5 Certezze sul Tuo Cervello

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5 Certezze sul Tuo Cervello

di: Maurizio Tucci

Chi fornisce le “istruzioni” al tuo cervello?

Puoi immaginare un controllo di qualità sulle “istruzioni” per usare il tuo cervello?

In che modo puoi attivare un controllo sulla qualità di quelle “istruzioni”?

In effetti quando osserviamo come “gira” il nostro cervello acquisiamo una consapevolezza superiore
sul suo funzionamento. In questo modo ci prepariamo a scoprire e aggiornare i Giochi che scegliamo
di giocare. L’interrogativo a questo livello è: “Sei consapevole delle tue Cornici di riferimento?
Funzionano, facilitano il tuo benessere?”

Una delle regole del gioco è quella di appropriarsi delle istruzioni per usare il proprio cervello,
al fine di avere una maggiore qualità della vita, più gioia e divertirsi nel processo
(meta-consapevolezza ) di “accendere” il proprio cervello. E’ facile immaginare cosa succede se si
lascia “spento” a lungo il cervello, vero? L’impegno in questo caso è di accendere gli stati di
benessere che dipendono dal cervello e giocare al gioco di tenere accesa la fiamma.

C’è la possibilità concreta di insegnare nuovi “trucchi” al nostro cervello? Sì, naturalmente. Ma
prima di passare a questa fase è utile verificare le convinzioni sul tuo cervello. Le cinque
certezze che esploriamo in queste pagine sono un utile sostegno per tutti coloro che vogliono
divertirsi nella scelta di nuovi Giochi per elevare la qualità della vita.

• Fino a che punto sono limitate le risorse del tuo cervello?
• Qual è la sua natura?
• Da cosa dipendono gli stati di piacere?
• Cosa puoi imparare sul tuo cervello dalla “frode dei canarini”?
• Qual è l’ultima certezza sul tuo cervello?

Questi sono i punti che prenderemo in esame. Perché? Migliorare le condizioni fisiche del cervello
significa migliorare la qualità della vita. C’è qualcosa in questo momento che t’impedisce di
migliorare il modo di far “girare” il tuo cervello?

• IL CERVELLO HA RISORSE ILLIMITATE!!

La maggior parte delle cose che sappiamo ignoriamo di saperle.
Di solito ci sembra di compiere azioni volontarie
decise consapevolmente, ma questa è un’illusione.

Daniel Wegner

Arturo Toscanini aveva nel suo repertorio oltre cento opere e duecentocinquanta sinfonie. Niente
male, no? Ciò che stupisce invece riguarda la sua straordinaria memoria. Sapevate che il grande
direttore d’orchestra conosceva a memoria ogni nota di ogni strumento del suo intero repertorio?
Aveva 19 anni quando si trovava a Rio de Janeiro, solo per suonare, e poiché il direttore
d’orchestra abbandonò il podio, lui per salvare la situazione, prese il suo posto e diresse l’Aida,
che già conosceva a memoria. Un po’ come accadeva a Napoleone che aveva migliaia di soldati ed era
in grado di chiamarli tutti per nome. O come per il Generale George Marshall che ricordava ogni
episodio della seconda guerra mondiale. Nondimeno nel mondo degli affari sono noti personaggi che,
come Charles Schwab, erano in grado di ricordare il nome degli ottomila dipendenti della sua
azienda.

Ma c’è di più!! Immaginate l’impatto che ebbe il politico James Farley sul suo elettorato. Egli
aveva 5O.OOO elettori e, anche in questo caso, si rivolgeva loro chiamandoli con il loro nome di
battesimo.

Pensando ad esperienze di questo genere, vi siete mai chiesti quanto contano gli stati della mente
nell’espressione delle risorse illimitate di cui realmente disponiamo? Certamente ne era consapevole
Thomas Edison. Egli si concedeva 17 brevissimi sonnellini al giorno e in questo modo aveva bisogno
di sole 3 ore a notte di sonno, che sfruttava per sognare. Edison aveva elaborato diversi modi per
accedere a particolari condizioni della mente. Il risultato concreto della sua abilità nel ricreare
tali pre requisiti della mente? 1.093 brevetti originali e 350 taccuini di lavoro.

Creare gli stati di mente-corpo-emozioni è una nostra squisita respons-abilità. E, tutto inizia con
gli stati di mente-corpo. Sapete come Mozart descriveva il suo processo creativo? Altro che
complicate procedure, solo, un “sogno vivo e piacevole”. Ed immerso in un simile stato di sogno
Mozart compose 600 brani musicali, fra cui 40 sinfonie complete. Insomma esistono davvero molti
esempi di personaggi che avevano accesso alle risorse che il cervello rende immediatamente
disponibili. Come questi, ci sono altrettanti esempi nella vita quotidiana, di individui che sanno
far “girare il proprio cervello”.

Vi siete mai posti domande di questo genere?

“Che effetto farebbe intraprendere un viaggio su un raggio di sole fino alla fine dell’universo?”
oppure: “Se viaggiassi alla velocità della luce allontanandomi da qualcuno, sarei invisibile?” e
anche: “La luce si piega? E in tal caso, come faccio a sapere dove si trova ciò che vedo?”

Albert Einstein lo faceva continuamente. Si poneva un interrogativo e seguendo, quelle che sembrano
ipotesi bizzarre, formulava una grande quantità di soluzioni possibili. Che immaginazione, eh? Tutto
questo non riguarda solo la facoltà di “immaginare”, senza scendere a terra; tale fluidità gli
permise di pubblicare 240 saggi scientifici.

Una tale produttività, comunque, non riguarda solo personaggi famosi, artisti o premi Nobel, ma
anche tutti quegli individui con un particolare atteggiamento, non solo nei propri confronti, ma
anche verso il mondo circostante. In realtà la nostra mente ha risorse senza confini, cui possiamo
avere accesso riproducendo le stesse condizioni e i principi cui faceva riferimento Leonardo da
Vinci.

Qual è il principio generale che ha orientato l’inestinguibile sete di sapere di Leonardo?
Il primo principio vinciano è la curiosità. Il genio dei genii si poneva continuamente domande e
s’impegnava nel riprodurre gli stati della mente tipici di chi sogna ad occhi aperti. Egli aveva un
atteggiamento d’insaziabile interesse verso la vita ed era convinto che, “Naturalmente gli uomini
buoni desiderano di sapere”. Leggendo i suoi scritti salta agli occhi come pensieri e sentimenti
creano uno “strato” unico: “ Invero il grande amore, nasce dalla gran cognizione della cosa che si
ama”, oppure, “ogni nostra cognizione principia da sentimenti”. Tutto questo accompagnato dalla
limpida manifestazione della sua consapevolezza sull’utilità del controllo di qualità sulle
“istruzioni” per far girare il cervello, “Nessuna cosa c’inganna di più del nostro giudizio”.

Il primo storico dell’arte, Giorgio Vasari, ci ha lasciato in eredità, oltre ai commenti sulle
opere, anche le cronache di vita quotidiana degli artisti rinascimentali. Così leggendo i suoi
resoconti egli ci offre un’indicazione sulla sorgente verso cui Leonardo sembra muoversi, per dare
un senso alla sua sete di conoscenza.

Cosa lo alimentava, o anche – tanto per farci qualche domanda – a cosa gli serviva, cosa dissetava
la sua sete di conoscenza? Il Vasari racconta che quando il giovane Leonardo passeggiava per le vie
di Firenze, e si trovava ad incontrare i mercanti di uccelli, spesso si fermava per acquistarli al
prezzo convenuto, per poi aprire le gabbie e liberare i piccoli prigionieri nell’azzurro del cielo.
Egli conosceva bene quelle piccole creature, le amava; avrebbe potuto tenerle chiuse in gabbia?
Forse. Certamente avrebbe potuto farlo, se il suo insaziabile interesse per la vita non fosse stato
profondamente collegato a qualcosa di superiore.
Ed è Leonardo stesso a rispondere all’interrogativo “a cosa serviva tutta quella sete di
conoscenza?” A spalancare la porta della libertà. Infatti, sfogliando i suoi taccuini, ripercorrendo
la sua vita e le opere, non sorprende questo ulteriore indizio scritto di suo pugno: “Prima morte,
che perdere libertà”.

Concludendo, a proposito di questa certezza sulle risorse del nostro cervello, può essere utile
chiarire un aspetto. Infatti per qualcuno potrebbe essere limitante, ma è più corretto dire che le
risorse del nostro cervello sono virtualmente illimitate. E a questo punto la domanda può essere:
“Di cosa abbiamo bisogno per migliorare il funzionamento del nostro sistema limbico?” Il sistema
limbico è la struttura cerebrale preposta alla memoria e alla vita emotiva di ognuno di noi. Una
sorta di ponte tra mente e corpo e, per intenderci, il punto d’incontro tra emozioni e pensiero
razionale. Gli stati emotivi ( e le reazioni corporee alle emozioni ) derivano dall’interazione tra
sistema libico e neocorteccia. Così visto che questa è la regione cui il sovraccarico di cortisolo
arreca i maggiori danni, rigenerare questo aspetto vuol dire migliorare non solo la memoria e la
concentrazione, ma anche l’umore. In altre parole, in che modo il nostro cervello può essere aiutato
per ottenere una maggiore efficienza?

• IL CERVELLO HA UNA NATURA MATERIALE!!

Il mondo è il mio corpo, e ciò da cui guardo è quello che sto guardando.
La memoria mi dà la conoscenza dell’effettivo passato…
(ma) conosco solo le memorie del passato,
e quelle memorie esistono solo come esperienze presenti.

Allo stesso modo, non conosco mai il futuro, conosco solo le anticipazioni..
che sono esse stesse parte dell’esperienza presente.

Vedere che tanto il passato come memoria, quanto il futuro come anticipazione,
sono fatti presenti, significa vedere che tutto il tempo esiste o r a.

Ken Wilber

E’ improbabile immaginare qualcuno all’oscuro del fatto che tutti siamo venuti al mondo con un
patrimonio genetico. Questa non è una novità per nessuno!! Nel codice genetico però non c’è iscritto
solo il colore dei nostri occhi. E’ ormai una certezza il fatto che veniamo al mondo con una memoria
di tipo “istintivo”. Cosa vuol dire piuttosto che mente e ricordi hanno una natura materiale?
Semplice, il nostro cervello è “carne e sangue”. O con altri termini, ogni concetto e ogni ricordo
esiste materialmente sotto forma di strutture bio chimiche, modificazioni del DNA delle cellule e di
microscopici flussi di elettricità.

Dagli straordinari esperimenti condotti sulle planarie – piccoli vermi molto primitivi- abbiamo la
conferma che la nostra Mente, i ricordi e i ragionamenti hanno una natura materiale. Chiuse al buio
in una scatola le povere planarie venivano sottoposte ad un curioso trattamento. I ricercatori
aprivano la scatola, di tanto in tanto, e successivamente all’esposizione alla luce le planarie
ricevevano una scossa elettrica. Così, dopo un po’, le planarie appena vedevano la luce “imparavano”
ad appallottolarsi. Successivamente i ricercatori uccidevano questi piccoli vermi e li davano in
pasto ad un secondo gruppo. Indovinate cosa accadeva al secondo gruppo di planarie quando veniva
esposto alla luce? Le povere planarie, si appallottolavano. Sembrava che attraverso il corpo delle
prime planarie avessero assimilato i loro ricordi. E in questo modo conoscevano già la “lezione”.

Vi sorprende l’idea di disporre di ricordi innati? E’ una certezza!! Tuttavia pensando
all’esperienza quotidiana di un fornaio, di una manager o di una ballerina classica, cosa vuol dire
affermare che la nostra mente ha una natura materiale? E quali benefici possiamo trarre dalla
consapevolezza della natura materiale della mente?

A quanto pare, al di là delle abitudini dei singoli individui, siamo tutti al corrente del fatto che
esistono alcuni agenti fisici in grado di danneggiare il nostro cervello, non è così? Chi ignora gli
effetti dell’abuso di alcool o del fumo? Insomma sappiamo che esistono alcune sostanze che alterano
la nostra consapevolezza, giusto? Forse, è meno noto che la mancanza di esercizio mentale e fisico,
l’alimentazione inadeguata e lo stress arrecano altrettanti danni. Ora, fin qui’, abbiamo
sottolineato che anche i ricordi hanno una natura materiale. E, insomma, i nostri pensieri, i
sentimenti e i ricordi sono fatti di carne e sangue. E ciò significa che possiamo influenzare la
Mente e i ricordi operando sul piano fisico. Allo stesso modo in cui la Mente influenza la materia,
la materia può influenzare la Mente.

In “Accedi a Tuo Genio Personale” e in molti dei nostri percorsi formativi usiamo un pattern
sviluppato dalla Neuro-Semantica che serve proprio per scendere “dalla mente fin giù ai muscoli”.
Seguire il processo “dalla mente ai muscoli” serve a colmare il vuoto tra il “conoscere” quale tasto
della tastiera di un pianoforte corrisponde ad una nota e l’atto di “suonare” a memoria, con tutto
il corpo. Come dire dal “sapere” al “saper fare”, fino all’esperienza dell’aver fatto. In sintesi è
un processo che guida all’individuazione di un Principio che una persona ha veramente a cuore, ma
che ritiene di non vivere appieno, con il fine di incorporare tale Principio nei “muscoli”. Questa
“comprensione” si trasforma prima in una “convinzione”, poi in una “decisione”, successivamente in
uno “stato”, e quando questa esperienza viene vissuta fino in fondo si arriva all’espressione in
un’azione.

• GLI STATI DI PIACERE DIPENDONO DAL CERVELLO.

Sembra una cattiva notizia e purtroppo lo è. Molte persone hanno “imparato” una serie di
comportamenti che danneggiano la loro capacità biologica di provare piacere. La buona notizia?
Quella capacità può essere riconquistata!! Espandere, o riconquistare, il vigore mentale, per
fortuna, è possibile. Un passo importante è quello di darsi il “permesso” per gustare serenamente –
come i bambini – le gioie della vita quotidiana. Tutto questo riguarda anche il gusto per
l’apprendimento. L’analogia che usava Leonardo Da Vinci a proposito del piacere di imparare suonava
così, “Poiché il mangiar senza voglia è dannoso, così lo studio senza desiderio guasta la memoria, e
non ritiene – ciò che sembra apprendere ”.

Come quello di ogni altro essere umano anche il tuo cervello è la sorgente delle tue esperienze
piacevoli. Ti sei mai chiesto quali vie puoi percorrere per ottimizzare questa funzione attraverso
l’uso consapevole del tuo sistema mente-corpo? Quanta gioia e quante soddisfazioni può dare la vita
di tutti i giorni?

Peraltro sono in molti a farsi largo fra eventi non sempre divertenti. E quando il rendimento
intellettuale di una persona subisce un calo, spesso la reazione è quella di correre ai ripari. In
che modo? Per molte persone la reazione al calo di prestazione è quella di voler compensare
diventando più esigenti. Dunque, in seguito ad uno stress, una reazione frequente è quella di
stressarsi nel trovare un rimedio. Insomma, stress sullo stress; suona familiare, no?

Non ci stiamo semplicemente riferendo allo “stress”, ma ai danni che la continua esposizione ad
eventi stressanti produce nel corpo e nella mente. Purtroppo ciò che scaturisce da un’esistenza
troppo dura per lasciar spazio al piacere sembra essere una logica conseguenza. In termini di
causa-effetto il risultato suona così nei pensieri di coloro che vivono una tale situazione “una
vita troppo dura per lasciare spazio al piacere”. Questa distorsione nella percezione della realtà,
presa alla lettera e sostenuta con convinzione, danneggia la capacità biologica di provare piacere.

Tra le mille facce del piacere mettiamo a fuoco un aspetto generale. Dove finisce il senso di
ammirazione per un cielo stellato o per un paesaggio illuminato dalle prime luci dell’alba? Cosa ne
è della “gioia di vivere” e dell’entusiasmo? Questi stati, a quanto pare, sono veramente
vulnerabili. Quando la noradrenalina – componente essenziale del “circuito cerebrale” del piacere –
non svolge più il suo ruolo per l’equilibrio emotivo si viene a creare una carenza che contribuisce
al malumore. Così questo neuromediatore si esaurisce quando viene messo sotto pressione. Se questa
situazione persiste a lungo viene ridotta la capacità biochimica di sentirsi gradevolmente eccitati
e in casi simili si può parlare di anedonia, ovvero dell’assenza di piacere. Così da questa infelice
posizione biochimica, il corpo fa fatica nel provare ogni genere di gioia.

Tuttavia, poiché non è cieca la strada da cui si può far ritorno, come si può invertire tale
tendenza? Preparati ora a scoprire le 5 regole del gioco per mantenere “viva la fiamma”:

# Controlla la qualità delle istruzioni sull’uso del tuo cervello;
# Diventa consapevole dei “giochi”;
# Presta attenzione alle tue cornici di riferimento;
# Divertiti nel tenere “accesa la fiamma”;
# Continua ad insegnare al tuo cervello nuove abilità.

Attraverso alcuni esercizi è possibile dare al sistema nervoso il tempo di ricreare le scorte di
messaggeri chimici necessari. Ed è ciò che facciamo in “accedi al tuo genio personale”. L’intenzione
è quella di attivare spirali positive per il sistema mente-corpo e ridurre l’uso dei surrogati del
benessere. Così se da una parte, meno stress vuol dire meno cortisolo nel sangue, dall’altra
aumentare l’esperienza di sentimenti gradevoli permette anche una maggiore capacità di “incassare i
colpi” quando si vivono situazioni stressanti.

• IL CERVELLO SI RIGENERA.

A lungo si è pensato che l’accrescimento dei dendriti fosse possibile solo nel cervello dei bambini.
Non è così. Sapete cosa sono i dendriti? Hanno la forma di alberelli – dendron, dal greco, vuol dire
albero – e sono i prolungamenti delle cellule nervose che ricevono ed elaborano le informazioni
trasmesse da altre cellule nervose che costituiscono la base della memoria. I nostri pensieri
scorrono lungo i collegamenti che permettono i rami di questi alberelli. Da dove arrivano le
informazioni che ricevono questi alberelli? Ecco entrare in scena le sinapsi. Cosa succede se gli
alberelli, i dendriti, non ricevono regolarmente le informazioni? Semplice, gli alberelli si
atrofizzano. Fine della prima puntata; quella in cui ci avevano tolto ogni speranza riguardo
all’autunno dei nostri alberelli. Poi recentemente è emerso che i vecchi neuroni possono generare
altri dendriti per compensare le perdite. Nonostante l’invecchiamento il cervello continua ad avere
un’enorme capacità di produrre, adattare e modificare modelli di connessione ( vedi le ricerche
Charles Gilbert e Jon Kaas ). L’interrogativo da cui parte la seconda puntata è, “cosa possiamo fare
per rendere i nostri simpatici alberelli sempre più vigorosi?”

Si tratta di aumentare la dimensione e la complessità delle ramificazioni degli alberelli. Oggi più
di un centinaio di esperimenti, svolti nelle università sparse in tutto il mondo, dimostrano gli
effetti positivi delle neurotrofine. Proprio per questo ormai sappiamo che stimolando certi modelli
di attività neurale che creano maggiori connessioni tra le zone del cervello si determina la
produzione di sostanze nutritive naturali –le neurotrofine– che danno la possibilità di aumentare le
dimensioni e la complessità delle ramificazioni delle cellule nervose.

Avete mai sentito parlare della “frode dei canarini”? Come vedrete non tutte le truffe vengono per
nuocere. Infatti negli anni 30 alcuni commercianti iniettavano un ormone maschile (il testosterone)
ai canarini femmina. Perché? Semplice perché il testosterone mascolinizzava “le canarine
silenziose”, sviluppando nuove cellule nervose nei centri preposti al canto. E così una volta
“abilitate” al canto i canarini femmina acquisivano un maggior valore commerciale. Grazie a questa
frode si affacciava una nuova possibilità; generare nuove cellule cerebrali – neuroni – è possibile
anche dopo la nascita.

L’invecchiamento cerebrale o il declino di molte facoltà della mente non deriva dalla morte
progressiva delle cellule nervose, ma dal numero e dalla complessità dei dendriti. Dal momento in
cui le ricerche hanno dimostrato che la rigenerazione cerebrale può basarsi sul maggior rendimento
delle cellule esistenti, la messa a fuoco riguarda l’aumento dei collegamenti fra le cellule. E
recentemente – udite, udite – è emerso che tali collegamenti si possono formare ad ogni età. Non
sorprende che per farlo è necessario mantenere “acceso” il cervello.
Far “girare il proprio cervello”, tenerlo acceso e attivo, vuol dire semplicemente usarlo
consapevolmente. D’altra parte, oltre alla passività, tra i fattori che oscurano l’esperienza di una
nuova primavera concorrono anche l’esposizione frequente ad eventi stressanti e un’alimentazione
inadeguata. Tuttavia ognuno può scegliere se prendere la pillola blu e continuare a credere che il
cervello non ha la straordinaria plasticità biologica di cui realmente dispone. Oppure prendere la
pillola rossa per impadronirci delle regole del gioco, assumere il controllo per rigenerare ed
espandere la consapevolezza per agire riguardo alla qualità delle “istruzioni”.

• L’ULTIMA CERTEZZA SUL TUO CERVELLO

La cosa più mirabile che possiamo percepire è il mistero. Esso è la fonte di ogni vera arte e
scienza.
Albert Einstein

Definire ed appropriarsi in modo completo del proprio cervello ha qualcosa in comune con i tentativi
di definizione del “genio”. Forse per questa ragione mi sembra divertente ciò che afferma Horace
Walpole. Egli piuttosto che impegnarsi a definire il genio accenna vagamente all’abilità che lo
mette “in grado di accendere un fuoco con uno strofinaccio bagnato”. E qual è questa abilità? Da
dove proviene? Credo che, in casi simili, queste domande sono inutili. Si tratta solo di una battuta
che forse riesce a strappare un sorriso perché non si propone di spiegare il mistero che da sempre
accompagna tanto il cervello umano, quanto la manifestazione del “genio”. Infatti l’ultima certezza
sul nostro cervello è la stessa che possiamo ribadire riguardo al genio.

Il nostro cervello è un mistero!!!

Questa, nonostante le continue scoperte scientifiche, resta pur sempre una certezza. In armonia con
l’opinione del dottor Sapolsky – professore di biologia a Stanford – “ la scienza non è fatta per
curarci dal mistero, ma per reinventarlo e dargli nuovo vigore”. Naturalmente accogliere il mistero
non riguarda in nessun modo l’idea di giustificare l’inerzia. Anzi il principio vinciano della
curiosità, proprio da questa prospettiva, mi pare rinforzare l’invito al gioco del “tenere viva la
fiamma”.

Non dare per scontate le soluzioni, scoprire i propri punti deboli o da migliorare, imparare una
nuova lingua o praticare un hobby sono solo alcuni fra i tanti modi per “tenere accesa la fiamma”.
E, ad esempio, nell’affrontare un malessere misterioso perché non ricorrere a ciò che appare come un
misterioso rimedio? In effetti se un medico volesse comprendere fino in fondo il funzionamento
dell’agopuntura, probabilmente resterebbe insoddisfatto. Il ricorso all’agopuntura, nonostante la
provata efficacia, non è accompagnato da spiegazioni esaurienti. Tuttavia l’agopuntura ormai da
qualche millennio allevia le sofferenze da emicranie o per altri disturbi in modo straordinariamente
efficace.

La posizione di Freeman Dyson risuona come una scampanellata quando scrive: “Non c’è qualcosa come
un’unica visione scientifica, non più di quanto ci sia un’unica visione poetica. La scienza è un
mosaico di visioni parziali contrastanti, ma esse condividono uno stesso elemento: la ribellione
contro le restrizioni imposte dalla cultura prevalente del luogo, occidentale od orientale che sia”.
Personalmente percepisco la posizione di Dyson come una spinta a cercare nuove alternative alle
limitazioni dello “stato attuale” e a creare i presupposti per lasciarsi attrarre dallo “stato
desiderato”.

Peraltro il mistero che avvolge il cervello umano aumenta con gli anni. Infatti per William James,
all’inizio del novecento, le persone sane e produttive usavano al massimo il 10% del loro potenziale
effettivo. Nel 1966 l’antropologa Margaret Mead abbassò la percentuale al 6%. Poi venne lo psicologo
Herbert Otto che la ridusse addirittura al 4%. In tal senso non basta la considerazione ovvia che,
“tutti possiamo migliorare” il modo di far girare il cervello, ma è utile prendere al più presto una
decisione riguardo all’atteggiamento verso noi stessi.

In conclusione, tornando a considerare la prima certezza – “le risorse del nostro cervello sono
virtualmente illimitate” – sei consapevole delle convinzioni che assumi come vere sul tuo cervello?
Provi un sentimento di ammirazione riguardo all’enigma e alla complessità del meraviglioso cervello
di cui sei dotato? T’intriga il gioco del tenere “viva la fiamma”? Adesso non ti pare un buon
momento per iniziare? E se non ora, quando?

Condividi con altri le tue idee sul cosa fare per impadronirti più a fondo del tuo cervello e
preparati ad espandere il piacere di giocare nuovi giochi. Condividi i tuoi apprendimenti, le tue
passioni e divertiti nel vedere come la tua tenacia può fare crescere ciò che ti sta veramente a
cuore. Ricorda le parole di Emerson: “Ciò che facciamo con persistenza e tenacia diventa più facile:
non che sia cambiata la natura del compito; è la nostra capacità di fare che si è accresciuta”.

da www.neurosemantica.it/

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