La sublime connessione Yoga e Respiro

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La sublime connessione Yoga e Respiro

Consapevolezza

Yoga e metodo Buteyko: due approcci diversi, ma profondamente connessi, che vedono nel respiro il
ponte tra corpo, mente e consapevolezza. Fisiologia alla filosofia, il legame tra scienza e
spiritualità, il ruolo della ghiandola pineale e il potenziale nascosto della respirazione…Un
viaggio tra oriente e occidente per comprendere come il respiro influenzi la nostra vita a tutti i
livelli!

Fiamma Ferraro – 12/02/2025

Come i fedeli follower ormai sanno, al momento sto approfondendo la filosofia yoga da vari aspetti e
a volte condivido il contenuto di alcune mie letture. Sarà “deformazione professionale”, ma trovo
sempre collegamenti con la medicina.

Lo Yoga ci parla ovviamente dei nostri cinque sensi fisici, ma ne esistono anche cinque astrali.

Ce n’è inoltre uno non ancora ben definito: “sesto senso”. Impossibile affermare che nessuno ne
abbia mai sentito parlare. In base a questa filosofia, la “sede anatomica” di questo senso è la
ghiandola pineale.

È risaputo che la ghiandola pineale è più sviluppata nei bambini e nel sesso femminile. È anche
stato dimostrato in ratti da laboratorio, che man mano che si invecchia tale ghiandola si può
lievemente calcificare a livello microscopico. Un “nutrimento” in dosaggio ed orari appropriati è la
melatonina. Ma come sempre, prima di fare un ciclo di melatonina, fatevi consigliare da chi di
dovere… e buon sesto senso!

Yoga e Buteyko

Ho scritto “Yoga e Buteyko” ma se avessi scritto “Buteyko e Yoga” non vi sarebbe stata alcuna
differenza: si tratta di due facce della stessa medaglia.

Proprio come le due facce della stessa medaglia in genere sono diverse, il respiro in base al metodo
del professor K. P. Buteyko e la respirazione basata sulla filosofia degli insegnamenti yoga altro
non sono che pura anatomia e fisiologia espresse in modi diversi; l’oriente e l’occidente nella
sostanza concordano.

Prima di arrivare al nocciolo della questione, invito il lettore a fare una semplicissima e banale
riflessione: quante persone percepiscono il proprio respiro?

Chi ha riaddestrato il proprio respiro saprà già rispondere, ma l’affermazione che il respiro sia
una funzione fisiologica del tutto “automatica” non corrisponde alla realtà.

Fisiologicamente parlando il respiro lo si percepisce mediante il centro respiratorio ed i
chemiocettori/chemiorecettori. Il centro respiratorio è localizzato nel tronco cerebrale tra la
prima e la seconda vertebra cervicale in una zona anatomica denominata medulla oblongata.

I chemiocettori/chemiorecettori sono dei recettori (piccoli agglomerati cellulari localizzati
nell’aorta e le carotidi) sensibili alle variazioni nel livello dei gas. Grazie a questi il centro
respiratorio modula l’intensità e la frequenza del respiro e, mentre è verissimo che il centro
respiratorio per definizione è automatico, il respiro è l’unica funzione fisiologica che può essere
modulata con la volontà dalla corteccia cerebrale. Se non fosse così, un riaddestramento
respiratorio non avrebbe alcun senso.

La filosofia dello yoga, si basa anche su conoscenze anatomo fisiologiche, pur trattandosi di una
filosofia non proprio recente. Gli yogi fanno presente che le sensazioni corporee vengono percepite
dai 5 sensi, sensi già noti da decenni. Ma, e questo “ma” è importante, essi ipotizzano che ci
potrebbero essere dei sensi non ancora conosciuti dalla scienza.

Prendiamo ad esempio la sensazione della fame e della sete. A percepire le sensazioni mediante i
sensi è alla fine la mente. Chissà che non ci sia anche un senso che va ben oltre il centro
respiratorio ed i chemiocettori!

Ipotizzo che un tale senso ancora non noto potrebbe spiegare perché le reazioni psichiche a seguito
di un determinato esercizio facente parte di un riaddestramento respiratorio sono estremamente
variabili da soggetto a soggetto.

Uno dei tanti messaggi degli yogi potrebbe sembrare paradossale: si potrebbe arrivare al totale
controllo dei sensi, anche se i sensi controllano la mente.

Se veramente ci fosse “un senso per il respiro” come ho “ventilato” (visto che stiamo parlando di
ventilazione), allora si potrebbe dedurre che mente e respiro sono in stretto collegamento tra di
loro, o addirittura affermare che la mente è respiro e il respiro è mente.

Gli yogi fanno presente che l’organo che realmente percepisce le sensazioni mediante i sensi è la
mente.

Credo che tale stato sia percepito da chi riesce a trascendere durante la meditazione, nel momento
in cui il respiro è calmissimo se non quasi inesistente, momento in cui si verifica l’assorbimento
massimo della forza vitale prana. In fisiologia sono descritte le onde theta, (frequenze tra i 4 e
gli 8 Hz) associate ad uno stato di meditazione profonda tra il sonno e la veglia, un territorio
affascinante della mente umana tra i tanti non ancora “scoperti”.

Quando presenti, queste onde sono rilevabili mediante l’encefalogramma (ritmo theta).

Esploriamo ora ciò che hanno in comune la respirazione in base ai principi yoga ed un
riaddestramento respiratorio basato sul metodo Buteyko.

L’Essenza del respiro

In generale, la filosofia dello yoga insegna che è necessario un certo impegno volontario mentale
per ottenere il risultato desiderato facendo appello alla forza della mentale.

Si tratta della connessione tra psiche e soma; trattasi di un riaddestramento respiratorio, la presa
di coscienza e conoscenza del proprio respiro costituiscono la base.

Si potrebbe affermare che lo yoga è rivolto al lato psichico del respiro; eppure pochi sanno che lo
stesso yoga si basa anche sulla scienza del respiro.

Un riaddestramento respiratorio basato sugli insegnamenti di Buteko indubbiamente è più
“scientifico” per ciò che concerne l’anatomia, la fisiologia e la biochimica del respiro, ma questo
solo perché molti dati non erano noti anni or sono.

Lo yoga è diviso in vari rami, da quello che insegna il perfetto controllo del corpo a quello che
insegna come sviluppare i poteri spirituali. Tanti di questi rami confluiscono in un
riaddestramento respiratorio basato sugli insegnamenti del professore. È interessante notare che lui
aveva il massimo rispetto per questi insegnamenti, mentre alcuni filosofi ed antropologi come ad
esempio Rudolf Steiner no (quest’ultimo era dell’avviso che non fosse pertinente a culture
occidentali).

Sappiamo che questo metodo è scientificamente provato per il controllo dell’asma (scientificamente
provato in termini statistici), e lo scienziato con molta umiltà faceva presente che altro non aveva
fatto che portare la nostra attenzione a tutto ciò che era già da anni documentato in testi di
fisiologia medica. In ciò che scrivo ed ai miei pazienti ricordo sempre che:

Questo metodo non è un “tipo” di respiro bensì IL respiro.
Il metodo altro non è che pura anatomia, fisiologia e, se vogliamo, anche biochimica applicata.
Alcune nozioni di anatomia e fisiologia sono essenziali. Questo perché “per la macchina del proprio
respiro” bisogna sapere come funziona la medesima. C’è una grandissima differenza tra una Ferrari,
una BMW ed una Citroen.
Nella filosofia yoga si parla della scienza della respirazione, divisa in 3 rami:

Lato fisico. È qui che coincide perfettamente con gli insegnamenti di un riaddestramento
respiratorio.
Lato psichico che corrisponde in termini di un riaddestramento respiratorio alla coscienza del
respiro.
Lato spirituale. Questo aspetto va oltre i primi due lati, ma d’altronde il professore era un medico
come lo è la scrittrice di quest’articolo.
Il 4º e l’ultimo stadio che raggiungono in pochi, è la fase dell’illuminazione.
La buona notizia però è che al giorno d’oggi ci sono tanti testi validi scritti da autori con
un’alta conoscenza della filosofia dello yoga, (prima di scrivere quest’articolo ho letto 8 libri
sulla tematica di autori diversi in inglese), non è più necessaria la conoscenza della lingua
sanscrita come una volta.

Pertanto l’oriente e l’occidente si accostano sempre di più e progredendo questa relazione si
influiscono reciprocamente.

Dal punto di vista psichico, la scienza della respirazione yoga descrive esercizi nelle fasi della
inspirazione, espirazione e fasi di trattenimento sia post-inspiratorie sia post-espiratorie del
respiro, rivolti all’accrescimento del prana.

È in queste fasi che, in base agli insegnamenti del professore e la fisiologia medica, si
riequilibrano i livelli dei gas endogeni.

Nel contesto di un riaddestramento respiratorio personalizzato, dal 2005 parlo di concetti che ho
definito essere le “norme di buona condotta respiratoria”.

Quell’anno ho strutturato l’insegnamento in 3 parti: le norme di buona condotta respiratoria, la
coscienza del respiro e gli esercizi respiratori.

Ritengo che le norme di buona condotta respiratoria possano essere paragonate ad una gestione e
consapevolezza del proprio prana; come se questa forza vitale fosse miscelata con l’aria, questo
perlomeno sul nostro pianeta, visto che il prana è universale.

Molti conoscono il pranayama, uno degli stadi dello yoga che tra l’altro tratta il respiro.

Un fatto fondamentale che hanno in comune un riaddestramento respiratorio ed il pranayama è
l’importanza del come viene insegnato; purtroppo negli anni ho visto e continuo a vedere casi in cui
l’uno o l’altro sono stati insegnanti male. Questo spiega perché alcuni sì “trovavano bene” mentre
non è così per altri.

Un riaddestramento respiratorio basato sul metodo Buteyko può essere insegnato per la
massimizzazione dello stato di buona salute, era ciò che desiderava il professore. Lo è anche il
caso nella scienza del respiro yoga.

Contrariamente a quest’ultima invece un riaddestramento respiratorio può apportare benefici anche in
casi di affezioni cliniche conclamate che comportano l’assunzione di farmaci. Man mano che
migliorano i livelli endogeni dei gas è possibile iniziare a svezzare o ridurre alcuni farmaci,
chiaramente con estrema cautela.

Alcuni istruttori del metodo Buteyko all’estero, a mio avviso un po’ “antiquati”, parlano della
misurazione del polso in relazione agli esercizi respiratori, mentre io faccio esclusivamente
riferimento al valore della pausa controllo (una misurazione dei gas endogeni inizialmente
addirittura brevettata dal professore).

Similarmente, un bravo insegnante yoga è in grado di parlare della misurazione e percezione del
polso abbinato agli esercizi respiratori del pranayama. A mio avviso in quest’ultimo caso la
percezione del polso è indispensabile.

Nell’insegnamento della filosofia dello yoga, parrebbe che pochi arrivano al puro sviluppo
spirituale, le masse sono appagate dalle briciole spirituali. Un insegnante yoga poco competente
potrebbe appartenere alle stesse masse; in tutte le professioni c’è chi e più e chi è meno
competente.

Un essere umano spiritualmente molto evoluto in base agli insegnamenti dello yoga non può a mio
avviso che avere una pausa controllo ottimale che corrisponde ad uno stato
psico-fisico-emotivo-energetico in perfetto equilibrio.

Un recente e affascinante articolo rivela che dopo la medicazione si riscontra un aumento di cellule
staminali nell’organismo; è noto quanto sia importante la respirazione durante le fasi della
meditazione in cui si rilevano le onde theta. Non sorprendentemente la pausa controllo aumenta dopo
la meditazione, che è fondamentale nella concezione dello yoga. Possiamo solo affermare che vita è
respiro e respiro è energia.

Un grande saggio considerato essere “moderno”, Paramanhansa Yogananda diceva: “Cammina tra gli
uomini ma sii diverso da loro“.

Credo che con un riaddestramento respiratorio fatto su misura e conoscenze dello yoga ciò sia
possibile, anche in questa nuova era dell’intelligenza artificiale; detto ciò faccio i migliori
auguri per un buon respiro a tutti i lettori di quest’articolo.

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