SINCRONICITÀ: MEDITAZIONE – 4

pubblicato in: AltroBlog 0

MEDITAZIONE – 4

da “Enciclopedia olistica”

di Nitamo Federico Montecucco ed Enrico Cheli

SINCRONICITÀ, COMUNICAZIONE E FUNZIONAMENTO DEL CERVELLO

Sincronicità beta nella meditazione

Dolores Krieger della New York University che insegna una tecnica ‘healing’ chiamata ‘tocco
terapeutico’, entra in rapida e sincronica attività beta (18-20 hertz) ogni qualvolta ‘si immerge’
nella meditazione ‘healing’, aggiungendo con tale fenomeno, ulteriore complessità al problema di
cosa significhino i ritmi EEG come parametri degli stati di coscienza.

Erik Peper presso l’Albany Hospital Calif., presidente della Biofeedback Research Society e Sonia
Ancoli dell’Istituto neuropsichiatrico Langley Porter hanno presentato studi psicofisiologici su
quanto rilevato nella Krieger. È stato osservato che le prime tre relazioni descrivono rapidi e
sincronici ritmi beta, nelle persone che meditano da lungo tempo. La pratica meditativa della
Krieger coinvolge il controllo dell’energia del corpo, nei centri di energia nel corpo, noti come
Chakra.

I ricercatori hanno fatto notare alcuni problemi nello studio di coloro che meditano, “specialmente
alcuni singoli soggetti. 1) Il processo è fluttuante e può non essere possibile generalizzare o
duplicare il processo con altri soggetti. 2) Le condizioni di base, le sessioni sperimentali sono
confini artificiali posti dallo sperimentatore e possono non avere senso per il soggetto che medita.
3) Un soggetto che ha trascorso anni a sintonizzarsi con un differente stato di consapevolezza può
non spostarsi più da stati meditativi a stati non meditativi. Sebbene lo scopo dell’esperimento non
fosse la valutazione l’effetto ‘healing’ curativo, della meditazione, gli autori notavano che tre
pazienti trattati avevano riportato un miglioramento clinico soggettivo.

Peper e Ancoli suggeriscono che l’attività EEG nei soggetti osservati potrebbe riflettere “un
controllo passivo appreso sul proprio stato meditativo, in un ordine di grandezza tale da essere in
grado di focalizzarsi ed essere svegli, senza neppure essere portati da fantasie ipnotiche”. Lo
stato alpha-beta, abitualmente associato alla meditazione può indicare un lasciarsi portare in una
“quieta piacevolezza”.

Maggiore correlazione tra gli emisferi delle donne

Secondo alcuni ricercatori messicani l’elettroencefalogramma a riposo mostra che gli emisferi destro
e sinistro del cervello mostrano una maggior correlazione nelle donne che negli uomini. Le
caratteristiche dell’elettroencefalogramma potrebbero avere degli effetti paradossali sulle capacità
cognitive.

Maria Corsi Cabrera, P. Herrera e M. Malvido, dell’Istituto Nazionale Autonomo dell’Università di
Città del Messico, hanno misurato l’EEG, di nove donne e nove uomini di età tra i venti e i trenta.
Erano tutti laureati o professionisti. I soggetti, dopo che i loro EEG sono stati presi in vari
punti degli intervalli alfa, beta e theta, sono stati esaminati per le loro capacità spaziali,
verbali e di ragionamento astratto.

Il gruppo di Corsi – Cabrera ha trovato che le donne hanno una correlazione complessiva più forte,
particolarmente nella banda alfa. Inoltre il grado di correlazione alterava le capacità degli uomini
e delle donne in modo diverso. Nelle donne una forte correlazione faceva predire una esecuzione
migliore delle prove. Gli uomini con una correlazione EEG più alta risultavano peggiori di quelli
con una maggior differenziazione. In particolare le donne con una forte correlazione hanno dato
migliori risultati nelle prove di tipo spaziale e astratto. Gli uomini con una maggior
differenziazione, specialmente in certi intervalli EEG, sono risultati migliori in tutte e tre le
prove. Gli autori della ricerca hanno detto che i risultati sono preliminari e che nn si possono
ancora trarre conclusioni definitive sull’intelligenza.

Aggiungono nondimeno che il legame tra l’EEG a riposo e le capacità nei test cognitivi “suggeriscono
una correlazione interemisferica e che la sua relazione con le capacità cognitive non è dipendente
dalle circostanze o dal tipo di prova ma piuttosto riflette una caratteristica intrinseca
dell’organizzazione cerebrale individuale”.

Risata spontanea, artificiosa e attività emisferica

La risata spontanea e la risata artificiosa usano due diversi emisferi cerebrali.

C. H. Bick, un ricercatore della Germania Federale, ha trovato che quando ridiamo per educazione o
per una qualunque ragione artificiale, il nostro emisfero sinistro, razionale, mostra una maggior
attività di quello destro, emozionale.

La risata spontanea, d’altro canto, si basa su un’attività più intensa dell’emisfero destro. I
soggetti di Bich mostravano un aumento della risposta dell’emisfero destro quando ridevano per una
barzelletta o il ricordo di un film divertente, mentre veniva attivato l’emisfero sinistro quando
tentavano di ridere a comando.

Questo risultato si è dimostrato vero anche sotto ipnosi. Bick dice che, invece che essere
un’esperienza benefica e piacevole, il ridere a comando può produrre qualcosa di simile a un
conflitto neurologico.

La ricerca è stata pubblicata sull’International Journal of Neuroscience 47:31 – 40.

Schizofrenia e corpo calloso

Una nuova teoria in cui la schizofrenia nasce da una scarsa comunicazione tra emisferi

Schizofrenia significa letteralmente mente divisa. Se la nuova teoria di tre ricercatori britannici
è giusta, il termine è accurato anche neuro – anatomicamente.

Max Birchwood e due colleghi dell’ospedale All Saints di Birmingham, attribuiscono la schizofrenia a
un difetto del corpo calloso, un corpo di 200 milioni di fibre che connettono i due emisferi del
cervello.

Scartando un possibile ruolo biochimico, questi tre psicologi clinici mettono in dubbio la teoria
dominante della schizofrenia che attribuisce la colpa della malattia a uno squilibrio del
neurotrasmettitore dopamina. I tre scienziati sostengono che le autopsie degli schizofrenici e gli
studi del loro fluido cerebrospinale, del sangue, delle urine e 1’indice neuroendocrino offrono una
evidenza debole, al massimo di un possibile disturbo dell’attività dopaminica.

Il nuovo approccio potrebbe soppiantare anche quelle teorie che attribuiscono la schizofrenia a un
cattivo funzionamento e a un’attività eccessiva dell’emisfero sinistro.

I ricercatori credono che l’emisfero sinistro reagisca in modo eccessivo perché non può ricevere
informazioni da quello destro. Sostengono che la causa primaria sia una trasmissione difettosa
attraverso il corpo calloso.

La teoria potrebbe spiegare una vasta gamma di fenomeni schizofrenici, incluse le allucinazioni
auditive, in cui i pazienti sentono delle voci che fanno dei commenti sulle loro azioni e pensieri,
e le illusioni comuni quali la credenza che i loro pensieri vengano dall’esterno o che siano
trasmessi o tirati fuori da una forza esterna.

Il corpo calloso passa le informazioni tra gli emisferi e ne inibisce anche il passaggio. In prove
di laboratorio in cui si usano test specifici per una delle due mani, gli schizofrenici, in genere,
non riescono a trasferire l’informazione dalla destra alla sinistra.

Birchwood ha detto che gli emisferi non comunicano e non lavorano assieme. C’è un’interferenza. O
c’è una cattiva connessione nel corpo calloso o una sconnessione parziale.

Secondo la teoria ogni emisfero considera l’altro come “non appartenente a sé”. Quindi i pensieri, i
sentimenti o i “comandi” dall’emisfero destro verrebbero recepiti dal sinistro come provenienti da
una sorgente esterna e quindi estranei. Le illusioni primarie emergerebbero quando l’emisfero
sinistro tenta di capire razionalmente l’origine di questi pensieri del cervello destro. Gli
schizofrenici comunemente attribuiscono i pensieri a una persona in un quadro sul muro, in una
rivista, alla televisione o seduta vicino a loro, o persino al diavolo.

I. pensieri che si muovono dalla sinistra alla destra apparirebbero al cervello sinistro come tirati
via dal cervello e/o trasmessi fuori per radio. Quando invece le attività del cervello destro
intrudono nel sinistro, sorgerebbe la sensazione che i propri pensieri siano bloccati.

La teoria, proposta in un libro pubblicato in Inghilterra un anno fa, ha ricevuto un’attenzione
positiva da riviste autorevoli quali il British .Journal of Psychiatry. In questo momento che il
libro viene diffuso a livello internazionale (Schizophrenia: An Integral Approach to Research and
Treatment, di Birchwood, S.E. Hallett e M.C. Prestoman NewYork University Press, 1989), vari
psichiatri e ricercatori negli Stati Uniti e in Canada hanno detto che la teoria merita di essere
esplorata ulteriormente, pur invitando a prenderla con cautela.

Per esempio Paul Green, un neuropsicologo di Alerta, ha difeso la teoria della dopamina: “Il corpo
calloso è parte del sistema che coinvolge la dopamina. Non penso che il corpo calloso sia la causa
principale della malattia”.

Prove dirette a sostenere la teoria sono venute da quattro diverse sorgenti:

1) Studi sulla manualità, di cui Green è stato il pioniere negli anni ’70. I test hanno rivelato
anche che molti figli di schizofrenici hanno problemi di comunicazione interemisferica.

2) Prove che misurano la velocità di trasmissione attraverso il corpo calloso. Negli schizofrenici
sono stati trovati dei tempi anomali, ma gli autori delle ricerche hanno ammesso che la loro
metodologia deve essere aggiornata.

3) Studi che mostrano che le persone senza corpo calloso sviluppano dei centri del linguaggio in
entrambi gli emisferi e studi che trovano evidenza di questo anche in alcuni schizofrenici.

4) Autopsie di schizofrenici che rivelano processi gliali anomali del corpo calloso. La gliosi è
alla base del processo vitale per cui gli assoni del cervello trovano i loro bersagli durante i mesi
finali della gestazione per cui le guaine mieliniche circondano gli assoni e impediscono delle
perdite attraverso le fibre (soprattutto durante l’infanzia). Sulla base di questi dati gli autori
credono che la vulnerabilità alla schizofrenia si sviluppi molto precocemente.

Birchwood ha notato che gli schizofrenici hanno un’alta percentuale di complicazioni ostetriche e di
nascita. Alcuni studi di 20 anni fa hanno rivelato che il 70% dei bambini schizofrenici hanno
sofferto di un lungo travaglio, di privazione di ossigeno, di strangolamento da cordone ombelicale,
breech birth o di parto prematuro.

Secondo il neuroscienzato Solomon Snyder, quando uno di due gemelli identici diventa schizofrenico,
è in genere quello con minor peso e più difficoltà di respirare alla nascita. Particolare
interessante, il 41% degli schizofrenici ha anche perso un nonno nei due anni seguenti la nascita.

Uno dei rimedi possibili sarebbe di addestrare il corpo calloso a diventare ambidestro. Nelle
persone ambidestre è 1’11% più grande e l’istmo, una parte del corpo calloso, può raddoppiare la sua
grandezza quando le persone che usano la mano destra imparano a eseguire alcune prove con la mano
sinistra.

Per quanto riguarda invece la possibilità di spiegare l’attività degli emisferi destro e sinistro,
direttamente agli schizofrenici, Birchwood ha detto: “E’ molto difficile, per loro, riuscire a
capire che queste voci che sentono sono il prodotto del loro cervello. Ma con alcuni pazienti ci
proviamo. Non può far male e potrebbe aiutare. Per alcune persone ha avuto successo e in alcuni casi
ha avuto benefici significativi.”

Una cura per la dislessia
Rimodellare il cervelletto per parlare meglio

A Los Angeles un centro sui problemi dell’apprendimento ha dichiarato di aver attenuto successo
nell’insegnare dei metodi di coordinazione del cervello a adulti e bambini con dei problemi di
apprendimento. I creatori del programma, che si svolge in 16 sessioni, hanno detto di poter
raggiungere dei notevoli progressi nel trattamento della dislessia.

Secondo Arnold e Marcia Stillman, la dislessia (scarsa capacità di leggere e sillabare) deriva
spesso da errori di sincronizzazione e comunicazione tra l’emisfero destro e quello sinistro. Quelli
che ne sono affetti, in particolare, trovano quasi impossibile “scorrere” un libro, perché il flusso
di informazioni non entra chiaramente nella loro consapevolezza conscia. Dopo una diagnosi iniziale
al centro, ai pazienti è stato fatto un elettroencefalogramma in un momento di lettura e in uno di
rilassamento. Quindi gli emisferi destro e sinistro sono stati confrontati in termini di frequenza
(alfa – beta, ) e intensità (ampiezza). La maggior parte dei lettori normali, mentre leggono, hanno
un EEG nell’intervallo beta (attorno ai 13 hertz) e un’ampiezza media. I dislessici, d’altro canto,
tendono ad avere le misure dell’emisfero sinistro, nell’intervallo alfa (attorno ai 10 hertz) e
ampiezze maggiori della media, malgrado alcuni abbiano delle ampiezze inconsuetamente basse.

La coppia di ricercatori ha fatto notare che, quando finiscono il trattamento, la maggior parte dei
loro clienti hanno un EEG che somiglia a quello dei lettori normali. La loro velocità e la loro
qualità, in genere, continua a migliorare.

La strategia pionieristica degli Stillman è nota come rimodellamento del cervelletto (cerebral
patterning), ed è basata sull’ipotesi che il cervelletto dei dislessici sia stato poco strutturato
in giovane età. Gli Stillman credono che sia il cervelletto, il piccolo cervello di dimensioni di un
pugno localizzato dietro il tronco cerebrale, nella nuca, che coordini gli emisferi destro e
sinistro. I ricercatori sostengono che il cervelletto può essere energizzato e preparato per una
“ristrutturazione” per mezzo della stimolazione dei sensori dell’equilibrio e del bilanciamento
nell’interno dell’orecchio.

Questa idea deriva in parte dal lavoro del terapista del lavoro Jean Ayres che ha fatto delle
ricerche estese sulla dislessia negli anni ’70.

La Ayres concluse che il cervelletto dei dislessici non aveva ancora “imparato” la coordinazione e
la sincronizzazione implicata nel bilanciamento interno del cervello e nemmeno il bilanciamento
esterno del corpo, tutti fattori critici per lo sviluppo e l’uso del linguaggio.

Il suo programma includeva movimenti di rotazione e una ricreazione del processo di apprendimento
dei camminare a gattoni del bambino, nel tentativo di: rieducare il cervelletto. Gli Stillman dicono
che il loro trattamento attinge dalla filosofia della Ayres ma usa una diagnosi e una tecnologia
migliore.

Un trattamento tipico tura due ore. Durante la prima ora i clienti vengono mossi in ritmi e figure
complesse su uno di tre tavoli ruotanti. Uno si muove in un cerchio verticale di 20 cm. mentre il
paziente giace sulla schiena. Un altro assomiglia all’altalena e muove la testa e i piedi su e giù.
Il terzo si inclina a destra e a sinistra mentre ruota. Insieme, questi tre tavoli forniscono una
stimolazione continua dei canali semicircolari dell’orecchio.

Durante la prima ora, i pazienti ascoltano anche delle cassette fatte per stimolare l’orecchio con
dei bip ad alta frequenza, dei fischi e altri suoni. Questa idea, dicono gli Stillman, è venuta dal
lavoro di un medico francese, Alfred Tomatis. Nella seconda ora il rimodellamento viene rinforzato
da esercizi di scrivere a macchina, di lettura e di matematica fatti con programmi computer e con
l’assistenza di un insegnante.

I ricercatori affermano che dopo quattro settimane di trattamento i pazienti riferiscono quasi
sempre un aumento della velocità di lettura e di comprensione e spesso notano anche un miglioramento
dello stato d’animo generale. Alcuni hanno persino cambiato carriera dopo il trattamento, sentendosi
più liberi di perseguire delle alternative che lavoro della dislessia gli impediva.

Marcia Stillman, che ha insegnato per 33 anni nel Unified School Distric di Los Angeles, crede che
molti bambini dislessici siano tra i più intelligenti e creativi. Sostiene inoltre che i metodi
tradizionali inibiscono sistematicamente i loro progressi.

Estratto da Brain and Mind, aprile 90.

Apprendimento: stimolo coadiuvante dell’emisfero opposto

La stimolazione musicale di soggetti che tentano di imparare un labirinto da percorrere col dito
produce effetti benefici o dannosi a seconda dell’orecchio in cui viene effettuata.

Alcuni ricercatori dell’università californiana di Fullerton, facendo alcune prove su 96 maschi che
usavano la mano destra, hanno trovato che l’apprendimento del labirinto veniva ostacolato quando la
musica veniva suonata nell’orecchio dallo stesso lato della mano usata. Quando la musica veniva
suonata nell’orecchio opposto, tuttavia, gli studenti imparavano più in fretta di quelli che non
avevano ricevuto alcuna stimolazione musicale.

I ricercatori suggeriscono che la competizione interemisferica per l’attenzione rende
l’apprendimento più difficile quando sia la musica che il compito assegnato coinvolgono lo stesso
lato del corpo, e quindi lo stesso emisfero. Ma quando una mano e l’orecchio sono opposti, la
normale competizione tra emisferi può essere ridotta rendendo l’apprendimento più facile, perché il
cervello lavora più efficientemente. Un altro gruppo che sentiva la musica contemporaneamente in
entrambi gli orecchi imparava ad un livello paragonabile a quello dei soggetti stimolati solo
nell’orecchio sinistro, confermando esperimenti precedenti che indicavano che la musica coinvolge
l’emisfero destro.

“La lettura Braille o una qualunque prova manuale che implichi l’uso della mano destra può essere
influenzata in questo modo”, ha detto il ricercatore Richard Mc Farland. “Siamo stati molto contenti
di ottenere una visione così chiara delle differenze emisferiche”.

Quelli che ascoltavano musica drammatica, colma di presagi, tipo la Trauermusik di Paul Hindemith,
imparavano più velocemente di quelli che ascoltavano una musica positiva, calmante come la sesta di
Beethoven. Tuttavia il legame mano – orecchio rimaneva lo stesso, indicando che gli effetti
emisferici fondamentali erano indipendenti dal tipo di musica usata.

Studi precedenti indicavano l’emisfero sinistro come sede delle emozioni positive e quello destro di
quelle negative.

La pet rivela le regioni del cervello coinvolte in attacchi dl ansia e di panico

Alcuni ricercatori pensano di aver trovato la regione del cervello coinvolta nel panico e
nell’ansietà. Per giungere a questo risultato hanno usato la tecnica della tomografia ad emissione
di positroni (PET).

Eric Reiman e i suoi collaboratori dell’università di Washington a St. Louis hanno pubblicato due
diversi studi dove viene dimostrato che gli attacchi di panico e l ansia provocata
dall’anticipazione di eventi ansiogeni aumenta il flusso di sangue nei poli bilaterali temporali.

Nella prima ricerca, alcuni pazienti facilmente preda del panico sono stati esaminati prima e dopo
un attacco di ansia. Nello stato iniziale di calma hanno mostrato un’asimmetria sia del flusso che
del volume del sangue (minore nel lato sinistro). Durante l’attacco il flusso del sangue è aumentato
su entrambi i lati.

Il secondo studio comprendeva misure PET su volontari sani prima, durante e dopo un periodo in cui
si aspettavano uno shock elettrico doloroso. Malgrado lo shock non fosse serio, ai soggetti veniva
detto che più tardi arrivava, nei due minuti dell’esperimento, più forte sarebbe stato: come l’ansia
aumentava il flusso del sangue cresceva rapidamente nei lobi temporali. I ricercatori sono anche
stati così in grado di determinare che il flusso del sangue era connesso con l’ansia piuttosto che
con altre funzioni del cervello quali il movimento volontario.

Negli stati non ansiosi invece l’analisi PET non ha rivelato nessuna asimmetria anormale. Questo
indica che, sebbene gli attacchi di panico e l’ansia anticipatoria condividano un ‘cammino comune’,
essi hanno un’origine differente.

Ricerche precedenti avevano mostrato che la stimolazione dei lobi temporali può produrre ansia e
riluttanza. Primati hanno manifestato sintomi di ipervigilanza e nervosismo e i pazienti con
epilessia dei lobi temporali hanno provato paura quando venivano stimolati. La paura è anche
associata con colpi (traumi) ai lobi temporali.

E’ stato suggerito anche che la corteccia temporopolare sia responsabile della valutazione delle
informazioni ambientali e del dare inizio a risposte appropriate. Potrebbe essere che stimoli come
l’anticipazione del dolore conducano a una incertezza corticale che provoca una reazione eccessiva.

Differenze nel cervello delle donne e dei mancini

Una differenza di dimensioni in un’area del cervello cruciale per la trasmissione delle
informazioni, potrebbe aiutare a spiegare la differenza nelle capacità conoscitive tra uomini e
donne e anche le differenze nell’uso delle due mani tra gli uomini. Sandra Witelson, una
neuropsicologa della Università di Mc Master di Hamilton, Ontario, ha detto che l’istmo, una parte
del corpo calloso che connette i due emisferi del cervello, è due volte più grande negli uomini che
usano, almeno qualche volta, la mano sinistra rispetto alla loro controparte che usa solo
strettamente la destra.

Nelle donne non sembra che ci sia nessuna relazione tra la grandezza dell’istmo e la mano usata.
Tuttavia la Witelson ha trovato che, in media, l’istmo delle donne è significativamente più grande
che negli uomini che usano solo la destra, che sono circa 1’85%. Potrebbe essere, quindi, che quello
che porta alla preferenza di una mano nell’uomo non sia la stessa cosa che causa la preferenza nella
donna.

La Witelson sostiene che: ‘La scoperta che 1’anatomia del corpo calloso è correlata alla manualità è
in favore della nostra ipotesi che sia correlata a una asimmetria funzionale dell’emisfero’ Un istmo
più grande potrebbe rendere capaci di una comunicazione migliore tra gli emisferi’ ed è noto che i
mancini hanno una rappresentazione biemisferica, delle attività conoscitive, più vasta.

‘Tuttavia non sembra che la relazione struttura -funzione sia la stessa per 1 uomo e per la donna e
non è chiaro il perché’.

La differenza di dimensioni tra i due sessi ha anche altre implicazioni. Poiché l’istmo unisce aree
corticali critiche per l’elaborazione delle informazioni sia verbali che spaziali, la differenza
potrebbe aiutare a spiegare alcune delle differenze nelle capacità conoscitive tra gli uomini e le
donne.

Per esempio le donne, in genere, sono superiori nella fluidità verbale lungo l’arco di tutta la
vita, con la tendenza a parlare più precocemente in tenera età e ad avere risultati leggermente
migliori in prove di tipo verbale. Gli uomini tendono ad avere una capacità superiore nel pensiero
spaziale, come la lettura di mappe e la percezione di oggetti tridimensionali. La Witelson ha
suggerito che la predisposizione biologica dei bambini potrebbe interagire con il loro livello di
incoraggiamento e di aspettative nello sviluppo delle loro capacità complessive.

Ed ha aggiunto: ‘Questo suggerisce una componente neurobiologica all’origine di alcune delle
differenze tra i sessi nelle attività conoscitive, ma non significa che gli aspetti sociali e
ambientali non abbiano alcuna parte in questa storia’.

La ricercatrice sottolinea che i risultati non implicano in nessun modo che un istmo più piccolo o
più grande siano indicativi di una minore o maggiore intelligenza: In generale i risultati della
neuroscienza suggeriscono soltanto che e molto probabile che ci siano differenze anatomiche e
chimiche tra il cervello della donna e quello dell’uomo’. I ricercatori tenteranno di determinare la
natura delle differenze nel corpo calloso con una analisi microscopica.

Questa ricerca è stata presentata a un meeting, in marzo, del gruppo di neuropsicologia di New York,
cosponsorizzato dalla New York Academy of Science, e pubblicata sulla rivista Brain.

continua…

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *