L’indicibile salto di qualita’

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L’indicibile salto di qualita’

Le Chiavi Mistiche dello Yoga

di Guido Da Todi

Capitolo 61:

È necessario che avvenga. Prima, o poi, tutti lo dovranno compiere.

Parliamo per un attimo dell’idea che ogni ricercatore si fa del divino, prima ancora di averne realizzato la presenza in ogni particella del proprio essere, sperimentandola a fondo, indiscutibilmente e senza riserve.

Inutile dire, innanzitutto, che l’uomo possiede la medesima natura di Dio. E, anche quando ne analizza, per fede cieca, l’esistenza nelle cose universali, è spinto – proprio in quanto divino – da una funzione superiore del proprio istinto ad accettare la profonda verità di questo suo credo.

Tuttavia, il – ossia, la vita quotidiana dello spiritualista – è ricco di una tale confusione di forme, di credi, di movimenti disordinati, tanto che egli fa prevalere le sue preferenze etiche verso della divinità; verso una molteplice quantità di veli, che sono scambiati per l’Essenza che ricoprono.

Ed ecco quanto, qui, sia fondamentale indicare con fermezza che il significato che diamo al termine Dio si identifica strettamente a quello usato dalla tradizione hindù: l’inesprimibile polo assoluto che, mentre può essere sinonimo di vita universale, ne è anche l’armonia equilibratrice; una Realtà che ogni suo vero e maturo figlio percepisce con la medesima intensità innegabile che egli rintraccia in ogni altra espressione del manifesto.

Non si tratta, quindi, di un semplice simbolo religioso; né di uno sforzo mentale a creare l’immagine del .

No. Il Verbo, la cui eco sono tutte le cose che il cosmico esprime, è una ben stabile e sovrana; una Nota che si ripercuote nell’animo di chi sia capace di percepirla con tanto acuto senso di realismo, da essere immediata prova a Se stessa.

Una prova – ripetiamo – indicibile.

Tuttavia, il ricercatore stenta ad abbandonarsi nel Vuoto Puro che la contiene. Il suo mondo si arricchisce, man mano, di una serie interminabile di stampelle, o di , che sono rappresentati da religioni – che pensano per lui; e da una serie di chiaroscuri, che tratteggiano una scala gerarchica di individui – dal fratello più avanzato, all’Avatar.

Egli si appoggia, pure, alla propria mente superiore. E da essa ricava sottili meccaniche del come e del perchè si possa pervenire alla libertà finale. Una libertà, tuttavia, che non raggiungerà mai, fino a quando scambierà il sistema con quanto è da esso rappresentato.

…O migliore dei guerrieri Kuru, nessuno prima di te ha potuto contemplare questa Mia forma universale, perchè né lo studio dei Veda, nè i sacrifici, né gli atti caritatevoli, e neanche i riti, l’ascesa severa o altre simili pratiche permettono di vedere questa forma (Bhagavad Gita – verso 48 – capitoli 11)
..Quando la tua mente non si lascerà più distrarre dal linguaggio fiorito dei Veda, sarai situato nella realizzazione spirituale, in piena coscienza di Krishna (Bhagavad Gita – verso 53 – capitolo
2).

Diciamoci la verità: è molto più facile ed usuale derogare a Dio, mentre ci si stringe a rappresentazioni individuali, o mentali che riteniamo rappresentino una promessa a farcelo raggiungere.

Sapete la differenza che passa tra un pensiero concreto ed uno astratto?

La rosa, con le sue forme e colori, con il suo profumo ed il gambo ricco di spine è la rappresentazione mentale di un singolo componente del regno vegetale intero; mentre, l’intero regno vegetale è il simbolo astratto in cui è racchiusa la rosa.

Un albero è la forma concreta soggettiva del mondo arboreo in generale.

Ebbene – benché l’esempio non sia pertinente in senso assoluto a quanto vogliamo indicare – potremo dire che lo spiritualista medio che focalizza le sue attenzioni sul mondo della Forma, e che egli rende incandescente con l’energia della propria incompleta ricerca di Dio, esprime una funzione parziale dello spirito, proprio come una singola rosa è un frammento dell’intero mondo vegetale.

In qualche modo, l’idea astratta del regno vegetale esiste nel fiore; come esiste nel ricercatore la
che Dio sia presente nelle Scuole che frequenta, o nei Guru che devotamente serve. E così è, a dire il vero.
..O figlio di Kunti, Io sono il sapore dell’acqua, la luce del sole e della luna, la sillaba OM nei mantra vedici. Sono il suono nell’etere e l’abilità nell’uomo (Bhagavad Gita – verso 8 – capitolo
7).
..Sono il sapore originale della terra, e il calore del fuoco. Sono la vita in tutto ciò che vive, e l’austerità nell’asceta (Bhagavad Gita – verso 9 – capitolo 7)

… Quanto detto sinora, però, non ha il potere di sciogliere i lacci che legano l’individuo al mondo di maya.

Difatti, Dio è sicuramente nelle persone che lo rappresentano degnamente; tuttavia, è pure fuori di esse.

…Sappi che ogni condizione dell’essere, dipenda essa dalla virtù, dalla passione o dall’ignoranza, non è che una manifestazione della Mia energia. In un certo senso Io sono tutto, ma rimango indipendente. Non sono soggetto alle influenze della natura materiale, poiché esse sono in Me…(Bhagavad Gita – verso 12 – capitolo 7).

Di conseguenza e senza alcun dubbio, la meta di ogni ricerca spirituale è giungere a percepire, in modo definitivo e sicuro, il latente di Dio, in ogni cosa; e fuori di essa.

A questo punto, la somma di tutte le acquisizioni della mente superiore, o inferiore, cadrà nel vuoto dell’insignificante; e proprio come i sacchetti di sabbia – lanciati verso terra da una mongolfiera – riescono a sbalzarla, di colpo, verso il cielo, così lo spirito umano si troverà – libero e deliziato – nella mistica atmosfera dell’Uno, visto quale Verbo.

Ecco, la chiave.

…Si deve meditare sulla Persona Suprema come sull’Essere onnisciente, il più antico, Colui che controlla e mantiene tutto, che è più piccolo del più piccolo ed è inconcepibile, al di là dell’intelligenza materiale, e che rimane sempre una persona. Luminoso come il sole, trascende questo mondo di tenebre (Bhagavad Gita – verso 9 – capitolo 8).

Questo, è dello spiritualista; che, inizialmente, nasconde una promessa, ma, in seguito, diviene la più alta realizzazione di libertà metafisica, oltre la quale non esiste altro.

..Poiché i saggi Mi conoscono come il fine ultimo di tutti i sacrifici e di tutte le austerità, come il Signore Supremo di tutti i pianeti e di tutti gli esseri celesti, come l’amico e il benefattore di tutti gli esseri viventi, trovano il termine delle sofferenze materiali (Bhagavad Gita – verso 29 – capitolo
5).

Abbiate il coraggio, quindi, e la fiducia di abbandonare l’intensa stretta quotidiana che portate verso quei simboli che Dio, pur rimanendo riconoscenti per quanto essi vi hanno dato sinora.

Divenite voi stessi!

Iniziate a domandarvi il perchè questi fratelli e sorelle maggiori, o queste Scuole, vi abbiano attratto. Ma, siate, anche, consapevoli che l’incontro che il destino ha prodotto tra voi e tali
ha una precisa funzione, voluta da Dio medesimo:

…Cerca di conoscere la verità avvicinando un maestro spirituale; ponigli delle domande con sottomissione. L’anima realizzata può rivelarti la conoscenza perchè ha visto la verità (Bhagavad Gita – verso 34 – capitolo 4).

Sappiate per certo, miei cari amici, che fino a quando non farete il primo passo verso l’Uno, inteso in questi termini; fino a quando non rinuncerete alla rosa, per l’intero universo dei fiori; fino a quando non tradurrete in articolazione l’inarticolata Voce del Silenzio; fino a quando non amerete Dio, realizzandoLo come il Cuore pulsante di qualunque organismo parziale dell’universo, voi non sarete liberi.
Il inizierà a vibrare, allora, in ogni poro, spirituale e fisico, che possedete. Il mistero taumaturgico della transustanziazione e dell’eucaristia cosmica si produrrà, ed il Verbo tornerà a divenire Carne. Nella stessa, viva realtà dei vostri tre piani di esistenza.

Molti di voi non lo crederanno. Eppure, la Voce del Caro Amico diverrà, da quel momento, quanto di più famigliare possiate mai immaginare.

E il miracolo rinnovato dell’alfa e dell’omega, tornati a formare la chiusa corona dell’autorealizzazione, vi riempirà di tanto amore, di tanta infinita estasi, che ogni vostro amico, ogni vostro parente, ogni sconosciuto individuo, a contatto con voi, verranno, a loro volta, misteriosamente soffusi dal polline che la Sacra Ape rifulgerà su di essi, riflettendosi da Dio al vostro animo!

Personalmente, nella lunga vita che vedo dietro di me, ho studiato tutto quello che c’era da studiare, nei più alti e sublimi argomenti metafisici; ho praticato la massima forma di yoga tradizionale (il Kriya Yoga); ho scritto libri e servito uomini e donne alla ricerca della verità.

Eppure, in questo momento, mentre vi sto scrivendo, vedo la mia mente, ritorta, lì, in terra, come un ferro arrugginito; mentre una leggera, costante brezza mi agita i capelli. È l’unica Realtà che mi resta: la brezza della Presenza.

Perchè mai debbo avere il timore di testimoniare una verità millenaria, a cui mi hanno condotto –
con milioni di altri fratelli – le sante rivelazioni della sempre benedetta India?

La Presenza esiste! Esiste, proprio nel modo in cui si manifesta a tutti noi, nel sacro testo della
Bhagavad Gita.

…Non so, ora, dove mi porterà l’Uno. Ma so che sono arrivato al termine della mia Divina
Avventura.

Il dolce, costante sussurro del mio Signore oramai non mi abbandonerà più, durante gli infiniti cicli che mi attendono.

Ed una cosa mi delizia profondamente. Tale stupenda realizzazione toccherà a tutti quanti voi – fratelli miei – dovunque voi siate, e qualunque grado di attenzione abbiate posto in quanto vi ho appena testimoniato.

….Provate a fare ! Tutto il resto è ciarpame..

(Guido Da Todi)

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