AMARE CON AMORE

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AMARE CON AMORE

di Marco Ferrini

Ogni persona è per propria natura desiderosa di amare ed di essere amata. In realtà la vita non ha
altro scopo e in nient’altro trova il suo valore se non nell’amore, ma la cognizione certa di tale
sentimento è un traguardo elevato e, come tale, richiede impegno, consapevolezza elevata, cura,
sacrificio, coerenza, lealtà e verità. L’amore è un sentimento radiante, potenzialmente capace di
espandersi all’infinito, in grado di dare completa soddisfazione all’essere rendendolo interiormente
forte e autonomo, libero da condizionamenti, consapevole e maturo. Esso rappresenta il sentimento
naturale e spontaneo della nostra matrice più profonda, della nostra spiritualità. Nella cultura
diffusa dell’Occidente il vero amore è un po’ come l’Araba Fenice: mitologico, raro e spesso
apparentemente irraggiungibile. Generalmente le persone sperimentano più di frequente l’eccitazione
dei sensi, ma scoprono poi, con delusione e sofferenza, che non si tratta di qualcosa che nutre
veramente, anzi, spesso depaupera corpo e mente di energie preziose. L’amore autentico è
sperimentato da chi vive nella consapevolezza della sostanza autentica dell’essere e della realtà e
dona una gioia duratura, profonda e indipendente da condizioni esterne.

La cultura della società in cui viviamo è purtroppo impregnata di concetti falsi, superficiali,
pericolosi, che inducono i cittadini-consumatori, che sono sempre in cerca di stimoli, di
eccitazioni e di nuove promiscuità in equilibrio precario, a diventare assillati ricercatori non di
amore ma di eros, se non addirittura di infima promiscuità. Quindi per riscoprire l’amore in tutte
le sue speciali e sublimi sfumature (i rasa descritti nei testi della tradizione Bhaktivedantica)
occorre prendere coscienza di noi stessi e della nostra natura più profonda, poiché tutte le
problematiche della sfera affettiva sono collegate ad una percezione distorta del senso di sé. Il
Vedanta, lo Yoga ed altre opere della letteratura indovedica descrivono l’essere incarnato come
composito, poiché costituito biologicamente di un corpo oggetto dell’esperienza empirica,
caratterialmente di una struttura psichica e spiritualmente di una essenza eterna e immutabile.
Questa, l’atman, rappresenta il fulcro e baricentro della personalità, il centro unificatore di
tutte le attività psicofisiche e sostegno stesso della vita. Il paradosso consiste in questo, che
proprio di essa, della sua essenza vera l’individuo smarrisce la consapevolezza a causa dell’imporsi
di condizionamenti strutturati. Questi ultimi rendono la persona schiava di una percezione e di una
comprensione superficiale di sé, che la vincolano alla dipendenza da stimoli sensoriali e da
passioni egoiche, da bisogni indotti.

Tutti legami che però spesso appaiono insopprimibili, fino ad occupare l’intero campo della
coscienza. Se l’amore è la più alta espressione dell’essere, l’eros lo si può paragonare ad un fuoco
che divampa e tutto divora, fino a distruggere anche se stesso. In mancanza infatti di un processo
di elevazione della coscienza, i desideri e le bramosie, frutto dell’identificazione con il corpo
psicofisico, non diminuiscono con l’indebolimento del corpo, bensì sempre più incatenano al continuo
sorgere e dissolversi di attrazioni e repulsioni (raga e dvesha) fondate su di un’affettività
patologica che produce relazioni frustranti, con profonde delusioni e sofferenze. I grandi Maestri
della tradizione Bhaktivedantica hanno insegnato come superare gli opposti e riscoprire il
sentimento vero dell’amore attraverso la destrutturazione dei condizionamenti e la trasformazione e
sublimazione delle proprie energie. Il processo chiamato sadhana-bhakti, che viene compiutamente
descritto nella letteratura Bhaktivedantica, permette di avviare tale fondamentale opera di
trasformazione, sublimazione e trascendenza delle pulsioni egoiche, consentendo di accrescere e
valorizzare le qualità migliori di ogni individuo e renderlo capace di compiere quell’affascinante
viaggio interiore che fa giungere dall’io al sé, dall’eros all’amore, dalla morte alla vita.

Il segreto del successo per avvicinarsi sempre più a tale stato interiore dell’essere, fondato sulla
più alta consapevolezza spirituale, non risiede dunque nella repressione di istinti e passioni.
Infatti, questi, se repressi tendono a strutturarsi in maniera ancor più potente a livello
inconscio. La soluzione non può essere nemmeno quella del loro libero sfogo che aprirebbe
completamente le porte al dominio della coscienza da parte dell’ego o io inferiore. Quindi la
realizzazione del sé e l’elevazione fino al sentimento dell’amore richiedono trasformazioni
armoniche della personalità, scelte ponderate, svolte coscienti e sono l’esito di una serie di
sforzi ben coordinati e costanti, volti a consentire il passaggio del potenziale umano dalle istanze
dell’ego a quelle del sé, attraverso lo sviluppo delle più elevate qualità dell’anima. Come ha
affermato anche Arthur Schopenhauer, “l’amore autentico è sempre compassione; e ogni amore che non
sia compassione è egoismo”. La conoscenza di immediato valore pratico che ci tramandano i testi
millenari della tradizione Bhaktivedantica, con i loro tanti e significativi esempi di vite
trasformate e di coscienze illuminate, oltre alla nostra personale esperienza nell’applicazione di
tali metodologie, ci dimostrano che tale trasformazione dei sentimenti è possibile attraverso un
processo di rieducazione della personalità. Cambiamento in cui pulsioni ed emozioni possono essere
ri-orientate e rese propedeutiche a quell’evoluzione interiore che dall’inconsistente eccitazione
dell’eros porta alla solida beatitudine della Bhakti, quindi del vero amore trionfante.

Per approfondimenti si consiglia la lettura del libro Dall’Eros all’Amore, di Marco Ferrini – Ed.
CSB.

da psicologiaespiritualita.blogspot.com/

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