Una semplice tazza di tè

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Una semplice tazza di tè

di Osho

Tratto da:”Il Libro Arancione” – di Osho
– Edizioni Mediterranee –

Una semplice tazza di tè: goditela!

Vivi momento per momento. Provaci per tre settima­ne: qualsiasi cosa fai, impegnati totalmente, falla con amo­re e con gioia. Può sembrare stupido: se bevi una tazza di tè, sembra sciocco godersela piii di tanto, è solo un tè…

Ma una semplice tazza di tè può diventare una espe­rienza di grande bellezza se te la sai godere, un’esperienza straordinaria. Goditela con profonda reverenza. Trasforma la preparazione del té in una cerimonia: ascolta il suono dell’acqua che va in ebollizione, poi versa il tè… sentine l’aroma e la fragranza; infine gustalo e senti la gioia di quell’istante.

Le persone morte non sono in grado di bere il tè. Possono berlo solo le persone che sprizzano vitalità. In questo momento sei vivo! In questo momento stai beven­do il tè. Sentiti riconoscente! E non pensare al futuro: il momento seguente baderà a se stesso. Non pensare al domani, per tre settimane vivi nel presente.

Una delle parole che lo zen usa per indicare la meditazione è Wu-shi. Significa « nulla di speciale », oppure « senza storie ».

Siedi in silenzio e aspetta!

A volte accade che la meditazione ti sia molto vicina, ma tu sei troppo impegnato in altre cose. Quella piccola calma voce silente è dentro di te, ma tu sei soffocato dal rumore, dagli impegni, dalle tue attività, dalle responsabilità. E la meditazione viene come un sussurro, non bussa alla tua porta gridando slogan, affiora in silenzio. Non fa alcun rumore. Non ne senti neppure il passo. Per cui se sei troppo occupato, aspetta un po’ e poi se ne va.

Quindi fanne un impegno; almeno un’ora al giorno, sie­di semplicemente in silenzio e aspettala. Non fare nulla, siedi semplicemente, in silenzio, ad occhi chiusi, in profon­da attesa, con il cuore in attesa, aperto. Aspetta sempli­cemente, e se qualcosa accade sarai pronto a riceverla. Se non accade nulla, non sentirti frustrato. E’ salutare anche sedere per un’ora senza che accada nulla, è rilassante. Ti calma. diventi silenzioso, centrato, più radicato
nell’esistenza. Allora, la meditazione accadrà sempre più spesso e pian piano sorgerà un’intesa tra te e lo stato meditativo; perché se tu l’aspetti ogni giorno alla stessa ora, nella stes­sa stanza, verrà sempre più spesso. Non è qualcosa che proviene dall’esterno, viene dal tuo centro piú profondo. E ricorda che l’incontro è molto più probabile se la tua consapevolezza interiore sa di essere attesa dalla tua con­sapevolezza esterna.

Siedi semplicemente sotto un albero. La brezza che soffia fa ondeggiare le foglie sui rami. Il vento ti sfiora, danza intorno a te e se ne va. Non lasciare che ti passi accanto, fai che si muova con te, lascia che ti attraversi, Chiudi semplicemente gli occhi, sentiti anche tu simile a un albero, sii aperto, e lascia che il vento ti attraversi, cosi come passa tra gli alberi e ne muove le foglie.

Qualsiasi cosa la mente possa fare, non può essere meditazione, perché la meditazione è al di là della mente. In questa dimensione la mente è assolutamente inutile; la mente non è in grado di penetrare nella meditazione. Là dove finisce la mente, inizia la meditazione.

A volte puoi semplicemente scomparire

Siedi sotto un albero, senza pensare al passato né al futuro, stai semplicemente li: dov’è l’io? Dove se n’è andato? Non riesci a vederlo, non c’è pùi. Nel presente l’ego non esiste, non è mai esistito. Il passato non è più, il futuro non è ancora: entrambi non esistono, Il passato si è dissolto, iI futuro non è ancora comparso: esiste solo il presente. E nel presente non troverai mai nulla che assomigli all’ego.

In alcuni monasteri del Tibet si pratica tuttora una delle meditazioni pii antiche: è un metodo che si basa sulla verità che vi ho appena enunciato. Viene insegnato come talvolta puoi semplicemente
scomparire; siedi in giar­dino e cominci a sentire che pian piano stai scomparendo. Prova a vedere come appare il mondo quando te ne sei allontanato, quando non sei più partecipe, quando diventi assoluta trasparenza. Prova anche solo per un secondo a non essere.

A casa tua: vivi come se non esistessi. E’ veramente una meditazione bellissima. In 24 ore puoi provarci di­verse volte: mezzo secondo sarà sufficiente. Per mezzo seconcio fermati, non fare altro: tu non esisti e il mondo va avanti. Man mano che aumenta in te la consapevolezza che il mondo va avanti, perfettamente, anche senza di te, allora sarai in grado di conoscere un’altra parte del tuo essere, che per lungo tempo, per intere esistenze, è stata trascurata. Ed è la tua ricettività: sii semplicemente di­sponibile, diventa una porta. La vita continua il suo flui­re anche senza di te.

– La meditazione della ghigliottina –

E una delle meditazioni tantriche più belle: cammina e immagina di non aver più la testa, ma solo il corpo. Sie­di e immagina di non aver più la testa, hai solo il corpo. Ricorda continuamente che la testa non c’è più. Visualiz­zati privo di testa. Fatti una fotografia senza la testa e ingrandiscila: guardala! Abbassa lo specchio del bagno, cosi quando ti specchi puoi vedere solo il corpo e non la testa.

Bastano pochi giorni di costante ricordare e sentirai nascere in te una leggerezza incredibile, un silenzio straor­dinario perché il problema è la testa. Se riesci a con­cepire te stesso privo di testa — e non è difficile: è fa­cile concepirlo — allora ti centrerai sempre di più nel cuore.

Puoi immaginarti senza testa in questo preciso momen­to. E cosi capirai immediatamente cosa intendo dire.

« Io non sono questo »

La mente è stupida! La questione non è che tu sia pieno di
stupidaggini e qualcun altro no. E tutta spazza­tura, e se continui a scaricarla all’esterno, puoi andare avan­ti all’infinito; non arriverai mai a toccare il fondo. E’ spaz­zatura che si ricrea da sola: non è morta, è dinamica. Cresce, e ha una vita propria. Anche se la sfoltisci, spun­teranno sempre nuove foglie.

Scaricarla all’esterno non vuoi dire diventare vuoti. Ti renderà semplicemente consapevole che tu non sei la mente che pensi di essere, con cui ti sei identificato fi­nora: tu non sei questo. Portandola in superficie, diven­terai consapevole della distanza, del baratro che ti separa da lei. L’immondizia rimarrà, ma tu non ne sei più
iden­tificato, è tutto lì. Ne sei separato, capisci di esserne se­parato,

Quindi, devi fare una sola cosa: non cercare di lotta­re con quel pattume e non tentare di cambiario. Limitati a osservarlo e ricorda una sola cosa: « Io non sono que­sto ». Lascia che diventi il tuo mantra: « Io non sono questo ». Ricordalo, stai attento e osserva cosa accade.

Immediatamente si verifica una trasformazione. L’im­mondizia sarà ancora presente, ma non sarà più parte di te. Questo ricordare diventa una rinuncia.

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