Il suono come radice dell’Universo: dalle stringhe alla sapienza vedica

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Il suono come radice dell’Universo: dalle stringhe alla sapienza vedica
Le antiche tradizioni orientali e la scienza moderna mostrano come la vibrazione e il suono siano strutture primordiali alla base dell’Universo

di Antonio Morandi – 22/10/2018

È intuitivo comprendere come la realtà sia permeata di vibrazioni e di suoni, e la moderna fisica non solo ci conferma scientificamente questa intuizione, ma dice anche che la realtà è intrinsecamente formata da vibrazioni. Secondo la Teoria delle Stringhe ad esempio, è lo stato vibrazionale di una stringa che determina le proprietà della materia. La Teoria delle Stringhe assume che le forze fondamentali della natura possano essere considerate come delle corde, stringhe appunto, monodimensionali vibranti. Esse hanno una dimensione infinitamente piccola, a livello della Costante di Planck (10-35 metri), si propagano nello spazio e interagiscono fra loro costituendo la rete della realtà. Infatti a un livello dimensionale maggiore della Costante di Planck esse appaiono come normali particelle, con massa, carica ed altre proprietà che però sono determinate allo stato vibrazionale della Stringa. Secondo la Teoria delle Stringhe la materia è vibrazione.

Questa visione era già presente ed incredibilmente chiara nell’antichità. In ogni sistema di conoscenza tradizionale infatti, il suono, la parola, la vibrazione vengono considerati la radice della creazione e il sostentamento dell’Universo.

Secondo la concezione vedica l’Universo è formato da cinque elementi o stati della materia che derivano dallo squilibrio primordiale nella forma del suono OM. Il suono è l’energia primordiale che si organizza nelle forme della realtà concreta.

Dalla tensione uniforme degli opposti, una simmetria assoluta, si genera una “rottura” che da luogo a un meccanismo oscillatorio caratterizzato da 3 distinti momenti: propulsione, resistenza e punto di equilibrio, rispettivamente chiamati in sanscrito Rajas, Tāmas e Sattva. Questi, attraverso una cascata di eventi, generano i cosiddetti cinque elementi o Pañca Mahābhūta che costituiscono tutta la realtà. Sono Ākāśa (etere), Vāyu (aria), Tejas (Fuoco), Jala (Acqua) e Pṛthvī (Terra) in ordine crescente di densità. In realtà i Pañca Mahābhūta sono differenti stati di movimento, di onde che esprimono la loro diversità attraverso “proprietà” caratterizzanti associate alle possibilità percettive umane. In poche parole sono stati vibrazionali della materia in risonanza con i nostri sensi, per cui sono percepibili.

La sequenza a densità incrementale dei Pañca Mahābhūta racchiude in sé un elemento di primaria importanza: ogni elemento più denso, poichè derivante dal precedente meno denso, ne contiene le proprietà. È evidente quindi come Ākāśa (etere) sia presente e determinante in tutti i Pañca Mahābhūta.

È importante considerare che il termine Ākāśa (etere) non corrisponde al vuoto ma al substrato onnipresente che consente agli altri elementi di esistere. È il contenitore che permette alla vibrazione primordiale di esistere e generare l’universo. Quindi così come Ākāśa (etere), il suono, inteso come vibrazione, definisce e attraversa tutti gli stati della materia determinandone le caratteristiche. È interessante considerare che il sistema uditivo è il primo dei cinque organi di senso a svilupparsi durante la vita fetale e ad iniziare a mediare il contatto con l’esterno. È ragionevole pensare che anche gli altri sensi si sviluppino sulla base delle informazioni uditive. Il suono non è quindi connesso con l’aria come intuitivamente viene da pensare, ma con la struttura stessa della materia.

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Scienza e Conoscenza n. 66
Rivista – Settembre 2018
Nuove scienze, Medicina Integrata, Coscienza
www.macrolibrarsi.it/libri/__scienza-e-conoscenza-n-66-settembre-2018.php?pn=1567

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