L’UNIVERSO COMPUTAZIONALE

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L’UNIVERSO COMPUTAZIONALE

di Andrea Boni

Il Bhagavata Purana è uno dei testi fondamentali della cultura Indovedica. In esso sono descritti gli infiniti mondi, le sofferenze e le debolezze dell’uomo. In esso è descritta la relazione di amore tra Dio, il creato e le creature.

Il primo verso del Bhagavata Purana è molto significativo e recita:

I miei rispettosi omaggi a Shri Krishna, figlio di Vasudeva, che è Dio, l’onnipresente Persona Suprema. Medito su Shri Krishna, la Verità Assoluta, la causa prima di tutte le cause della creazione, mantenimento e distruzione di tutti gli universi manifestati. Egli è direttamente e indirettamente cosciente di tutte le cose manifeste ed è indipendente perché non c’è altra causa al di là di Lui. In origine, Lui e nessun altro insegnò la conoscenza vedica al primo essere creato, Brahmaji, nel suo cuore. Per Suo volere, questo mondo, semplice miraggio, assume un aspetto tangibile anche per i grandi saggi ed esseri celesti. Per Suo volere, gli universi materiali, prodotti illusori delle tre influenze della natura, appaiono come l’immagine stessa della realtà. Medito dunque su di Lui, Shri Krishna, che è la Verità Assoluta, eternamente vivente nel Suo regno trascendente, per sempre libero dalle illusorie manifestazioni del mondo materiale.

Mi sono imbattuto per la prima volta in questo testo, ed in questo verso in particolare, nel 2002. Da allora l’ho riletto tantissime volte, ed ogni volta suscita in me nuove emozioni, ed è portatore di una profonda ispirazione. In esso è possibile trovare ogni spiegazione alle domande irrisolte del genere umano, poiché descrive la Realtà Assoluta, Shri Krishna, come la causa di tutte le cause, per opera del Quale, questa manifestazione, uno tra gli infiniti mondi, appare come semplice miraggio della Realtà. E’ su questa frase che mi vorrei soffermare relativamente alla riflessione riportata in questo articolo.

Recentemente, a seguito di un cambiamento radicale che mi ha caratterizzato nel profondo, ho preso la decisione di abbandonare la carriera universitaria per abbracciare a tempo pieno gli studi e la divulgazione della Cultura Indovedica presso il Centro Studi Bhativedanta, sotto la cura del Prof. Ferrini. Il mio senso del dovere mi ha tuttavia spinto a mantenere alcuni Corsi presso l’Università per questo anno accademico. Nel corso di una recente permanenza presso la mia Università di origine, sono stato avvicinato da un collega ricercatore, che mi ha chiesto spiegazioni circa questa mia nuova scelta di vita. Dopo aver sentito la strada che ho deciso di intraprendere, ed i miei nuovi interessi di ricerca, mi ha subito raccontato le sue nuove scoperte ed i suoi studi, che fanno parte di un mondo affascinante, quello dell’Universo Computazionale.

Oggi molti fisici sono concordi nell’affermare che questo Universo si può descrivere come un immenso computer, in cui la materia è l’hardware e gli esseri senzienti i processi. Questa nuova ad affascinante visione deriva dagli studi della fisica del secolo scorso, ed in particolare dalla teoria della relatività speciale e generale di Einstein, e dalla teoria quantistica. Una opportuna interpretazione congiunta del significato delle due, sulla quale stanno lavorando molti ricercatori come Seth Lloyd del MIT1, può ragionevolmente portare prossimamente alla cosiddetta “Teoria del Tutto” (The Theory of Everything) che, secondo autorevoli scienziati, può spiegare qualsiasi fenomeno fisico e dare risposte ai tanti quesiti del genere umano. Già oggi gli scienziati più coinvolti in queste ricerche azzardano risposte.

L’obiettivo di tali scienziati è quello di far cambiare il punto di vista conseguenza di anni di determinismo scientifico e filosofico: l’universo, secondo loro, è un gigantesco computer quantistico che calcola la sua evoluzione. 
La chiave è nella relazione tra energia, entropia e informazione: se l’universo è composto da una trama di energia, radiante e materica, e se questa per il primo principio della termodinamica si trasforma ma non si distrugge; e se l’entropia viene vista come la quantità di informazione indisponibile (quasi sempre) per il calcolo dell’evoluzione dell’universo, allora energia ed informazione sono le due facce in cui si esprime l’intero cosmo: l’energia si trasforma e l’informazione non può mai diminuire. L’Energia serve a fare qualcosa (cosa?) mentre l’Informazione dice cosa fare. Un sistema che ha entropia alta ha una mole d’informazione inutile. Un gas nel palloncino calcola una mole enorme di dati sugli urti tra atomi, ma questo calcolo non porta a nulla: una specie di programma che gira e gira senza scopo. 
Ben diverso invece il caso di una molecola di fruttosio all’interno di una mela.
 Questo ben ordinato gruppo di atomi ha entropia e informazione bassa, molto bassa paragonata al gas del palloncino, e con essa si possono fare tante cose utili. Per esempio mangiarla e con l’energia chimica contenuta utilizzarla per uno scopo specifico (quale?)
. Noi allora siamo tentati: potremmo dire che la vita, con la sua capacità di aumentare l’informazione organizzata, contribuisce a rendere disponibile l’energia e ad abbassare l’entropia del sistema? E’ solo questo lo scopo della vita? Una subroutine del computer quantistico universale, capace d’immagazzinare ed evolvere l’informazione, conducendo programmi sempre più sofisticati, addirittura autocoscienti ed autoanalizzanti?

Gli scienziati stanno andando oltre, e con questa interpretazione hanno stabilito che l’Universo è proprio come un programma in cui gli esseri giocano il ruolo dei processi. Esistono tanti processi concorrenti che possono cooperare tra loro, oppure svolgere il proprio compito in autonomia, in un contesto ampio e tipico di una “simulazione”, dove la coscienza del singolo interviene in un flusso continuo di coscienza per creare la situazione futura del gioco stesso. In sintesi, l’intepretazione che viene data a questo mondo è quella di una immensa realtà virtuale (non perdiamo di vista il verso meraviglioso del Bhagavatam, anzi stampiamolo e teniamolo costantemente sulla nostra scrivania …), una immensa simulazione di un programma scritto da “qualche essere più evoluto”. Eh si, secondo tali scienziati, lo studio approfondito della Meccanica Quantistica e le sue connessioni con la relatività generale e speciale, ha portato a concludere che questa che stiamo sperimentando è solo una realtà di secondo livello (l’ordine esplicito), immagine di una relatà di un livello più profondo (l’ordine implicito). Finalmente stanno capendo che c’è dietro l’intelligenza di “qualche” creatore, ma a questo punto regna la confusione.

Vi consiglio la lettura di un articolo apparso sulla rivista Philosophical Quarterly nel 2003, ad opera del Prof. Nick Bostrom, docente di Filosofia presso la Oxford University. Lì opera come Direttore del “Future of Humanity Institute”. E’ una personalità molto quotata, e i suoi studi sono apparsi su numerose riviste di divulgazione scientifica e commentati in televisione. Ha aperto anche un sito: “The simulation Argument” (www.simulation-argument.com/), dove è possibile trovare molto materiale, tra cui il suddetto articolo. In tale articolo, dal titolo “Are You Living in a Computer Simulation?” (“Stai vivendo in una Simulazione al Computer?”), mostra come sia altamente probabile che tutti noi stiamo vivendo come in una simulazione programmata opportunamente da esseri più evoluti.

Il prof. Bostrom, e come lui tanti altri ricercatori, sta arrivando a delle conclusioni oggettive conseguenza di studi e ricerche nel campo della fisica che tuttavia sono solo parziali (e anche bizzarre). Il Bhagavata Purana con millenni di anticipo, ci parla di questa realtà come di un’immagine, un’illusione, un riflesso di una realtà più profonda, quella spirituale. Gli esseri senzienti, i jiva, giocano il ruolo di “processi” nel bizzarro Universo Computazionale, che è progettato dall’Essere Supremo come strumento di evoluzione. I jiva, con il loro libero arbitrio, possono decidere le nuove mosse, il nuovo percorso della simulazione, e possono decidere verso il bene come verso il male. Tuttavia, il bene o il male non sono conseguenza di una decisione a priori del Programmatore, ma certamente fanno parte del gioco, perché tutto è volto alla comprensione della nostra reale natura. Il gioco termina solo quando riusciamo davvero a comprendere queste dinamiche sottili e la nostra eterna relazione con la Causa di tutte le cause, e solo allora, quando riusciremo ad assumere un’attitudine di abbandono nell’amore Divino, il mondo con il suo hardware-materia non apparirà più come tale davanti ai nostri occhi, e vedremo così apparire la parola “Game Over” sullo schermo dell’Universo Computazionale.

Per Saperne di più:
Marco Ferrini, Coscienza e Origine dell’Universo, Edizioni CSB.

Nick Bostrom, “The Simulation Argument”, www.simulation-argument.com/
Seth Lloyd, “Il Programma dell’Universo”, Einaudi, 2006.
Giorgio Fontana, “Why We Live in the Computational Universe”, arxiv.org/abs/physics/0511157

da scienzaespiritualita.blogspot.com/

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