L’Omeopatia funziona, ce lo spiega la fisica…

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L’Omeopatia funziona, ce lo spiega la fisica…

Come funziona, perché funziona e quali sono le basi scientifiche su cui si fonda: l’omeopatia spiegata da Nicola e Marta Del Giudice –

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L’Omeopatia funziona, ce lo spiega la fisica quantistica

È arrivato sulla mia scrivania fresco di stampa qualche mese fa il bellissimo libro Omeopatia. L’acqua che cura scritto da Nicola e Marta Del Giudice, entrambi medici omeopati, rispettivamente fratello e nipote di Emilio Del Giudice, il grande fisico scomparso solo un anno fa di cui abbiamo avuto l’onore di pubblicare diverse interviste nel corso degli anni.

Grazie al contributo degli amici di bluegreentherapy.it siamo riusciti a raggiungere Nicola e Marta durante una delle presentazioni del libro e abbiamo raccolto l’intervista che segue, che ha il merito – come il libro del resto – di spiegare in maniera accessibile e chiara, ma sempre precisa e dettagliata, sia le basi scientifiche della medicina omeopatica, sia il contributo che la visione dell’uomo che sottende l’omeopatia può dare anche per un rinnovamento della medicina allopatica.

25 anni fa ero una bambina e soffrivo di tonsilliti ricorrenti: mia madre, constatando l’inefficacia della terapia antibiotica, mi porto dall’omeopata. Ricordo quell’incontro come una lunga chiacchierata con domande che allora mi sembravano un po’ strane. Dopo la terapia omeopatica le tonsilliti non si sono più ripresentate.

Oggi che sono io mamma di due bimbi, vedo che per un mal di gola, una febbre, una tosse si può andare in farmacia e spesso si viene indirizzati verso un medicinale omeopatico da banco e che più o meno tutte le mamme che conosco hanno provato l’omeopatia per se stesse e i loro bimbi.

Che cosa è cambiato in questi anni?
E soprattutto l’omeopatia è quella che ci propone il farmacista consigliandoci un rimedio da banco?

È cambiato l’approccio all’omeopatia che prima era vista come una sorta di stregoneria e adesso è diventata, purtroppo, una moda. Quello che è rimasto invariato è la mancanza di conoscenza, perché se nel passato l’omeopatia non si utilizzava perché non si conosceva, oggi si prende ma non si sa cosa si sta prendendo.

È vero che i rimedi omeopatici vengono utilizzati di più, ma senza cognizione di causa, soprattutto quando si utilizzano come farmaci da banco.

In questo senso l’omeopatia ha un tipo di prescrizione diversa dall’allopatia: in seno all’omeopatia rivolgersi al medico o al farmacista dicendo che si ha la tosse non significa nulla. L’omeopata che sia realmente tale ha bisogno di indagare meglio il sintomo, e, ad esempio, cercherà di capire dal paziente come è questa tosse, in quali momenti della giornata di presenta, con quale intensità ecc. ecc. In omeopatia abbiamo 4 o 5 rimedi per la tosse, dipende appunto da che tipo di tosse è.

L’omeopatia da banco, per concludere, non ha molto senso: accanto a una maggiore fruibilità del rimedio omeopatico, che è quello cui assistiamo oggi, dobbiamo lavorare per far capire a medici, farmacisti e pazienti che l’omeopatia non funziona con i criteri dell’allopatia.

Acqua fresca, palline di zucchero, placebo: chi non “crede” all’efficacia del metodo omeopatico lo bolla come roba da ciarlatani, chi lo prova poco convinto lo fa pensando che tanto male non può fare. In ogni caso nessuno dei due sa bene come funziona l’omeopatia.

Quali sono le basi scientifiche dell’omeopatia?

Le basi scientifiche dell’omeopatia in questi ultimi tempi vanno rafforzandosi sempre di più, in quanto sta emergendo un nuovo paradigma all’interno del quale l’omeopatia trova la sua ragione di essere. Le basi scientifiche dell’omeopatia vanno ricercate nell’acqua.

Tutti sappiamo che l’uomo è formato per il 75-80% di acqua e mentre la medicina tradizionale si occupa del restante 20%, non possiamo fare a meno di chiederci e di indagare quale funzione deve avere l’acqua all’interno del nostro corpo – se è così abbondante qualche funzione importante deve pure averla!

Studiando l’acqua e perfezionandosi lo studio della coerenza elettrodinamica quantistica – che è una branca della fisica quantistica – abbiamo cominciato a intravedere la possibile spiegazione dei meccanismi di funzionamento del rimedio omeopatico.

Si è visto che l’acqua è in grado di codificare informazioni, in quanto essa può strutturarsi secondo domini di coerenza ovvero un insieme di molecole che si uniscono e, risuonando allo stesso ritmo, ruotano e pulsano all’interno di un campo magnetico.

La caratteristica del dominio di coerenza è quella di resistere anche a situazioni molto forti e di impedire alle molecole di uscire fuori dalla coerenza per effetto di altre molecole che circolano nel liquido. Il dominio di coerenza oscilla e l’oscillazione superiore è molto vicina alla soglia di libertà di un elettrone: siccome ci troviamo in uno stato di coerenza di fase, l’elettrone quando “salta” su una molecola vicina si trascina dietro tutti gli altri elettroni per cui il dominio di coerenza comincia a ruotare.

Ma noi sappiamo che una carica elettrica che si muove in un campo genera un campo magnetico ortogonale che può interagire con altri campi veicolati dalla sostanza.

Qual è stato il contributo di Emilio Del Giudice allo studio e alla conoscenza di queste basi?

Noi abbiamo iniziato la nostra collaborazione quarant’anni fa, quando Emilio tornò dagli Stati Uniti dove era stato per due anni e mezzo. Stiamo parlando del 1970-71.

In quegli anni stavamo patendo una forte delusione data dal fallimento del Sessantotto, io lavorano all’interno dell’Università, ma non potendo portare avanti all’interno di essa dei progetti innovativi fui costretto ad abbandonarla e dovetti aprire un mio studio.

Qui ci riunivamo in una decida di studiosi tutti interessati a capire il funzionamento dell’omeopatia – che a quel tempo era ritornata in auge – e conseguentemente dell’acqua. Cominciammo a chiederci che cosa ci potesse essere nell’acqua che era in grado di curare. Ci accorgemmo ben presto che l’acqua poteva memorizzare informazioni. La porta si era aperta e con questa porta si erano aperte varie possibilità di studio, tra cui quelle più specifiche per il campo di lavoro di mio fratello, ovvero la fisica quantistica.

Poi c’è stato il bell’incontro tra mio fratello e Praparata e si è costituito un piccolo gruppo di ricerca che negli anni, negli spazi liberi dal lavoro, è andato avanti nella ricerca.

Parlando di omeopatia, possiamo secondo voi definirla medicina quantistica? Perché?

Per le ragioni precedentemente dette, perché nella fisica classica non esiste l’automovimento: un oggetto si sposta quando c’è una forza che lo spinge e la direzione è data dalla forza che lo spinge, non dalle caratteristiche dell’oggetto in sé.

La fisica classica però non riesce a dare conto di alcuni fenomeni che occorrono nei corpi viventi, ad esempio come si incontrano le molecole e qual è la via di comunicazione tra mente e corpo, in che maniera la mente parla al corpo e così via. Questi quesiti hanno cominciato a trovare delle risposte nella fisica quantistica e il rimedio omeopatico si può studiare solo nell’ottica della fisica quantistica.

La fisica quantistica ci ha aperto una porta importante: come diceva Hahnemann: «io ho dato uno spunto e ho aperto una porta, voi continuate»… e noi abbiamo obbedito.

La maggior parte delle persone pensa che l’omeopatia non possa curare le malattie gravi e che quindi vada bene solo per raffreddore e tossina: è davvero così?

Assolutamente no, anzi l’omeopatia è nata proprio come cura per le malattie croniche, in quanto Hahnemann fece un trattato proprio su questo tema.

Quando la medicina omeopatica lavora sul sintomo acuto si tratta di una adattamento dell’omeopatia, in quanto essa nasce e viene definita come medicina costituzionale: essa cura l’individuo nella sua globalità, in quelli che sono nel complesso tutti i suoi aspetti e le sue patologie croniche, se al momento sono manifeste.

Ma la cosa secondo me più interessante che fa della medicina omeopatica una vera e propria forma di medicina preventiva è che una volta fatta l’analisi costituzionale della persona, ecco che l’omeopatia ci indica anche le potenzialità patologiche della persona, ovvero le malattie di cui può ammalarsi nel futuro.

Quindi se c’è una patologie cronica aiuta nel miglioramento della persona e quindi nella guarigione della persona dalla malattia, nello stesso tempo se ci sono delle basi che indicano che c’è una possibilità patogena di ammalarsi di una determinata malattia, correggendo il terreno si riesce anche a evitare che delle patologie croniche insorgano.

Un’altra credenza è quella secondo cui l’omeopatia non funziona in acuto, perché il rimedio impiega troppo tempo a fare effetto. Anche qui siamo di fronte a un mito da sfatare? Perché?(…)

Articolo pubblicato per gentile concessione della rivista trimestrale Scienza e Conoscenza

Scienza e Conoscenza – n. 51 >> http://goo.gl/4apqz3
Nuove scienze, Medicina non Convenzionale, Consapevolezza
Editore: Scienza e Conoscenza – Editore
Data pubblicazione: Febbraio 2015
Formato: Rivista –
http://www.macrolibrarsi.it/libri/__scienza-e-conoscenza-n-51.php?pn=1567

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