TECNOLOGIA DEL SANTO NOME

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TECNOLOGIA DEL SANTO NOME

E I RAPPORTI TRA I VARI LIVELLI DI PSICHE E COSCIENZA

Di Marco Ferrini

da http://psicologiaespiritualita.blogspot.com

Per millenni i saggi indiani hanno portato avanti studi profondi e vasti sui rapporti intrapsichici
dellessere umano, conseguendo una conoscenza e una specificità di linguaggio così alte, da
permettere loro di sperimentare con successo livelli straordinari di coscienza e di descriverli
compiutamente. Negli Yogasutra di Patanjali, antico trattato di psicologia del profondo e di realtà
metafisica, viene descritto un tipo di meditazione denominato sabija samadhi (samadhi(1) con seme o
tema). Esso comporta la visualizzazione e la presa di coscienza di un livello superiore di realtà
ottenuto mediante la meditazione su di un mantra. Fin dai tempi prestorici delle Samhita vediche i
mistici, i saggi e i teologi vaishnava hanno attribuito immenso valore alla realizzazione spirituale
attraverso il suono sacro, Shabda-brahman, rappresentato principalmente dalla recitazione e dalla
meditazione sui Nomi divini; tale pratica è definita Nama-smarana e costituisce, in questa
Tradizione, lessenza di tutte le attività religiose, nonché lesercizio spirituale più significativo per il ricercatore spiritualista, il bhakta.

Nella tradizione mistica Vaishnava della Caitanya-sampradaya, il bija è costituito dal maha-mantra.
Le esperienze a livello nama, cioè a livello della conoscenza verbale, a livello rupa(2) ed a
livello rasika, il livello proprio delle emozioni e dei sentimenti, attivano delle vritti(3) che, a
loro volta, innescano un ricordo costituito da emozioni e pensieri dai quali residua unimpressione
nella memoria, una traccia duratura detta samskara. Questi samskara finiscono negli archivi della
mente, a volte in forma cosciente, altre volte nellinconscio. Lintrattenersi con concentrazione
deliberata (dharana) nellHari-nama(4) è il trattenersi nel campo mentale di una vritti. Sul piano
cosciente la vritti crea una configurazione mentale che determina un complesso di samskara capace di
bloccarne ogni altro di tipo indesiderabile e quindi anche ogni altra “vritti di ritorno(5)”. La
concentrazione sullHari-nama potrebbe definirsi concentrazione su una vritti che, in questo caso,
essendo lHari-nama costituito di pura energia spirituale, manifestazione sonora di Dio, modifica
positivamente la psiche in quanto la purifica in profondità ed ampiezza (tra i vari significati di prasadam spicca quello di grazia divina, ma anche quello di purificazione).

Il campo coscienziale creato da questa speciale vritti blocca laffioramento sul piano mentale non
solo delle vritti che scaturiscono direttamente dal sensorio in contatto col fenomenico esterno, ma
anche da quelle “di ritorno” prodotte dai ricordi i quali, affiorando sia dalla memoria cosciente
(smritaya)(6) che da quella inconscia (samskara), provocherebbero ulteriori vritti che
costituirebbero un disturbo per la mente, in quanto modificazioni e quindi inopportune distrazioni
rispetto al tentativo di concentrazione. Quest’ultima è ovviamente essenziale nella pratica del Nama
smarana(7). Ma come riuscire a capire quando la concentrazione e la meditazione hanno avuto
successo? Quando vengono meno nella coscienza tutte le implicazioni con i condizionamenti dell’io
storico. Questo è un segno importante che demarca il passaggio dallo sforzo per la concentrazione
alla meditazione sulla realtà trascendente, ovvero quel guado coscienziale che dalla dimensione
egocentrica porta a quella teocentrica, dal monologo porta al dialogo con Dio. Riassumendo: il
samadhi basato sul Nama-smarana potrebbe essere definito una mono-vritti dove la concentrazione ha
come unico oggetto il Santo Nome, il bija-mantra o maha-mantra, che invade completamente, dominandoli e purificandoli, il campo della mente e della coscienza.

Il termine sanscrito mantra significa ‘strumento di pensiero’, e anche ‘ciò che protegge la mente’.
La vibrazione sonora del mantra, infatti, armonizza la mente e la protegge dai pensieri tossici.
Quando si è smarriti, negativi, depressi, o comunque emotivamente provati, alterati, cantare o
recitare il mantra con sincerità, può modificare radicalmente lo stato di coscienza e produrre serenità, gioia, visione ed ispirazione.

Il mantra ha la forza, la potenza dilluminare la mente, di farla risplendere e di annullare la
tenebra che produce malinconia e depressione. Non si tratta quindi di unazione volta
allannullamento dellambito psichico e coscienziale, ma di una precisa opera di eliminazione di
tutte quelle scorie che, intasando la mente, precludono alla coscienza di percepirsi così comè. La
coscienza dunque non si svuota, ma assume i caratteri del metafisico. Il mantra non è strutturato
come un discorso speculativo, con un inizio, uno svolgimento ed una conclusione; esso non spiega,
essendo formulato in un modo che dà per scontata la conoscenza dei contenuti cui si riferisce. È
efficace di per sé, ma ancora di più e ancor più completamente nella misura in cui chi lo recita è
profondamente consapevole di ciò che sta recitando e della motivazione con cui lo fa.

La letteratura vedica è costituita da un numero incalcolabile di mantra. Tra questi il Mahamantra o
‘grande mantra’ è il più importante nella spiritualità vaishnava poiché tradizionalmente rappresenta
la forma sonora di Dio e possiede le Sue stesse potenze o shakti. Ogni sillaba è densa di energia spirituale e può trasformare lenergia psichica da disecologica ad ecologica.

Il Mahamantra dunque è il Signore supremo fattoSi strumento per consentire agli umani di purificare
le proprie menti, provocando in loro un cambiamento di coscienza e fornendo una spinta ascensionale
che li rende capaci di spezzare tutti i vincoli egoici, di riarmonizzare le varie istanze interiori
e di sviluppare le facoltà superiori latenti. La pura, trascendente, vibrazione del Mahamantra,
quando esso viene cantato, invocato o meditato con attitudine adeguata, consente di schiarire il
campo mentale, di sentirsi in armonia con tutto il Creato e di provare sentimenti profondi di amore
e gratitudine per Dio. Il mantra dunque è la forma sonora della Verità (satya rupa), e nel caso del Mahamantra è così composto:

Hare Krishna Hare Krishna
Krishna Krishna Hare Hare
Hare Rama Hare Rama
Rama Rama Hare Hare

Krishna è un nome di Dio che significa ‘l’Affascinante’, Rama invece si riferisce al Supremo come a
‘Colui che dà piacere’ e Hara (nel mahamantra al vocativo) designa l’energia di Amore di Dio, o
Hladini shakti. Dopo la purificazione del cristallo mentale, il campo della coscienza può attingere
direttamente dal piano della Realtà e si popola dimmagini, ricordi, visioni, suoni ed emozioni
spirituali, così da consentire la consapevolezza dellindividualità ontologica o nitya svarupa(8).

(1) Visualizzazione di un certo livello di realtà metafisica. (2) Lett. ‘forma’, non solo grafica.
(3) Lett. ‘Modificazioni mentali, vibrazioni, vortici’.
(4) Canto dei Nomi divini
(5) Vibrazioni che partono dai ricordi e impressionano di nuovo la mente.
(6) ‘Ricordo’. Il termine si forma sulla radice sanscrita smri, ‘ricordare’, cui corrisponde etimologicamente l’italiano ‘memoria’.
(7) Letteralmente il ricordo di Dio attraverso il canto dei Suoi Santi Nomi. (8) Il corpo spirituale eterno.

Tratto dal testo ‘Divinità, Umanità e Natura’ di Marco Ferrini di cui si consiglia la lettura per un approfondimento del tema.
http://www.macrolibrarsi.it/libri/__divinita_umanita-natura.php?pn=1567

Per approfondimenti su questo tema si consiglia l’ascolto del seminario residenziale “I Nove Sentieri dell’Amore” tenutosi dal 13 al 17 Aprile 2006 a Siena. http://www.csbstore.com/it/index.php?main_page=product_info&products_id=51

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