La reincarnazione – 6° CAPITOLO

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La reincarnazione – 6° CAPITOLO

La scienza eterna della vita

di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
Fondatore-acarya dell’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna

6° CAPITOLO

La logica della reincarnazione

“Vi siete resi conto che la trasmigrazione è contemporaneamente una spiegazione e una
giustificazione al male del mondo? Se le nostre sofferenze sono le conseguenze dei peccati commessi
in vite anteriori, possiamo sopportarle con rassegnazione e sperare di soffrire di meno nella nostra
prossima vita, se ci sforziamo di condurre una vita virtuosa.”
-W. Somerset Maugham The Razor’s Edge (“Il filo del rasoio”)

Due bambini nascono nello stesso istante, lo stesso giorno. I genitori del primo sono ricchi e ben
educati e hanno ansiosamente atteso per anni la venuta del loro primogenito. Questo, un maschio, è
intelligente e in buona salute; è bello e il suo avvenire è promettente. Il destino gli ha
certamente sorriso.
L’altro bambino entra in un mondo totalmente differente. È nato da una madre che è stata abbandonata
durante la gravidanza. A causa della sua povertà, questa donna prova ben poco entusiasmo
nell’allevare un neonato la cui salute è malferma. L’avvenire di questo bambino sarà irto di
difficoltà e di privazioni, e superare tutti questi ostacoli non sarà facile.
Il mondo è pieno di disuguaglianze di questo genere che spesso suscitano interrogativi: “Come può la
provvidenza mostrarsi tanto ingiusta? Cosa hanno fatto di male Giorgio e Maria perché il loro figlio
sia nato cieco? Sono brava gente. Dio a volte è così crudele! “

I principi della reincarnazione, tuttavia, ci permettono di considerare la vita in una prospettiva
molto più vasta, dal punto di vista dell’eternità. La breve durata di un’esistenza non è più vista
allora come l’inizio della nostra vita, ma come un semplice lampo nel tempo; ci sarà possibile
capire che persone apparentemente pie che subiscono grandi sofferenze raccolgono probabilmente le
conseguenze di atti empi commessi in questa vita o nelle vite precedenti. In questa prospettiva
molto allargata della giustizia universale, è possibile capire che ogni anima individuale è l’unica
responsabile del proprio karma.
Le nostre azioni sono paragonabili a semi. Col compimento delle azioni i semi vengono piantati e,
nel giro di un certo periodo di tempo, germogliano e portano i loro frutti. Questi ultimi
corrispondono a fasi di felicità o di sofferenza per l’essere vivente, il quale reagirà o
migliorando la sua natura o comportandosi sempre di più come un animale. In entrambi i casi le leggi
della reincarnazione agiscono in modo imparziale; esse concedono a ogni essere vivente il destino
che egli stesso si è plasmato mediante le sue precedenti azioni.
Un criminale “sceglie” di entrare in una prigione perché ha deliberatamente infranto la legge; un
altro uomo, invece, verrà chiamato a presiedere la Corte Suprema grazie all’eccellente servizio
compiuto. Similmente, l’anima sceglie il proprio destino, il che comprende anche la scelta di una
particolare forma corporea, scelta che è determinata dai desideri e dagli atti passati e presenti.
Nessuno onestamente può lamentarsi: “Non ho chiesto di nascere! ” In questo progetto di morti e
rinascite nel mondo materiale, “l’uomo propone e Dio dispone.”

Come una persona sceglie un’automobile, tenendo conto delle proprie necessità e dei mezzi di cui
dispone, la natura materiale, rispondendo ai nostri desideri e alle nostre attività, prepara il
nostro prossimo corpo. Se un essere umano spreca questa vita preziosa, il cui solo scopo è la
realizzazione spirituale, dedicandola unicamente ad attività animali che consistono nel mangiare,
dormire, avere rapporti sessuali e difendersi, Dio gli assegnerà un posto in seno a una specie dove
maggiori facilitazioni saranno messe a sua disposizione per godere di tali piaceri, e dove inoltre
non sarà disturbato dalle inibizioni e dalle responsabilità proprie della vita umana…
Per esempio, l’ingordo che si rimpinza letteralmente di una quantità impressionante di viveri, senza
fare alcuna discriminazione, riceverà dalla natura un corpo di un maiale o di una capra; questa
forma gli permetterà di dilettarsi a suo piacimento di ogni sorta di immondizie.
Questo sistema liberale di ricompensa e di castigo può in un primo momento lasciare perplessi, ma si
tratta in verità di una giustizia perfetta e compatibile con la concezione di Dio, nella Sua essenza
di pura misericordia. L’essere che desidera gioire di una forma particolare di piacere materiale
deve ricevere un corpo appropriato a questo scopo; è quindi giusto che la natura lo ponga nel corpo
a cui aspira al fine di appagare i suoi personali desideri.

La logica perfetta della reincarnazione distrugge un altro concetto erroneo, quello del dogma
religioso secondo il quale tutto dipende dalle attività di una sola vita, e che ci minaccia di
dannazione eterna nelle regioni più tenebrose dell’inferno se conduciamo una vita di vizio e
d’immoralità, senza alcuna speranza di salvezza. È del tutto naturale che esseri sensibili, e
coscienti di Dio; trovino un simile sistema di giustizia suprema più demoniaco che divino. Come
potrebbe mai l’uomo dar prova di compassione o di misericordia verso i suoi simili, se Dio è
incapace di tali sentimenti? Queste dottrine dipingono Dio come un padre senza cuore che
permetterebbe ai Suoi figli di sbagliare, per poi assistere al loro tormento eterno.
Questi insegnamenti irragionevoli non tengono conto dell’eterno legame d’amore esistente tra Dio e
gli esseri viventi che emanano direttamente da Lui. Per definizione (avendo Dio creato, l’uomo a Sua
immagine), Dio deve possedere tutte le qualità al più alto grado di perfezione. Una di queste
qualità è la misericordia. La nozione secondo la quale un essere umano può essere condannato alla
sofferenza eterna dell’inferno dopo una sola e breve esistenza non è compatibile con la concezione
di un Essere Supremo animato da una misericordia infinita. Anche un padre ordinario concederà al
figlio più di una possibilità nel tentativo di rendere la sua vita perfetta.

Le Scritture vediche glorificano continuamente la natura magnanima di Dio. Krishna dà prova di
misericordia anche verso coloro che Lo denigrano apertamente, poiché Egli è situato nel cuore di
ognuno e dà a tutti gli esseri viventi l’opportunità di realizzare i loro sogni e le loro ambizioni.
In realtà, la misericordia, del Signore è senza limiti; Krishna dà prova di una misericordia
infinita, e inoltre questa misericordia è senza causa. Forse per i nostri peccati noi non meritiamo
la Sua misericordia, ma il Signore prova un tale amore per gli esseri viventi che dà loro
continuamente nuove possibilità di trascendere il ciclo di morti e rinascite.
Kuntidevi, una grande devota di Krsna, dice al Signore: “Tu sei il controllore supremo, senza inizio
né fine, e nel distribuire la Tua misericordia senza causa sei equanime verso tutti gli esseri.”
(S.B. 1.8.28) Tuttavia, se un essere si allontana veramente e per sempre dal Signore, ciò non è il
risultato di una vendetta da parte di Dio, ma il frutto di una scelta ripetuta da parte di questo
individuo. Come disse quasi due secoli fa Sir William Jones, che favorì l’introduzione della
filosofia indiana in Europa: “Io non sono indú, ma ritengo che la dottrina degli indú che si
riferisce a una condizione futura (la reincarnazione) sia indiscutibilmente piú razionale, piú pia e
piú atta a liberare l’uomo dal vizio che non le orrende opinioni, inculcate dal cristianesimo, a
proposito di castighi eterni.”

La dottrina della reincarnazione ci insegna che Dio Si ricorda e tiene conto anche della minima
buona azione che una persona, dedita generalmente solo a fare del male, ha compiuto. È raro trovare
individui che siano peccatori al cento percento. Di conseguenza, se in questa vita un essere vivente
progredisce spiritualmente anche soltanto un poco, gli sarà concesso, nella sua prossima esistenza,
di poter riprendere il suo cammino spirituale dallo stesso punto in cui l’aveva lasciato. Nella
Bhagavad-gita il Signore dice al Suo discepolo Arjuna: “Su questa via nessuno sforzo è vano, nessun
beneficio è mai perduto; il minimo passo ci protegge dal piú grande dei pericoli (ritornare, nella
prossima vita, allo stadio inferiore alla forma umana).” L’anima potrà quindi, nel corso di numerose
vite, sviluppare le qualità spirituali che le sono proprie fino a quando non si dovrà piú
reincarnare in un corpo materiale e potrà tornare alla sua dimora originale, nel mondo spirituale.
Questa è la particolare benedizione della forma umana: anche se il destino di una persona è quello
di soffrire atrocemente a causa degli atti riprovevoli che ha compiuto in questa vita o in quelle
precedenti, potrà, adottando il metodo della coscienza di Krsna, modificare ugualmente il suo karma.
L’anima che ha raggiunto lo stadio umano è arrivata al punto determinante della sua evoluzione. A
partire da quel momento può scegliere o la degradazione o la liberazione dal ciclo delle
reincarnazioni.

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