Perché voler cambiare questa realtà?

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Perché voler cambiare questa realtà?

Vibrare altrove significa, in estrema sintesi, produrre quella metamorfosi, dentro così come,
naturalmente, fuori di sé, che porta lessere umano a permeare altri piani del possibile…

di Carlo Dorofatti – 14/10/2013

>> http://goo.gl/7guQ9m

Perché voler cambiare questa realtà?

La realtà che vivi è una delle tante possibili: se non ti piace quel che ti circonda è perché è
giunto il momento di spostarti in una realtà, che ti piaccia di più. Una realtà che a te non piace,
magari è utile e funzionale per altri. Volerla cambiare è presunzione; è come cambiare una trasmissione tv dipingendo sullo schermo. Cambia canale e fai prima.

La frase sopra riportata è di un mio vecchio amico, Cinabro Zady. È una bella frase: molto
azzeccata, che qualche giorno fa Zady ha scritto su facebook per commentare un post, forse uno dei
soliti post lamentosi, non ricordo Penso che sia riuscito, come poche ed efficaci parole, ad
inquadrare molto bene una questione che mi sta molto a cuore, di cui ho molte volte parlato nelle
mie conferenze, ma che spesso tendo a dare per scontata, anzi a volte me ne dimentico, e che ora,
cogliendo la sincronica imbeccata, intendo riprendere e approfondire, anche per chiarire la mia posizione su certe questioni, idee e progetti.

Io parlo sempre di vibrare altrove. Sarà persino il titolo del mio prossimo libro! Il concetto è
sicuramente vicino a quello del Transurfing di Zeland, molto letto e poco capito, così come tipico
dellesoterismo orientale, ma anche occidentale se pensiamo al misticismo, fenomeno ed esperienza
ben lungi dallessere semplicemente astratta. Vibrare altrove significa, in estrema sintesi,
produrre quella metamorfosi, dentro così come, naturalmente, fuori di sé, che porta lessere umano a
permeare altri piani del possibile, piani interiori ma, per naturale riflesso, piani della realtà che va manifestandosi per la sua esistenza. Senza brama.

Non sono cose nuove. Ma cerco nuove parole per dirle e per entrarci dentro davvero.
Se crediamo, capiamo, scegliamo, raccontiamo ad altri di credere, essere o, per lo meno, di voler
essere in sintonia con la conoscenza spirituale (esoterica, iniziatica, mistica, magica, chiamiamola
come vogliamo), significa che scegliamo, o dovremmo scegliere, un preciso paradigma (o forse
lassenza di paradigmi), comunque ben diverso da quello che, per intenderci, potremmo definire il
paradigma ordinario, ovvero tipico di questa realtà attuale, che percepiamo come sempre più
angusta e di cui, in fin dei conti, non siamo contenti, ci lamentiamo, alla quale vogliamo ribellarci in qualche modo.

Attenzione però, perché qui sta il punto: o pensiamo in modo magico, esoterico, spirituale oppure
pensiamo in modo ordinario. O vibriamo in un modo, oppure nellaltro. O crediamo in certi assunti,
oppure in altri. O compiamo delle scelte e delle azioni coerenti con un paradigma e stiamo alla
realtà di quel paradigma, oppure siamo nellaltro, alimentiamo la realtà tipica e coerente con quellaltro paradigma. Ok?
Al di là delle belle parole e delle pensatone di cui ci riempiano la testa, cosa nutriamo poi veramente? Dove andiamo a parare e a ri-parare alla fine?

Se, come mi sembra di capire, vogliamo recuperare una certa conoscenza, una certa visione della
vita, di noi stessi, della realtà, e vogliamo dare spazio ad unesistenza nuova, più armonica e
autentica, e tra laltro, avendoli ormai studiati e sentiti in tutte le salse, ne conosciamo più o
meno gli assunti (sincronicità vs causa/effetto, progetto evolutivo vs caso, coscienza creante vs
eventi che capitano, ecc ecc) allora come possiamo, dopo aver detto e ribadito tutte queste belle
cose, ricascare nella solita visione, scivolando sulla buccia di banana dellidea/pretesa di voler
cambiare questa realtà? Del voler fare Politica? Scienza? Medicina? Ecovillaggi? Moneta propria?
Gruppi solidali? Organizzarsi? Insomma, fare delle cose per cambiare? Per rivoluzionare (dentro o
fuori che sia)? Cambiare se stessi? La propria dieta? Le proprie abitudini? Lavorare su di sé?

Ma, di cosa stiamo parlando? Dove? Di chi? Di quale realtà? Volendo così, pensando così, a cosa stiamo ancora continuando a credere? Al vecchio paradigma. Certamente.
Non stiamo certo pensando da maghi (che poi comunque chissenefrega di pensare da maghi, anche quella è una paranoia ma faccio per dire capite no?).
Tutto il nostro bel dire è contraddetto in un istante, non appena ci mettiamo in testa lidea di
voler cambiare. Di poter fare delle cose. Anzi, addirittura di dover fare delle cose per cambiare.
E attenzione: che questo intento si riferisca a fare e cambiare delle cose dentro di noi piuttosto
che fuori di noi, poco importa: è la stessa cosa. È la stessa idea. Si sta ancora pensando da babbani.

Questa non è la realtà. Non lo dico per ripetere che è unillusione. Lo dico proprio nel senso che
questa non è la realtà. Bensì è una realtà, con tutta la sua dignità di esistere! (pensa te!)
Quindi, ammesso e non concesso che sia migliorabile, correggibile, modificabile: perché farlo?
Perché volerlo fare? Sì certo, noi vogliamo essere dalla parte del bene e fare il bene, ovvio ma qui è un altro il punto. Molto più radicale.
Le cose non funzionano così. Non si cambia un bel niente. Una realtà è una realtà. Può essere la
tua: quella in cui ci stai dentro, coerente con chi sei e con quello che ti può essere utile (a qualcuno sicuramente è utile: sì sì, proprio questa roba qua, è utile!).

Oppure, può non essere (più) la tua, che diventerà e potrà essere unaltra. Piano piano… ti
sposti perché diventi altro. Anzi, ti avvicini un po di più a quellaccorgerti di essere altro.
Quindi crei altro. Modelli altro, pur sempre qui, adesso. Eppure altrove. Niente da cambiare:
accade perché è naturale. Il prima continua ad esserci, con la sua funzione divina! Il nuovo si manifesta, con nuove funzioni e scopi. Accade.
Questo se vogliamo essere nel paradigma magico.

Altrimenti ok, va bene: fate comunità, ecovillaggi, combattete gli illuminati, battete la vostra
moneta, preoccupatevi delle scie chimiche, della sovranità, fate le vostre diete vegetariane, fondate i vostri partiti
Capite? Come è possibile tenere o assistere a centinaia di conferenze e di corsi sul paradigma
spirituale, la visione magica, il potere del pensiero, il sé superiore, i piani di realtà, la
meditazione, lascensione per poi, in preda a chissà quale spasmo, mettersi in testa di voler fare
delle cose per dover cambiare la realtà e la propria vita? Fare progetti? Gruppo operativi? Rivoluzioni?

Capite il controsenso? Il controsenso sta tutto nel decidere di poter/voler/dover fare per cambiare una realtà.
Ecco perché ho tergiversato e sto tergiversando ancora così tanto sul discorso del contesto, del
centro, del borgo tante cose di cui ho parlato e amo parlare con molte persone, di cui mi piace
condividere lidea, il sogno ma attenzione: gli assunti devono essere quelli giusti! Dobbiamo
capire (e scegliere) il fatto che la realtà funziona in modo magico, non come pensiamo essa possa
funzionare e interagire con noi. E quindi la strada è diversa. Non è un andare contro, e questo lo
abbiamo capito. Ma non è neanche il pensare di cambiare le cose su questa strada. Perché è ancora lo
stesso pensiero, che si basa sulle regole di questa strada, per quanto siano nobili e geniali le
nostre trovate e potente la nostra disposizione danimo. A parte che Il cucchiaio non esiste, ma
poi, perché volerlo piegare? A parte che non ci sarà bisogno di schivare le pallottole , ma poi perché preoccuparsene? Perché si muore? Cosa??? Si muore? Ah sì? Da quando?

Sempre che esista una strada, non cambiare le cose su questa strada, perché va bene così. Sempre:
come può andare male? Però, se vuoi, tu cambia la strada. Ma è qualcosa che accade. Imboccare nuove
possibili espressioni esistenziali che si formano sotto i nostri piedi, mentre camminiamo. Mentre siamo.

È un volgersi. Non un fare. È un trovarcisi. E non è che da questo dobbiamo aspettarci cose belle o
cose brutte. È sempre un accogliere. Osservare. Crescere, comunque. E la realtà cambia: non è che
cambia la tua interpretazione, o magari te ne freghi delle cose tristi che succedono e vivi nelle
tue fantasie. No. È unaltra cosa ancora. È un capire accogliente e silente la trasmutazione
possibile. È un comprendere un sottinteso. Unaltra realtà dei fatti. Unaltra verità permeabile e dalla quale lasciarsi permeare.
Vibra il tuo pensiero elevato, vola alto. Siamo su unaltra strada: quella del magico, dello
straordinario. E tutto si sposta. Il baricentro si sposta. Impossibile da spiegare. Ma si può sentire. In silenzio. Nel vivere intuendo. Respirando.
Tu, individualmente.
Non fare nulla. Non cambiare nulla. Non voler cambiare nulla. Non rivoluzionare. Accogli te stesso. Accogli tutto. Stai calmo. Amati. Lascia andare Vedrai.

Percorsi di Alchimia Personale – Libro >> http://goo.gl/T17EZG Erica Holland, Giovanni Gnecchi, Carlo Dorofatti
Mente respiro meditazione
Editore: Anima Edizioni
Data pubblicazione: Maggio 2012
Formato: Libro – Pag 232 – 15×21
http://www.macrolibrarsi.it/libri/__percorsi-di-alchimia-personale_libro.php?pn=1567

Essere ciò che Siamo – Libro >> http://goo.gl/7guQ9m
Carlo Dorofatti
Ricerca interiore, sessulaità e meditazione
Editore: Spazio Interiore
Data pubblicazione: Dicembre 2013
Formato: Libro – Pag 111 – 15×21
http://www.macrolibrarsi.it/libri/__essere-cio-che-siamo-libro.php?pn=1567

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