Perche’ i miei sogni non si sono ancora realizzati?

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Perché i miei sogni non si sono ancora realizzati?

(Mary Anne Thomas)

La pazienza sarà pure una virtù, ma è praticamente impossibile essere
pazienti mentre si aspetta che i propri sogni si realizzino. L’avete notato?
Il desiderio fa sì che cerchiate di realizzare i vostri sogni, e non si
spegne neppure quando i sogni in questione tardano a realizzarsi.
Semplicemente, si trasforma in impazienza. Allora, vi dite che dovete essere
pazienti, ma il desiderio sta sempre lì a pungolarvi ed a rendervi
impazienti.

Ben presto, vi troverete a fare avanti indietro sulla strada che va dalla
pazienza all’impazienza e ritorno, senza arrivare da nessun’altra parte. E’
una strada che porta al fallimento, visto che finché la percorrete non
riuscite a fare alcun progresso verso l’effettiva realizzazione dei vostri
sogni.

IL POTERE DELLA FEDE

Mio marito Bob ed io ci siamo resi conto che dovevamo star lontani da questa
strada se volevamo che i nostri sogni arrivassero a pagare le nostre
bollette, e l’abbiamo fatto. Ma non ci siamo riusciti imparando ad essere
più pazienti, bensì imparando a realizzare i nostri sogni più rapidamente.

Un importante assegno di 4.500 dollari (circa 10 milioni di lire) che
aspettavamo non era ancora arrivato. Era il primo assegno per i diritti
d’autore derivante dalla vendita del primo libro di Bob, e quando la busta
che attendevamo con ansia arrivò, non conteneva un assegno. Al suo interno
c’era, invece, una nota che affermava che Bob doveva al suo editore ben
7.400 dollari! E non era vero! Bob aveva venduto più di 5.000 copie del suo
libro ad un distributore di libri di golf, e l’aveva fatto da solo, senza
l’aiuto dell’editore. Le royalties derivanti da quella vendita erano più che
abbastanza per ripagare l’anticipo versato a Bob e fargli guadagnare
ulteriori diritti d’autore.

Bob telefonò al suo editore, ma lui si rifiutò di pagare, e questo rifiuto
scatenò per noi una crisi finanziaria. Non saremmo stati in grado di pagare
l’affitto del mese successivo. Dovevamo quindi trovarci un lavoro. Il nostro
sogno di guadagnarci da vivere come scrittori era finito.

“Prenderò un lavoro da venditore”, disse Bob. “Scriverò la sera”.

“No”.

“Tesoro, non abbiamo scelta. Tra due settimane dobbiamo pagare l’affitto, e
non abbiamo i soldi per farlo. Non possiamo ottenere un credito. Non
possiamo permetterci un avvocato. Non ci è rimasto nulla di valore da
vendere. Devi affrontare la realtà. E’ finita”.

“Non è finita”, ribattei, cominciando a piangere. “Non possiamo arrenderci.
Se trovi un altro lavoro, non scriverai mai i tuoi libri. Tu sei il tipo che
non riesce ad impegnarsi meno del 100% in una cosa. Tornerai a casa troppo
stanco per scrivere. Desidererai giocare a golf durante il fine settimana
per scaricare le tensioni e le pressioni della settimana lavorativa, come
chiunque altro. I tuoi libri non verranno mai scritti. Tu lo sai che è
così”.

“Hai delle soluzioni per i nostri problemi?” scattò Bob. “Perché io non ne
ho di sicuro”. Era molto arrabbiato, e io capivo perché. Si trovava bloccato
in una situazione senza via d’uscita. Il suo primo libro era un successo, ma
solo il suo editore, scorrettamente, ne stava raccogliendo i frutti
finanziari. Bob avrebbe dovuto citarlo in tribunale per avere la sua parte,
ma non poteva permettersi un avvocato. Il suo secondo libro non era ancora
finito, e non sarebbe riuscito ad ottenere un altro anticipo. Se avesse
trovato un lavoro a tempo pieno, non avrebbe avuto tempo di scrivere. Chi
sarebbe mai riuscito a superare tante difficoltà tutte insieme?

“Troverò io un lavoro”, dissi alla fine. “I tuoi libri sono in uno stato
molto più avanzato dei miei”.

Bob rimase in silenzio per un po’. Quindi, prima di parlare, si schiarì la
voce. “Mary Anne, non hai abbastanza energia per prenderti sulle spalle un
lavoro a tempo pieno”.

Era vero, ma non avevo voluto ammetterlo. La morte di Jeffrey mi aveva
indebolito fisicamente. Ero ancora una madre addolorata, e forse lo sarei
stata per sempre. Ogni giorno, quattro ore trascorse a scrivere, a corregger
e i libri di Bob ed a sbrigare le faccende domestiche mi lasciavano esausta.

“Allora dovremo fare affidamento sulle nostre capacità di manifestazione”,
dissi.

“Sei impazzita?” sbottò Bob.

“Le mie capacità di manifestare ciò che desidero sono migliorate”, ribattei.
“Credo davvero di poterlo fare. Il mio corpo è sfinito, ma la mia mente no”.

“Mary Anne”, mi disse Bob dolcemente, “non me la sento di affidare il
reddito della mia famiglia a fonti che non riesco a vedere. Non voglio dire
che non credo in te, perché io credo in te. Ma cara, ti rendi conto di ciò
che mi stai chiedendo di fare?”

Sì, me ne rendevo conto. Stavo chiedendo a mio marito (e a me stessa) di
credere nel lavoro che stavo sviluppando sul miracolo della manifestazione.
Stavo chiedendo ad entrambi di avere abbastanza fede da credere che il
nostro affitto sarebbe stato pagato, che non saremmo morti di fame, che non
ci avrebbero staccato la corrente elettrica, e che i nostri sogni si
sarebbero avverati sul serio.

“E’ tempo di scoprirlo”, dissi.

Presi quindi la mia agenda e vi scrissi (con mano tremante) i nostri
obiettivi: “Voglio continuare a scrivere. Voglio che venga pagato l’affitto.
Non voglio che Bob debba trovarsi un lavoro. Voglio che continui a lavorare
ai suoi meravigliosi libri sul golf. Voglio che mi stia accanto. Ho bisogno
di lui”.

Quindi, andai a farmi una passeggiata. All’epoca, Bob ed io vivevamo a
Savannah, in Georgia. Vicino a casa nostra c’era un bellissimo parco, pieno
di fontane storiche e di vecchi alberi coperti di muschio. Ci sembrava un
posto sacro, e ci dirigemmo verso di esso, spaventati delle nostre
decisioni, desiderosi di trovare il conforto che sempre il fatto di stare
insieme riusciva a darci.

Sulla strada per il parco, trovammo quattro monetine da un penny. Erano
tutte sul segno croce.

“Pensi che sia un segno?” mi chiese Bob ridendo.

“Sì”, risposi. E sorrisi.

“Beh, non possiamo vivere di monetine!” sbottò Bob all’improvviso. Quando
udii il dolore nella sua voce, mi resi conto di quanto fosse precaria la
nostra situazione. E mi resi conto anche di qualcos’altro: c’erano un sacco
di altre persone sulla nostra stessa barca. Nessuno può vivere di monetine,
né di false speranze. Nessuno può vivere dovendo lavorare a tempo pieno
quando nel suo cuore vuole creare libri, dipinti, musica e soluzioni ai
problemi dell’umanità. Che cosa avremmo fatto tutti quanti?

“Risolverò il problema della scarsità”, dissi con voce più forte di quanto
mi sentissi io.

“E come farai?” chiese Bob.

“Ho un’idea”.

Bob sorrise, non più arrabbiato. “Ti sei tenuta quest’idea tutta per te?”
disse per stuzzicarmi.

“Beh”, sorrisi, “non ero sicura che fosse abbastanza potente”.

Bob alzò le sopracciglia. “Non abbiamo altra scelta, vero?”

“Potrebbe venirti da ridere”, dissi. “E’ davvero una piccola idea”.

Bob mi prese la mano e mi tirò verso casa. “Forza. Proviamo la tua piccola
idea. Posso sempre trovare un lavoro la settimana prossima”.

ESERCIZIO: LA LAVAGNA DELLE BUONE NOTIZIE

L’esercizio che abbiamo usato è ingannevolmente semplice, ma ne sentirete
subito l’efficacia per:

1) Concentrare le vostre emozioni sull’abbondanza, distogliendole dalla
scarsità

2) Ridurre lo stress

3) Farvi sentire incoraggiati e pieni di speranza

4) Farvi mantenere la giusta forza e concentrazione finché tutti i vostri
sogni si realizzano.

Comprate una lavagnetta, oppure attaccate al muro un foglio di carta bianco.
Usate degli evidenziatori dai colori vivaci (di modo che la vostra scrittura
si possa vedere anche da qualche metro di distanza), e cominciate ad
elencare le cose piacevoli che vi accadono ogni giorno. E’ la vostra
personale lista di “buone notizie”, e vi sorprenderà scoprire quante cose
dovrete elencare ogni giorno. Mentre facevate avanti e indietro tra la
pazienza e l’impazienza, stavano accadendo delle cose belle! Con la vostra
Lavagna delle Buone Notizie, sarete in grado di vedere le buone notizie
nella vostra vita, e ciò vi riempirà il cuore di speranza.

Abbiamo poi trovato i soldi per pagare l’affitto? Sì. Non appena appendemmo
la nostra Lavagna delle Buone Notizie e cominciammo ad elencare le cose che
ci “piacevano”, ci ricordammo di un’idea per un seguito del libro di Bob. Il
giorno successivo, la proponemmo ad un editore, il quale ci fece un’offerta.
Poiché era un piccolo editore, poté staccarci subito un assegno, e questo
salvò la nostra vita di scrittori.

Inserite qualcosa nella vostra Lavagna delle Buone Notizie all’inizio del
vostro spazio quotidiano di 15 minuti per gli esercizi, prima di continuare
con l’esercizio che avete imparato nella lezione scorsa

Dovreste metterci anche le “monetine”? E’ una domanda che fanno tutti, e che
significa: “Dovrei apprezzare ogni piccola cosa che mi accade?” La risposta
è no. Elencate solo le cose che vi “piacciono”, cose che vi sembrano davvero
buone notizie.

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