NIBIRU: X° o XII° PIANETA?

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NIBIRU: X° o XII° PIANETA?

Ansa – 12 Dicembre 2002

Un comunicato ANSA del 12 dicembre 2002 ed un articolo della rivista britannica New Scientist ci
informano dell’esistenza di un “decimo” pianeta nel nostro sistema solare.

Grande come la Terra, si dice, ma come vedremo più avanti vi sono subito delle discrepanze; si
troverebbe oltre l’orbita di Plutone, ai confini della fascia di Kuiper, dove stazionano asteroidi e
materiale interstellare.
Le informazioni inviate dalle sonde spaziali suggeriscono, infatti, l’esistenza di un altro pianeta
o di un corpo celeste, oltre Plutone, che influenza le orbite dei pianeti esterni.
La ricerca di pianeti, in particolare di questo, va avanti da decine di anni.
Fin dal 1846, dopo la scoperta di Nettuno, venne dichiarato che poteva esserci un altro pianeta in
quella zona e cercato il pianeta che si credeva influenzasse l’orbita di Nettuno; ma non erano stati
considerati gli effetti di Urano su Nettuno.

Quando fu trovato Plutone, nel 1930, gli scienziati si resero conto che era troppo piccolo per
determinare effetti gravitazionali su Nettuno, quindi la ricerca fu indirizzata oltre Plutone, verso
un pianeta che fu chiamato “Pianeta X”.
Mentre ci chiediamo come mai un corpo celeste di grandi dimensioni non sia stato visto prima,
qualcuno prospetta che nel maggio di quest’anno passi vicino alla Terra.
Si potrebbe pensare a previsioni fatte sotto l’influenza delle profezie del monaco russo Basilio,
profeta vissuto alle soglie del 1700; ma abbiamo anche letto nel Web che il Vaticano possiede un
telescopio sul monte Graham in Arizona, costruito nel 1988 proprio per tenere sotto controllo il
Pianeta X. Lo stesso stato pontificio prevede il suo arrivo nel maggio 2003.

Vero o falso che sia sorgono domande davvero inquietanti.
Non è stato mai dato molto peso, almeno ufficialmente, alle saghe sumere; forse, come prospetta Alan
Alford, per distogliere l’attenzione dai grandi investimenti fatti per la costruzione di telescopi;
Alan si chiede se la ricerca di Nibiru sta continuando in gran segreto.
Sono stati esclusi dalla Bibbia alcuni libri definendoli “apocrifi”; allora perché si costruisce un
telescopio, violando le leggi sull’ambiente degli Stati Uniti?
Perché il Congresso americano concede una esenzione speciale per condurre a termine la costruzione?
Per quale motivo si controlla l’orbita di un pianeta lontano e sconosciuto?
Cosa si sta nascondendo e cosa si teme di questo pianeta?
Il telescopio spaziale Hubble lo sta monitorando? Personalmente penso di sì, come sta monitorando
molti altri oggetti e corpi celesti nello spazio. Sembra sia stata registrata la sua velocità, che
va aumentando progressivamente. Non posso fare a meno di storcere la bocca in un risolino
sarcastico.

Di cosa si tratta: di un pianeta o, come afferma Sitchin nei suoi libri, un “pianeta da battaglia”;
un’astronave sferica che esce dai fotogrammi di Star Wars? Non vi sono molti fatti attendibili per
credere all’arrivo di una “Morte Nera”. Nondimeno la vicenda è seguita, più o meno ufficialmente,
fin dal 1983. All’epoca lo Washington Post pubblicava un paio di articoli che parlavano di “un
misterioso corpo celeste, grande come Giove, scoperto da un telescopio all’infrarosso in orbita”
(l’IRAS n.d.a).
Grande come Giove o come la Terra? Passerà a 42 milioni di miglia e tutti temono la sua coda, detta
del “Drago”, già visibile ai telescopi, perché investirà il nostro pianeta con meteoriti e polveri.

La notizia inoltre evidenzia che secondo gli astronomi il nostro sistema solare potrebbe contenere
ben novecento pianeti; solo otto si troverebbero fuori della fascia di Kuiper.
In pratica si teme che il suo passaggio sia causa di una catastrofe di proporzioni globali. Ammesso
sia così, dato che la sua orbita è stata calcolata in 3600 anni, significa che ad ogni suo passaggio
si verifica un tale evento. L’ultimo in ordine cronologico sarebbe avvenuto nel 1600 a.C.?
È indiscutibile che ogni civiltà faccia riferimento ad un grande diluvio che inondò la terra e
decimò la razza umana. L’evento è ricordato in ogni religione, in ogni tradizione; ma studi fatti lo
datano oltre il 6000 a.C.; per alcuni risalirebbe a 12.000 anni fa. Dopo tali date non vi è ricordo
di simili catastrofi globali. Evidentemente qualcosa non collima, oppure i passaggi di questo
pianeta non sono poi tanto disastrosi per la Terra.
Anzi, dal momento che viene chiamato in causa Zacharia Sitchin e il suo “Dodicesimo Pianeta”, si
sottolinea che il genere umano abbia compiuto un salto di qualità e acquisito una maggiore
tecnologia ogni volta che il Pianeta X ha incrociato il nostro sistema; dal Paleolitico, al
Mesolitico, al Neolitico e alla civiltà Sumera. Sitchin fa presente che il calendario di Nippur
parte dal 3760 a.C. come quello giudaico.

Secondo gli antichi testi interpretati da Sitchin, il Pianeta è stato espulso da qualche altro
sistema e catturato dal nostro passando vicino a Nettuno. Con un’orbita contraria a quelle dei
nostri pianeti ha iniziato urtando un pianeta che si trovava dove adesso staziona la cintura di
asteroidi. L’evento avvenne ben quattro bilioni di anni fa. In seguito a quella collisione il
pianeta, che i Sumeri chiamavano Tiamat, fu spaccato in due pezzi formando con una parte la Cintura
e con l’altra la Terra e la Luna ponendole in un’orbita diversa da quella attuale.
Secondo la storia sumera vi era un sistema solare, con un sole e nove pianeti, che fu invaso da un
grosso pianeta dall’orbita cometaria proveniente dallo spazio esterno. Il suo nome era Marduk, il
Signore degli Dei. Iniziò il suo tragitto per incontrare Nettuno passando vicino a Urano; sfiorò
Saturno ed in prossimità di Giove incurvò il suo percorso verso il centro del sistema, assumendo
un’orbita permanente intorno al Sole e ritornando più volte nello stesso posto. La nuova orbita lo
portò a scontrarsi con Tiamat, un pianeta del sistema situato fra Giove e Marte. Tiamat si spaccò in
due tronconi. Una metà finì in una nuova orbita, dando origine alla Terra, l’altra metà venne
colpita di nuovo da Marduk e si sbriciolò, formando un “braccialetto nei cieli”. Tiamat era chiamato
anche il pianeta Oceano, il mostro delle acque.
Isaia fa un chiaro riferimento all’episodio: “La potenza del Signore colpì il Superbo, fece roteare
il mostro acquatico, prosciugò le acque di Tehom-Raba”. In ebraico Theom è l’abisso d’acque e deriva
da Tiamat. Così Theom-Raba significa il Grande Tiamat.
Abbiamo già illustrato in altro articolo la saga dell’Enuma Elish; diamo comunque alcune spiegazioni
basilari per continuare la nostra disquisizione.

Perché dodicesimo, se fin qui abbiamo parlato di un decimo pianeta?
Semplice: i Sumeri consideravano il nostro sistema composto da undici pianeti, comprendendo il Sole
e la Luna, quindi il pianeta che giungeva dai confini del cielo era il Dodicesimo.
Un sigillo conservato al Museo di Berlino mostra un Dio circondato da 12 pianeti e ben 24 piccoli
globi rappresentanti delle lune. Nel nostro sistema solare il numero delle lune dei pianeti
presenti, fino alla scoperta di altri satelliti intorno a Giove e a Saturno, dal 1979 al 1981, erano
in effetti ventiquattro.
Al di là del fatto che rimane un mistero su come i Sumeri vennero a conoscenza di questo dato,
dobbiamo credere che vi erano anche dodici pianeti. Ridotti ad undici dopo la collisione, contando
sempre il sole e la luna. Il dodicesimo era indicato come quello dei Nefilim, chiamati anche
Anunnaki. Il vocabolo Anunnaki significa “quelli che dal cielo vennero in Terra”; ritroviamo dunque
i caduti, i Nefilim, i duecento Veglianti che scesero sul Monte Hermon.

Veniva chiamato Nibiru, che significa “Pianeta dell’Attraversamento”; il suo simbolo era un globo
alato, figura frequente in tutte le antiche civiltà come gli Ittiti, gli Assiri, i Babilonesi, gli
Egizi.
Il numero 3600, in sumero, viene scritto come un grande cerchio. Il pianeta veniva chiamato anche
“Shar” che significa cerchio completo e indica pure il numero 3600. Poteva essere visto anche di
giorno “visibile all’alba scompariva dalla vista al tramonto”. Un grande pianeta rosso scuro che,
come molte comete, appariva e scompariva alla vista della Terra. Rappresentato graficamente da una
“Croce” formata dall’incrocio di due caratteri cuneiformi.

Anche questo simbolo ben presto entrò a far parte della simbologia di tutte le civiltà antiche. Tale
carattere significa, infatti, “divino”; nel linguaggio semitico venne adottata la lettera “Tau” col
significato di: “il segno”.
Sono talmente tante le coincidenze, con la versione ebraica del Vecchio Testamento, che sembra
derivato dalle storie della civiltà Sumera. I Sumeri avevano sette sacre tavolette che narravano
l’epica della Creazione; può essere che nella traduzione siano divenuti i “sette giorni della
creazione”.
Nel Vecchio Testamento sta scritto che il Signore dimora nell’alto dei cieli; un Signore celeste
che, invisibile, nei cieli si muove in cerchio.
Notevoli le parole di Isaia: “Come un frastuono di una moltitudine tra le montagne, un rumore
tumultuoso come di molta gente, è il Signore degli Eserciti che comanda un esercito in battaglia. Da
una terra lontana essi vengono, dal punto estremo del cielo il Signore e le Armi della sua collera
vengono per distruggere l’intera terra. Perciò io agiterò il cielo e la Terra sarà scossa dal suo
posto quando il Signore degli Eserciti attraverserà il giorno della sua collera ardente”.

Nel libro di Giobbe si può leggere: “Sul profondo tracciò un’orbita; dove luce e oscurità si fondono
è il suo limite più lontano”. E ancora:”Il Signore celeste aveva colpito anche i servitori del
Superbo. Il baldacchino martellato estese nel luogo di Theom, la terra sospese nel vuoto, i suoi
poteri arrestarono le acque, la sua energia squarciò il Superbo; il vento misurò il braccialetto
martellato, la sua mano estinse il Drago guizzante.” “I cieli rivelano la Gloria del Signore, il
braccialetto martellato proclama la sua opera, egli giunge come uno sposo dal baldacchino; come un
atleta si compiace di compiere la corsa. Dalla fine dei cieli emana”. (Salmi)
L’inizio della Genesi descrive come il vento del Signore aleggiava sulle acque di Theom e come il
fulmine del Signore (Marduk) rischiarò la tenebra dello spazio quando colpì Tiamat, creando la Terra
e il Raka, chiamato Cielo. La Terra ebbe una nuova orbita intorno al sole, si crearono le stagioni e
la rotazione assiale, donandoci il giorno e la notte.
Secondo la scienza la Terra era una sfera rotante con vulcani eruttanti, vapori e nubi. In un
determinato momento la temperatura diminuì, i vapori si mutarono in acqua, si formarono gli oceani e
la terraferma. La quinta tavoletta dell’Enuma Elish racconta che Tiamat sputava lava eruttante prima
si formassero l’atmosfera, gli oceani e i continenti. Apparvero pioggia e nebbia. Lo sputo
continuava a scaturire disponendosi a strati.
Per l’Epica della Creazione Kingu, protettore di Tiamat, in pratica un suo satellite, viene spostato
in un’altra orbita con uno dei pezzi del pianeta spaccato; sarà privato dell’atmosfera, delle acque,
rimpiccolito in una massa senza vita, sarà il satellite della Terra.

Gli studi condotti dalla NASA sul suolo lunare hanno accertato che il nostro satellite possiede una
struttura diversa da quella della Terra. Un tempo, però, era “viva”. Genera ancora calore, ma solo
dagli strati radioattivi vicino alla superficie. Un’influenza esterna ha invertito i campi
magnetici, le sue antiche rocce si sono magnetizzate. Sono state trovate pietre formate dalla
frantumazione della roccia e dalla sua successiva rifusione in seguito ad un fortissimo e improvviso
calore. Vi sono sostanze in superficie ricche di potassio e fosforo radioattivo, elementi che si
trovano solo a grandi profondità.
Secondo gli scienziati la Terra e la Luna si sono formate nello stesso tempo ma come due corpi
separati.

L’Apollo 15 rilevò una frana sei volte più grande di qualsiasi frana terrestre. L’Apollo 17 trovò
una scarpata prodotta da un terremoto otto volte più grande di quelli conosciuti.
La struttura attuale si è formata oltre tre miliardi di anni fa, dopo ottocento milioni di anni di
catastrofi causate da corpi di grandi dimensioni.
Marduk, il Signore, ordinò i pianeti dividendoli in due gruppi e rivolse il suo sguardo a Nettuno.
Fissò un’orbita diversa a Plutone, rivolta verso il profondo, assegnandogli un luogo nascosto e il
ruolo di “Consigliere dell’Abisso delle Acque”.
Curiosamente Plutone possiede in effetti l’orbita più estesa ed ellittica, fuori quadro di ben 17
gradi ed è l’unico che attraversa l’orbita di un altro pianeta: Nettuno.
La scienza è certa della sua origine di satellite sfuggito al suo pianeta per girare da solo intorno
al sole. E questo è quanto descrivono i testi sumeri.

Inoltre i Sumeri furono i primi a ideare una lingua scritta e ogni studioso è concorde
nell’affermare che ancora oggi facciamo uso della loro matematica, della loro scienza, delle leggi,
dell’astronomia, della misurazione del tempo, della musica e di molte altre cose fra le quali la
rappresentazione elicoidale del DNA. Se è vero che la scoperta fruttò, nel 1962, un Nobel al
biofisico inglese Francis Compton Crick e al suo collega americano J.D. Watson è innegabile che il
simbolo dei due serpenti avvinghiati, intrecciati, da noi usato in medicina, sia il simbolo adottato
dai Sumeri per indicare il DNA. Era infatti il simbolo del Dio Enki impegnato in un progetto di
ingegneria genetica teso a produrre l’Adamo.
Le tavolette narrano che l’uomo fu creato, attraverso un procedimento di ingegneria genetica nella
Casa delle Nascite dalla Dea Ninti, mescolando l’argilla della terra con il sangue (il Nepesh in
ebraico) di un Dio. Più semplicemente il primo uomo fu generato con una inseminazione artificiale
attraverso il reimpianto nell’utero di una femmina di Homo Erectus di una miscela di sperma e ovuli
creata in laboratorio. Recenti ricerche sul DNA hanno stabilito che esisteva un “Eva” vissuta in
Africa da 250 a 270 mila anni fa; una prima madre dalla quale discendono tutti gli umani; come è
esistito un unico Adamo. I due serpenti intrecciati emulano la struttura del codice genetico che
rappresentava la segreta conoscenza che permise la creazione dell’Adamo.

A questo punto non possiamo fare a meno di rilevare che la civiltà sumera ci offre anche la
spiegazione plausibile al significato di “peccato originale”. Quanto scritto nella Bibbia non è del
tutto errato, l’uomo venne in possesso della conoscenza, ma quale?
Non certo rendersi conto della sua nudità, bensì di come avveniva la sua creazione. Imparò a
riprodursi attraverso l’accoppiamento con l’altro sesso. Non aveva più bisogno dell’intervento
divino per moltiplicarsi. Ecco il “peccato dell’origine”, ma considerato tale solo dalle entità
divine perché esse persero il controllo sulla nuova specie. Le nascite non furono più programmate e
limitate; l’aumento della popolazione umana generò una serie di problemi fra i quali la perdita di
fiducia nell’entità divina. Di conseguenza fu deciso di abbandonare l’umanità al suo destino quando
gli Anunnaki vennero a conoscenza che una catastrofe cosmica avrebbe colpito la Terra. D’altra parte
gli “Dei” non erano in grado di impedire tale evento. Enki si era innamorato degli uomini e decise
di salvarne una parte insegnando ad uno di loro come costruire una nave in grado di affrontare il
Diluvio che stava per abbattersi sulla Terra. Siamo giunti al Noè sumero.
Tutto sommato sono sempre le storie di un popolo antico, ma forse più credibili di quelle super
censurate del Vecchio Testamento. Possiamo anche dissentire e considerare il tutto una errata
interpretazione di alcuni antichi documenti. Allora mi sembra interessante riportare quanto dichiara
Alan Alford, allievo di Sitchin in merito alle vicende di cui sopra.
Alford è abbastanza critico nelle sue conclusioni. Pensa che in effetti vi sia stato un intervento
genetico dal quale ha preso vita un ibrido, un incrocio fra gli Anunnaki e l’Homo Erectus.

Pur ammettendo che i testi antichi affermano che gli Anunnaki vennero da un pianeta chiamato Nibiru,
tesi appoggiata anche dall’astronomo Tom Van Flandern, per Alford è molto più probabile che essi
siano giunti passando da Nibiru.
Seguendo il ciclo precessionale e i 2.160 anni, fornisce la data del loro arrivo: 272.000 anni fa;
calcola anche la data della creazione dell’Adamo: meno di 200.000 anni fa.
Snocciolare date così lontane secondo il mio parere a volte è un azzardo. Teniamo conto per esempio
quanto è emerso dagli scavi di Atapuerca, a nord della Spagna, condotti fin dal 1990. Si sono
scoperti resti umani fossilizzati risalenti a 400.000 anni fa; appartengono all’Homo
Heidelbergensis, precedente al Neanderthal. L’ascia in pietra ricavata da un pezzo di quarzite rossa
di quindici centimetri, rinvenuta nel luogo e battezzata Excalibur, testimonia l’esistenza di riti
funebri che si pensava risalissero solo a 60.000 anni fa. Quindi le date sono indicative, dal
momento che un nuovo ritrovamento può spostarle nel tempo.
Anche per Alford, riguardo Adamo, i testi antichi affermano che fu creato per svolgere il duro
lavoro assegnato agli Anunnaki, che stavano sfruttando le risorse minerarie della Terra. Il diluvio
universale probabilmente fu causato dalla caduta di un asteroide e non dal pianeta Nibiru.

Secondo Alan, gli Anunnaki erano abili astronauti e possedevano navi spaziali; la piattaforma di
Baalbek era uno dei luoghi di atterraggio. Particolare evidenziato in un mio articolo su questo sito
archeologico, apparso a suo tempo su Hera. Anche riguardo alla Grande Piramide l’opinione di Alford
collima grosso modo con le nostre tesi; forse può essere stata costruita dagli Anunnaki, ma al di là
dei suoi costruttori funzionava come generatore d’energia, probabilmente sonica. Siamo in accordo
con quanto dichiara in merito a Sodoma e Gomorra distrutte da armi nucleari; stesso sistema adottato
per distruggere anche un centro spaziale nel Sinai, come dimostrano le foto ravvicinate scattate dai
satelliti che riprendono pietre annerite a causa di un forte calore. Gli studiosi affermano che la
causa è vulcanica, peccato che nel Sinai non vi siano vulcani.
I calendari di Stonehenge e di Machu Picchu avevano lo scopo di osservare le stelle e misurare la
velocità dei cambi precessionali. Tale argomento è trattato in un altro mio articolo.
L’ultima precisazione di Alford si commenta da sola: Yahweh era un Dio in carne ed ossa conosciuto
come il “Dio della Tempesta”.
Forse mi sono lasciato prendere la mano, ma la scoperta di un decimo pianeta nel nostro sistema
solare conduce a Nibiru; a Marduk; al Dodicesimo pianeta di cui parla Zacharia Sitchin.
Cose note a molti da tempo; ma anche la notizia del rilevamento di un Decimo Pianeta non è poi una
novità. Sembra divulgata per abituarci all’idea che presto potremo osservare un altro pianeta. Entro
l’anno in corso? Aspettiamo e lo sapremo.

a cura di Mauro Paoletti

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