LA REALTÀ DEI VIMANA

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LA REALTÀ DEI VIMANA

di D. Hatcher Childress

da “The Anti-Gravity Handbook”

Dopo la scomparsa di Atlantide e dell’Impero di Rama, aeromobili anti-gravitazionali, frutto di
civiltà evolute in epoche remote, potrebbero essere custoditi ed utilizzabili in luoghi accessibili
agli iniziati.

Molti ricercatori dell’enigma UFO tendono a trascurare un fatto di grande importanza: si dà per
scontato che molti dischi volanti siano di origine aliena, o forse militare governativa, non
prendendo in considerazione che potrebbero invece provenire da Atlantide o dall’antica India. Ciò
che sappiamo sugli antichi velivoli indiani risale a fonti remote: testi scritti che ci sono giunti
attraverso i secoli. Non c’è dubbio che molti di tali testi siano autentici; esistono letteralmente
centinaia di epiche indiane, molte delle quali non sono nemmeno state tradotte in inglese dal
sanscrito.

DAI DOCUMENTI CUSTODITI A LHASA

L’imperatore indiano Ashoka diede inizio alla “Società segreta dei nove uomini sconosciuti”: grandi
scienziati indiani che avrebbero dovuto catalogare tutte le scienze. Ashoka tenne segreto il loro
lavoro perché temeva che le scienze avanzate catalogate da questi uomini, estratte dalle antiche
fonti indiane, sarebbero state usate per malvagi scopi di guerra, a cui Ashoka si opponeva
fortemente, essendosi convertito al buddismo dopo aver sconfitto un esercito rivale in una battaglia
sanguinosa. I “nove uomini sconosciuti” scrissero un totale di nove libri, presumibilmente uno a
testa. Uno dei volumi si intitolava “Il segreto della gravità!” ed era conosciuto dagli storici
anche se non l’avevano mai visto; dato che trattava principalmente del controllo della gravità, si
può immaginare perché Ashoka volesse tenere segreta tale conoscenza. Egli sapeva anche di guerre
devastanti in cui erano stati usati veicoli avanzati e altre “armi futuristiche” che avevano
distrutto l’antico “Impero di Rama” indiano diversi secoli prima. Solo pochi anni fa i Cinesi hanno
scoperto dei documenti sanscriti a Lhasa, in Tibet e li hanno inviati all’università di Chandrigarh
per essere tradotti. In merito, la dottoressa Ruth Reyna dichiarava che i documenti contengono
istruzioni per la costruzione di astronavi interstellari! Il loro metodo di propulsione, a suo
avviso, era “anti-gravitazionale” e si basava su un sistema analogo a quello della “laghima”, il
potere sconosciuto dell’ego esistente nel carattere fisiologico dell’uomo “una forza centrifuga
abbastanza forte da neutralizzare tutta la spinta gravitazionale”.

Secondo gli Yogi Hindu sarebbe la “laghima” a permettere all’uomo di levitare. La dottoressa Reyna
ha detto che a bordo di queste macchine, che nel testo venivano definite “Astras”, gli antichi
indiani avrebbero potuto inviare un distaccamento di uomini su qualsiasi pianeta, almeno stando a
questo documento, probabilmente ultra secolare. Sembra che i manoscritti abbiano rivelato anche il
segreto di “antima”, “della cappa dell’invisibilità” e di “garima”, ovvero “come diventare pesante
come una montagna di piombo”. Non sorprende che gli scienziati indiani dopo aver snobbato i testi in
questione, abbiano cominciato a cambiare parere quando i Cinesi hanno annunciato che avrebbero
incluso certe parti dei dati nel loro programma spaziale. Questo è stato uno dei primi casi di
ufficiale ammissione governativa sulla ricerca anti-gravità. Il manoscritto non specificava che
fosse mai stato fatto un viaggio interplanetario, ma tra le varie cose menzionava un viaggio
pianificato sulla Luna, nonostante non sia chiaro se sia stato mai effettuato. Comunque, una delle
grandi epiche indiane, il Ramayana, tratta una storia dettagliata di un viaggio verso la Luna in un
Vimana (o Astra) e infatti parla di una battaglia sulla Luna con una nave aerea “Asvin” (o
Atlantidea”). Questa è solo una piccola prova della tecnologia anti-gravità e aerospaziale usata
dagli Indiani.

QUATTRO TIPI DI VELIVOLI

Per comprendere veramente la tecnologia, dobbiamo tornare ancora indietro nel tempo. Il cosiddetto
“Impero di Rama” dell’India settentrionale e del Pakistan, sviluppatosi almeno 15.000 anni fa nel
sub continente indiano, era una nazione composta da molte grandi città. Rama esisteva parallelamente
alla civiltà Atlantidea nel medio oceano Atlantico, ed era governato da sacerdoti-re illuminati. Le
sette grandi capitali di Rama erano conosciute nei testi classici indu come “Le sette città Rishi”.
Secondo gli antichi testi indiani i suoi abitanti avevano delle macchine volanti chiamate Vimana,
descritte come velivoli circolari a doppio ponte, con oblò e una cupola, come immagineremmo un disco
volante. Volava con la “velocità del vento” ed emanavano un “suono melodioso”. C’erano almeno
quattro tipi diversi di Vimana; alcuni a forma di disco volante, altri come lunghi cilindri
(aeronavi a forma di sigaro”). Gli antichi testi indiani sui Vimana sono numerosi, e ci vorrebbero
interi volumi per raccontare ciò che hanno da dire. Gli antichi indiani, che costruirono queste
navi, hanno scritto interi manuali di volo sul controllo dei vari tipi di Vimana, molti dei quali
sarebbero ancora esistenti, ed alcuni sono stati anche tradotti in inglese.

Il Samara Sutradhara è un trattato scientifico che affronta da ogni possibile angolazione il viaggio
aereo a bordo di un Vimana. Ci sono 230 stanze che trattano la costruzione, il decollo,
l’attraversamento di migliaia di chilometri, atterraggi normali e forzati, e anche possibili
collisioni con uccelli. Nel 1875, il Vaimanika Sastra, un testo del quarto secolo a.C. scritto da
Bharadvajy il Saggio, usando anche testi più antichi come fonte, fu riscoperto in un tempio in
India. Trattava dell’operatività dei Vimana ed includeva informazioni sul governo del timone,
precauzioni per lunghi voli, protezione dell’aeronave dalle tempeste e dai lampi e come passare
dalla guida a “energia solare” ad una fonte ad energia libera che sembra “anti-gravità”. Il
Vaimanika Sastra (o Vymaanika-Shaastra) ha otto capitoli di diagrammi, che descrivono tre tipi di
velivoli, inclusi apparati ignifughi e super-resistenti. Menziona inoltre 31 parti essenziali di
questi veicoli e 16 materiali di cui sono costruiti, che assorbono luce e calore; caratteristiche
che li rendevano adatti alla costruzione dei Vimana. Sembra non sussistere dubbio che i Vimana
fossero alimentati da qualche sorta di anti-gravità. Potevano infatti effettuare il decollo
verticale e fluttuare nel cielo, come un moderno elicottero o un dirigibile.

Bharadvajy il Saggio si riferisce a non meno di 70 autorità e 10 esperti di viaggio aereo
nell’antichità. Queste fonti sono ormai perdute. I Vimana venivano alloggiati in un Vimana Griha,
una specie di hangar e a volte si diceva che fossero riforniti da un liquido bianco-giallastro, o da
una specie di composto di Mercurio, anche se le informazioni in proposito non sembrano troppo
chiare. È probabile che gli scrittori postumi, nel descrivere i Vimana, si siano serviti di testi
precedenti, e si siano confusi sul principio della loro propulsione. Il liquido bianco-giallastro
sembrerebbe benzina, e forse i Vimana avevano diverse fonti di propulsione, inclusi motori a
combustione o anche gettoreattori. È interessante notare che i nazisti avevano sviluppato i primi
pulsoreattori pratici per i loro missili V-8. Hitler e la sua accolita di studiosi nazisti di
esoterismo si interessarono all’antica India e al Tibet,dove inviarono numerose spedizioni, a
partire dagli anni ’30, al fine di riscontrare tangibili prove alle loro teorie: fu forse proprio
così che i nazisti ottennero alcune delle loro informazioni scientifiche. Secondo il Dronaparva,
parte del Mahabarata e del Ramayana, un Vimana descritto aveva la forma di una sfera e volava ad
altissima velocità su un vento mitico generato dal Mercurio. Si muoveva come un UFO, andando su e
giù, all’indietro e in avanti, seguendo i desideri del pilota. In un’altra fonte indiana, il Samar,
i Vimana erano “macchine di ferro, ben congiunte e lisce, con una carica di Mercurio che usciva
dalla parte posteriore in forma di una fiamma rumorosa”.

SCHELETRI RADIOATTIVI

Un’altra opera chiamata Samaranganasutradhara, descrive la progettazione dei i veicoli. È possibile
che il Mercurio avesse qualcosa a che fare con la propulsione, o più probabilmente con il sistema di
guida. Curiosamente, gli scienziati sovietici hanno scoperto quelli che chiamano “strumenti antichi
usati in veicoli navigatori cosmici” in grotte del Turkestan e del deserto del Gobi. Gli
“apparecchi” sono oggetti semisferici di vetro o porcellana, che finiscono a cono con una goccia di
Mercurio all’interno. È evidente che nell’antichità gli Indiani volavano in giro per l’Asia, forse
ad Atlantide e perfino in Sud America. Sfortunatamente i Vimana, come molte scoperte scientifiche,
venivano usati per la guerra. Gli Atlantidei usavano le loro macchine volanti “Vailixi”, un tipo di
velivolo, per provare letteralmente a soggiogare il mondo, se dobbiamo credere a quello che dicono i
testi indiani. Gli Atlantidei, conosciuti come “Asvins” erano apparentemente tecnologicamente più
avanzati degli Indiani, e certamente di temperamento più agguerrito. Sebbene non si sia a conoscenza
di testi sui Vailixi atlantidei, alcune informazioni sono state ottenute da fonti “occulte” e
esoteriche che descrivono le loro macchine volanti. Simili, se non identici ai Vimana, i Vailixi
erano, in genere, sigariformi, ed avevano la capacità di muoversi sott’acqua, nell’atmosfera o nello
spazio, indifferentemente.

Il Ramayana, il Mahabarata e altri testi parlano della terribile guerra che vide opposti, fra dieci
o ventimila anni, Atlantide e Rama, e l’uso di terribili ordigni di distruzione inimmaginabili fino
alla seconda metà di questo secolo. L’antico Mahabarata descrive le terrificanti caratteristiche
distruttive della guerra: “… (l’arma era) un singolo proiettile caricato con tutto il potere
dell’universo. Una colonna incandescente di fumo e fiamme brillante come mille soli si sollevò in
tutto il suo splendore… una saetta di ferro, un gigantesco messaggero di morte che ridusse in
cenere l’intera razza dei Vrishnis e gli Andhakas… i cadaveri erano così bruciati da essere
irriconoscibili. I capelli e le unghie caddero; le ceramiche si ruppero senza ragione, e gli uccelli
divennero bianchi… dopo qualche ora tutte le riserve di cibo erano infette… per sfuggire a
questo fuoco, i soldati si lanciarono nei corsi d’acqua per lavare se stessi ed il loro
equipaggiamento…”. Sembra che il Mahabarata stia descrivendo una guerra atomica! Riferimenti del
genere non sono isolati: battaglie con l’uso di un fantastico schieramento di armi e velivoli sono
comuni in tutte le epiche indiane. Una di queste descrive addirittura un conflitto sulla Luna tra
Vimana e Vailixi! La su menzionata sezione descrive dettagliatamente un’esplosione atomica e gli
effetti della radioattività sulla popolazione. Saltare nell’acqua sarebbe stata l’unica tregua.

Quando gli archeologi trovarono i resti della città di Mohenjo Daro, gli scheletri giacevano per
strada e alcuni di loro si stringevano le mani, come se fossero stati colti all’improvviso da un
tremendo destino. Questi resti umani risultano tra i più radioattivi mai trovati, alla pari con
quelli di Hiroshima e Nagasaki. Antiche città i cui muri e mattoni sono stati letteralmente
vetrificati e fusi insieme, si possono trovare in India, Irlanda, Scozia, Francia, Turchia e altri
luoghi. Non c’è una spiegazione logica per la vetrificazione di città di pietra, se non
un’esplosione atomica. Oltretutto, a Mohenjo Daro, le strade erano ricoperte di vetri anneriti,
frutto dello scioglimento di vasi d’argilla a causa di un intensissimo calore.

I GRANDI E LE AERONAVI

Con il cataclismico affondamento di Atlantide e l’annientamento di Rama con le bombe atomiche, il
mondo è collassò in una sorta di età della pietra. Eppure sembra che non tutti i Vimana e i Vailixi
di Rama e Atlantide siano andati distrutti. Costruiti per durare migliaia di anni, molti sarebbero
ancora in uso, come evidenziato dai “Nove uomini sconosciuti” di Ashoka e dai manoscritti di Lhasa.
Che le società segrete composte da uomini eccezionalmente illuminati abbiano preservato queste
invenzioni e la conoscenza della scienza e della storia non sembra sorprendente. Grandi personaggi
storici tra i quali Gesù, Buddha, Lao Tzu, Confucio, Krishna, Zoroastro, Mahavira, Quetzalcoatl,
Akhenaton, Mosè e altri rimasti anonimi, fecero probabilmente parte dell’organizzazione. È
interessante notare che quando Alessandro il Grande invase l’India più di duemila anni fa, i suoi
storici annotarono che ad un certo punto furono attaccati da “scudi di fuoco volanti” che si
lanciarono in picchiata sull’esercito e terrorizzarono la cavalleria. Questi “dischi volanti” non
impiegarono bombe atomiche o armi a raggi sull’esercito di Alessandro, ed egli proseguì la sua
invasione dell’India. Si dice che l'”organizzazione” in questione custodisca alcuni Vimana e Vailixi
in caverne segrete in Tibet e altri luoghi dell’Asia Centrale, e il deserto di Lop Nor nella Cina
occidentale è al centro di un grande mistero ufologico. Forse è là che vengono conservate molte
delle antiche aeronavi, in basi sotterranee.

CITAZIONI VEDICHE

“Una volta, mentre re Citaketu stava viaggiando nello spazio su un aeroplano brillante e fulgido,
datogli da Lord Vishnu, vide Lord Siva… Le frecce mandate da Lord Siva sembravano raggi infuocati
che venivano emanati dal globo di sole e coprirono i tre aeroplani residenziali, che non si potevano
vedere più.” (Srimad Bhagasvatam, Sixth Canto, Part. 3)

“Un carro aereo, il Pushpaka, trasporta molta gente alla capitale di Ayodhya. Il cielo è pieno di
stupende macchine volanti, scure come la notte, ma cosparse di luci con un riverbero giallognolo.”
Mahavira of Bhavabhuti (Testo dell’ottavo secolo selezionato da tradizioni e scritti più antichi)

“I Veda, antichi poemi hindu, forse i più antichi di tutti i testi indiani, descrivono i Vimana di
varie forme e misure: i ‘ahnihotra-vimana’ con due motori, i ‘Vimana-elefante’ con più motori, ed
altri tipi che prendevano il nome da altri animali, il martin pescatore e l’ibis.” (D. Hatcher
Childress, “Ancient Indian Aircraft Technology”, in The Anti-Gravity Handbook)

“Ora la grandezza del carro di Vata! Rompendo va. E di tuono è il suo rumore, fino ai cieli esso
tocca. Emette vivide luci (un riverbero rosso infuocato) e turbina polvere sulla terra”. Rig-Veda
(Vata è il Dio ariano del vento)

L’Impero di Rama
“Il cosiddetto ‘Impero di Rama’ dell’India del Nord e Pakistan si sviluppò almeno 15.000 anni fa nel
subcontinente indiano, ed era una nazione composta da grandi sofisticate città, molte delle quali si
trovano ancora nel deserto del Pakistan, nell’India settentrionale e occidentale. Rama era retto da
‘re-sacerdoti illuminati’ che governavano le città.

Associabili agli UFO
Nella letteratura vedica indiana ci sono molte descrizioni di macchine volanti che generalmente sono
chiamate Vimana. Si distinguono in due categorie:

(1) velivoli fatti dall’uomo simili ad aerei che volano con l’aiuto di ali simili a quelle degli
uccelli
(2) strutture non aerodinamiche che volano in modo misterioso e che di solito non sono costruite
dagli umani.

Delle macchine della categoria (1) si parla principalmente nelle opere secolari medioevali sanscrite
che trattano architettura, motori difensivi militari e altri congegni meccanici.
Le macchine della categoria (2) vengono descritte in opere antiche quali i Rig Veda, il Mahabarata,
il Ramayana, e i Puranas, ed hanno molte caratteristiche che le accomunano agli UFO.

Ci sono antichi racconti indiani su veicoli di legno costruiti dall’uomo che volano con ali nel modo
dei moderni aeroplani. Sebbene questi veicoli lignei fossero anche chiamati Vimana, non tutti erano
simili agli aerei. I Vimana più tipici avevano caratteristiche di volo simili a quelle riportate per
gli UFO, e si diceva che gli esseri con essi associati possedessero gli stessi poteri delle entità
UFO. Un esempio interessante di Vimana è la macchina volante che Salva, un antico re indiano, aveva
ottenuto da Maya Danava, un abitante di un sistema planetario chiamato Taltala. “Il crudele Salva
arrivò sul carro Saubha che può andare dappertutto, e da esso uccise molti coraggiosi giovani
Vrishni e devastò malvagiamente tutti i parchi delle città”. (Richard L. Thompson).

Dal Mahabarata
Nel poema c’è questo racconto dell’eroe Krishna che allude ad armi più potenti. Va nei cieli
all’inseguimento di Salva: “Il suo Saubha salì al cielo alla lunghezza di una lega… mi lanciò dei
razzi, missili, lance, punte, asce, azze, giavellotti a tre lame, lanciafiamme, senza sosta… il
cielo… sembrava che avesse cento soli, cento lune… e cento miriadi di stelle. Nessun giorno o
notte si scorgeva o i punti della bussola”.

E ancora:
“L’aereo occupato da Salva era molto misterioso. Era così straordinario che a volte sembrava che
molti aerei apparissero nel cielo, a volte che non ce ne fossero del tutto. L’aereo ora era
visibile, ora no, e i guerrieri della dinastia Yadu erano confusi dalle sue manovre. A volte lo
vedevano a terra, a volte volava nel cielo, altre volte si trovava sulla cima di una collina e a
volte galleggiava sull’acqua. Il magnifico aereo volava nel cielo come un tizzone turbinante – non
stava fermo nemmeno per un istante”.

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