L’essenza dell’insegnamento di G.I Gurdjieff

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Incontro con un uomo straordinario: Georgi Ivanovic Gurdjieff

di Walter Catalano

[Gurdjeff] «..non ha mai esitato a far sorgere dubbi su se stesso con il
tipo di linguaggio che usava, con le sue contraddizioni calcolate e col suo
comportamento, ad un punto tale che .. chi aveva la tendenza ad idolatrarlo
ciecamente, fosse finalmente costretto ad aprire gli occhi sul caos delle
sue reazioni».

Da qui la necessità di confondere le acque, di camuffarsi, di barare su
tutto quello che riguardava la sua identità personale: quasi a ricordare che
quel che davvero contava non era la sua persona, ma l’insegnamento di cui
era portatore. Dice un motto zen: «se qualcuno vi indica la luna dovete
guardare la luna, non il dito puntato ad indicarla».

«Tutto accade. Tutto ciò che sopravviene nella vita di un uomo, tutto ciò
che si fa attraverso di lui, tutto ciò che viene da lui, tutto questo accade
[…] L’uomo è una macchina. Tutto quello che fa, tutte le sue azioni, le
sue parole, pensieri, sentimenti, convinzioni, opinioni, abitudini, sono i
risultati di influenze esteriori […] movimenti popolari, guerre,
rivoluzioni, cambiamenti di governi, tutto accade. […] L’uomo non ama, non
desidera, non odia- tutto accade.»

Per poter fare bisogna prima essere, e per poter essere bisogna prima aver
preso coscienza della propria fondamentale inesistenza. La dichiarazione può
suonare sostanzialmente scandalosa ad un orecchio occidentale, ed ecco
sollevarsi comode accuse, da parte di molti, a denunciare una dottrina
inumana e crudele, laddove si dovrebbe parlare piuttosto di “obbiettiva
imparzialità”.

..«Il Cristianesimo dice esattamente questo, amare tutti gli uomini.
Impossibile. Allo stesso tempo è assolutamente vero che è necessario amare.
Ma prima bisogna essere, solo dopo si può amare. Sfortunatamente, col
passare del tempo, i moderni Cristiani hanno adottato la seconda metà, amare
ed hanno perso di vista la prima, la religione che avrebbe dovuto
precederla. Sarebbe stupido da parte di Dio chiedere all’uomo ciò che questi
non può dare.»

La nostra vita, così com’è, è solo reazione meccanica a stimoli esterni:
quello che chiamiamo io è un groviglio confuso di piccoli io in perenne
conflitto fra loro. Non c’è unità in noi: «l’uomo è plurale. Il nome dell
uomo è legione»

Da qui la necessità di costruirsi un Centro di Gravità, o Centro Magnetico,
costituito dall’Insegnamento, intorno al quale agglutinare un certo numero
di io e procedere dalla molteplicità verso l’unità. La via è data dallo
sforzo cosciente e dalla sofferenza volontaria. Lo sforzo cosciente è
attenzione, presenza, ricordo di sé; la sofferenza volontaria è invece l
abbandono delle proprie certezze, delle proprie opinioni, della propria
affermazione meccanica di se stessi, del desiderio di rassicurazione, del
conforto intellettuale del proprio senso di sé con le sue pretese di
importanza e di onniscienza.

Lo sforzo consiste anche nello smascheramento delle emozioni negative -ansia
rabbia, autocommiserazione, vanità, amor proprio, ecc.- dell'”immaginazione
, cioè il credersi ciò che non si è, e dell'”identificazione”, concetto non
dissimile da quello che i Buddhisti chiamano ‘attaccamento’. I fini di
questo sforzo non sono morali o moralistici: si può parlare con freddezza ed
efficacia di controllo della dispersione energetica nel contesto generale
della “macchina” umana.

..La via di Gurdjieff è una via religiosa nel senso più propriamente
etimologico del termine: re-ligare, cioè riconnettersi, ricollegarsi.

.. Ouspensky, il divulgatore più noto delle idee di Gurdjieff, chiama questo
percorso “Quarta Via”, contrapposta alla via del “fakiro”, che lavora solo
sul corpo; del “monaco”, che lavora solo sulle emozioni; e dello “yogi”, che
lavora solo sulla mente. Queste vie sbilanciate possono produrre solo
stupidi santi” (che sono in grado di fare tutto, ma non sanno cosa fare) o
deboli yogi” (che sanno cosa fare, ma non possono farlo).

La Quarta Via invece è la «Via dell’Uomo Astuto», quella che equilibra il
lavoro delle prime tre, sviluppando armonicamente tutti gli aspetti dell
essere e permettendo al praticante di non abbandonare la sua vita ordinaria
per rinchiudersi in un monastero, ma, come dicono i sufi, di «essere nel
mondo, ma non del mondo».

..L’uomo è un essere tricentrico o “tricerebrale”; i tre centri o “cervelli”
devono funzionare in modo armonico e non sbilanciato come di norma. Stomaco
(e tutto quel che si trova al di sotto di questo), cuore e testa o, se si
preferisce, corpo, emozioni e intelletto, devono equilibrare le loro
funzioni e non interferire fra loro. Non bisogna quindi sacrificare, o
mortificare nessuna delle parti dell’uomo, ma bilanciarle e restituirle alla
sfera appropriata:

«Meriterà il nome di uomo e potrà contare su ciò che è stato preparato per
lui dall’Alto, solo colui che avrà saputo acquisire i dati necessari per
conservare indenni sia il lupo sia l’agnello che gli sono stati affidati.»

Se tipi diversi di uomini, guidati solo da uno dei loro centri -l
intellettuale, l’emozionale, il sensitivo-motore- sono imprigionati in uno
schema prestabilito, il quarto tipo di uomo, che ha equilibrato i tre centri
può cominciare ad assaporare i primi barlumi di libertà.

Un’idea fondamentale collegata con questa è la differenza fra conoscenza e
comprensione: la prima è fondata su un solo centro, abitualmente il centro
intellettuale; la seconda è tricentrica, passa, cioè, per tutte le facoltà.
Ciò che è compreso, cioè contemporaneamente capito, sentito e percepito, ci
appartiene davvero; la semplice conoscenza è invece del tutto strumentale e
aleatoria. Da qui la scarsa considerazione di Gurdjieff per l’uso puramente
intellettuale, teorico delle idee dell’Insegnamento:

– senza la comprensione e quindi la pratica, non si può che fraintendere.

..«I primi passi verso la libertà sono l’autosservazione ed il ‘conosci te
stesso’. Il sistema di Gurdjieff inizia con l’osservazione scientifica
neutrale di se stessi -con l’esame del proprio corpo in modo scientifico:
inizialmente, basandosi sul centro fisico; più tardi, facendo osservazioni
sul centro mentale e sul centro emotivo. […] Il corpo è l’unico strumento
col quale lavorare. Fatene un buono strumento. Non tollerate che sia esso a
controllarvi. […] I nostri corpi sono dei ‘fertilizzanti’ per l’anima.»

..A fondamento della manifestazione vi sono due leggi cosmiche universali:
la Legge del Tre (Triade) e la Legge del Sette (Ottava) [cfr. l’enneagramma]

La prima legge postula come ogni fenomeno risulti dall’incontro di tre
differenti forze: il pensiero scientifico osserva invece solo la presenza di
due forze (positivo e negativo magnetici; cellula maschio e femmina, ecc.),
ma è ignaro della terza.

Gurdjieff chiama queste forze:

1.Santa-Affermazione 2.Santa-Negazione 3.Santa-Riconciliazione,

oppure

1.forza attiva, o positiva 2.forza passiva, o negativa 3.forza
neutralizzante.

Le tre forze sono osservabili all’esterno ed all’interno di noi, ma non è
affatto facile riconoscerle, specialmente la terza forza. In termini più
ordinari si potrebbe parlare anche di impulso, resistenza e conciliazione.

..Inutile dilungarsi sulle analogie con altre tradizioni: la Trinità
cristiana di Padre, Figlio e Spirito Santo in cui, non a caso, quest’ultimo
è il “Paracleto”, l’intercessore; la Trimurti indù di Brahma, Shiva e Vishnu
i tre Gunas del Sankhya, Rajas il principio dinamico, Tamas il principio
statico e Sattva l’equilibrio; il Sale, Zolfo e Mercurio dell’Alchimia; lo
Yin e lo Yang unificati nel Tao; i Tre Triangoli della Quabbalah; ecc.

..La legge del Sette..: lo sviluppo della frequenza delle vibrazioni,
ascendente o discendente, della forza passa attraverso sette gradi, fasi o
note” disposte lungo una scala armonica, con due prevedibili punti di stallo
(proprio dove mancano i semitoni tra mi-fa si-do nella scala maggiore mi, re
do, si, la, sol, fa, mi).

Questa legge si può chiamare «legge della discontinuità delle vibrazioni».
Nell’universo tutto è vibrazione, ma in ogni scala di trasmissione di queste
ci sono sempre due punti dove le vibrazioni rallentano e richiedono uno
shock esterno per poter continuare nella stessa direzione. Senza shock
esterno il percorso deraglia e cambia traiettoria: questo accade all’inizio
(mi-fa) ed alla fine (si-do) dell’ottava.

Se “ciò che è in alto è come ciò che è in basso”, anche questa legge si
applica sia all’esterno, che all’interno di noi: sul piano cosmico l’ottava
discendente del cosiddetto “Raggio di Creazione”, che dall’Assoluto porta
allo sviluppo progressivo dei mondi, colma il primo intervallo do-si con il
Fiat’ divino ed il secondo fa-mi con la funzione della vita organica sulla
Terra, vero e proprio organo di percezione del pianeta; analogamente sul
piano della realizzazione umana, l’ottava ascendente che porta l’uomo dal
sonno meccanico all’essere reale, colma i due intervalli con lo sforzo
consapevole e la sofferenza volontaria proposti dal Lavoro.

Nello spazio compreso fra queste due ottave è racchiuso il destino dell
uomo: essere una pedina nell’ottava discendente, svolgere passivamente il
proprio ruolo di trasformatore di energia, con tutte le creature viventi, e
venire riassorbito a suo tempo nel substrato indifferenziato come parte dell
ecologia cosmica; oppure entrare di forza nell’ottava ascendente,
partecipare di un compito più alto, essere attivo.

..In questo modo il cerchio si chiude, niente è casuale in questo sistema in
cui ognuno può scegliere se seguire la corrente generale, manifestando un
esistenza semiconscia e generando un grado di energie rudimentali che
vengono usate dal cosmo ad un solo livello; o invece cercare di “essere”, di
evolversi consapevolmente, e, applicando il principio “alchemico” della
separazione dello ‘spesso dal sottile’, muoversi verso la capacità di
ricevere e generare energie più raffinate, svolgendo un servizio più alto
per le forze della creazione. In entrambi i casi niente viene sprecato:
tutto in natura è “cibo” per qualcosa; tutto viene utilizzato.

L’azione universale e coordinata delle due leggi è esemplificata dal simbolo
dell’Enneagramma: un cerchio che include un triangolo equilatero intrecciato
con un’altra figura a sei lati.

L’Enneagramma poteva essere utilizzato per comprendere la relazione e la
trasformazione dei tre nutrimenti (cibo, aria, impressioni) nel corpo umano,
per la sua evoluzione e connessione con i corpi superiori. ..

Dei nove lati che lo compongono, sei sono ottenuti da 1 diviso per 7 (che
produce un numero infinito in cui non compare mai il 3, il 6 e il 9), gli
altri da 1 diviso per 3 (che produce una serie infinita di 3, di 6 e di 9).
. Il cerchio simbolizza lo zero, il serpente ermetico che si morde la coda:
in realtà non si tratta di un cerchio ma di una spirale, perché il simbolo
non va inteso in senso statico ma dinamico.

L’Enneagramma rappresenta ogni processo che si mantiene da solo per
autorinnovamento: per esempio la vita.

..«La conoscenza dell’Enneagramma è stata preservata per molto tempo in
segreto e se adesso, per così dire, è resa disponibile a tutti, è solo in
una forma incompleta e teorica della quale nessuno può fare alcun uso
pratico senza istruzioni da parte di chi sa».

..L’Enneagramma [è] “il geroglifico fondamentale di un linguaggio universale
che ha tanti significati diversi quanti sono i livelli di essere degli
uomini”

..L’unico esempio occidentale di figura a nove punte abbastanza simile
all’emblema della Quarta Via risale invece ad Athanasius Kircher (1601/1680)
nella sua opera Arithmologia del 1665.

Kircher aveva profondi interessi per il pitagorismo e la Qabbalah,
sperimentò gli effetti del suono sulla materia e dedusse che l’ordine
universale fosse basato sul numero e l’armonia delle vibrazioni sonore,
inoltre fu il primo occidentale a cercare di decifrare i geroglifici egizi.

Tutto questo, una volta detto, lo si può anche dimenticare: si tratta adesso
di riscoprirlo, non perché ci viene spiegato, o lo leggiamo da qualche parte
ma perché lo verifichiamo con la nostra esperienza.

L’insegnamento in realtà è soltanto pratico e viene trasmesso esclusivamente
per via orale o tramite esempi diretti che evitano anche la parola. .. «Se
non sei dotato di uno spirito critico, la tua presenza qui è inutile»

..Gurdjieff ha sempre manifestato una certa annoiata diffidenza verso gli
occultisti e «gli iniziati di nuova emissione», come li apostrofava
beffardamente; la ‘magia’ non gli interessava: il vero problema è svegliarsi
non rendere più confortevole il sonno. La sua posizione ricorda piuttosto
lo spoglio rigore e la ruvida purezza di certi insegnamenti zen.

«Siete in prigione. tutto quello che desiderate, se siete intelligenti, è
fuggire. ..».

Nessun gruppo veramente esoterico metterebbe inserzioni sui giornali, o
segnalibri, stampati in carta molto raffinata, dentro le edizioni
gurdjieffiane in commercio. Si pensi sempre a questo dettaglio non
secondario, e si ricordi il consiglio degli antichi: caveat emptor!

Indicazioni bibliografiche

Chi volesse avvicinarsi allo studio delle idee gurdjieffiane legga per prima
cosa (ed. Astrolabio) di P. D.
Ouspensky, testo fondamentale di introduzione e di divulgazione. Poi
prosegua con “Incontri con uomini straordinari” dello stesso Gurdjieff (ed.
Adelphi), che sotto l’apparenza di un’avventurosa ed appassionante
autobiografia mitica” cela indicazioni assai preziose, pur se velate dal
simbolismo; ed infine con “Vedute sul mondo reale”: Gurdjieff parla ai suoi
allievi (ad es. Aforisma n. 29 in: < G.I. Gurdjieff, Vedute sul mondo reale:
Gurdjieff parla ai suoi allievi, L’Ottava, Milano, 1985) >, serie di
conferenze e dialoghi molto semplici e chiari.

Per un momento successivo si riserbi invece lo studio di < I racconti di
Belzebù al suo piccolo nipote (recentemente riediti da Neri Pzza) >, la
monumentale opera maggiore di Gurdjieff, che richiede una comprensione ed
uno sforzo superiori a quelli del lettore ordinario. Lo stesso dicasi dell
ultima opera (incompiuta) del maestro caucasico < La vita è reale solo quando
‘Io sono’ >, tradotta in modo pessimo ed amputata inspiegabilmente del
capitolo introduttivo nell’edizione italiana (ed. Basaia), si consiglia
perciò di leggerla, se possibile, nell’edizione originale inglese o francese

..Per quanto riguarda una scelta dell’opera musicale, si ascoltino i dischi
o CD: < G. I. Gurdjieff: Sacred Hymns >, esecuzione al pianoforte di Keith
Jarrett (ed. ECM); zChercheurs de Verité – Chants et rythmes d’Orient –
Rituel d’un ordre Soufi – Chants Religieux (6 voll.) >, esecuzione al piano
di Alain Kremsky (ed. Valois); < Music of Gurdjieff/de Hartmann (2 Voll.) >,
esecuzione al piano di Herbert Henck (ed. Wergo); e soprattutto The Music of
Gurdjieff/de Hartmann (2 Voll.), eseguita dall’interprete originario e
trascrittore/coautore di tutti i motivi di Gurdjieff, Thomas de Hartmann (ed
Triangle Records); recentemente è stata pubblicata da «Il Manifesto» una
compilation su CD dal titolo < Racconti d'Oriente > che ospita, fra l’altro,
un brano eseguito all’harmonium portatile dallo stesso Gurdjieff ed una
breve conversazione, registrata nello stesso anno della morte del maestro,
in cui è possibile ascoltare la sua voce.

“Tratto dalla mailing list Sadhana

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