordine in cui si presenta rispetto ad altri grafemi.

Michiko Asano e Kazuhiko Yokosawa hanno analizzato e confrontato le esperienze sinestetiche legate
alla lettura di lettere dell’alfabeto inglese e ai caratteri Hiragana, il sistema di scrittura
fonologico più utilizzato in Giappone (il giapponese ha tre sistemi di scrittura: due fonologici,
l’hiragana e il katakana, e uno ideografico, il kanji), giungendo a elaborare un modello di sviluppo di questa forma di sinestesia.

Successivamente hanno sottoposto 80 bambini con sinestesia grafema-colore a una serie di test per
controllare le previsioni del modello. I risultati suggeriscono che i modi in cui i bambini imparano
i grafemi, e come questi vengono elaborati nel cervello, sono critici, com’è testimoniato dal fatto,
per esempio, che per i soggetti inglesi l’ordine in cui si succedono le lettere in una parola
influscie sull’esperienza sinestetica, mentre non lo è per i giapponesi, per i quali conta maggiormente la forma visiva del grafema.

La conclusione dei ricercatori è che le specifiche associazioni fra un certo carattere e uno
specifico colore vengono stabilite sulla base degli stimoli e delle informazioni che ricevono mentre
stanno imparando a leggere, finendo per consolidarsi e diventare un tratto caratteristico dei
grafemi: per questi soggetti l’evocazione percettiva di un certo colore diventa un tratto identificativo di un particolare carattere tanto quanto la sua forma grafica.

http://www.frontiersin.org/Journal/10.3389/fnhum.2013.00757/full

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