Le Regole della Libertà

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Le Regole della Libertà

Il sentiero nascosto per una vita piena

di Parker J. Palmer

Pochi libri sono capaci di far risvegliare nel lettore il sentimento di amore per sé e per gli
altri, di profondo rispetto per chi compie delle scelte di libertà in linea con i propri desideri,
di giustizia per quanti cercano umilmente e coraggiosamente di creare un mondo diverso e più pacifico.

Le regole della libertà raggiunge pienamente l’obiettivo di rafforzare nei lettori il coraggio delle proprie scelte e la capacità di ascoltare la propria coscienza.

La reciproca fiducia tra individui liberi e onesti è, secondo l’autore, il terreno su cui possono
nascere piccoli ma risoluti gruppi in grado di cambiare le abitudini della massa.

I circoli della fiducia, promossi dall’autore, sono l’esempio di come si possa offrire sostegno
pratico a chi desidera davvero intraprendere un percorso di cambiamento attraverso piccole azioni quotidiane.

Non a caso, in pochi mesi, sono sorti circoli in tutti gli stati degli Usa, mentre crescono i facilitatori e gli intermediari che fungono da guida all’interno del gruppo.

Hai mai provato il desiderio di agire contro ogni logica ed ascoltare esclusivamente il tuo cuore?
Ti sei mai trovato nella condizione di opporti ad una decisione contraria ai tuoi principi?

Ti è capitato di dire qualcosa che tutti pensano, ma che nessuno ha il coraggio di dire?

Tutte le volte che hai messo da parte le regole dell’abitudine, della convenienza, dell’ipocrisia,
in realtà hai seguito un altro tipo di regole, più rispettose della tua dignità di essere umano.

Tutte le volte che hai ragionato secondo la tua coscienza, hai seguito Le Regole della Libertà.

Un libro che esalta la grandezza dei piccoli gesti, dei sì e dei no detti al momento opportuno,
delle persone che umilmente e generosamente si impegnano per un mondo diverso e più pacifico.

Un lavoro pervaso di amore e profondo rispetto per chi compie scelte di libertà, e ci indica la via per guadagnare più fiducia nelle nostre scelte e negli altri.

Un cerchio della fiducia è una comunità sotto una luce diversa.

Il suo scopo specifico è sostenere il viaggio interiore di ogni persona del gruppo, far sentire ciascun’anima abbastanza al sicuro da mostrarsi e dire la propria verità.

Parker J. Palmer – Anteprima – Le Regole della Libertà

Nella solitudine Ogni estate vado a Boundary Waters, circa cinquecentomila ettari di natura
incontaminata lungo il confine tra Minnesota e Ontario. La mia prima escursione lì, anni fa, fu una
pura e semplice vacanza. Tuttavia, quando ho iniziato a ritornare più volte a quel mondo primordiale
fatto di acqua, rocce, boschi e cielo, la mia vacanza ha cominciato a sembrarmi sempre più un
pellegrinaggio, un cammino annuale verso un terreno sacro indotto da unesigenza spirituale.

La riflessione di Douglas Wood sul pino americano, un albero originario di quella regione, descrive
ciò che cerco quando vado al nord: le immagini di una vita vissuta con integrità.

Thomas Merton affermava che «cè in tutte le cose unintegrità nascosta». Ma nel mondo degli
uomini, dove la nostra essenza non è visibile come quella dei pini, le parole di Merton a volte
sembrano una vana illusione. Timorosi che la nostra luce interiore venga spenta o che loscurità
interiore venga esposta, nascondiamo la nostra vera identità gli uni agli altri e, nel farlo, ci
separiamo dalla nostra anima. Finiamo così col vivere unesistenza disgregata, talmente lontana
dalla verità insita in noi che non riusciamo a esperire lintegrità che deriva dallessere ciò che si è.

La mia conoscenza in tal senso deriva innanzitutto dallesperienza personale: anelo a essere
integro, ma la separazione dallanima spesso sembra essere la scelta più facile. Una vocina
silenziosa dice la verità su di me, sul mio operato e sul mondo; la sento, eppure agisco come se
non fosse così. Soffoco un dono che potrebbe servire per uno scopo elevato o mi impegno in un progetto in cui non credo veramente.

Rimango passivo di fronte a una questione che dovrei affrontare oppure violo palesemente le mie
convinzioni. Nego la mia oscurità interiore, concedendole così un maggiore potere su di me, oppure
la proietto su altre persone, creando nemici che in realtà non esistono. Quando vivo una vita
disgregata pago un caro prezzo: mi sento disonesto, timoroso di essere scoperto e depresso per il fatto che sto nascondendo la mia vera identità.

Anche le persone che mi circondano pagano tale prezzo, perché camminano su un terreno reso instabile
dalla mia frammentazione. Come posso affermare lidentità di un altro se io stesso nego la mia? Come
posso fidarmi dellintegrità altrui se io stesso diffido della mia? La mia vita è percorsa da una
linea di faglia e ogni volta che questa si apre separando le parole e le azioni dalla mia verità
interiore le cose intorno a me si fanno instabili e cominciano ad andare in pezzi. Ma a nord,
nella natura incontaminata, riesco a percepire la totalità nascosta in tutte le cose: è il sapore
dei frutti di bosco, il profumo dei pini riarsi dal sole, la vista dellaurora boreale, il gorgoglio
dellacqua che lambisce la costa, tutte manifestazioni di unintegrità essenziale che è eterna e che
va al di là di ogni dubbio. E quando torno alla realtà umana, effimera e pervasa dallo scetticismo,
guardo con occhi nuovi la totalità nascosta in me e nella mia specie, e provo un amore nuovo persino per le nostre imperfezioni.

In verità, la natura incontaminata mi ricorda costantemente che integrità non significa perfezione.
Il 4 luglio 1999, infatti, a Boundary Waters una tromba daria con forza pari a quella di un uragano
abbatté venti milioni di alberi nel giro di venti minuti. Un mese dopo, tuttavia, quando compii il
mio pellegrinaggio annuale verso nord, mi si spezzò il cuore alla vista di quella devastazione e mi
chiesi se volevo ancora tornarci. Eppure, da allora, a ogni visita sono rimasto stupito nel vedere
come la natura usi la distruzione per stimolare una nuova crescita, sanando lentamente, ma inesorabilmente, le proprie ferite.

Totalità non è sinonimo di perfezione: significa accogliere la frammentazione come parte integrante
della vita. Tale consapevolezza mi fa sperare che lintegrità umana mia, vostra, nostra non
rimarrà per forza un sogno utopistico, se solo usiamo la distruzione come vivaio per un nuova vita.

Oltre letica

La vita disgregata si presenta in numerose forme diverse. Per citare alcuni esempi, è la vita che conduciamo quando

rifiutiamo di investire nel nostro lavoro, sminuendone la qualità e prendendo le distanze da chi dovrebbe beneficiarne;

ci guadagniamo da vivere con lavori che vanno contro i nostri valori fondamentali, persino se il nostro sostentamento non lo richiederebbe affatto;

rimaniamo in ambienti o relazioni che distruggono continuamente il nostro stato danimo;

manteniamo dei segreti per ottenere un tornaconto personale a scapito di altri;

nascondiamo le nostre convinzioni a chi non le condivide per evitare scontri, conflitti e cambiamenti;

dissimuliamo la nostra vera identità per paura di essere criticati, evitati o attaccati.

La frammentazione è una patologia individuale, ma ben presto diventa un problema anche per gli
altri. è un problema per gli studenti i cui professori insegnano in modo cattedratico, nascondendosi
dietro i loro piedistalli e la loro autorità; è un problema per i pazienti i cui medici praticano la
professione con indifferenza, celandosi dietro la protezione di una facciata pseudo-scientifica; è
un problema per i dipendenti i cui datori di lavoro hanno un libro paga al posto del cuore; infine,
è un problema per i cittadini i cui rappresentanti politici parlano con lingua biforcuta.

Mentre scrivo, i mezzi dinformazione sono pieni di storie di persone la cui disgregazione è
divenuta tristemente famosa: le persone in questione lavorano in posti come Enron, Arthur Andersen,
Merrill Lynch, WorldCom e la Chiesa cattolica, solo per citarne alcuni. Sicuramente si sono sentiti
richiamare interiormente allintegrità, ma si sono separati dalla loro anima, tradendo la fiducia
dei cittadini, degli azionisti e dei fedeli, rendendo al contempo meno affidabili la democrazia, leconomia e le istituzioni religiose.

Le singole vicende spariranno presto dalle prime pagine, ma la storia delle vite frammentate rimarrà
attuale per sempre. La sua tragedia è perenne e i suoi costi immensi. Ottocento anni fa il poeta
Rumi lo aveva già affermato con spietata franchezza: «Se sei qui con noi infedelmente, / provochi un danno terribile»

Come dobbiamo intendere quindi la patologia della frammentazione? Se la affrontiamo come un problema
da risolvere alzando gli standard etici, esortandoci lun laltro a migliorare sempre di più e
infliggendo pene più severe a chi non ci riesce, per un po ci sentiremmo probabilmente più virtuosi, ma non risolveremo il problema alla radice.

In ultima analisi, la vita disgregata non è un fallimento delletica, bensì dellintegrità umana.
Medici che liquidano in fretta i pazienti, politici che mentono agli elettori, dirigenti che
defraudano i pensionati dei loro risparmi, uomini di chiesa che privano i bambini della serenità: in
generale, tali persone non sono prive di conoscenze o valori etici. Senza dubbio avranno seguito dei
corsi sulletica professionale, magari concludendoli con il massimo dei voti. Avranno tenuto
discorsi e sermoni su questioni etiche e con tutta probabilità credevano alle proprie parole.
Avevano però labitudine radicata di mantenere ben separati dalla propria vita il loro sapere e le loro convinzioni.

Tale abitudine è vividamente illustrata da una storia che leggo sul giornale proprio mentre scrivo:
lex direttore generale di una società di biotecnologie è stato riconosciuto colpevole di insider
trading e condannato a sette anni di reclusione dopo aver fatto rischiare il carcere alla figlia e
al padre anziano per averlo coperto. Interpellato su cosa gli passasse per la mente mentre
commetteva tali crimini ha risposto: «Me ne stavo seduto lì… pensando di essere il dirigente più
onesto del mondo [e] nello stesso tempo… facevo a cuor leggero qualcosa di sbagliato e trovavo una giustificazione».

Queste parole sono state pronunciate da un esperto di suddivisione in categorie, una capacità
molto apprezzata in numerosi settori lavorativi, ma che in fin dei conti non è altro che un sinonimo
di vita disgregata. Forse a pochi di noi toccherà la stessa sorte dellintervistato, ma molti di noi
condividono già le sue conoscenze: le sviluppiamo a scuola, dove letica, come la maggior parte
delle materie, tende a essere insegnata come qualcosa di slegato dalla vita interiore.

Da adolescenti e da giovani adulti abbiamo imparato che, nella scalata verso il successo lavorativo,
la conoscenza di se stessi ha scarsa importanza. Ciò che conta è la conoscenza oggettiva che ci dà
la capacità di manipolare il mondo. Letica, insegnata in tale contesto, diventa solo un altro
studio a distanza dei grandi pensatori e dei loro pensieri, lennesimo esercizio di memorizzazione di informazioni che però non tocca il nostro cuore.

Naturalmente tengo in grande considerazione i valori etici, ma in una cultura come la nostra, che
sminuisce la realtà e il potere della vita interiore e le attribuisce scarso valore, letica diviene
troppo spesso un codice di comportamento esteriore, un insieme oggettivo di regole che ci viene
detto di seguire, un esoscheletro morale che indossiamo nella speranza di ricevere un sostegno. Il
problema degli esoscheletri è molto semplice: possiamo toglierli con la medesima facilità con cui li mettiamo.

Tengo in gran conto anche lintegrità. Tale termine, tuttavia, significa ben più che il rispetto di
un codice morale: è lo stato o caratteristica di ciò che è intero, completo e inviolato, ed è il
significato alla base degli aggettivi integro o integrale. A livello più profondo lintegrità si
riferisce a qualcosa, come il pino americano o lidentità umana, nel suo «stato inalterato, non adulterato e genuino che corrisponde alla sua condizione originale»

Se comprendiamo lintegrità per quel che è, smettiamo di farci ossessionare dai codici di
comportamento e ci imbarchiamo in un viaggio più impegnativo per diventare integri. A quel punto
potremo comprendere la verità dellaffermazione di John Middleton Murry: «Per una persona buona,
rendersi conto che è meglio essere integri che buoni significa intraprendere un sentiero stretto e
angusto, a confronto del quale la sua precedente rettitudine era una spensierata dissolutezza»

Parker J. Palmer

Parker J. Palmer è uno studioso, scrittore e insegnante stimatissimo per il suo impegno sociale e filantropico.
Ha ricevuto importanti riconoscimenti per il suo grande lavoro e la sua ricerca nell’ambito della
formazione umana e professionale di comunità, imprenditori e lavoratori in genere.
Grazie ai suoi libri in America sono già sorti innumerevoli gruppi di cittadini liberi e consapevoli.

Le Regole della Libertà
Il sentiero nascosto per una vita piena
Parker J. Palmer
Editore:BIS Edizioni
Data pubblicazione:Luglio 2011
Formato:Libro – Pag 315 – 15×21
http://www.macrolibrarsi.it/libri/__le-regole-della-liberta.php?pn=1567

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