La SARS è un’arma

pubblicato in: AltroBlog 0

La SARS è un’arma

Tratto da «La strage dei genetisti» di Maurizio Blondet

«Fu ingiunto loro di non recar danno né a erba né a pianta
né ad animale alcuno, ma solo agli uomini»
(Apocalisse, 9,4)

Nel 1998 in Australia un gruppo di microbiologi annunciò di avere scoperto un virus della famiglia
delle Paramyxoviridae, che era capace passare dall’animale all’uomo (1).
«Virus della famiglia delle Paramyxoviridae sono stati associati a varie nuove malattie in una
pluralità di specie, l’umana inclusa. Noi abbiamo isolato un virus apparentemente nuovo di questa
famiglia da porcellini neonati con anormalità del cervello, della corda spinale e dello scheletro in
un allevamento commerciale di maiali del Nuovo Galles (Australia). Studi serologici indicano che
almeno due esseri umani che lavoravano con i maiali infetti sono stati infettati dal virus, con lo
sviluppo della conseguente patologia. Si sospetta come potenziale fonte dell’infezione il
pipistrello della frutta. Una vasta colonia di pipistrelli della frutta a testa grigia (Pteropus
poliocephalus) e di piccoli pipistrelli rossi della frutta (Pteropus scapolatus) colonizzano le
vicinanze dell’allevamento suino interessato tra ottobre ed aprile».

Gli autori del report, Peter W. Daniels, Allan R. Gould e Alex D. Hyatt, lavorano in un laboratorio
che ben conosciamo: lo CSIRO (Commonwealth Scientific and Industrial Research Organization) di
Geelong. Lo stesso dove il dottor Set Van Nguyen ha trovato una strana morte nella
stanza-frigorifero dove sono conservati i ceppi. Lo stesso dove, secondo un articolo di Nature
(gennaio 2002), due ricercatori di nome Ron Jackson e lan Ramshaw «hanno creato accidentalmente un
ceppo straordinariamente virulento di vaiolo del ratto, cugino del vaiolo umano. Essi si sono resi
conto che se una simile manipolazione genetica venisse operata sul vaiolo, si scatenerebbe un
assassino inarrestabile».
Accidentalmente. Si sono resi conto.

Scienziati benintenzionati, magari per studiare una malattia dei maiali, con innesti genetici di DNA
estraneo, creano mostri. E non sanno ciò che fanno, finché le loro manipolazioni non producono un
risultato spaventoso “accidentale”.
Che cosa si sta facendo a Geelong Australia, al Lawrence Livermore e a Los Alamos, centro nucleare
militare con laboratorio microbiologico recentemente annesso? Cosa nel centro di Porton Down in Gran
Bretagna, che il professor Pasechnik frequentava così spesso, per lo più di notte?
Che cosa nel laboratorio segretissimo di Nes Zyona di Tel Aviv? Sanno, almeno, cosa stanno
facendo?
I Paramyxovirus infettano qualunque essere vivente, dai vegetali all’uomo, dai serpenti ai maiali.
Da qualche tempo, ne compaiono sempre nuovi, strani e numerosi tipi: lo Hendra, che infetta i
cavalli, il Nipah, che produce un’encefalite zoologica, il Quasi-Nipah, il Tioman … è un patogeno
che i genetisti dovrebbero trattare con la massima cautela. C’è da chiedersi: perché ne appaiono
tanti e nuovi? Perché la famiglia sembra diventata così rapidamente mutante?

E’ possibile che siano stati creati in laboratorio proprio con queste caratteristiche? Il fatto che
sempre più di frequente certi virus sembrino diventati capaci di superare la barriera interspecifica
– virus che infettavano solo certi animali, ora infettano l’uomo – è o non è un possibile indizio
che sono il risultato, anziché di un fenomeno “naturale”, di una manipolazione genetica? C’è il
rischio che “accidentalmente” vengano trasformati in una mutazione “straordinariamente virulenta”,
diciamo come il virus Ebola, che uccide il 70% degli infetti?
Il virus senza nome responsabile della SARS (Severe Acute Respiratory Syndrome) che ha colpito la
Cina e il Canada e allarmato il mondo intero nell’inverno del 2002-3, è un Paramyxovirus del gruppo
detto coronavirus per la sua forma. Il virus SARS appare come una piccolissima mina anti-nave. E’
sferico, con una membrana “corazzata” e irta di “spine” formate da una glicoproteina: è con queste
spine che il virus si attacca ai recettori delle cellule dello sfortunato ospite.

Di coronavirus se ne conoscono parecchi, suddivisi in tre gruppi in base alle somiglianze del loro
patrimonio genetico. Il Gruppo 1 comprende il virus della diarrea epidemica suina (PEDV), quello
della peritonite infetta felina (FIPV), quello del cane (CCV) e un virus che colpisce l’uomo
(HuCV229E). Il Gruppo 2 comprende vari coronavirus che infettano soprattutto uccelli e pollame. Il
Gruppo 3 comprende il virus dell’epatite del ratto (MHV), il virus bovino (BCV), il coronavirus
umano OC43 e un virus che provoca nel maiale l’encefalite emoagglutinante.
Il virus della SARS non appartiene a nessuno dei tre gruppi. I genetisti gli hanno dovuto assegnare
un gruppo a sé, fra il Gruppo 2 e il 3. La mappa genetica dei SARS appare in parte quasi identica al
Coronavirus bovino BCD e al virus avicolo AIBV, «ma il resto del genoma appare molto diverso». John
Tam il microbiologo dell’Università di Hong Kong che l’ha studiato-meglio, sospetta «una mutazione
che ha alterato la preferenza del virus per certi tessuti, così che attacca l’intestino e non solo i
polmoni».

Da dove viene il coronavirus della SARS?, si chiedono due genetisti, Mae-Wan Ho e il professor
Joe Cummins (2) dell’Institute of Science in Society, un gruppo non-profit che cerca di sorvegliare
questo campo pericoloso. «L’ovvia risposta è che viene da una ricombinazione, la quale può
prontamente prodursi quando due ceppi di virus infettano una cellula nello stesso tempo. Ma nessuno
dei due ceppi progenitori è noto in questo caso, dice Luis Enjuanes della Universidad Autonoma de
Madrid, uno dei massimi esperti mondiali nella manipolazione genetica dei coronavirus» (3).
(…)

Note:
1) Si veda il loro report al sito ww.cdc.go/incidod/eid/vol4no2/phil’xvItrn
2) Dottor. Mae-Wan Ho e professor Joe Cummins, “SARS and Genetic Engineering?”, Institute of Science
in Society, sito wwà-sis.org.uk/SAGE.plip. si veda anche, di Mae-Wan Ho, “Pharmageddon”, sullo
stesso sito.
3) Il professor Enjuanes e i suoi collaboratori sono autori di una ricerca scientifica da loro
esposta col titolo: “Engineering the largest RNA virus

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *