LA MUSICA NELLA SPIRITUALITA’

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LA MUSICA NELLA SPIRITUALITA’

Ancora una volta, ospitiamo nelle nostre pagine il dott. Pierobon e i suoi interessanti studi sul
rapporto fra suono e psiche umana. QUale ruolo ha avuto la musica nella spiritualità? Può il canto o
il suono di strumenti variamente raffinati esaltare la mente e le celebrazioni religiose? Il
discorso è lungo e complesso, e in queste pagine introduciamo la prima parte del lungo discorso
affrontato con perizia dal dott. Pierobon.

Buona lettura,

Dott.ssa Federica Leva

www.classicaonline.com/medicalsound/06-12-04.html

Armonici, religione e sciamanesimo
la sacralità del suono, può essere ritrovata in numerose culture e tradizioni, in ogni angolo del
mondo. I sufi, attribuiscono al suono qualità divine, e sentendo alcuni loro canti o musiche, si
intuisce ben presto l’importanza degli armonici. In questi canti, la voce, viene “spinta” e fatta
risuonare nella testa. Ne scaturisce un suono molto alto, che a volte perde i connotati di voce
umana per trasformarsi in morbide sonorità flautate che trasportano il messaggio mistico agli
iniziati.

Nel monastero sul monte Athos i monaci ortodossi (padri dioratici) intonano canti ricchi di armonici
con una tessitura e sonorità molto simili al canto gregoriano. I salmi esistono dai tempi più remoti
ma è solo nell’ottavo secolo che il canto gregoriano raggiunge il suo apice. Mentre il piacere della
musica viene bandito dalla chiesa, la bellezza degli armonici contenuti nel canto gregoriano risuona
nelle cattedrali del vecchio continente. All’inizio viene eseguito all’unisono dai monaci cantori
creando così armonici naturali che accompagnano, come una sorta di melodia fantasma, tutto il
brano. Successivamente viene elaborato e cantato a due voci : quella principale esegue la melodia
base mentre un’altra accompagna, passo dopo passo, armonizzando con diversi intervalli.

Il beneficio fisico e spirituale di questo tipo di canto non è mai stato pienamente riconosciuto
dalla chiesa. In questi anni però è stato rivalutato grazie al lavoro del francese Alfred Tomatis
che ha utilizzato questo tipo di musica per curare alcuni monaci benedettini affetti da depressione.
Il dott. Tomatis sostiene che i canti sacri, provenienti da diverse religioni, siano ricchi di
armonici e di frequenze alte che hanno un benefico effetto neurofisiologico e contribuiscono a
ricaricare le cellule cerebrali.

E’ però in Mongolia (Tuva, Siberia) che gli overtones trovano la loro più alta realizzazione, nella
tecnica di canto chiamata hoomi (choomig, xoomij) o “canto di gola”.

Questa tecnica, prevede un tipo di canto con due differenti suoni di altezza diversa. Uno di questi
è il suono nasale-alto che corrisponde alla fondamentale, il secondo è una nota penetrante e
tagliente (una sorta di fischio) che forma una melodia al di sopra della fondamentale. Hamel ci
offre una efficace descrizione di come un cantore mongolo possa emettere due voci contemporaneamente
:

“egli intona una nota nasale di media altezza, mentre aprendo e chiudendo la bocca, modifica il
volume della cavità orale stessa, così facendo varia lo spettro armonico di queste lunghe note.
All’improvviso nel punto più alto dell’emissione una melodia cristallina ne scaturisce…..”.

Questo ci fa capire come i più abili cantori siano ritenuti in possesso di speciali facoltà, tra le
quali quella di potere comunicare con gli spiriti. Ancora non si conosce la ragione profonda di
questo tipo di canto ma, come spiega l’etnomusicologo Ted Levin ( Tuva : Voci dall’Asia centrale), è
sicuramente correlato al rapporto dell’uomo con la natura :

“anche oggigiorno il canto di gola è strettamente connesso al rapporto con la natura, e sembra
rispondere all’esigenza dell’uomo di esprimere il suo sentimento nei confronti della bellezza della
natura. I pastori solitari che conducono le greggi nella steppa, non cantano per gli altri, ma per
se stessi, per l’erba, le montagne , il vento, il cielo, la bellezza che li circonda.”

Ritroviamo questi aspetti e questo tipo di canto anche nella tradizione sciamanica dei buriati,
popolazione nomade di Tuva (regione della Mongolia occidentale). Ciò ci è stato confermato anche
nell’incontro con la dott. Vika Irgit (psichiatra) che attualmente lavora presso l’ospedale di Kyzyl
dichiara : oggi lo sciamanesimo è praticato liberamente; esiste perfino una clinica sciamanica dove
farsi visitare e curare con gli antichi metodi locali. La stessa dottoressa ci ha confermato di
avere seguito alcuni casi di guarigione, operata da sciamani, che risultano a tutt’oggi di difficile
interpretazione da parte della medicina ufficiale.

L’uso degli armonici nei riti sciamanici è praticato in un vasto numero di regioni al di fuori della
Mongolia e dell’Asia ed in differenti culture, da quella degli eskimo dell’Alaska a quella dei
boscimani africani.

Anche i maya possedevano una tradizione di tipo sciamanico, basata sull’uso del suono e degli
armonici alti ottenuti con strumenti o con la voce, tesa a creare energia luminosa e ad evocare
energie spirituali

La voce non è l’unica modalità per la creazione di armonici: numerosi strumenti, specialmente quelli
a corda, li producono. Gli aborigeni australiani utilizzano per le loro cerimonie tribali uno
strumento a fiato che produce una notevole quantità di armonici, il didgeridoo.

Questo strumento è ricavato da rami, solitamente di eucalipto , il cui interno è stato svuotato e
“lavorato” dalle termiti, ghiotte del midollo di questa pianta. Il didgeridoo produce una nota
fondamentale molto bassa, correlata da una serie di overtones molto distinti (il suono prodotto è
molto simile a quello delle voci dei monaci tibetani, di cui parleremo più avanti). Lo strumento è
suonato soffiando vigorosamente alla sua imboccatura e sfruttando la vibrazione delle labbra ; per
essere correttamente suonato richiede la padronanza della respirazione circolare : una tecnica che
permette di tenere in “tensione” il suono dello strumento mentre allo stesso tempo si inspira. La
tecnica qui descritta ci introduce all’importanza della respirazione nelle cerimonie di tipo
tribale/rituale. Gli aborigeni australiani credono che prima dell’apparire dell’uomo sulla terra
esistesse una razza di esseri sovrannaturali chiamati Wandijna, facenti parte della razza del
“tempo dei sogni” , responsabile della creazione di tutte le forme ed esseri del pianeta. Quando
l’uomo fu creato questa “super razza” se ne andò lasciando in regalo agli aborigeni il didgeridoo.
Quando questo strumento suona crea un campo sonico ed apre una finestra interdimensionale che
permette a queste popolazioni tribali di mettersi in contatto con i Wandijna.

Pare accertato che questo strumento oltre ad essere utilizzato per cerimonie tribali, venga
impiegato in cerimonie di guarigione. La persona ammalata si distende a terra mentre il guaritore
soffiando nel didgeridoo ed invocando gli spiriti, fa risuonare la parte malata del paziente e ne
provoca la guarigione. Il suono del didgeridoo ha un effetto curativo e salutare, rilassa e
tranquillizza. Questo ricorda molto da vicino la terapia Cymatica, il metodo Tomatis e le tecniche
che verranno successivamente analizzate. Dice a proposito Jim Edward[1] “il suono del didgeridoo
nei rituali del mattino viene ritenuto capace di rendere confortevole l’anima del defunto nel
viaggio verso la terra dei morti. Le persone cantano per un viaggio sicuro, senza pericoli per
l’anima e quindi la musica calma lo stato d’animo dei parenti. Gary Thomas fa notare come questo
strumento sia un puro “strumento del corpo”. Esistono normalmente delle specifiche musiche o canzoni
o suoni, che vengono tramandati di generazione in generazione ed utilizzati successivamente per le
cerimonie. Molto spesso però sono gli stessi spiriti che inviano allo sciamano le parole o i suoni
da utilizzare. Molte volte questi possono risultare, ai non iniziati, come frasi o sequenze senza
senso che però assumono tutta la loro forza quando utilizzati nelle cerimonie. Un esempio di ciò lo
troviamo presso i nativi americani. Frasi apparentemente senza senso, quali AH HEY YA, vengono
ripetute ossessivamente, accompagnate dal suono di percussioni, per indurre stati di trance . Come
dice Joseph Rael ( Freccia Dipinta) “molti di questi suoni li ho imparati, altri è la medicina
stessa che me li insegna”.

[1] Jim Edward, All about didgeridoo

LORENZO PIEROBON

Musicista e musicoterapista diplomato presso il C.E.M.B di Milano (con tesi”Armonici, suono
terapia….una proposta sperimentale”), si occupa da anni dell’utilizzo della voce in modo non
convenzionale associando l’uso degli armonici (overtones) a trattamenti elettronici.

Musicoterapia:

Si occupa della ricerca sull’uso terapeutico del canto armonico con seminari dedicati della
voce/movimento, voce/respirazione e meditazione (in collaborazione con danzatrici,insegnanti di
danza, attori e musicisti); laboratori presso centri per il recupero tossicodipendenti , sedute di
riabilitazione vocale e musicoterapia in collaborazione con medici olistici , sessioni di
musicoterapia con disabili presso C.S.E. , consulenze e collaborazioni con consultori, laboratori e
sedute individuali con bambini, seminari con gruppi di teatroterapia.

Ha ideato il metodo Vocal Harmonics in Motion. A questo tipo di lavoro affianca anche la
musicoterapia tradizionale rivolta ad adulti e bambini. Dal settembre 99 è uno dei soci fondatori di
un’associazione operante nell’ambito della musicoterapia, danza e animazione per l’infanzia .

Musica:

Dopo aver militato per anni in rock e pop band , nei primi anni novanta l’incontro con il canto
armonico e la musica sperimentale; per perfezionarsi ha frequentato diversi seminari tenuti da David
Hykes, Amelia Cuni, Marie Paule Marthe, ha inoltre fatto parte del “Transverbal Ensemble” di Torino
diretto da Michael Vetter.Nel 1995 inizia l’avventura musicale con “KU” con il quale ha realizza
concerti live, cd e videoinstallazioni . Dal 2002 è parte integrante del gruppo ambient/sperimentale
“Nebula” (tra i membri del gruppo Klaus Wiese ex Popol Vuh). All’attività con i gruppi alterna
quella di solista con performances e concerti di voce, live electronics e didgeridoo.

Performances

Solo: per voce ed overtones allestita in una chiesa di Ivrea (1993)

La Prima Pietra, un viaggio attraverso il potere del suono, live act per: voce, campionatore e
didgeridoo (1995)

Viaggi della prima decade (k u 1996)

Il canto delle balene (k u 1998)

Spiriti d’acqua (k u 1999)

Onde (lo-fi experience), per voce, danza e live electronics (2000)

Passaggi d’anima poesia, canto, voci recitanti (2001)

Millennium overtones, campionatore, live electronics (2002)

Discografia :

– K U (K U 1995)

– Cromacustica (K U video 1996)

– tsunami (K U 1997)

– A.A.V.V. “Sub-Electronica chapter 2” (KU® ARO 1998)

– “2 acque” live (K U 2000)

– A.A.V.V. “Beyond the sound” (KU 2002)

– “Genesis” (NEBULA 2002)

Collaborazioni:

– Whitches (E.P.Xyrex-K U Spectra Records 1997)

– Perle di grotta (CD di Mariolina Zitta 1997)

– Come vincere l’ansia e la depressione (LIBRO di Manuela Mancini 2000)

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