Ohsawa, Kushi e la fusione fredda

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Ohsawa, Kushi e la fusione fredda

di Luca Chiesi

da La Struttura Nascosta del Mondo

Le reazioni nucleari a debole energia ottenute per via elettrochimica: un articolo tratto dal libro “La struttura nascosta del mondo” (Macro Edizioni)…

Già dagli anni 60 si hanno notizie di reazioni nucleari a debole energia ottenute tramite processi
chimici o fisici indotti da un operatore esterno, in particolare riguardanti gli esperimenti dello
scienziato e filosofo giapponese George Ohsawa (Nyoiti Yukikazu Sakurazawa), conosciuto in tutto il
mondo per aver diffuso numerose arti orientali tradizionali ed in particolare teoria e pratica della
Macrobiotica. In collaborazione con il suo allievo Michio Kushi e altri, negli anni 1963-1964 George
Ohsawa è riuscito a sintetizzare consistenti quantità di Ferro con particolari caratteristiche
fisico-chimiche: questi isomeri, ottenuti in diversi modi (per esempio tramite circuiti elettrici
fatti con materiali di facile reperibilità e a basso costo) a partire da Carbonio e Ossigeno,
mostravano interessanti proprietà. Nel corso dei medesimi esperimenti, attraverso uno spettroscopio
erano state osservate altre reazioni di questo tipo, che avevano portato alla sintesi di decine e decine di elementi più pesanti di quelli di partenza.

Più recentemente, sulla scia di questo genere di esperimenti, sono stati riscontrati anche più di
trenta nuovi elementi in una singola reazione; il Palladio, e non solo da questo punto di vista, si
è dimostrato essere uno dei materiali più usati e che ha dato agli scienziati maggiori
soddisfazioni. A questo proposito viene naturale pensare alla cosiddetta fusione fredda: dopo il
primo annuncio ufficiale da parte di Fleischmann e Pons del 1989 (rivelatosi non riproducibile e
riveduto lanno successivo dagli stessi autori), essa ha fatto molti passi in avanti sia dal punto
di vista della comprensione teorica del fenomeno sia da quello del rendimento; in reticolati
metallici di Palladio e Idrogeno, per esempio, è stato possibile fare avvenire, più volte e per
tempi sempre più lunghi, una consistente produzione netta di energia. Lattività in questo campo
degli scienziati italiani è fin dagli inizi di primo piano anche a livello internazionale, come si
può costatare leggendo su Internet i numerosi forum di discussione sullargomento, ricchissimi di dati ed esperimenti.

Proprio in Italia, presso il laboratorio ENEA di Saluggia, è stato riscontrato come per via
elettrochimica sia possibile ottenere persino la variazione del periodo di semivita delle sostanze
radioattive: numerosi esperimenti hanno dimostrato come Uranio e Torio, che dovrebbero dimezzarsi in
tempi dellordine dei miliardi di anni, siano diminuiti in certi casi anche del 70% nel giro di
pochi giorni, se sottoposti ad ignizione con particolari misture di elementi. Questi stessi
risultati sono stati ottenuti e verificati anche da altri laboratori indipendenti, mostrando una
probabile falla alla precisione delle datazioni ottenute tramite lanalisi dei nuclidi
radioattivi; prima di avere queste conferme, infatti, si riteneva impossibile influenzare significativamente il decadimento di tali sostanze.

Lo scopritore di un metodo per smaltire le scorie radioattive (il fisico bolognese Roberto A. Monti)
si è reso protagonista anche nella sintesi di metalli preziosi: a partire da un particolare isomero
del Mercurio ha ottenuto dellOro di eccellente qualità e persino una ridotta percentuale di
Platino; la sintesi di questi ed altri elementi, anche in pubblicazioni scientifiche successive, si
è dimostrata una costante. Pur non essendo un processo economicamente favorevole (troppo costose le materie prime), la portata di questo fatto è ovviamente enorme.

Tratto da La Struttura Nascosta del Mondo.
Dall’Alchimia alla “Fusione Fredda” e oltre: le Relazioni Nucleari a Debole Energia di Luca Chiesi
http://www.macrolibrarsi.it/libri/__la_struttura_nascosta_del_mondo.php?pn=1567

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