Cancro: la dieta crudista vegana ci protegge? Ecco cosa dicono dli studi
Scritto da: Redazione Scienza e Conoscenza
Alimentazione e Salute | 17/03/2018
Ci sono buone basi per affermare che la dieta crudista vegana garantisce unefficace protezione
contro il cancro e può rappresentare un ausilio efficace nel trattare la malattia. Ma le evidenze scientifiche sono a oggi limitate e occorrono ulteriori studi.
Uno studio americano (Fontana 2006) ha confrontato fra loro alcuni marker metabolici del cancro
(fattori di crescita e ormoni). Il fattore di crescita insulino-simile, o IGF-1, è noto per favorire
lo sviluppo del tumore incrementando la divisione cellulare e ostacolando la morte delle cellule
cancerose. Livelli elevati di IGF-1 sono stati associati a un aumento del rischio di cancro al seno,
alla prostata e al colon. Sono stati considerati tre gruppi di ventuno partecipanti ciascuno,
abbinati per età, sesso e altezza. Un gruppo, composto da individui sedentari, seguiva una dieta
crudista vegana a basso contenuto calorico e proteico da almeno due anni o più. Il secondo gruppo
era costituito da sportivi magri specializzati in corse di resistenza e che percorrevano 77 km a
settimana in media, e il terzo consisteva in soggetti leggermente sovrappeso e sedentari, che
seguivano una tipica dieta occidentale standard. Lindice di massa corporea (la misurazione del
grasso corporeo), o IMC, era simile nei vegani crudisti e nei podisti, mentre era parecchio più alto
nel gruppo che seguiva la dieta occidentale. I fattori di crescita (incluso lIGF-1) erano molto più
bassi nel gruppo crudista vegano rispetto a quello della dieta occidentale, e comunque più bassi
rispetto ai podisti (anche considerando il grasso corporeo). I risultati dei test per diversi altri
marker metabolici del rischio di cancro erano più favorevoli per i gruppi dei crudisti e degli
sportivi rispetto allaltro gruppo. Benché sia i crudisti vegani sia i podisti abbiano mostrato
vantaggi rispetto a chi seguiva la dieta occidentale, la dieta crudista vegana pare garantire
ulteriore protezione, perché risulta associata a fattori di crescita molto più bassi, tra cui lIGF-1.
Un piccolo studio finlandese ha messo a confronto diversi marker di laboratorio relativi alla
prevenzione del cancro in quaranta donne, venti delle quali seguivano una dieta a base di cibi vivi,
mentre le altre seguivano una dieta onnivora. Le prime, rispetto alle altre, hanno riportato meno
danni al DNA e/o una maggiore protezione contro tali danni. Gli autori hanno notato che questa
differenza era dovuta alla dieta e non agli integratori a base di antiossidanti, in quanto tali
sostanze non avevano prodotto ulteriori miglioramenti nellaltro gruppo. Anche i livelli di vitamina
C e betacarotene erano più alti nel gruppo che assumeva cibi vivi, mentre quelli di vitamina E erano
più bassi. Malgrado i risultati non fossero statisticamente significativi (in parte a causa del
piccolo numero dei partecipanti), le poche differenze importanti suggeriscono che diete a base di cibi vivi possono portare vantaggi nella riduzione del rischio di cancro.
Un secondo studio finlandese ha valutato modifiche nei marker metabolici del cancro nei
partecipanti, che hanno seguito per un mese una dieta vegana a base di cibi vivi e per il mese
successivo la loro dieta standard onnivora. Questi soggetti sono stati messi a confronto con un
gruppo di controllo che ha seguito una dieta onnivora convenzionale per tutta la durata dello
studio. I ricercatori hanno rilevato lattività di quattro differenti enzimi fecali, ognuno dei
quali è noto per generare composti tossici associati a un aumento del rischio di cancro. Lattività
di tutti e quattro gli enzimi è diminuita drasticamente con percentuali dal 33 al 66% in una
settimana dallinizio della dieta a base di cibi vivi. Due altri metaboliti tossici si sono ridotti
del 30-60% nel giro di due settimane. Tutte queste modifiche positive sono scomparse rapidamente
quando i partecipanti sono tornati alla loro dieta onnivora. Nel gruppo di controllo non è stato
osservato alcun cambiamento. Numerose altre ricerche hanno confermato gli effetti positivi di diete
a base di cibi vivi sulla microflora intestinale e su altri fattori che favoriscono la riduzione del rischio di cancro.
Dal 1994 al 2008 sono stati condotti più di una dozzina di studi che hanno preso in esame la
correlazione tra verdure cotte e crude e rischio di cancro; essi non hanno però considerato persone
che seguivano diete crudiste o a base di cibi vivi; si sono invece concentrati sui possibili
vantaggi di alimenti specifici o particolari componenti dei cibi. Gran parte delle ricerche ha
dimostrato che aumentando il consumo di verdura diminuisce il rischio di cancro, ma i risultati sono
stati migliori relativamente alle verdure crude piuttosto che a quelle cotte. Il rapporto 2007 su
dieta e cancro del World Cancer Research Fund/American Institute of Cancer Research ha citato
ventitré studi che hanno fornito stime differenti sul consumo di verdure crude.36 Di questi, sedici
hanno dimostrato riduzioni statisticamente significative del rischio con lassunzione di verdure
crude, ed è anche emerso che i benefici aumentano quando le quantità consumate sono maggiori.
Tre revisioni della letteratura scientifica hanno attestato un beneficio molto maggiore con il
consumo di verdure crude piuttosto che con quello di vegetali cotti. Una revisione del 2004 di Link
e Potter della Columbia University di New York e del Fred Hutchinson Cancer Research Center di
Seattle ha riguardato gli studi pubblicati dal 1994 al 2003 che avevano considerato il consumo di verdura e il rischio di diversi tipi di cancro.
Questo articolo è tratto da Mangio crudo vivo meglio, Macro Edizioni 2018
Mangio Crudo e Vivo Meglio – Libro
La dieta vegana crudista – Guida completa
Brenda Davis, Vesanto Melina
www.macrolibrarsi.it/libri/__mangio-crudo-e-vivo-meglio-libro.php?pn=1567
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