L’illuminata dimora

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L’illuminata dimora

Qual è lo scopo della meditazione? In che modo e verso quale direzione dovremmo convogliare il
potere dell’immaginazione e della visualizzazione?

om tad visnoh paramam pada sada
pasyanti surayo diviva caksur atatam
tad vipraso vipanyavo jagrivamsah
samindhate vishnor yat paramam padam

“Come i raggi del sole permettono a persone altrimenti cieche di vedere il mondo, allo stesso modo i
devoti del Signore, bramani colti e saggi, poiché hanno realizzato Visnu e la sua illuminata dimora,
possono rivelare agli altri questa suprema Verità”.

Nei testi indovedici si spiega che gli occhi di per sé non riescono a vedere la Realtà, rimangono
piuttosto abbacinati dal mondo delle apparenze; gli occhi di prakriti, di materia, possono percepire
soltanto la materia, nelle sue forme grossolane o sottili, ma per vedere ciò che è oltre ad essa,
per risvegliarsi alla realtà spirituale, per cogliere l’essenza dentro e fuori di noi, occorre
ricevere la misericordia divina e dotarsi di altri occhi rispetto a quelli fisici.

Sono gli occhi dell’anima quelli che permettono di percepire nel relativo, e oltre ad esso,
l’Assoluto; che possono cogliere l’eternità al di là dell’effimero, l’immortalità oltre la morte.

A questo proposito è rilevante comprendere a fondo i concetti di darshan e prasada. Il darshan è
quella visione che non si ha con gli occhi fisici ma attraverso il potere della visualizzazione
interiore, della meditazione sui piani più elevati della realtà. E’ unicamente a quel livello che
può compiersi il “Risveglio”. Prasada indica la misericordia divina, quella potenza ineguagliabile
che giunge dall’alto attraverso la meditazione e che dà consistenza e potenza al “Risveglio”. Tale
potenza diventa accessibile nella misura in cui ci colleghiamo alla sua fonte. Secondo la conoscenza
sapienziale dei testi indovedici, la fonte di questa energia illuminante e purificante (una delle
accezioni del termine prasada è infatti anche ‘purificazione”) è Dio nelle sue infinite
manifestazioni: l’Uno che origina il molteplice, la Coscienza dei coscienti, l’Eternità degli
immortali. Senza prasada, gli occhi si limitano a percepire le increspature delle onde del mare ma
perdono di vista l’oceano, che fuor di metafora rappresenta la vita in tutta la sua vastità e
profondità, e soprattutto nel suo scopo vero e più elevato. Senza prasada si vede ciò che sta in
superficie ma rimane celata l’essenza, e così sottilmente, ma altrettanto pervicacemente, nella
coscienza individuale l’apparenza s’impone sulla realtà.

Il mantra tratto dal decimo mandala del Rigveda, che abbiamo sopra citato, spiega da dove provengano
la capacità di visione e il risveglio della coscienza; essi provengono dal conoscere e ri-conoscere
Dio e la sua dimora (Vishnu paramam padam), ovvero le sue qualità, la sua energia, la sua
misericordia, il suo immortale e universale Amore. Chi conosce, può far conoscere. Il risvegliato
può risvegliare altri.

di Marco Ferrini (Matsyavatara das)

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