Musica = Gioia

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Musica = Gioia

di Francomputer

Già nell’antico Egitto ma anche in Mesopotamia, nel 3000 a. C. compare un termine per la musica
fatta nei riti celebrativi con i vari strumenti; questo termine era hy che significa “gioia”. Già
in uso come strumenti musicali arpe, oboi, flauti, lire, liuti membrafoni (tamburi) e sistri in
metallo. In Cina alla stessa epoca compare una specie di zufolo a 12 note. In india corni e flauti.
In mesoamerica anche se più tardi una serie di zufoli a canne. Sono abbiamo detto strumenti antichi,
ma in molti territori delle località accennate sono ancora oggi usati e molto simili dovrebbero
essere anche i suoni, e quindi la musica.

Sono tutti suoni di strumenti che creano un certo tipo di musica, che con le modulazioni di
intensità, il ritmo e le diverse tonalità provocano stati di beatitudine o eccitazione interiore a
un singolo o a un gruppo di individui che li ascoltano. Infatti il suono degli strumenti, di
qualsiasi tipo, nel creare la “musica” che dà vita alla danza, al ritmo, al movimento, o alla
serenità e alla delizia dei beati, fa o non fa produrre al cervello la “endomorfina”, una dopamina
che è un neurotrasmettitore connesso alla noradrenalina e quindi associata all’umore e allo stato
comportamentale dei soggetti.

Inoltre la “musica” prodotta dagli strumenti, anche il più arcaico, non è fatta solo di ciò che
ascoltiamo, ma ha; A) una gamma d’onda di infrasuoni (sotto i 20 Hz); B) una gamma d’onda di
ultrasuoni (sopra i 20.000 Hz); mentre in mezzo tra le due c’è C) una gamma di suoni che è poi
quella che effettivamente udiamo noi umani. E non tutti con la stessa soglia uditiva, chi inferiore
chi superiore comunque mai oltre certi confini della ricettività del nostro apparato uditivo che
inizialmente è, fisiologicamente meccanico, e solo dopo avviene la codifica della gamma d’onda per
la trasmissione bioelettrica con destinazione cervello.

Sia la gamma A che la gamma B sono suoni sublimali, cioè sono suoni che sono prodotti dagli
strumenti ma che non siamo “meccanicamente” in grado coscientemente di ascoltare, mentre il cervello
sì, gli arrivano anche i debolissimi impulsi elettrici prodotti dalle vibrazioni altissime e dalle
bassissime. Ma entrambe assieme a quelle di C udibili, hanno tutti una particolarità questi suoni,
se ascoltati in una sequenza di tempo, ripetuti con un certo ritmo (le battute), e hanno tonalità
diverse, essi influenzano la cadenza sistolica, ed è proprio questa frequenza del battito del
cuore, quando la nostra “fabbrica” di endorfine produce o non produce le varie endorfine, che
immette o non immette nella circolazione sanguigna maggiore o minore quantità delle medesime.
Inoltre dato che sono le stesse coramine, a produrre queste sostanze che stimolano o non stimolano
il cuore oltre che i centri respiratori, questi a loro volta diventano complici nel distribuire nel
sistema nervose le stesse endorfine in alta o bassa concentrazione, quindi direttamente e
indirettamente a generare due stati d’animo che sono contrapposti in un’ampia scala di valori; in
una troviamo l’eccitabilità, l’euforia, l’esaltazione, l’emotività, l’animazione; nell’altra tutta
l’altra gamma comportamentale speculare: l’apatia, la tranquillità, lo sconforto, la depressione,
l’indifferenze, l’insensibilità, la freddezza, la calma, la serenità, o ci fanno sentire gli angeli
che cantano o suonano.

Tutto questo anche senza le tante indagini odierne neuroscientifiche, era stato scoperto molti
millenni fa, già nel mondo arcaico dal primo stregone del villaggio. Poi vennero gli sciamani col
loro profetismo primitivo (famosi i tamburi, i rumori assodanti, una autoipnosi musicale per
provocare stati estatici). Successivamente mutuando riti e suoni da loro, e codificando gli stessi
suoni, proprio per queste virtù di dispercezione della realtà, la musica strumentale e corale
divenne possesso e patrimonio della casta ieratica delle varie religioni (per provocare sentimenti
di profonda religiosità). Infine superati questi veti (soprattutto in occidente – famosa la bolla di
papa Giovanni XXII ancora nel 1322 con la condanna dell’Ars Nova dei musicisti che “cercano con
nuove note di esprimere arie inventate da loro”) la nuova società si rimpossessa della musica
(Firenze, 1450 canti carnacialeschi) e tornano a fruirne i gruppi sociali più o meno avanzati
culturalmente.

I primi madrigali (nonostante le interdizioni papali) compaiono nel 1500, l’autonomia del linguaggio
musicale (assieme a quella culturale e sociale) si realizza solo a fine Settecento, quella dotta
nell’Ottocento. Correndo in parallelo (ma ne sono rimaste poche tracce – la più antica è la
Villanella che è del 1538) e spesso anche con interscambi (pure la musica popolare inizia
dall’Ottocento a esprimere nuovamente tutta la sua forza innovatrice, e pur incurante delle altre
culture fuori dall’Europa (anche la popolare si era chiusa su se stessa) riesce nel ‘900 con la
“leggera”, la “canzonetta” a dissacrare (ma la crisi era già all’interno a inizio ‘900) la musica
dotta.

Solo verso la fine del nostro secolo alcuni musicisti di punta (ma con la vocazione alla leggera,
più consumistica) hanno ritrovato il gusto dell’invenzione melodica, con i raffinati impasti
timbrici, di una facile comunicatività, spesso recuperando i movimenti romantici di fine Ottocento,
con temi classicheggianti. Sono infatti poche le novità delle avanguardie musicali oggi, sono
piuttosto volti a una sorta di neoclassicismo, ora universalizzato, complice la grande tavolozza
orchestrale degli strumenti elettronici, dove però l’effetto tecnico-sonoro esclude ogni reale
espressività e spersonalizza sia l’autore che l’interprete, anche se hanno questi strumenti una
potenzialità enorme su un campo ancora del tutto inesplorato. (Parlo con cognizione di causa perchè
possiedo circa 30.000 composizioni musicali di ogni genere, di ogni tempo e di ogni paese)

Ma ritorniamo a parlare di ciò che è la musica. Ci restano dell’antichità alcuni strumenti (canne di
bambù, corni, tamburi, strumenti a corda) che hanno le stesse effettive potenzialità delle altissime
o bassissime frequenze (quindi suoni sublimali) dei nostri attuali più sofisticati strumenti
elettronici.
Del resto, senza ricorrere ai reperti dell’archeologia, lo possiamo ancora oggi verificare nelle
stesse attuali tribù arcaiche della Guinea, isola di Manum, in Nepal, nel Bengala, a Giava, o nella
vicina Anatolia dove ancora oggi si usano legni, corni, tamburi, canti e cori che hanno celati gli
stessi suoni sublimali pari al migliore sintetizzatore elettronico in commercio.

Non a caso gli antropologi affermano che la musica alla sua scoperta (prima ancora del linguaggio)
divenne il primo linguaggio multilingue legato inconfondibilmente agli stati d’animo di un singolo o
di un gruppo che l’ascolta. La musica infatti non ha bisogno necessariamente di un alfabeto, sia nel
produrla che nell’ascoltarla (vedi la musica indiana, ancora “naturalistica”)
Alla base sembra esserci a ogni latitudine, sempre non una religione e una scienza dogmatica ma
quella naturale dell’uomo primordiale che ha scoperto questo linguaggio.

Ovviamente questo concetto della tesi primordiale non può essere accertato, nè dalla dogmatica
ecclesiastica-ortodossa, nè dalla dogmatica scientifica; e tal riguardo si ha l’antitesi fra le due
teorie; la prima concepisce le origini come uno stato superiore, e la seconda le concepisce invece
come uno stato inferiore. Che creano però un paradosso, perchè la prima sembra ammettere che allora
non c’era bisogno di una (“migliore”) religione rivelata dogmatica (la stessa Bibbia del resto
riporta “Ed ecco, tutto era (prima) molto buono” Gen., I, 32) mentre la seconda ammetterebbe che era
allora necessaria una religione rivelata e non sufficiente quella naturalistica.

Resta il fatto che l’importanza della musica nella storia delle religioni primordiali come in quelle
successive è dovuta all’idea che il suono strumentale sia veicolo di una forza. Anche se sembra
strano che all’inizio la musica aveva speciali virtù apotropaiche: espulsioni di spiriti malvagi;
poi virtù sensuali e goderecce perchè usata nelle danze, nelle feste contadine e nei baccanali
(l’organo lo si usava proprio per questo a Costantinopoli e fu eliminato da Teodosio proprio per
questi fattori stimolanti “pagani”); in seguito poi la musica (e lo stesso organo) divenne invece
mezzo principale per provocare sentimenti di profonda religiosità, una delizia dei beati in terra.
Ma molto più spesso usato come un “tranquillante” dell’aggressività delle masse.
Finito questo periodo oscuro ecco tornare la musica ad essere uno strumento di eccitazione (vedi il
charleston, boogie, rock), e nuovamente -per alcuni- uno strumento di beatitudine e questa volta non
più promiscuo ma di un individuo distaccato, con un “suo” pezzo da lui e solo da lui prescelto e
amato, quello che deve affondare il bisturi nella sua anima.

Oggi un buon trattato di neuroscienza, i saggi sui neuromediatori e le endorfine, ci offrono un
panorama molto meno complicato per iniziare a capire i meccanismi della musica sul comportamento
umano, e in ultima analisi sull’animo umano.
Quando per una musica proviamo veramente qualcosa, nel nostro liquido cerebro spinale, l’EEG
(ElettroEncefaloGramma – ma meglio ancora oggi la PET, la Tomografia a emissione di positroni, che
evidenzia i singoli neuroni attivati) registrerà sempre lo SCA il nostro Stato di Coscienza
Alterato. E a provocarlo è il livello alto o basso delle endorfine (che sono una serie di morfine,
gli alcaloidi che produce da sè il cervello). La musica e i suoni (e in particolare alcuni suoni,
ritmi e toni) sono solo un mezzo per farle produrre al nostro cervello, ma non sono endorfine.

Queste con tanti nomi ormai si vendono anche a dosi e ormai quasi a chili ai deprivati di emozioni;
come succedanei delle endorfine naturali alcuni ne abusano pure, e magari sono proprio quelli che
incoerenti negano questa ormai risaputa (perchè utilizzata) constatazione scientifica: che un
alcaloide ha una spiccata azione analgesica fisica e psichica, e che proprio per questo motivo molti
lo assumono nelle più disparate situazioni, dal dolore fisico al più banale turbamento esistenziale.
(un esame, una gara, o per voler entrare ad ogni costo dentro un mondo esteriore che non ha nulla a
che vedere con il “suo” mondo interiore; violentandosi prima ancora di ingannare gli altri inganna
se stesso).

Qualcuno ad esempio ha cercato di dare una definizione a un certo tipo di musica, mettendo in
evidenza la difficoltà di definirlo: “Non è una religione, ma è tuttavia religioso; non è una
filosofia, ma è comunque una visione dell’uomo e del mondo, oltre che una chiave di interpretazione;
non è una scienza, ma si basa su leggi scientifiche, anche se sono da ricercare nelle stelle. New
Age è una nebulosa che contiene esoterismo, occultismo, pensiero mitico e magico sui segreti della
vita e un briciolo di Cristianesimo, il tutto mescolato ad idee provenienti dall’astro-fisica”.

Certo anche un neutrino proveniente da una stella lontana milioni di anni luce, può influenzare le
particelle subatomiche dell’atomo di una molecola del neurone che ho nel mio cervello che costruisce
e forma il mio pensiero, ma accomunare “l’astro-fisica” al pensiero “mitico e magico” è un’altra
barzelletta. Anche perchè i pensieri mitici e magici (comprese quelli religiosi) sono soggettivi,
nel singolo individuo e nei gruppi umani, fanno parte di alcune ben definite e localizzate
tradizioni culturali quasi inamovibili; infatti esistono nel mondo (e parlo solo di quello
contemporaneo, pur essendoci oggi l’informazione diffusa e globalizzata) 3 religioni rivelate (la
Cristiana con 5 correnti e 56 chiese diverse; la Maomettana con 3 correnti e 65 movimenti; la Ebrea
con 3 correnti e 12 tribù); 17 grandi dottrine filosofiche (Induista con 6 correnti e 1256
movimenti; la Buddhista con 3 correnti e 1680 movimenti; la Confuciana con 8 correnti e 840 scuole);
inoltre sono accertate 26.397 credenze, ed ognuna di queste ovviamente ha la pretesa di chiamarsi
religione, e ha il suo corredo di “dogmi, culti e leggi, e il suo “pensiero” (e anche una sua
particolare espressione musicale di suoni) che ha nulla a che vedere con l’astro-fisica, ma sono il
parto di un abile estensore. Che anche lui o i suoi seguaci (come gli altri) affermano, essere opera
su ispirazione del suo Dio. E se gli vogliamo credere allora dobbiamo ammettere che nell’universo
c’è una gran folla di dei e ognuno di essi ha ispirato milioni di estensori di pensieri divini,
affidabili e infallibili.

E mi fermo qui. Credo che ce ne sia abbastanza per riflettere!

Francomputer

da www.cronologia.it/storia/tabello/tabe1618.htm

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