Segnali dallo spazio – Il segnale “Wow!”

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Segnali dallo spazio – Il segnale Wow!

Unanalisi approfondita del più potente e completo segnale arrivato dallo spazio: il segnale WOW, nella sequenza alfanumerica 6EQUJ5

Leonardo Dragoni – 22/06/2012

>> http://www.macrolibrarsi.it/?pn=1567

Ricordate Ellie Arroway nel film “Contact” (1997) di Robert Zemeckis? Era la ragazza, interpretata
da Jodie Foster, alla costante ricerca di un segnale radio proveniente dallo spazio lontano. Il film
è ispirato al romanzo omonimo di Carl Sagan, divulgatore scientifico, astronomo e scrittore di
fantascienza, nonché fondatore del SETI (Search for Extra-Terrestrial Intelligence). E il
personaggio di Arroway è ispirato ad una vera signora ormai 68enne, di nome Jill Tartle, che del
SETI è stata direttrice a partire dal 1984. Una vita passata alla ricerca di ET, poche settimane fa
si è dimessa, concludendo il suo commiato con queste parole: Prima o poi capteremo qualcosa”.

Il seti e linvio di messaggi nello spazio

Ad Arecibo, nel Nord del Portorico, nel 1960 iniziarono i lavori per la realizzazione di un
radiotelescopio, attivato poi nel 1963, e potenziato nel 1974. Ricavato allinterno di una cavità
naturale nella roccia, è oggi il più grande radiotelescopio del mondo, dotato di un potentissimo
trasmettitore, utilizzato dallUniversità di Cornell e dal governo americano a scopo militare e di ricerca, soprattutto per studiare lo spazio lontano.

Il 16 dicembre 1974 il seti (Search for Extra-Terrestrial Intelligence) utilizzò questo imponente ed
avanzatissimo radiotelescopio per inviare verso lo spazio profondo un messaggio in codice binario:
l Arecibo Message. Il messaggio conteneva delle informazioni essenziali sulla Terra e sullessere
umano, come una sorta di biglietto da visita che il terrestre porge alleventuale abitante
sconosciuto dello spazio. È stato codificato tramite il semplice spostamento del segnale fra due
frequenze, poste nella banda dei 2.380 MHz, variando la frequenza di trasmissione di dieci Hz
(tecnica FSK), per indicare il valore (zero o uno) di ciascun bit, e consisteva in 1.679 impulsi di
codice binario. Il fascio di onde elettromagnetiche inviate era indirizzato precisamente
attraverso la Via Lattea – verso un ammasso globulare di stelle chiamato M13, a circa 23.000 anni
luce da noi, nella costellazione di Ercole, comprendente centinaia di migliaia di stelle. Quindi,
noi, un messaggio lo abbiamo inviato. Ci hanno mai risposto? Oppure: abbiamo mai ricevuto noi dei
messaggi? Il 19 agosto 2001 nei pressi di Andover, nellHampshire, sul campo della Leckford, davanti
all’antenna dell’osservatorio, apparve un cerchio nel grano che sembrava rappresentare la risposta
(stilizzata sul grano) al messaggio inviato nel 1974. La risposta conteneva rispetto alloriginale
– una informazione aggiuntiva sul dna, e questa informazione riguardava il Silicio. Nel 2002 veniva
inoltre ritrovato un cerchio nel grano presso Sompting, al cui interno era stata rinvenuta della polvere bianca che conteneva del biossido di Silicio.

Dunque qualcuno aveva risposto allArecibo message?

È necessario tenere conto che la comunicazione effettuata dal telescopio di Arecibo, nella migliore
delle ipotesi, avrebbe potuto ricevere risposta soltanto dopo diversi secoli. Tanto è il tempo che
ci vuole prima che il segnale inviato avesse potuto fisicamente raggiungere lammasso M13, distante
circa ventitremila anni luce. Lunico sistema candidato a poter intercettare la comunicazione verso
lammasso M13 sarebbe potuto essere Hercules 86, stella non dissimile dal nostro Sole, la cui
posizione però ha una deviazione di 17 gradi rispetto alla traiettoria del nostro messaggio. Il
fascio di trasmissione di Arecibo aveva una ampiezza di circa due minuti d’arco, che equivale circa
ad un quindicesimo del diametro della Luna. È un fascio estremamente stretto, pertanto non avrebbe
potuto raggiungere Hercules 86. Questa stella inoltre dista 26,4 anni luce da noi, pertanto gli
ercoliani – per farlo giungere a noi nellagosto del 2001 – avrebbero dovuto spedirlo indietro ad
una velocità cento volte superiore a quella della luce. Su questa storia, e su quella del Silicio
(che contiene anche degli aspetti deteriori, e di cronaca giudiziaria), abbiamo approfondito ogni
dettaglio altrove, e possiamo assicurarvi che ET è totalmente estraneo ai fatti (si veda: Leonardo
Dragoni, Chilbolton Crop Circle & Arecibo Message; e La verità sui cerchi nel grano. Tesi e
confutazioni di un fenomeno discutibile, Alvorada 2011, pp. 122-125; 139-146). Gli alieni non hanno
mai risposto al nostro messaggio, o se lo hanno fatto non era quello il caso. È però possibile
che abbiano tentato di comunicare con noi? Che siano stati loro come del resto abbiamo fatto noi
ad inviarci un messaggio? Insomma: abbiamo mai captato un segnale alieno? A dire il vero una
comunicazione sembra esserci stata. Non tramite un cerchio nel grano (che sarebbe un modo alquanto
bizzarro e infruttuoso di comunicare) ma tramite onde radio. E non nel 2001 o nel 2002, ma già nel
1977. Tra due mesi ricorrerà il 35esimo anniversario di quellevento, potenzialmente storico. Il
volontario del SETI Jerry R. Ehman (professore di astronomia alla Franklin University), era a
lavoro quella notte del 15 agosto 1977, presso il Grande Orecchio, cioè il radiotelescopio
nellosservatorio dellOhio, noto appunto col nome di Big Ear. Alle ore 23:16, mentre analizzava
alcune onde radio provenienti dallo spazio, accadde qualcosa di insolito. Di molto insolito: un
segnale che sembrava provenire dal Sud-Est della costellazione del Sagittario, forse dalla stella Tau Sagittarii, distante circa 122 anni luce da noi.

Alcuni giorni dopo quellevento, probabilmente il 19 agosto, Ehman ebbe finalmente contezza di
quellevento. Infatti i segnali venivano registrati da un IBM1130, su cui era caricato un software
denominato N50CH, che interagiva con il ricevitore esterno per acquisire, ogni secondo, i valori di
intensità da ognuno dei 50 canali. Dieci di questi valori venivano combinati per generare un numero
per ogni canale, e questultimo era convertito in un singolo numero o lettera, che veniva stampato
su un foglio. Così Ehman, analizzando la stampa relativa alla ricezione delle ore 23:16 del 15
agosto, si trovò di fronte a questo foglio (vedi immagine sotto), e la prima cosa che fece, dopo
aver sobbalzato sulla sedia, fu scrivere sopra il foglio stesso ciò che stava pensando: Wow!. Fu
così che il segnale registrato in quella notte di ferragosto, ancora oggi è noto al mondo come segnale Wow!

In seguito Egli dichiarò:
Sono rimasto sorpreso di vedere la stringa (sequenza) di numeri e caratteri “6EQUJ5” nel canale 2
della stampa. Ho subito riconosciuto questo come il modello che ci si aspetterebbe di vedere da una
sorgente radio di piccolo diametro angolare nel cielo, con una banda di frequenza stretta. […] Dopo
aver completato la revisione […] ho contattato John Kraus e Bob Dixon. Rimasero stupiti anche loro. Poi abbiamo iniziato un’analisi ..

Perché questo messaggio dallo spazio aveva creato questo stupore?

Per diverse ragioni. Innanzi tutto il segnale aveva una durata di 1 minuto e 12 secondi. La matrice
che stava utilizzando Ehman non permetteva di andare oltre questo arco temporale. Per essere più
precisi dovremmo dire che il Big Ear aveva un puntamento fisso, e utilizzava la rotazione della
Terra (girando con essa alla medesima velocità) per investigare la volta celeste. Questo vuol dire
che un qualsiasi punto nello spazio, sarebbe uscito dal suo campo ricettivo esattamente in 72
secondi. Non un secondo in più, non uno in meno. Un segnale inferiore o superiore ai 72 secondi,
sarebbe quindi dovuto appartenere ad una fonte terrestre. Viceversa un segnale che fosse durato
esattamente 72 secondi, artificiale o meno che fosse, sarebbe dovuto essere extra-terrestre. In
questultimo caso inoltre, il segnale avrebbe dovuto mostrare una crescita di intensità graduale per
i primi 36 secondi (72/2, quindi fino al punto in cui il segnale radio non avesse raggiunto il
centro della finestra di osservazione), decrescendo gradualmente nei restanti 36 secondi. Ebbene il Wow! presentava esattamente tali caratteristiche.

Robert Gray, autore del libro The Elusive Wow, intervistato da Ufoonline.it ha dichiarato:
La cosa principale è il profilo del segnale, il modo in cui sale e scende per circa 72 secondi.
Quando puntiamo queste grandi antenne paraboliche verso il cielo, e una sorgente radio si muove
attraverso di loro, c’è una firma speciale, una sorta di impronta digitale. I risultati delle
impronte digitali della sorgente radio aumentando lentamente, arrivando a un picco e poi lentamente
diminuendo. Nel caso di “Wow!”, il segnale segue perfettamente la curva. Sembrava esattamente come
un segnale radio nel cielo apparirebbe, ed è abbastanza improbabile che qualsiasi altra cosa, come
un aereo o un satellite, possa aver lasciato una firma speciale come queste. (Ufoonline.it, 22
febbraio 2012, Il segnale Wow!, quando il Seti accarezzò il sogno del contatto).

Il Wow! era anche un segnale incredibilmente potente, in assoluto il più potente mai registrato
dal Grande orecchio durante tutti gli anni della sua attività. Un segnale circa 30 volte più forte del normale rumore di fondo.

Aveva inoltre una frequenza stretta, cioè una larghezza di banda inferiore ai 10 kHz (tanto da
essere captato da un solo canale sui 50 in uso). Insomma un segnale netto e preciso, a differenza
della maggior parte dei segnali di origine naturale. Questo escludeva la possibilità che potesse
trattarsi di un quasar, un pulsar, o altre fonti radiofoniche naturali, facendo invece propendere
lago della bilancia per una probabile origine artificiale. Ancora: il segnale era stato emesso ad
una frequenza compresa tra i 1.420,356 MHz (secondo J. D. Kraus) e i 1.420,456 MHz (secondo J. R.
Ehman). Una frequenza cioè proibita per i trasmettitori terrestri, e invece ideale per ricoprire
enormi distanze dal momento che è in grado di perforare le nubi polverose dello spazio. In ogni caso
una frequenza vicinissima ai 1.420,405 MHz, che è quella della radiazione dellidrogeno. Esatto,
lidrogeno, il primo elemento chimico della tavola periodica degli elementi, contrassegnato con
numero atomico 1, e soprattutto lelemento più leggero e più abbondante di tutto l’universo
osservabile. A questa frequenza si manifesta la riga spettrale causata dalla variazione energetica
dellidrogeno neutro interstellare: la cosiddetta riga a 21 cm dellidrogeno neutro, grazie alla
quale fu rivelata per la prima volta la struttura a spirale della Via Lattea, e fu determinata la curva di rotazione della galassia.

Come molti hanno sostenuto in tempi non sospetti (i fisici Cocconi e Morrison, nel 1957), se
volessimo inviare un messaggio universale per antonomasia, tra le altre cose dovremmo usare la
frequenza dellidrogeno. Sul sito ufo.it è riportata una sintesi di alcuni passaggi pubblicati nel
libro Is Anyone Out There? di Frank Drake e Dava Sobel (Delacorte Press, New York 1992), da cui prendiamo dei passaggi:
Il suo ritmo di passaggio attraverso il lobo del radiotelescopio mostrava che si muoveva con le
stelle: era perciò un segnale extraterrestre, avente un moto assai dissimile da quello di un
aeroplano o di un satellite. Lindizio più consistente di intelligenza è però il modo con cui il
segnale si era acceso – o spento – mentre si trovava nel lobo dellantenna. Big Ear, tramite la sua
strana forma, produce simultaneamente due lobi (e quindi due vedute del cielo, leggermente sfasate
luna dallaltra); dopodiché confronta automaticamente le due vedute per cancellare le interferenze
terrestri. Tipicamente un oggetto celeste viene registrato due volte allOhio State, una per ciascun
lobo. Questo particolare segnale appariva invece ununica volta. Si era spento dopo essere apparso
nel primo lobo. Oppure si era acceso poco prima che il secondo lobo intercettasse quellarea di
cielo. In entrambi i casi il segnale era intermittente – come lo squillo di un telefono o il
click-clack del codice Morse – e non un ronzio stazionario. Gli astronomi hanno spesso discusso
della possibilità che i segnali extraterrestri siano transitori, come questo, piuttosto che continui. (Wow allarme dallo spazio – http://www.ufo.it/testi/seti2.htm).

Di fronte ad un quadro indiziario così dettagliato e corposo, anche il più ostinato degli scettici
deve aver avuto il fondato dubbio che potesse effettivamente trattarsi di una comunicazione aliena.
Ed Ehman era scettico, almeno sulle prime. La prima cosa da fare era riascoltare il segnale,
cercarne una ripetizione. In quei giorni probabilmente non cera telescopio che non puntasse verso
il Sagittario. Niente. Quel segnale, da allora, non si è mai più ripetuto, neppure negli anni a
seguire. Robert Gray di cui abbiamo detto sopra ha ritentato nel 1987 e nel 1989, utilizzando
l’Array META all’Oak Ridge Observatory. Poi nel 1996 utilizzando il Very Large Array, e nel 1999 il
Mount Pleasant Radio Observatory della Tasmania. Niente da fare. Possibile che un segnale
intenzionale, inviato da una eventuale civiltà aliena per comunicare con altre, venga inviato una
sola volta? Sarebbe come gridare aiuto! una sola volta, e poi desistere e abbandonarci ad un
triste destino nonostante nessuno sia giunto in nostro soccorso. Eppure, è esattamente ciò che
facemmo anche noi nel 1974, ad Arecibo, allorché inviammo un solo, singolo messaggio. Comunque,
mentre si cercava una ripetizione del segnale (che non sarebbe mai arrivata), ci si interrogava
anche sul segnale stesso, e sul da farsi. Lintervallo di tempo intercorso tra la comunicazione e la
sua registrazione e valutazione non era stato breve. E in assenza di una ripetizione la situazione
presentava delle importanti problematiche. Accettata lipotesi che potesse realmente trattarsi di
una comunicazione aliena, bisognava verificarlo. Ma, stante questa situazione, come fare? Si decise
di continuare ad analizzare i dati che si possedevano, mentre bisognava escludere che potesse
trattarsi di altro. Andando per esclusione dunque, ci si pose un insieme di interrogativi.

Forse quel segnale poteva essere dipeso da alcuni pianeti?

Lemissione radio di un pianeta è per lo più di tipo termico, dovuta al calore dello stesso. Le
uniche emissioni radio planetarie non termiche sono state registrate grazie ad alcune particelle dei
satelliti di Giove che si muovevano nel campo magnetico del loro pianeta. Il segnale captato dal
Grande Orecchio dellOhio presentava però caratteristiche completamente diverse da quelle di
Giove. Inoltre, e soprattutto, nella zona da cui proveniva questo segnale non cerano pianeti. O
meglio, non cerano in quella data – pianeti appartenenti al sistema solare. Lipotesi pianeti
quindi, stante la nostra attuale conoscenza astronomica e scientifica, deve decisamente essere scartata.
A meno che e così torniamo allipotesi extra-terrestre – non si sia trattato di uno dei sistemi
planetari della costellazione del Sagittario (ad esempio la stella HD 169830 possiede due pianeti
giganti gassosi situati a 0,8 e 3,3 Unità Astronomiche, mentre HD 179949 possiede un pianeta con una massa simile a quella di Giove, estremamente vicino alla stella madre).

Cosa possiamo dire riguardo gli asteroidi?

Lipotesi è da scartare. Non solo non cerano asteroidi nelle vicinanze, ma questi per le loro
ridotte dimensioni – avrebbero comunque campi magnetici trascurabili, e quindi trascurabili radiazioni non-termiche.

Satelliti allora?

Neanche. Trasmettere a quella frequenza è strettamente vietato. Inoltre da uno studio delle orbite
di tutti i satelliti noti è emerso che nessuno, in quel momento, si trovava nella zona interessata.
Al massimo è lecito ipotizzare che i russi o gli americani (siamo negli anni della guerra fredda)
possano aver avuto un satellite segreto in quello spicchio di cielo, che stava violando gli accordi
internazionali, per ragioni militari. È unipotesi remota, ma se così fosse sarebbe complessa da
dimostrare, dal momento che la questione rientra in ambito top-secret. Chiarire questa evenienza è
qualcosa che esula dalle possibilità del 99,9% degli esseri umani. Se il restante 0,1% fosse
miracolosamente allascolto, lo inviteremmo a procedere. Potremmo altrimenti sperare in una indagine
militare, o una confessione di Stato, oggi che la guerra fredda è solo un ricordo. Ma temiamo che il verificarsi di questa eventualità sia altrettanto improbabile.

Perché non un semplice velivolo, o aereo?

Perché di nuovo – nessun velivolo è autorizzato a trasmettere a quella frequenza. Poi,
soprattutto, perché un aereo si muove molto velocemente rispetto alla volta celeste e alle stelle:
avrebbe generato uno scostamento notevole nel modello di intensità ricevute, rispetto a quello che si può attendere da una sorgente puntiforme.

Neppure un veicolo spaziale?

No, per le medesime ragioni. Inoltre per ulteriore scrupolo è stato fatto un controllo di tutti
i veicoli spaziali noti, e nessuno si trovava in quella zona. Anche in questo caso valgono però le
considerazioni sopra esposte, relative ad eventuali violazioni segrete in ambito militare.

Ok, un trasmettitore da terra?

Nessun trasmettitore è autorizzato a trasmettere a quella frequenza. È teoricamente possibile che
una trasmissione possa avvenire a determinate frequenze, e poi per leggi armoniche modificarsi o
essere recepita ad altre. Banalmente (passateci lesempio) se si trasmettesse un doppio segnale a
710 Mhz, potrebbero ottenersi 1.400 Mhz. Ma anche lintensità sarebbe doppia in tal caso, e il Big
Ear è abbastanza sofisticato per accorgersi di ciò. Inoltre le frequenze multiple di 1.400 Mhz
hanno generalmente una banda molto più larga dei 10 kHz del segnale Wow! È comunque inverosimile
pensare che un trasmettitore ove anche abbia puntato direttamente sul Big Ear non abbia generato
il minimo movimento o scostamento, e abbia riprodotto in modo perfetto la forma e il moto del nostro ricevitore-antenna.
È più probabile invece che un trasmettitore terrestre stesse inviando qualcosa nello spazio,
qualcosa che è stata poi riflettuta da qualche detrito spaziale proprio verso il Big Ear. Si sarebbe
dovuto trattare però di un detrito metallico, statico rispetto alla volta celeste, e non caduco. Tutto ciò è estremamente improbabile.

Che ne dite di una scintillazione interstellare?

La scintillazione è la variazione della luminosità apparente di un oggetto luminoso distante,
osservato attraverso l’atmosfera. Quando guardiamo le stelle nel cielo, noi le vediamo scintillanti.
Questo accade perché ogni fotone proveniente dalla sorgente effettua un viaggio verso i nostri occhi
leggermente diverso da ogni altro. Quando le onde radio, o ottiche, viaggiano nella materia
interstellare (qualcosa di simile alla nostra atmosfera, ma più rarefatta) queste onde, o fotoni,
generano un sorta di effetto-brillamento chiamato scintillazione interstellare. È possibile che
tanto più sia distante la fonte, tanto più il brillamento sia forte, o tale risulti i nostri occhi.
In parole povere, se questo fosse il caso del Wow!, sarebbe un ulteriore tassello in favore dellipotesi che si tratti di un segnale extraterrestre.

E di una lente gravitazionale?

Una lente gravitazionale è un fenomeno caratterizzato dalla deflessione della radiazione emessa da
una sorgente luminosa a causa della presenza di una massa posta tra la sorgente e l’osservatore. La
modifica che un corpo massivo provoca alla curvatura dello spazio-tempo genera un effetto simile a
quello ottico di una lente, che può andare dalla deformazione apparente della sorgente, allo
sdoppiamento o alla visione multipla della sua immagine. Quando unonda elettromagnetica (come può
essere unonda radio) viaggia attraverso la materia spaziale, essa è riflessa in modo leggero. Se
una sorgente radio fosse localizzata nella stessa linea dorizzonte (ma molto più lontana) di questa
concentrazione materica, è possibile che le onde vengano recepite come un anello o onde (luce o
radio) puntiformi. Questo fenomeno è noto come lente gravitazionale. Bene, può avere a che fare
con il segnale Wow!? Solitamente questi anelli, o macchie puntiformi di luce, rimangono impresse
nelle immagini visive per alcuni mesi, o addirittura anni. Invece il Wow!, che avrebbe dovuto
essere visto due volte (due fasci) in circa 5 minuti, è stato osservato solo una volta. L’effetto
lente gravitazionale probabilmente non sarebbe cambiato in modo significativo in 5 minuti. A meno
che il Wow! fosse un segnale proveniente da una civiltà intelligente, per cui gli esseri
responsabili della sua trasmissione avrebbero potuto dirigerlo verso altre direzioni nel loro cielo,
o avrebbe potuto spegnere la trasmissione per 5 minuti. A questo proposito è logico fare una
considerazione banale, di buon senso. Se una civiltà extra-terrestre volesse inviare un messaggio
nello spazio, come procederebbe? Probabilmente farebbe qualcosa di simile a quel che abbiamo fatto noi ad Arecibo nel 1974.

Inviare un segnale intramontabile in ogni direzione comporterebbe un dispendio di energia
inimmaginabile, oltre a generare un segnale relativamente debole e quindi incapace di penetrare a
distanze profondissime. Sarebbe più logico inviare un messaggio di maggior intensità, capace di
raggiungere distanze molto maggiori, ma indirizzato verso uno spicchio di cielo, e rilevabile una
sola volta. Come ha detto anche Robert Gray: per avere un segnale che è sempre lì, si deve pensare
ad un’intelligenza molto avanzata, e si deve presumere che sia altamente motivata a parlare con noi
[…] Se una civiltà non volesse sprecare energia potrebbe usare qualche altra strategia più
conveniente: una breve trasmissione periodica, un fascio intermittente, o altri metodi. (intervista
di Ufoonline.it a Robert Gray, pubblicata 22 febbraio 2012). Potrebbe anche darsi che il Wow!
ruoti attorno alla sua origine, come fa la luce di un faro. Se di rotazione o intermittenza si
tratta, allora, dovremo solo aspettare. Per il momento sappiamo soltanto che questi intervalli non
sono inferiori a 35 anni. È forse ciò che speriamo tutti. Speriamo che Lei, dottoressa Tartle, abbia davvero ragione: prima o poi, capteremo qualcosa.

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