L’estate e l’inverno scompariranno?

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L’estate e l’inverno scompariranno?

di Elisabeth A. Debold

Quante volte sentiamo parlare di clima, surriscaldamento globale, stagioni repentine che non si
scambiano più con dolce gradualità. Tutto questo come se il clima fosse cosa esterna alla vita, al
nostro essere nella vita, come se fosse là fuori, creatura o mostro, benevolo o vendicativo. Ecco
un’ intervista al noto ricercatore Ervin Laszlo, ancora più che attuale. Sul prossimo numero di
scienza e conoscenza (23) potrete approfondire la vastità di ricerca di questo personaggio grazie ad
un suo articolo su un fenomeno affascinante e inesplorato legato alla non località temporale

Per il mondo del futuro Ervin Laszlo sarà l’uomo del Rinascimento. Se questa vi sembra
un’affermazione priva di logica, valutate quanto segue: Laszlo ha iniziato la sua carriera come
pianista; successivamente è diventato il principale sostenitore della filosofia dei sistemi; è
andato oltre Darwin elaborando la teoria generale dell’evoluzione; ha teorizzato il “quinto campo
fisico”, a dimostrazione dell’esistenza di una dimensione assoluta al di là del tempo e dello
spazio; ha insegnato in varie università in America, Europa e Asia; e adesso si fa portavoce della
sostenibilità globale. Che cosa lo ha portato dal palcoscenico al laboratorio, in tutto il mondo e
attraverso le più diverse discipline? L’interesse, nient’altro che il puro interesse. “Mi
interessano i problemi, i rompicapo, mi interessano quelle che la scienza chiama anomalie,” afferma
con grande concretezza. “Provo un reale interesse per le cose che non capisco.” E grazie
all’incredibile portata del suo interesse, stiamo per risvegliarci per vedere l’intero cosmo in una
nuova luce – come un sistema vivente di cui siamo parte integrante.

Nato in Ungheria tra le due guerre mondiali, Laszlo era un bambino prodigio – un brillante pianista
la cui mente si librava mentre le mani scorrevano sopra i tasti. Quando finiva di suonare, correva
alla sua macchina da scrivere per catturare le intuizioni e le domande che erano sorte in lui.
Comprendendo alla fine che “non puoi essere un pianista di professione mentre la tua mente è
impegnata con problemi scientifici e filosofici,” Laszlo ha detto addio alla musica per lanciarsi
all’inseguimento della scienza. E così è stato: da allora ha cacciato la scienza fuori dai
laboratori e dai confortevoli circoli scientifici, perché le più recenti scoperte potessero aiutare
a dare una risposta agli interrogativi fondamentali dell’esistenza. Anni fa Laszlo ha fondato il
prestigioso Club di Budapest, attorno al quale si sono riunite le più importanti menti nel campo
dell’arte, della scienza, della religione e della cultura, al fine di elaborare una nuova etica per
un mondo sostenibile.

Al termine di una ormai lontana lezione tenuta all’Università di Yale, WIE [la rivista What is
Enlightenment? Ndr] ha avuto il privilegio di parlare con il dott. Laszlo della sua visione di un
rivolgimento paradigmatico che potrebbe cambiare il futuro.

Elisabeth A. Debold per WIE: Lei ha scritto che ci troviamo in una fase di “macrorivolgimento” –
nella quale i sistemi economici ed ecologici su questo pianeta attraverseranno una crisi, una
trasformazione totale che porterà o a un totale disfacimento o a uno straordinario progresso. Qual è
la sua visione di quanto sta accadendo? E quanto in fretta ritiene che tutto ciò si verificherà?

ERVIN LASZLO: Questo è quello che non sappiamo. È evidente che non è possibile che un numero sempre
maggiore di persone continui ad utilizzare una quantità sempre maggiore di risorse, rendendo sempre
più ineguale la distribuzione di queste risorse, senza che si sia raggiunto un punto di rottura. In
questo preciso istante, ad esempio, lo scioglimento dei ghiacciai continentali, che è all’origine
della deviazione della Corrente del Golfo, potrebbe, nel giro di alcuni anni, modificare il clima
dell’Inghilterra rendendolo rigido come quello del Labrador, che si trova alla stessa latitudine. La
primavera e l’estate scomparirebbero. Il punto della questione è che noi viviamo su un pianeta in
cui ogni cosa è circolare – tutto ciò che facciamo agli altri, o alla natura, alla fine tornerà a
noi. Ma se è vero che è sempre stato così, è altrettanto vero che solo da un paio di secoli abbiamo
iniziato a vedere le cose in quest’ottica.

Un ulteriore fattore ha a che fare con il comportamento dei sistemi complessi: non cambiano in modo
uniforme. È impossibile dire, anche in linea teorica, quando un sistema complesso raggiungerà il suo
limite – ci sono talmente tante retroazioni, talmente tanti meccanismi di auto-correzione all’opera.
Ma se la sollecitazione continua ad aumentare, presto o tardi si giungerà sull’orlo del precipizio o
a un punto di biforcazione, e tutto a un tratto il sistema semplicemente non sarà in grado di
correggersi. Ci limitiamo ad ignorare questo accumularsi di pressione nel sistema. Di conseguenza,
siamo posti di fronte a una crisi “ecol-nomica” – ecologica ed economica al tempo stesso – con
potenziali problemi catastrofici come cambiamenti climatici e aumento del livello del mare, che
potrebbero minacciare la nostra sopravvivenza.

WIE: Si tratta di problemi di enorme portata e complessità, problemi che l’umanità non ha mai dovuto
affrontare prima. È affascinante che lei, in quanto scienziato, non sia alla ricerca di soluzioni
scientifiche, ma, al contrario, sia proiettato verso un cambiamento radicale del nostro modo di
pensare. Che cos’è questo nuovo modo di pensare e in che modo potrà aiutarci?

LASZLO: Ha a che fare con una nuova visione del mondo, con nuovi valori adatti alla vita, alla
sopravvivenza e allo sviluppo su questo pianeta. L’aumento della spiritualità e l’aumento delle
tecniche di meditazione, e il rapporto con la crescita interiore, fa tutto parte di questo fenomeno.
E sta già accadendo, ma è un processo che deve essere accelerato.
E’ possibile arrivare a questa nuova visione del mondo attraverso mezzi razionali o intellettuali. È
possibile arrivarci intuitivamente, attraverso l’arte, la spiritualità, o la religione. E ci si può
arrivare attraverso la scienza. Se guardiamo agli sviluppi nel campo della scienza, scopriremo che
la scienza sta diventando sempre più consapevole del fatto che tutto è strettamente connesso a tutto
il resto. Tutto ciò che esiste è un sistema aperto. Nulla è completamente chiuso o indipendente –
tutto è connesso in maniera molto sensibile.

Le implicazioni sono enormi ovunque si guardi. Così, ad esempio, noi non siamo soltanto ammassi di
cellule, come un edificio è un ammasso di mattoni. Ancora più importante, il nostro tessuto vitale
non è costituito di elementi dal nocciolo duro – atomi e molecole – è costituito di onde. Pertanto,
noi siamo sistemi viventi che ricevono e trasmettono informazioni costantemente. Questa trasmissione
delle informazioni è più rapida di qualsiasi meccanismo biochimico concepibile, perché ciò che
accade a una parte dell’organismo accade contemporaneamente all’altra parte. Vi è una costante
interazione su dimensioni multiple. È una cosa notevole – andare ben oltre qualsiasi concetto
tecnico, biologico, meccanicistico e materialistico dell’organismo.

Come affermano gran parte degli scritti spirituali: non siamo limitati a cinque aperture nella torre
– intendendo che non ci limitiamo a vedere il mondo attraverso i cinque organi di senso. Per quanto
mi riguarda, è assolutamente ovvio che la consapevolezza non è un sottoprodotto del cervello,
fabbricato da un insieme complesso di neuroni. È qualcosa che pervade l’intero universo. È lì in
tutto il corpo, in tutti i sistemi viventi, probabilmente lungo tutto il percorso, giù fino al
livello quantico. Viviamo in un universo che è esso stesso consapevole. E perciò, possiamo lasciare
che il cielo entri dal tetto. La creatività porta a schiudersi – offre la possibilità di lasciare
che il cielo entri dal tetto. E in quel momento non saremo più soli. Ho vissuto momenti come questi
durante i concerti quando ero un giovane musicista – la sensazione di essere parte di un universo
più grande. Di essere unito a qualcosa più grande di te. Credo che queste cose ci daranno un nuovo
paradigma di un universo che è connesso. Siamo molto più interconnessi l’uno all’altro e a tutti gli
elementi di quanto potremmo mai immaginare.

Un amico che ammiro molto, Jonas Salk, ha detto che un nuovo paradigma nella scienza e nella società
è come una risposta del sistema immunitario, perché ti permette di pensare a modi più adatti per
fare fronte ai nuovi problemi. Pertanto, se questo paradigma comincerà a penetrare nella società, ci
sarà più solidarietà, più umanità e un rapporto migliore con la natura e tra gli esseri umani,
perché riconosceremo quello che William James ha detto in The Varieties of Religious Experience [Le
varie forme dell’esperienza religiosa- Morcelliana 1998] – che siamo separati in superficie ma
connessi in profondità. O ciò che sanno i buddisti – che siamo connessi al cosmo. È anche ciò che
intendeva Gesù quando disse “Amatevi come io vi ho amato perché voi siete una cosa sola.” Tutti i
grandi profeti lo hanno affermato. Ma noi abbiamo perso questa interconnessione, ammaliati dalla
tecnologia, dall’economia e dal potere. Riconoscere il sottile elemento che connette la natura tutta
e l’effetto che esso ha sulla nostra mente, la nostra consapevolezza, potrebbe aiutarci a divenire
più umani – e, per inciso, aiutarci a sopravvivere alla crisi che ci troviamo oggi ad affrontare.

What Is Enlightenment?; Aug-Oct 2004. © 2004 What Is Enlightenment? Press. Per gentile concessione
www.wie.org

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