Tunguska-Un bagliore in cielo

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Tunguska—Un bagliore in cielo

Non si può dubitare che sia successo, ma come sia accaduto è oggetto di continue e spesso accese
controversie.
Nonostante i migliori sforzi della scienza, ogni “spiegazione” accettabile trascura fatti innegabili
che reclamano attenzione.

2 Febbraio 2006
Tunguska—Un bagliore in cielo
di David Talbott Thunderbolts.info
Link alla pagina originale
Traduzione per www.disinformazione.it da Stefano Pravato

L’evento cominciò verso le 7:15 del mattino del 30 giugno 1908, in una remota regione della Siberia
centrale, vicino al fiume pietrificato di Tunguska. Una sfera di fuoco biancazzurra—più intensa del
sole, disse qualcuno—attraversò il cielo e poi esplose con la forza di una bomba all’idrogeno di
10÷15 megatoni.
L’esplosione abbatté circa 60 milioni di alberi su un area di 2.000 chilometri quadrati. Solo
qualche albero nei pressi del centro dell’esplosione non era bruciato e un anello di alberi bruciati
disposti attorno all’epicentro era rimasto in piedi. Il fragore fu accompagnato da un’onda d’urto
che gettò a terra le persone e ruppe le finestre in un raggio di centinaia di chilometri.
L’esplosione fu registrata dai sismografi europei e asiatici, e perfino i meteorologi in Inghilterra
registrarono variazioni della pressione atmosferica. Il “colpo” sulla pressione atmosferica fece due
volte il giro della Terra, e gli astronomi per alcune notti successive osservarono una foschia rossa
nell’alta atmosfera, sebbene al tempo non fossero consapevoli della causa. Curiosamente, i
resoconti parlano di un cielo notturno chiaro in maniera insolita cominciato la notte prima
dell’evento di Tunguska e continuato per parecchi giorni nel seguito.

Nelle settimane successive, i resoconti dicono che i cieli notturni brillavano talmente che la luce
che c’era bastava per leggere. Sia lo Smithsonian Astrophysical Observatory che il Mount Wilson
Observatory registrarono una diminuzione della trasparenza atmosferica che persistette per parecchi
mesi.
Che esperienza ebbe, poi, chi testimoniò all’evento? I resoconti raccolti dallo specialista in
minerali Leonid Kulik, russo, nella sua spedizione del 1930 nel luogo dell’esplosione, sono
piuttosto convergenti sotto diversi aspetti di dettaglio si da potersi generalmente considerare
attendibili. Ecco un estratto dal racconto di una persona del luogo, Semen Semenov:
“Ero seduto in casa per far colazione nella fattoria di Vanavar, volta a nord. […] D’improvviso
vidi che proprio verso nord, sopra la strada per Tunguska di Onkoul, il cielo si era diviso in due e
il fuoco appariva in alto e si estendeva sopra la foresta. La spaccatura in cielo si allargò, e
tutta la parte nord si coprì di fuoco. In quel momento diventai caldo in maniera insopportabile,
come se la mia camicia andasse in fiamme; da nord, dove c’era il fuoco, arrivava un gran calore.

“Volevo togliermi la camicia e buttarla via, ma poi il cielo si richiuse, e si udì un gran boato, e
fui scaraventato per qualche metro. Per un attimo persi i sensi, ma dopo mia moglie uscì fuori e mi
accompagnò in casa. Dopo di ciò, arrivò un tal fragore, come di rocce che cadevano o di cannoni che
sparavano, e la terra tremò, e quando ero a terra, abbassai la testa, nel timore di venire colpito
dalle rocce. Quando il cielo si aprì, un vento caldo corse tra le case, come sparato da cannoni,
lasciando la traccia del suo percorso sulla terra, e danneggiò alcune coltivazioni. Dopo ci
accorgemmo che molte finestre erano in frantumi…”
La spedizione di Kulik sul sito dell’esplosione di Tunguska era stata ispirata dalla sua ipotesi che
un meteorite gigante avesse colpito l’area e che il ferro rinvenuto avrebbe potuto ripagare il costo
della spedizione. Ricevette aiuti dall’Accademia Sovietica delle Scienze. La storia è curiosamente
simile a quella dell’investigazione di Daniel Barringer sul Meteor Crater in Arizona—tranne che nel
caso di Kulik non si trovò né un meteorite né un “cratere da impatto”.

Comunque, una successiva ricerca dello studioso di mineralogia O. A. Kirova individuò globuli di
magnetite e anche varie forme di globuli di silicato all’interno dei campioni raccolti dalla
spedizione di Kiril Pavlovich Florensky nel 1958. Migliaia di “piccole sfere brillanti”, parecchie
fuse assieme, furono trovate conficcate come pallottole per terra e negli alberi. Questo tipo di
globuli sono una caratteristica delle enigmatiche particelle prodotte quando i meteoriti entrano
nell’atmosfera. (Come noteremo nell’articolo che seguirà, lo studio di tali formazioni lascia molte
questioni aperte.) I globuli di Tunguska furono ritrovati disposti su una ellisse piuttosto ben
definita, con alte concentrazioni tra 100 e 200 chilometri a nord-nord-ovest dell’epicentro.
Florensky suggerì che questa distribuzione si potesse spiegare come fallout dal punto molto elevato
in cui avvenne l’esplosione finale.
Oggi molti astronomi attribuiscono le distruzioni a una piccola cometa o asteroide che esplose
qualche a chilometro dalla superficie. Qualche stima indica un oggetto di 100 metri di diametro.
Secondo i calcoli di Christopher Chyba della NASA Goddard Space Flight Center di Greenbelt, in
Maryland, solo una meteorite rocciosa potrebbe esplodere ad un’altezza di 10 chilometri ,
l’altitudine comunemente convenuta per l’esplosione di Tunguska. Una cometa di quella dimensione si
disintegrerebbe molto più in alto nell’atmosfera e causando meno danni.

Eppure gli scienziati stanno ancora dibattendo su alcuni eventi inesplicati e sul fatto che non
siano mai stati rinvenuti campioni dell’oggetto “collidente”. “Se un gruppo di esperti non ha
trovato l’accordo per quasi cento anni, c’è probabilmente una terza opzione”, dice Wolfgang Kundt,
un astrofisico dell’Università di Bonn, Germania.
Andrei Ol’Khovatov, un fisico russo indipendente che è incuriosito dall’evento di Tunguska, concorda
che la teoria dell’impatto lascia molte domande senza risposta. Indica, ad esempio, come i testimoni
parlassero di tempo strano e attività sismica aumentata nell’area, già da giorni prima.
L’assenza di una spiegazione coerente ha ispirato molte speculazioni. Alcune teorie esotiche parlano
di un minuscolo buco nero che ha attraversato la Terra , o di una minuscola “bomba” di antimateria.
In alternativa viene offerta o l’esplosione di un’astronave aliena o una bomba nucleare, sempre
aliena. Alcuni avanzano l’idea che fu Tesla per testare il suo “raggio della morte”. Quale burla
scherzosa nel carnevale delle speculazioni, i teorici elettrici si chiedono se la prossima
spiegazione offerta sarà un “microscopico pacchetto di neutronio” (il fittizio contenuto delle
“stelle di neutroni”).

L’evento di Tunguska – seconda parte
Una spiegazione che regge
di David Talbott Thunderbolts.info
Traduzione parziale per www.disinformazione.it da Stefano Pravato

Sembra che l’investigazione scientifica abbai lasciato irrisolto il mistero dell’infuocata
esplosione di Tunguska. Fin dagli esordi, la controversia ha escluso le forze elettriche, le uniche
a fornire una soluzione unificata, che non tralasci nessun fatto.
Le persone che propongono la teoria dell’“Universo Elettrico” chiedono che questa nuova visuale del
mondo fisico sia giudicata in base alla sua abilità predittiva, alla sua abilità di spiegare tutti i
dati rilevanti. In riferimento all’evento di Tunguska essi sottolineano che, diversamente dalle
“spiegazioni” precedenti, quella dell’Universo Elettrico non tralascia sostanzialmente nessun dato
di fatto.

La potenza straordinaria dell’esplosione in cielo.
L’origine più probabile dell’oggetto che causò l’evento di Tunguska fu la cometa di breve periodo
Encke, sorgente riconosciuta dello sciame meteorico Beta Tauridi. Il 30 giugno, lo sciame era al suo
massimo. All’interno del modello elettrico delle comete, l’energia rilasciata quando un frammento di
cometa collide con la Terra non si limita alla massa e all’energia cinetica del frammento, ma
include anche l’energia elettrica dovuta alla differenza di carica tra la Terra e il frammento.
L’energia elettrica immagazzinata è quella stessa che spiega la “stupefacente” esplosione accaduta
quando la sonda di Deep Impact si è scontrata con la cometa Tempel 1. Questo effetto elettrico
implica che i calcoli di massa e velocità del bolide di Tunguska, finora basati unicamente su
considerazioni meccaniche, siano stati enormemente esagerati. E questo, ovviamente, ha conseguenze
quando si cercano frammenti che abbiano resistito all’impatto.

Ripetute testimonianze di strani suoni prima dell’evento.
Se consideriamo la velocità del suono nell’atmosfera terrestre, i resoconti di strani rumori in
anticipo appaiono assurdi. Ma diventano del tutto plausibili quali “suoni elettrofonici” uditi prima
o simultaneamente alla vista della brillante palla di fuoco della meteora fino a 100 km di distanza.
I suoni elettrofonici vogliono dire conversione diretta, per trasduzione, di energia
elettromagnetica di radiazione a bassissima frequenza in suoni udibili (attraverso un medium che può
essere tanto semplice come un’otturazione dentale d’oro o un paio di occhiali). Abbondanti resoconti
di suoni particolari connessi con meteore, aurore boreali, terremoti e anche test con bombe nucleari
sono sufficienti a confermare l’effetto. La causa si comprende anche meglio quale una risonanza
naturale di un’estesa scarica di plasma nell’atmosfera terrestre (o nel sottosuolo nel caso di
terremoto). Nel caso di una cometa in avvicinamento, il corpo in arrivo è elettrificato rispetto
alla Terra.

Il bagliore del cielo prima dell’evento.
Dal punto di vista elettrico, nel sistema solare, i pianeti e tutte le comete hanno rivestimenti di
plasma che li isola elettricamente dal plasma solare. Quando due rivestimenti di plasma si
“toccano”, i due corpi si “vedono” elettricamente per la prima volta. Le comete hanno rivestimenti
di plasma che si estendono in diametro per milioni di chilometri. Pertanto, anche alla loro elevata
velocità, il loro effetto elettrico può essere percepito giorni prima dell’incontro fisico. In tali
circostanze, l’effetto elettrico sulla Terra può dare forma a strane configurazioni di aurora
boreale. Anche il “bagliore in cielo” che ha preceduto l’evento di Tunguska potrebbe essere dovuto a
frammenti cometari, giacenti sull’orbita cometaria e in anticipo rispetto al nucleo della cometa,
che entrando nella stratosfera hanno riflettuto la luce solare ben dopo il tramonto. Naturalmente,
la spiegazione solamente “asteroidale” di Tunguska non può spiegare nessuno di questi due fenomeni,
o qualsiasi altro segno premonitore dell’avvicinarsi dell’intruso, come spiegato nel seguito.

Resoconti di tempo strano prima dell’evento.
In un sistema solare elettrico, le correnti elettriche che scorrono tra il plasma solare e il
pianeta sono i fattori primari che determinano l’andamento del tempo sulla Terra. E’ questa la
ragione per cui i venti più violenti capitano sui pianeti maggiormente lontani dal Sole, dove il
riscaldamento solare è trascurabile. Nettuno, freddo come il ghiaccio, gigante di gas lontanissimo
dalla Terra, ha venti di 2.000 km/h ! Ragionando in questi termini, risulta chiaro come un disturbo
elettrico possa manifestarsi nella forma di tempo inusuale giorni prima dell’arrivo di una cometa.

Resoconti di strana attività sismica prima dell’evento.
Nuove prove collegano terremoti con l’avverarsi di “fulmini sottoterra”. Un piccolo disturbo
elettrico della Terra, dovuto all’intrusione di un corpo carico, potrebbe davvero innescare dei
terremoti, nella stessa maniera in cui l’attività elettrica delle macchie solari influenza i
terremoti.

Effetti geomagnetici prima dell’evento.
Il professor Weber dell’Università di Kiel osservò deviazioni regolari, periodiche e inusuali
dell’ago della bussola. Questo effetto si ripeté ogni pomeriggio dal 27 giugno fino al 30 giugno
1908. Le registrazioni sembravano quelle di tempeste geomagnetiche, in genere associate con
l’attività elettrica solare. Stavolta era la cometa in arrivo la sorgente più probabile di questo
disturbo elettrico. La durata delle tempeste indica che le comete costituiscono una copiosa sorgente
di elettroni. Quindi, le comete sono caricate molto negativamente rispetto all’interno del sistema
solare. La loro influenza può pertanto diventare grandemente maggiore di quanto suggeriscano le mere
considerazioni gravitazionali e inerziali.

Impulso sulla pressione atmosferica globale.
L’atmosfera della Terra costituisce il dielettrico di una capacità le cui due “armature” sono la
Terra e la ionosfera. Il disturbo elettrico della cometa causa impulsi di pressione nell’atmosfera
prima che la cometa arrivi e, in seguito, anche al suo arrivo. Vale la pena di notare a tal
proposito che un gigantesco disturbo ionosferico ha accompagnato il terremoto di magnitudo 9.3 di
Sumatra del 26 dicembre 2004. La ionosfera si mosse sussultoriamente di quasi 40 km! E modifiche
della ionosfera sono state registrate da 5 a 10 giorni prima di un terremoto.

Mancanza del cratere.
Nel momento del maggior avvicinamento della cometa, avviene una scarica di plasma tra la Terra e la
cometa. La cometa si frantuma esplosivamente per gli stress elettrici interni, e tutti i frammenti
possono fondersi o vaporizzarsi nella scarica di plasma senza che si formi nessun cratere da
impatto. Un fatto interessante è che l’epicentro dell’esplosione di Tunguska coincide quasi
esattamente con la bocca di un vulcano del Triassico. I vulcani sono oggetto di attività di scarica
elettrica e possono conservare una conduttività elettrica diversa da quella del mantello
circostante. Questo fatto può solo accentuare l’argomento che si trattò di esplosione elettrica.

Assenza di frammenti meteorici.
Se dobbiamo affidarci solo alla palla di fuoco e all’attrito con l’aria per scaldare il bolide o per
frantumarlo, dovremmo aspettarci di trovare residui di pietre. Per contro, in una scarica di plasma,
come detto sopra, tutti o quasi i frammenti cometari si fonderebbero e vaporizzerebbero. Inoltre,
“l’epicentro” è solo il punto a terra della scarica di plasma tra la Terra e la cometa. Non si
tratta del luogo dell’impatto e non dovremmo aspettarci di trovarvi eventuali frammenti cometari.

Eruzione istantanea di fuoco su centinaia di chilometri quadrati.
La scarica di plasma tra la cometa e la Terra avrebbe innescato nell’atmosfera e a livello del suolo
molti effetti del tutto inconsueti, diversi da qualsiasi cosa mai sperimentata dagli abitanti. Oltre
alle fiamme avviate tramite radiazione dalla palla di fuoco, altre fiamme accese elettricamente
avrebbero potuto iniziare tutte allo stesso momento su un’area molto estesa.

Lampi e tuoni spaventosi nell’incendio.
Lampi inconsueti, come il fuoco di S.Elmo e i fulmini globulari si sarebbero generati sulla
superficie della Terra. I lampi sono apparsi anche col cielo completamente terso.

Folata di calore assieme a un’onda d’urto fino a molti chilometri dall’esplosione.
Dovunque abbia luogo la scarica, si verifica un’istantaneo riscaldamento dell’aria e un getto
d’aria. I punti raggiunti a terra possono trovarsi a distanza considerevole dalla traiettoria del
bolide e dal centro dell’esplosione.

Presenza di microscopiche sferule vetrose su un’area estesa.
Il risultato finale della frammentazione esplosiva, fusione e vaporizzazione del bolide, consiste
nella diffusione di sferule vetrose al di là del punto dove è avvenuta la scarica di plasma
principale e l’esplosione. La creazione di sferule tramite scarica e fusione elettrica, un effetto
comune dei fulmini, è oggi ben dimostrato in laboratorio.
Quasi 100 anni dopo l’evento, gli specialisti stanno ancora dibattendo se l’oggetto che esplose
fosse una cometa o un asteroide. I sostenitori della spiegazione cometaria notano la presenza di
materiale cometario per terra, in un’area estesa. I sostenitori dell’ipotesi dell’asteroide o
meteora osservano che una fragile cometa si sarebbe distrutta troppo in alto nell’atmosfera. La
controversia è del tutto irrilevante dal punto di vista elettrico. Comete, asteroidi e meteore hanno
le stesse origini e si formano nello stesso modo. E’ la mitologia contemporanea delle comete a
suggerire che queste siano fragili “palle di neve sporca”. Un asteroide abbastanza grande da
mantenere la propria carica mentre si muove su un’orbita marcatamente ellittica (come le comete) nel
campo elettrico del Sole, diventerà una cometa indipendentemente dalla sua composizione. In effetti,
un esempio di ciò è capitato quando l’asteroide Chirone, su un’orbita caotica tra Saturno e Urano,
inaspettatamente ha mostrato una coda ed è stato classificato come cometa.

Valutando le contrapposte teorie dell’evento di Tunguska, certe domande devono essere fatte senza
pregiudizio alcuno. La teoria considerata spiega tutti i fatti? I fatti sono predicibili con la
spiegazione proposta? C’è qualcosa che avremmo dovuto aspettarci e che non è stato trovato? I
teorici elettrici confidano che, se la scienza ufficiale abbandonerà il suo sostegno ad una visione
elettricamente sterile dell’universo fisico, ormai screditata, le risposte a queste domande
risulteranno ovvie.

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