Traditori al Governo

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Traditori al Governo

Artefici, complici e strategie della nostra rovina

di Marco Della Luna

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Un libro imperdibile per conoscere la verità su chi manipola la crisi e ci impoverisce

Fin dagli Anni ’70 noi italiani siamo stati abituati a pagare per l’incredibile incompetenza e gli inspiegabili errori di governi, economisti e manager bancari fallimentari. Perfino la crisi che ci attanaglia dall’entrata nell’Euro è presentata dai mass media e da tanti “esperti” con toni fatalistici: ci sono stati errori ma non ci sono colpe, ci sono state scelte discutibili ma non ci sono responsabilità.

E il disastro, come sempre, non era prevedibile. E comunque gli stessi che hanno fatto, o approvato, le scelte disastrose di cui oggi paghiamo le conseguenze, continuano a dirci che l’Euro è insostituibile. Ma è davvero così?

L’Italia crolla insieme a Grecia, Spagna e Portogallo mentre Germania, Francia e USA, e tutti i capitali dominanti traggono solo vantaggi da un sistema tanto perverso da sembrare studiato a tavolino. Viene quindi da chiedersi:

• Quali forze si sono mosse dietro al serpente monetario degli Anni ’70, al divorzio della Banca d’Italia dal Tesoro del 1981, lo SME (Sistema Monetario Europeo) e la folle gestione della sua crisi, la privatizzazione delle imprese statali e della Banca d’Italia degli Anni ’90.

• Quali interessi e poteri si nascondono dietro al Trattato di Maastricht, all’entrata nell’Euro e alle decisioni più recenti, inclusa l’imposizione del pareggio di bilancio nella Costituzione, a fronte di USA e Giappone che hanno disavanzi molto più grandi di quello italiano?

• Chi trae vantaggio da un euro forte e costoso rispetto alle altre monete e che quindi penalizza le nostre esportazioni?

• Chi trae vantaggio dagli alti interessi che le aziende italiane sono obbligate a pagare alle banche rispetto ai bassi tassi d’interesse e gli incentivi di cui ususfruiscono le aziende di tutti i maggiori Paesi del mondo?

• Infine, è logico chiedersi quali forze c’erano e come si stanno muovendo dietro al recentissimo scandalo del Monte dei Paschi di Siena e della Banca Antonveneta?

Dietro agli Euro Errori e dietro ad una facciata di spirito europeista comincia a sorgere lo spettro della perdita di sovranità dello stato italiano, a favore dei banchieri USA, tedeschi e francesi. È una tecnica già applicata dal capitalismo USA in tanti Paesi del Terzo Mondo, con la complicità del Fondo Monetario Internazionale della Banca Mondiale e dell’ONU, per assicurarsi risorse e mano d’opera a basso costo e il controllo politico dei popoli, ridotti in povertà o peggio, e derubati dei loro diritti e della loro indipendenza.

In Italia è già avvenuto in passato e potrebbe succedere ancora, grazie alla complicità di veri e propri traditori al governo?

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Traditori al Governo: come i capitalisti di Germania e Francia tramite l’Euro e gli interessi sul debito pubblico strangolano l’Italia per renderla una loro colonia…

Servilmente, l’Italia si adatta a vivere per pagare gli interessi ai creditori, a tempo indeterminato. Sin dagli anni Settanta, è una storia di incompetenze ed errori clamorosi oppure di tradimenti e strategie verticistiche, che producono danni per l’Italia con paralleli vantaggi economici e politici per Germania, Francia e, in generale, i capitali dominanti. Ma erano davvero errori? E chi dobbiamo ringraziare?

Lo schema si ripete: un provvedimento, una riforma, un trattato “sbagliato”, preparato da un abile battage ideologico, genera, alla lunga, effetti destabilizzanti, che causano una crisi, alla quale si rimedia con nuovi interventi (comprese le cessioni di sovranità), che coprono i sintomi nel breve, aggravando al contempo i mali strutturali, fino a causare la successiva emergenza, finché tutte le decisioni divengono obbligate, “senza alternativa”.

Le tappe più salienti: il serpente monetario degli anni Settanta, il divorzio di Bankitalia dal Tesoro nel 1983, lo SME e la folle gestione della sua crisi nel 1992, Maastricht e i suoi vincoli recessivi, l’Euro prematuro e la sua pseudo banca centrale, il “fiscal compact”, il MES (meccanismo Europeo di Stabilità) … ogni volta si dà qualcosa di più e, contrariamente alle promesse, si rimane meno liberi, più instabili, più dipendenti.

Analizzando la situazione, troviamo che all’Italia, dietro la facciata europea, viene applicato il medesimo schema, basato sull’indebitamento guidato e la perdita di sovranità, che il capitalismo USA ha sempre applicato per assicurarsi, a basso costo, le risorse naturali e umane, nonché il controllo politico, di molti Paesi della sua area di influenza, sotto la bandiera della libertà e di un molto asimmetrico liberismo commerciale.

Introduzione al Tradimento – Traditori al Governo…

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Si parla molto di requisiti e d’incompatibilità di chi vuole candidarsi al parlamento, e non si parla per nulla dei requisiti per candidarsi a premier o a presidente della Repubblica o a governatore della banca centrale, cariche da cui chi sia portatore d’interessi privati o stranieri può fare, anche se incensurato, danni molto più gravi di quelli arrecabili da qualche onorevole già condannato per reati contro la pubblica amministrazione. Insomma, ancora una volta si fa rumore su un problema secondario per sviare l’attenzione dal pericolo vero.
È necessario occuparsi più dei requisiti e delle incompatibilità per il Colle e per Palazzo Chigi, che per altre cariche! Un premier infedele può rovinare il Paese tradendo i suoi interessi, e un presidente infedele può minarne l’indipendenza e la Costituzione.
Poiché a breve dovremo rinnovare queste due cariche, e considerate le problematiche e le denunce penali che infuriano ultimamente intorno ai titolari in carica, è urgente stabilire criteri tassativi di esclusione dei profili a rischio.

Requisiti dei candidati a capo del governo e presidente della repubblica

Oltre a possedere i requisiti per l’elezione al parlamento, i candidati a queste due importantissime cariche, per le quali è fondamentale la lealtà agli interessi della nazione e ai principi democratici, devono giurare sotto severa pena e dimostrare, oltre a quanto richiesto agli altri candidati:

di non avere o aver avuto rapporti di carriera o reddito con interessi stranieri;
di non aver mai partecipato ad associazioni o commissioni segrete (ad esempio, Bilderberg o altri organismi pubblici e non pubblici, nazionali o non, che prendano a porte chiuse decisioni d’interesse collettivo, come i consigli direttivi della Banca dei Regolamenti Internazionali e la BCE), né agito per conto di esse o aver ricevuto compensi tramite esse; una commissione parlamentare e una legge individueranno questo tipo di soggetti;
di non aver mai aderito a credi politici o religiosi di matrice totalitaria o antidemocratica (come il nazionalsocialismo, il fascismo, lo stalinismo);
di non essere mai stati eletti a cariche pubbliche in collegi dominati dalla criminalità organizzata. Requisiti dei ministri del welfare, sanità ed economia

Inoltre – molto importante – i ministri del welfare, della sanità e dell’economia, specificamente, assolutamente non devono avere o aver avuto incarichi o interessi nelle compagnie assicurative private o gestori di fondi, perché altrimenti vi è rischio che, per tornaconto, per far guadagnare le compagnie assicuratrici e i gestori di fondi, e ricevere compensi per tale servizio, essi, approfittando delle cariche ministeriali, affossino, destabilizzino o portino a livello di fame il sistema delle pensioni, così da spingere la gente a stipulare polizze integrative private.

Bisogna porre fine anche in Italia a quella prassi che, negli USA, é stata definita “porte girevoli”, ossia che Tizio dapprima sta nel sistema bancario privato che gonfia le bolle dei mutui subprime, dei derivati o di altro tipo di bidone finanziario, e poi, quando la bolla scoppia causando la grande crisi, passa a una carica governativa da cui usa soldi pubblici per ripianare i buchi scavati ad arte dalle banche. Quindi, anche indipendentemente dalla prova di colpe personali, chi abbia o abbia avuto ruoli di dirigente o di advisor di grandi banche che hanno, nella ricerca del profitto, cagionato grandi danni alla società e all’economia, come la Goldman Sachs, è escluso dalle funzioni di Presidente della Repubblica, premier, membro del governo, governatore della banca centrale.

Altri requisiti specifici vanno individuati per altri incarichi ministeriali: chi abbia legami col mondo bancario nazionale non può essere messo in un dicastero da cui, ad esempio, potrebbe far chiudere a condizioni di favore a una data banca un contenzioso col fisco per evasione o frode fiscale. Ministro della sanità non può essere chi abbia interessi nelle case farmaceutiche. E via discorrendo…

Fino a quando lo Stato poteva finanziarsi e spendere, il consenso politico e lo sviluppo socioeconomico erano basati sulla spesa pubblica. Ora il padrone non paga più. La carota è finita, il bastone è sempre più duro, e molti iniziano a chiedersi se siamo stati governati da traditori. Interni e internazionali. Si denunciano le affiliazioni al potente creatore delle crisi (Goldman Sachs) e al senato occulto internazionale (Bilderberg) di Monti, Draghi e altri. Certi disastrosi errori di politica economica è duro credere che siano errori. Come quelle della finanziarizzazione dell’economia reale e del debito pubblico, come quelle globaliste e mondialiste, anche le previsioni e le ricette neoliberiste e monetariste vengono sempre più smentite dai fatti, si dimostrano controproducenti, dannose, recessive, ma dobbiamo seguirle “perché ce lo chiede l’Europa”, a prescindere dagli effetti. L’idea del complotto è sempre più difficile da delegittimare. Gli indizi sono molti, gravi, convergenti.

Certo, il neoliberismo europeo, come quello USA, è un neoliberismo “corretto”, ossia, visto che il neoliberismo (con la finanziarizzazione dell’economia e le pratiche speculative) causa enormi bolle e debiti, il neoliberismo è stato corretto, nel senso che, nella versione corretta esso autorizza un’alta pressione fiscale affinché il governo possa scaricare sui cittadini l’onere di coprire questi danni, cioè il costo dei profitti speculativi bancari, fino a comperare col denaro pubblico junk bonds, cioè titoli spazzatura, per migliaia di miliardi. In tal modo, senza mandato degli elettori, la crisi del debito privato viene trasferita sulla finanza pubblica, in tasse e tagli.

Un cretino, o forse era un realista autentico, in televisione ha detto persino che non c’è un’agenda Monti, un’agenda Tremonti, un’agenda Berlusconi, un’agenda Bersani… poiché ormai siamo in Europa, c’è una sola agenda: quella europea, cioè – ha precisato – quella degli ordini della BCE dell’estate 2011 – quindi neanche della Unione, ma della banca centrale, a gestione privata e segreta e irresponsabile ed esente da ogni controllo politico e giudiziario. Quindi i vari programmi elettorali non possono essere che programmi esecutivi degli ordini dei banchieri. L’Europa ha sempre ragione, perché è il ventriloquo del capitale finanziario. Manda il Diktat, e si deve eseguirlo, sotto pena di spread e default.

Quando dovevamo entrare nell’UE e poi, soprattutto, nell’Euro, ci si disse che l’Europa era un contesto di sicurezza e solidarietà. Invece, era un contesto di competizione e d’interessi divergenti, dove andavamo a esporci a tutta una serie di conseguenze economiche. Se siamo al punto in cui siamo oggi, è perché, innanzitutto, vi è stato il nascondimento della conflittualità e del pericolo, ossia l’imbonimento, da parte delle istituzioni e dei capi politici, su quello che, dietro l’icona o ideale “Europa”, si stava allestendo e sugli effetti che avrebbe avuto.
Neanche oggi, di fronte al disastro economico, viene posto al dibattito pubblico circa gli effetti della partecipazione all’UE e all’Euro: quali i risultati positivi, quali quelli negativi, quali prevalgano.

Dimostrerò che chi ci ha portato per quella via all’attuale situazione prevedeva e accettava che saremmo arrivati a tale situazione, e che quindi ha agito con dolo. Non con colpa, non con incompetenza tecnica, bensì con pianificazione e per interesse.
Dimostrerò che si mentiva quando si diceva che Maastricht e l’Euro avrebbero prodotto la convergenza dei sistemi economici dei vari Paesi: si sapeva, e si pianificava, che avrebbe prodotto divergenza.
Dimostrerò come e per conto di chi l’operazione viene portata avanti oggi, a ogni prezzo – per il Paese, s’intende.

Ecco i promessi benefici dell’Euro:

maggiore scelta e stabilità dei prezzi per i consumatori
maggiore sicurezza e maggiori opportunità per le imprese e i mercati maggiore stabilità e crescita economica
maggiore integrazione dei mercati finanziari

E in effetti il Trattato di Maastricht, agli artt. 2 e 3, promette pure queste cose, promette la convergenza delle economie, e obbliga formalmente i Paesi membri ad attuare politiche idonee a produrre quegli effetti. Solo che non lo si è fatto, anzi si è fatto il contrario, con i risultati che vediamo. Ma ciò era prevedibile: nessuno, soprattutto se è la nazione egemone, fa una cosa che non corrisponde al suo interesse egoistico, se non è costretto di fatto, e non semplicemente obbligato da un pezzo di carta firmato. Ma metterebbe conto fare causa, pionieristicamente e provocatoriamente, alla UE, alla BCE, alla Deutsche Bank e ai Paesi inadempienti, per accertare e sanzionare tale inadempimento, anche con una condanna al risarcimento dei danni. Magari si può trovare un giudice di pace sensibile e aperto, che riterrebbe fondata una simile azione, promossa da qualche cittadino…

Lo Stato italiano è, senza dubbio, giuridicamente legittimato a richiedere il risarcimento per i suddetti inadempimenti, salvo che, per il passato, probabilmente la Germania e i suoi satelliti si sono fatti firmare dichiarazioni liberatorie rispetto a tutte le mosse sbagliate o mancate circa quegli adempimenti dovuti nelle varie sedi comunitarie. Ma per il futuro può esigere, da parte dei partners euro forti, i medesimi adempimenti e, qualora tali solleciti vengano ignorati, può dichiararsi creditore per danni verso l’UE e gli Stati responsabili di tale inadempimento, e magari vendere il relativo credito risarcitorio a possibili compratori esteri, oppure compensarlo con crediti vantati dai predetti responsabili.

Ci siamo lasciati portare con fiducia e rosee aspettative nell’UE, in Maastricht, nell’Euro, perché abbiamo creduto acriticamente in certe promesse, ma soprattutto in una versione del progetto europeo che teneva nascosto il conflitto d’interessi obiettivi tra i vari Paesi, specialmente tra l’Italia e il Paese più forte, la Germania, nonostante i precedenti.

Nella vulgata delle istituzioni, il motore dell’integrazione era l’aspirazione a unirsi tra europei, era la fratellanza, era la solidarietà. Non l’imporre i propri interessi sopraffacendo gli altri, grazie anche proprio alle istituzioni comunitarie via via sempre più potenti, su nazioni via via sempre meno sovrane. Affidarsi all’ “Europa” era vissuto quindi come affidarsi ad amici, come andare verso una maggiore sicurezza, ricevendo l’assistenza e la guida di fratelli più ricchi e più progrediti. Non era percepito come aprirsi a interessi e forze che potevano avere un piano di sfruttamento e sottomissione dell’Italia. E disprezzo e diffidenza che escludevano in partenza interesse e disponibilità a “integrarsi”.

Quando si apre la politica e il governo di una nazione a interessi forti, esterni alla nazione, è da aspettarsi che questi interessi mettano al governo chi fa comodo a loro, se glielo si lascia fare.

Il pluralismo democratico si basa sui partiti, cioè su forze di parte, rappresentative d’interessi di varie parti della popolazione (delle varie classi sociali, delle varie aree economiche del Paese, delle varie categorie di lavoratori e pensionati). Quindi accetta come normale che il Paese sia governato da una fazione, che farà il proprio interesse più di quello di altri, nei limiti delle garanzie fondamentali. Ma che succede se al governo e alla presidenza della repubblica va un rappresentante d’interessi stranieri? Che succede con un governo fantoccio?

Per molti italiani, questo è un dubbio sempre più minaccioso.

Premessa

Dai tempi di Kohl e Mitterand, oltre vent’anni fa, Germania e Francia — o meglio, i capitali dominanti di questi paesi – si sono accordati per eliminare la concorrenza italiana, che diventava ogni anno più preoccupante per il modello di sviluppo cui essi lavoravano. La passione e la moda dell’europeismo, assieme all’aspettativa, tipicamente italiana, che i paesi più forti ci avrebbero aiutati, offrivano un utile camuffamento; ma, per far passare questo piano in Italia, avevano bisogno di collaboratori interni, meglio se incon­sapevoli. Probabilmente qualcuno capiva quello che si stava facendo… però si è chiesto che senso avrebbe avuto resistere…

I passaggi principali alla base dell’attuale crisi finanziaria e, soprattutto, della depressione economica dell’Italia, del drastico peggioramento delle condizioni e prospettive di vita, sono stati rivolti a privare l’Italia della sovranità monetaria in favore di interessi esterni, e si posso­no così riassumere:

– La progressiva e totale privatizzazione della proprietà e della gestione della Banca d’Italia, con l’affidamento ai mercati speculativi del nostro debito pubblico e del finanziamento dello Stato (operazione avviata con Ciampi e Andreatta negli anni’80);

– L’immediato, conseguente raddoppio del debito pubblico (da 60 a 120% del pil) a causa della moltiplicazione dei tassi, e la creazione di una ricattabilità politica strutturale del Paese da parte della finanza privata;

– La svendita ad amici del palazzo, stranieri e italiani, delle industrie che facevano capo allo Stato e che erano le più temibili concorrenti;

– La privatizzazione, con modalità molto “riservate”, ma col favore di quasi tutto l’arco politico, della Banca d’Italia durante la privatizzazione delle banche di credito pubblico (Banca Com­merciale Italiana, Banco di Roma, Banca Nazionale del Lavoro, Credito Italiano, con le loro quote di proprietà della Banca d’Italia);

– L’adesione a tre successivi sistemi monetari – negli anni ’70, ’80 e ’90 – che impedivano gli aggiustamenti fisiologici dei cambi tra le valute dei paesi partecipanti – anche l’Euro non è una moneta, ma il cambio fisso tra le preesistenti monete – con l’effetto di far perdere competitività, industrie e capitali ai paesi meno competitivi in favore di quelli più competitivi, che quindi accumulano crediti verso i primi, fino a dominarli e commissariarli.

– personaggi istituzionalmente più esposti nel corso di questa strategia trentennale sono stati Beniamino Andreatta, Carlo Azeglio Ciampi, Giuliano Amato, Mario Draghi (Goldman & Sachs), Romano Prodi (Goldman & Sachs); essi sanno, e dovrebbero essere costretti a svelare (tolto Andreatta, che è morto), chi fu ad imporla e quali mezzi adoperò per farsi obbedire.

In quest’ultimo trentennio della storia d’Italia, le maggioranze politiche, i governi e soprat­tutto le più alte cariche politiche, economiche e finanziarie, inclusi certi vertici di Banca Italia, sono stati e continuano ad essere gli complici consapevoli o inconsapevoli della rovina socioeconomica in cui stiamo cadendo, come appare da diversi scandali aperti. Ma non trascuriamo il ruolo della Banca Centrale Europea e delle massime banche italiane europee e internazionali che appaiono sempre più registi e beneficiari della riduzione dell’Italia a loro servile colonia.

Oggi Germania e Francia, insieme alla Banca Centrale Europea (BCE) guidata da Mario Draghi e dalle principali banche di questi due stati, col pretesto di voler far uscire l’Italia dal suo indebitamento, le tolgono la liquidità necessaria per investire, lavorare e produrre, crean­do le condizioni per una recessione gravissima, che sta producendo il crollo di tante attività, e così il nostro debito aumenta sempre, e presto saremo obbligati a vendere ai nostri creditori, a prezzo di realizzo, le ricchezze del nostro Paese, frutto delle capacità produttive e creative di generazioni e generazioni.

Come da tempo spiegano molti esperti, l’Italia, per ritrovare competitività, capacità di investire e consumare, libertà dall’attacco della speculazione, quindi anche indipendenza e dignità politica, ha una chiara e oggettiva necessità di tornare alla Lira, nazionalizzare Bankitalia, ora di proprietà di poche banche private, e togliere il debito pubblico italiano dai mercati speculativi, altrimenti resterà ricattabile e priva dei soldi per lavorare, produrre, inve­stire, pagare i debiti; infatti senza denaro in circolazione, non si ha domanda e il patrimonio pubblico e privato continuerà a svalutarsi.

Il carattere portante e unificante della storia europea, in contrapposizione a quello della storia asiatica, è l’uso della ragione per smantellare dogmi e superstizioni, oppressioni e sfrut­tamenti. Perciò l’atto più europeista oggi possibile è sbaraccare le strutture di questo dispoti­smo bancario e coloniale che sta prendendo possesso del continente europeo. È un’esigenza razionale e oggettiva, per il bene comune dell’Europa, non certo un’espressione di ostilità verso questa o quella nazione o popolo.

L’alternativa, per conservare l’Euro e la UE senza che ci distruggano, sarebbe riformarne l’architettura come segue:
1) Imporre ai paesi membri con avanzo commerciale verso altri paesi membri di investire nell’economia reale di questi paesi gran parte dell’avanzo; 2) Unificare il debito pubblico dei paesi membri;
3) Incaricare la BCE di comprare sul mercato primario i titolo del debito pubblico europeo che rimangano invenduti alle aste;
4) Separare le banche di credito e risparmio da quelle di azzardo e speculazione.

Senza questa riforma, l’Italia può salvare se stessa soltanto lasciando l’Euro e il mercato unico.

Indice

Premessa

Introduzione al tradimento
L’Europa ha sempre ragione
Due agende: Monti e Tremonti
Sacrifici senza prospettive
Il sogno che la crisi “finisca”
Il sogno del mercato educatore
Lo sporco lavoro dell’euro
Colpa o dolo?
L’azione di Monti
MPS Connection, e altro
Porcate
Traditori o nemici
Costituzione violata
Manifesto massimalista
Piano integrato per la stabilizzazione del debito pubblico e la rieducazione macroeconomica delle banche Il tesoro nascosto delle banche centrali
Appendici
Postfazione di Luigi Tedeschi – direttore di «Italicum»
Bibliografia

Marco Della Luna
Traditori al Governo – Libro >> http://goo.gl/eZ85r
Artefici, complici e strategie della nostra rovina
Editore: Arianna Editrice
Data pubblicazione: Febbraio 2013
Formato: Libro – Pag 77 – 17 x 24 cm
http://www.macrolibrarsi.it/libri/__traditori-al-governo-libro.php?pn=1567

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