Suoni e simulazioni

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Suoni e simulazioni

E’ possibile creare illusioni – o simulazioni – acustiche che sono migliori dei suoni reali. Alcune
nuove scoperte hanno infatti rivelato che è possibile generare imitazioni di suoni reali che sono
molto più convincenti delle registrazioni dirette dei suoni stessi. Questi risultati potrebbero
anche aiutare a comprendere come il cervello trae i significati dalle esperienze.

[Articolo tratto da Noema – Tecnologie e società]

Quasi tutti i suoni e i rumori che sentiamo nei media (radio, TV, cinema…) sono creati da tecnici
dei suoni, e siccome molti effetti sonori sono irrealizzabili in uno studio i tecnici devono
ricorrere a surrogati. Il crepitare di un fuoco, per esempio, può essere imitato stropicciando del
cellophane.

Siccome gli effetti sonori posseggono caratteristiche acustiche molto diverse da quelle delle loro
controparti reali, gli psicologi Laurie Heller e Lauren Wolf della Brown University di Providence, a
Rhode Island hanno deciso di identificare gli elementi che fanno riconoscere un rumore. I risultati
della ricerca sono stati descritti al congresso dell’Acoustical Society of America, tenutosi a
Pittsburg.

I ricercatori hanno chiesto a dei volontari di ascoltare in cuffia alcuni suoni familiari (come
quello di un vetro che si rompe) insieme alle loro imitazioni. Nella maggior parte dei casi gli
ascoltatori sono stati capaci di riconoscere il suono reale, ma alcune imitazioni sono risultate
così convincenti da ingannarli.

I ricercatori sono poi partiti dalle migliori simulazioni e hanno cercato di renderle ancora più
convincenti. I suoni che hanno ingannato più spesso i volontari sono stati quelli di una passeggiata
nel fango (simulata schiacciando giornali bagnati), di una passeggiata fra le foglie (simulata
muovendo le dita in un bicchiere di cornflakes) e della rottura di uova (simulata piegando della
carta vetrata).

Oltre il 70 per cento delle volte gli ascoltatori hanno giudicato i suoni simulati più convincenti
di quelli reali. Secondo i ricercatori, evidenziare le componenti più “lente” di un suono consente
di migliorare la percezione di alcune azioni, come il camminare, mentre evidenziarne la porzione più
“veloce” favorisce l’identificazione dei materiali coinvolti nell’evento sonoro.

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